La casa al mare #4

di
genere
etero

La mattina dopo mi svegliai che era quasi mezzogiorno, Sergio era abbracciato a me su un fianco. Ricordo che eravamo andati a dormire di sopra, nella mia camera da letto, lasciando Emanuela sul divano. Disse che non le andava di tornare a casa sua dove sarebbe stata da sola. Mi alzai piano piano per non svegliare Sergio e andai in bagno a rinfrescarmi, faceva caldissimo. Poi scesi al piano di sotto, Emanuela non c'era più. Aveva lasciato un biglietto sul tavolo della cucina in cui ci ringraziava, sperava di rivederci presto eil suo numero di telefono. Guardai fuori, neanche l'auto c'era più. Non mi dispiacque più di tanto, era stato bello, sì, ma oggi era l'ultimo giorno con Sergio e lo volevo tutto per me. La sera avrei dovuto accompagnarlo in aeroporto, avrebbe preso l'ultimo volo per Francoforte perché la mattina dopo aveva un impegno di lavoro. Anche io sarei andata via quella sera, avrei salutato la casa per rivederla in autunno senza il chiasso dei turisti, il caldo e tutte le altre cose che non mi piacciono dell'estate.

Feci due caffè, li misi su un piccolo vassoio insieme a qualche biscotto e portai tutto in camera da letto. Anche Sergio nel frattempo si era svegliato, si era fatto una doccia e si era sdraiato di nuovo a letto a leggere i giornali online. Bevemmo i caffè, io ero appoggiata ai piedi del letto, nuda, lui alla testata. Lo guardavo, era nudo anche lui, le gambe incrociate. Era affascinante il mio Sergio coi suoi capelli corvini spettinati, la barbetta incolta e gli occhiali da lettura, le spalle larghe. Amavo il nostro rapporto così libero, c'eravamo sempre l'uno per l'altra ma senza pesantezza, senza problemi di coppia, eppure ci volevamo così bene.

Mi racconterai di quelle che ti fai a Francoforte, vero? gli chiesi. Certo, fece lui, ma mi aspetto anche che tu mi dica dei coglionazzi che ti scopi su Tinder e ci mettemmo a ridere. Ripassammo la logistica, l'orario in cui essere in aeroporto e dove andare a mangiare un boccone.

Mentre parlava mi sporsi verso di lui, mi accovacciai e mi misi a lavorargli il cazzo. Adoro la tua timidizza, mi disse ridacchiando mentre mi passava le dita tra i capelli. Lo segavo, me lo passavo tra le tette, lo succhiavo... Ci mise poco a diventare duro e continuai il pompino giocando molto di lingua. Mi piaceva fare la stupida e leccarglielo come un gelato mentre lo guardavo negli occhi, diventavo la sua Lolita quando facevo così. E lui mi diceva monella. Monella succhia di più, mi diceva. Succhia, succhia forte, da brava. E io obbedivo.

Si sdraiò completamente e mi disse di sedermi sulla sua faccia. Così mi misi a cavalcioni sopra la sua testa, tenendomi alla testata del letto. I suoi cunnilingus erano spaziali, faceva in modo di strofinare il naso sulla mia clitoride mentre la lingua faceva di tutto laggiù, nella mia fica. Mi teneva il culo mentre io gemevo forte per quanto mi stavano piacendo quei suoi giochi con la lingua. Oh Sergio, sei un porco, madonna mia, gli dissi. Che tu, invece sei una santa, mi rispose. Non ti fermare, continua a leccare, porco! lo ripresi.

Sergio sapeva che quando facevo così voleva dire che ero in vena di volgarità. Era una specie di segnale tra noi due. Infatti, mi diede una sculacciata e mi disse di riprendere a fargli il pompino. Ci facemmo un 69. Io lo spompinavo per bene mentre lui mi abbracciava il bacino tenendo la faccia schiacciata sulla mia fica. Andammo avanti così per un po' finché non disse che voleva scoparmi come si deve.

Mi ordinò di cavalcarlo. Si sdraiò e afferrò la ringhiera dei piedi del letto. Quel cazzo duro meraviglioso aspettava me. Mi ci misi sopra e cominciai a muovermi, Sergio mi guardava negli occhi, severo. Permettevo solo a lui di essere volgare con me a letto, era il nostro modo di sentirci complici. Lo so che ti piace cavalcare, puttana. E prenditelo tutto, così brava, mi disse mentre muoveva il bacino verso di me tenendosi sempre alla ringhiera. Io ansimavo, mugolavo come una cagna in calore...Oh sì, mh... ah E io mi muovevo su quel suo cazzo di marmo, muovevo il bacino secondo i miei ritmi, il mio piacere. Acceleravo, inarcavo la schiena, mi sporgevo all'indietro, sentivo le sue palle toccarmi il culo, godevo.

Si mise seduto e mi strinse con entrambe le braccia schiacciandomi ancora di più sul suo cazzo. Troia, così così, dai, tutto te lo devi prendere, fammi vedere come godi... Facevo su e giù sul suo cazzo, era stupendo. Sì sì, sbattimi, porco sbattimi, gli dicevo gridando. Allora si sedette su un lato del letto, di fronte allo specchio. Voleva che lo prendessi nella fica ma dandogli la schiena, così potevamo entrambi guardare lo specchio.

Mi sedetti sul suo cazzo come diceva lui, e ricominciammo il su e giù. Quella posizione non mi dispiaceva perché in quel modo avevo anche una stimolazione della clitoride senza bisogno di toccarmela. Mi piaceva scopare allo specchio, guardavo il suo cazzo sparire dentro di me mentre mi afferrava prima un seno, poi un altro, o mi tirava leggermente i capelli. Venimmo entrambi in quella posizione e ci abbracciammo stretti e sudati.

Nel frattempo si era fatto pomeriggio inoltrato ed eravamo affamati. Preparammo le valigie in fretta, mettemmo in ordine e uscimmo a mangiare qualcosa nel borgo vicino.

Al ritorno, caricammo la macchina, chiusi la casa e lo accompagnai in aeroporto. Ci salutammo con un lungo bacio, come sempre. Non ci davamo mai appuntamenti, ci saremmo solo tenuti in contatto e deciso quando vederci di nuovo alla prima occasione libera.

Mi avviai verso la città, sarei arrivata a casa a notte fonda. Un'estate in città mi aspettava.
scritto il
2024-02-12
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