L’attico

di
genere
fisting

«Quanto costi?»
«Mi piacciono quelli che vanno dritto al sodo. Mille a notte».
«E cosa sei disposta a fare?»
«Senti, se hai strane idee scordatele. Comunque, uomini e donne sì, animali o sadomaso no. Orge e gangbang, dipende, ma comunque c'è un extra prezzo».
L'avevo contattata grazie ad un collega, cui avevo mentito con la scusa di un addio al celibato da organizzare a Milano. Mi aveva passato una sorta di catalogo PDF, ovviamente del tutto illegale, con foto, nome e una breve descrizione sulle qualità, nascoste o meno, del soggetto. Si era vantato più volte del fatto che non aveva mai cercato una relazione seria, che «la figa conviene comprarla quando ne hai voglia», piuttosto che doversi legare alla stessa donna per sempre. «Alla fine, ti arriva a costare meno e ti diverti di più», sosteneva.
Sfogliando il catalogo avevo subito messo gli occhi su questa Sofia, sicuramente non il suo vero nome. Facendo la tara su un possibile filtro o su un abile fotoritocco, doveva avere sui 25 anni. Era una biondina dal taglio sbarazzino, il corpo snello e due seni acerbi, da adolescente. Non avevo una passione per le bionde, ma nei miei piani non era lei che avrei dovuto farmi. E in ogni caso era l'unica che si professava esplicitamente bisex, che era proprio la ragione principale della mia scelta.
«Male che vada ti prendi minimo 2.000 euro, ma ne puoi guadagnare di più».
Silenzio perplesso dall'altro capo della linea, poi: «Te l'ho detto, niente cose strane».
Potevo spendere, avevo vinto 20.000 euro al gratta e vinci e, dopo averci riflettuto sopra un po', avevo deciso che quei soldi non mi avrebbero certo cambiato la vita, ma mi avrebbero permesso di togliermi un certo capriccio.
«Hai detto che sei bisex, no? Non è che lo scrivi solo per renderti più interessante...»
«No, è davvero così. Anzi, le donne mi piacciono più degli uomini».
Era proprio quello che volevo.

Avevo conosciuto Chiara qualche anno prima, mi era stata presentata dal capo il suo primo giorno di lavoro, saremmo diventati colleghi. Lì per lì non mi aveva colpito troppo: aveva un bel viso, ma il sedere un po' troppo pronunciato e due seni appena accennati non la rendevano certamente la classica strafiga a prima vista. Col tempo però il suo sorriso e il suo modo di fare mi avevano conquistato e quelli che all’inizio mi sembravano piccoli difetti erano diventati, nel mio immaginario, veri e propri oggetti del desiderio. Nei siti porno, che frequentavo abitualmente, cercavo ossessivamente attrici che le somigliassero. Non erano facili da trovare, di solito sono tettone dal culo snello, per cui mi ero dovuto buttare sui siti amatoriali, dove trovi donne più normali.
Non avevo mai avuto il coraggio di provarci: vista la differenza di età mi sarei sentito ridicolo. Avrei potuto tranquillamente essere suo padre: quando lei era nata io avevo già iniziato la mia carriera lavorativa. Avevo fatto qualche timido tentativo di invitarla a cena, senza esplicitare, ma lasciandolo sottinteso, che era un invito in amicizia, giusto per capire come avrebbe reagito. Lei aveva sempre declinato cortesemente, a meno che non ci fossero anche altre persone. Ma questo non faceva che aumentare la mia attrazione nei suoi confronti, fino a farne quasi una malattia.
Poi una vera malattia, il COVID, ci aveva allontanati, gli uffici erano stati chiusi e ognuno era rimasto segregato nella propria abitazione. Durante quelle ore buie, nelle fantasie più sfrenate, fantasticavo che la pandemia ci avesse colti insieme e bloccati durante una trasferta di lavoro in qualche posto remoto, in modo da costringerla a stare con me, io e lei soli. Dopo la fine del lockdown aveva cambiato lavoro, ma anche questo non aveva spento il mio desiderio, che si era alimentato del suo ricordo e di una deviata percezione di quello che sarebbe potuto succedere una volta che ci fossimo incontrati di nuovo. Tutto questo nonostante avessi nel tempo capito perfettamente cosa cercava in un uomo: o un giovane bellissimo, oppure un uomo maturo e non particolarmente attraente, purché pieno di denaro. Amava i soldi e la vita dei ricchi: belle auto, vestiti alla moda, ristoranti stellati e appartamenti con vista. Io, a parte i soldi, che non possedevo, appartenevo purtroppo alla seconda categoria di uomini e teoricamente non avevo chance. Non ero ricco, è vero, ma con quella vincita potevo esserlo almeno per un giorno. Avevo deciso di chiamarla, raccontarle di aver ricevuto in eredità una grandissima somma di denaro, e invitarla nel mio nuovo attico in centro a Milano per una cena. L’attico l’avevo affittato per una settimana alla modica cifra di 7.000 euro. Per soddisfare una mia personale fantasia e incoraggiarla ad accettare l’invito, le avevo detto che ci sarebbe stata anche una mia amica. Aveva accettato senza esitare.
«Allora Sofia, queste sono le regole. Mercoledì prossimo devi venire a cena a casa mia. Saremo in tre, io te e Chiara, una mia ex collega. Dovrai fingere di essere una mia amica. La cena sarà a base di frutti di mare crudi e champagne. Dovrai arrivare presto e, mentre io preparo, ti accomoderai nella vasca idromassaggio in terrazza. Dovrai essere completamente nuda».
«E poi?», chiese. Ora sembrava incuriosita.
«Quando Chiara arriverà, le offrirò di farti compagnia nell’idromassaggio, in attesa che sia tutto pronto per la cena. Lei ovviamente non si sarà portata il costume, quindi dovrà entrare nuda. Potrebbe fare resistenza ma tu insisterai».
«Cosa vuoi che faccia?»
«La devi sedurre, ma non in modo sfacciato. Vi porterò un secchiello con lo champagne: falla bere, deve abbassare le inibizioni».
«Hai anche intenzione di drogarla?»
«No no, non mi piacciono queste cose. Mi affido solo al tuo talento».
Sembrava rinfrancata, ma colsi comunque una nota di esitazione. «Ti ho detto, per le orge la tariffa non è la stessa…»
La ragazza si stava dimostrando avida e aveva forse pensato di trovarsi di fronte ad un’occasione rara, un ricco pollo da spennare.
«Come ti dicevo prima, mal che vada per te sono 2.000. In quel caso siamo solo io e te a fare sesso».
«Mhmm, e se va bene?»
«Ripeto, devi sedurla. La dimostrazione che hai avuto successo è arrivare a leccarle la figa, e fare in modo che lei la lecchi a te. E devi portarla all’orgasmo. E ovviamente dovrò essere presente. Se ci riesci sono 3.000. Ma…»
«Ma?»
«Non voglio solo guardare, devo entrare nel gioco anch’io. Se la ecciti così tanto da fare in modo che non si opponga a farmi partecipare, allora sono 4.000».
Mi immaginavo il rumore del registratore di cassa all’interno del suo cervello.
«Ma non è finita. Ho una fantasia, vorrei che le infilassi una mano dentro alla figa. Hai presente il fisting? L’hai mai fatto?»
«Per chi mi hai preso? Fatto e anche ricevuto. Non credo che si lamenterà del trattamento».
«Mentre tu la fisterai, io glielo metterò nel culo. Se arriviamo fin qui, sono 5.000».
«E se fallisco su tutto?»
«Lei se ne va disgustata, o incazzata o quello che è, e io mi accontento di passare la notte con te. In questo caso, come ti ho detto prima, per il disturbo ti darò 2.000 euro invece che i 1.000 da listino. Mi sembra un ripiego onorevole. Alla peggio hai il doppio di quello che mi avresti chiesto per una prestazione normale».
«Non ti gasare, perché di richieste strane ne ho avute parecchie, ma questa è nella top ten. E sicuramente la più articolata…»
Non mi interessavano i suoi apprezzamenti. «Va bene, come vuoi, vorrei essere solo sicuro che è tutto chiaro e che ci stai».
«Ho solo una domanda: perché non offri semplicemente questi soldi a lei e fine, invece di fare tutto ‘sto casino?»
«Non accetterebbe, non è una puttana. Senza offesa, eh? E poi il solo architettare il piano è parte del piacere. Quindi, cos’hai deciso?»
«Dammi indirizzo e orario».
Sarebbero stati i soldi meglio spesi della mia vita.

Sofia arrivò poco prima delle sette, si guardò intorno e poi si spogliò davanti a me, senza il minimo pudore.
«Bello però qui», commentò roteando su sé stessa all’interno della zona living, le braccia allargate come una ballerina. Poi mi scoccò un bacio da lontano ed uscì sull’enorme terrazzo. Manovrò i comandi della vasca con fare sicuro e si immerse nelle bolle.
Un quarto d’ora dopo il campanello annunciò l’arrivo di Chiara. «Settimo piano», le dissi al citofono.
Quando entrò dalla porta mi sorrise e mi baciò sulle guance. Dopo avermi consegnato l’involto di una pasticceria del centro si dedicò, rapita, all’appartamento. Aveva gli occhi lucidi per la meraviglia.
«Cavoli, ti sei sistemato bene!» esclamò dopo la breve ispezione.
«Grazie, devo dire che quando l’ho visto me ne sono innamorato subito. Cinque minuti e avevo già in mano il libretto degli assegni per fermarlo. Dicono che i soldi non facciano la felicità, però… Ma dai, vieni, non hai ancora visto la parte migliore. Ti faccio strada…»
Aprii la porta scorrevole che dava sul terrazzo e la invitai ad uscire.
Rimase a bocca aperta, sia per come era arredato, moderno e con gusto, che per la vista spettacolare sui tetti del centro di Milano. In lontananza si scorgevano anche, nitidi, il Duomo e lo skyline di Porta Nuova.
«Ah, questa è Sofia», le dissi, «l’amica di cui ti parlavo. Sofia, lei è Chiara».
Sofia allungò una mano bagnata, che Chiara strinse un po’ titubante. Per salutarla si era sollevata dalla vasca, mostrandosi completamente nuda. Probabilmente Chiara si stava chiedendo che tipo di amica fosse, visto che non si era fatta scrupolo a farsi vedere così da me. Sperai che la cosa non compromettesse il mio piano ma, almeno all’apparenza, la mia ex collega non sembrava troppo turbata.
«Io devo finire di preparare. Intanto vi porto dello champagne. Chiara, perché non fai compagnia a Sofia fin che non viene ora di cena?»
«Non ho il costume…» obiettò. Ma si vedeva che moriva dalla voglia di immergersi fra le bolle con una coppa di champagne in mano.
Feci finta di esitare, come se stessi cercando un’idea per ovviare alla cosa. Poi suggerii la soluzione: «Come hai visto Sofia è entrata nuda, puoi fare così anche tu. Dietro a quella siepe c’è un piccolo spogliatoio. Puoi lasciare i tuoi vestiti lì. Ci sono anche diversi accappatoi, ce n’è di sicuro uno della tua misura. Io tanto sono dentro a preparare, non guardo», chiosai, con un sorriso di circostanza.
Quando tornai con il cestello del ghiaccio, i bicchieri e lo champagne, Chiara non c’era più, evidentemente si stava cambiando.
Tornai in cucina. «Tanto non guardo…», dissi fra me e me. Col cazzo che non avrei guardato. Avevo piazzato una minuscola telecamera fra le foglie della siepe e l’avevo collegata al mio iPad.
Chiara si era avvicinata alla vasca e, dopo una breve esitazione, si era sfilata l’accappatoio, facendolo scivolare su una poltroncina, non prima di aver controllato attraverso la porta finestra che non fossi più nei paraggi.
Quando fu nuda il mio cuore si fermò per un istante. Al massimo avevo visto qualche sua foto in costume, pubblicata in passato sui social, prima che, durante il periodo più duro del COVID, decidesse di chiudere i profili; ma ovviamente era la prima volta che la vedevo così, completamente nuda.
Era in splendida forma, la zona delle natiche risultava ancora un pochino abbondante, ma si raccordava bene alle gambe toniche, di chi fa molta ginnastica. Le tette erano piccole ma piene, ben fatte, con minuscole areole chiare, atipiche per la sua carnagione mediterranea.
Non riuscivo a vedere il sesso, ma la leggera peluria sul pube, dalla sagoma curata, faceva presagire una vulva completamente rasata. Quante volte avevo sognato di perdermici dentro e arrivare succhiare il nettare di quel frutto prelibato!
Una volta dentro la vasca, si raccolse i lunghi capelli neri dietro la nuca e si immerse fra le bolle, facendo sparire il suo corpo alla mia vista.
Dopo pochi secondi, si rialzò: l’accappatoio era scivolato dalla sedia ed era caduto sul pavimento della terrazza. Chiara si era sporta dalla vasca, chinandosi per raccoglierlo. Sofia, che la stava attendendo con due coppe di champagne in mano, si era piegata di lato per godersi lo spettacolo delle natiche leggermente dischiuse dal movimento; vista che, data la posizione, era preclusa all’occhio della mia telecamera.
La giovane escort pareva aver apprezzato: si era passata la lingua sulle labbra e poi si era leggermente morsa il labbro inferiore.
Mentre finivo di aprire le ostriche continuavo a controllare l’iPad. Le due ragazze si erano sedute una di fianco all’altra e si erano messe a chiacchierare. Ogni tanto Chiara scoppiava a ridere, era evidente che Sofia ci sapeva fare, anche se non riuscivo a capire come stesse procedendo l’opera di seduzione. La telecamera non trasmetteva l’audio: per una migliore mimetizzazione avevo deciso di prendere un apparecchio più piccolo ma senza questa funzionalità. La bottiglia di champagne era stata infilata a collo in giù nel cestello, segno che l’avevano finito. Ero indeciso se portarne un’altra, ma non avrei voluto che una delle due si addormentasse, quindi rinunciai all’idea. «Calma», mi dissi, «non devi avere fretta», anche se sotto la linea della cintura qualcuno si stava già agitando da un pezzo.
La cena andò benissimo. Le due ragazze mangiarono e bevvero abbondantemente, apprezzando tutto. C’era un clima disteso, come fossimo vecchi amici che si ritrovano dopo anni. L’unico nervoso ero io, non riuscivo a capire come stesse procedendo il mio piano. Ogni tanto lanciavo qualche occhiata furtiva a Sofia, la quale continuava a tranquillizzarmi con lo sguardo.
Ad un certo punto Chiara chiese dove fosse il bagno, al che Sofia si offrì di accompagnarla. Poiché dopo dieci minuti non erano ancora tornate, decisi di andarle a cercare. La porta del bagno degli ospiti era aperta, ma delle due non c’era traccia. Mi diressi allora verso la zona notte, per controllare il bagno padronale. Non fu necessario: dalla camera da letto si sentivano chiaramente provenire suoni inequivocabili. Aprii leggermente la porta e guardai dentro.
I due accappatoi erano stati abbandonati ai piedi del letto. Chiara era distesa sopra le lenzuola, un cuscino sotto la schiena e le gambe completamente spalancate. Sofia, in ginocchio in fondo al letto, aveva la testa affondata fra le sue cosce. Stava alternativamente leccando la zona appena sopra al clitoride, per poi infilare la lingua fra le piccole labbra, contemporaneamente scappucciando ritmicamente il piccolo bottone. Chiara, la bocca semichiusa e gli occhi rivolti verso l’alto, con l’iride scomparsa quasi del tutto a lasciare in vista solo il bianco della sclera, era prossima a venire. Il petto saliva e scendeva sempre più velocemente, in un moto parossistico. Mi chinai su di lei e la baciai. Subito sembrava infastidita, come se la stessi distraendo dall’orgasmo che stava per arrivare. Poi ricambiò, infilandomi la lingua in profondità. Fui percorso da una scarica elettrica, che si propagò dalla bocca al cazzo, che non riuscivo più a trattenere nei pantaloni. Mi allontanai un attimo da lei per spogliarmi. Guardai in basso e ringraziai la chimica per la straordinaria erezione. Proprio mentre Chiara si lasciava andare ad un orgasmo liberatorio, che aveva sottolineato con un grido quasi animalesco, Sofia mi impugnò il cazzo e iniziò a sfregarlo. Nonostante l’eccitazione non avevo paura di venire prima del tempo: mi ero masturbato qualche ora prima e avevo svuotato per bene i testicoli. Non fosse stato per la pillola il mio uccello sarebbe stato flaccido come una lumaca senza guscio.
«Ora tocca a te», mi disse. Prese Chiara per un braccio e le fece cambiare posizione: ora era la mia ex collega a trovarsi inginocchiata sul letto, con il sesso in bella vista e la testa fra le gambe di Sofia. Resa docile dalla spossatezza post orgasmo, si era fatta manovrare come un burattino. Ciò nonostante, aveva iniziato a darsi da fare con la figa di Sofia, dimostrando, ai miei occhi poco esperti, una certa perizia.
Sofia aveva iniziato a rantolare per il piacere, ma non escludo che potesse fingere. Quando penetrai Chiara nella figa e iniziai a pompare come un matto, il tassametro era già passato a 4.000 euro: che Sofia raggiungesse l’orgasmo non era previsto, e avrebbe comunque potuto fingerlo, quindi risultava irrilevante.
Nonostante la sega del pomeriggio l’eccitazione era tale che stavo per venire anch’io. Ma non era ancora il momento, quindi rallentai il ritmo. Sofia, che aveva l’occhio fino, se ne accorse immediatamente. Alzò la mano destra allargando leggermente le dita. Poteva voler dire “fermati”, “5.000 euro” o “fisting”. Nel dubbio estrassi il cazzo dalla figa di Chiara e glielo infilai nel culo. Mi aspettavo più resistenza ma la rosellina era totalmente lubrificata dagli umori della vagina, che era un lago; inoltre, la mia ex collega sembrava completamente rilassata dall’orgasmo precedente, rilassamento che probabilmente aveva interessato anche i muscoli dello sfintere.
Sofia, che evidentemente voleva guadagnarsi anche l’ultima tranche di premio, ci guidò a cambiare posizione, in modo che io mi trovassi a pancia in su sotto a Chiara, anch’essa in posizione supina. Dovetti sorreggerla di peso finché non trovò la posizione delle braccia per stare su da sola. Da quel momento in poi usai la mia forza solo per far salire e scendere il suo culo - che avevo afferrato saldamente con le mani - sul mio cazzo. Quando il movimento si fu stabilizzato alzai la testa per vedere cosa stesse facendo Sofia. La ragazza aveva chiuso le dita della mano sinistra, modellandole a forma di becco d’anatra, contemporaneamente spalmandole con gli umori raccolti dalla figa di Chiara.
Con un movimento rotatorio cominciò a forzare l’ingresso della vulva per tentare di farsi strada all’interno della vagina. Quando, dopo qualche tentativo, la mano sparì fino al polso, ebbi un tuffo al cuore: l’avevo visto mille volte nei video porno, ma mai dal vivo. L’effetto psicologico era devastante, ma mai come quello fisico quando il mio cazzo cominciò a sentire il massaggio della mano di Sofia dall’altra parte della sottile parete che divideva la vagina dall’intestino. Sofia sembrò accorgersene e cominciò ad aumentare il ritmo di penetrazione, spingendosi dentro fino a metà dell’avambraccio. Avrei giurato di sentire una leggera vibrazione quando la punta delle dita urtava il collo dell’utero, tant’è vero che Chiara aveva da qualche secondo iniziato ad agitarsi e lamentarsi, come se il dolore si stesse cominciando lentamente a sostituire al piacere.
Forse perché se n’era accorta, o magari perché le stava maturando una nuova idea, Sofia ridusse il ritmo fino ad estrarre la mano. La guardai con fare interrogativo, per capire se fosse tutto finito e se dovevo concentrarmi per raggiungere anch’io l’orgasmo. Sofia mi sorprese ancora una volta. Si passò la mano fra le gambe, spalmò di nuovo un po’ del liquido raccolto sulle dita, e ne infilò due nel culo di Chiara, facendosi spazio fra il mio cazzo e la parete dell’ano. Mi guardò e mi chiese a bassa voce, talmente piano che la sentii appena: «10.000?» Ci misi un attimo a capire, poi feci sì con la testa, il cuore che mi batteva all’impazzata.
Le dita di Sofia cominciarono a farsi strada, centimetro dopo centimetro, avvolgendomi il cazzo e usandolo come ariete per sfondare la resistenza dei muscoli attorno all’ano di Chiara. Il passaggio della parte più larga della mano, in corrispondenza della prima nocca del pollice, fu il più difficile, con il cazzo stritolato nella morsa che lo stringeva. Finalmente lo sfintere cedette e la mano entrò fino al polso, tirandosi dietro il mio cazzo. Sofia cominciò a strofinarlo, come se mi stesse facendo una sega, però all’interno dell’intestino di Chiara. Era troppo. La sola idea di cosa stesse accadendo portò la mia eccitazione al massimo e proprio mentre stavo riflettendo ancora una volta su quanto stessi spendendo bene i miei soldi, venni, inondando di sborra bollente l’intestino di Chiara. Mollai di botto la presa dai fianchi della mia ex collega, che si schiantò su di me, sfinita. Mentre schizzavo gli ultimi fiotti, le afferrai le tette e le strinsi forte, fino a farmi conficcare i capezzoli, duri come chiodi, sui palmi delle mani.

Dopo che Chiara se ne fu andata, ringraziando cortesemente per la serata, presi i soldi da un cassetto, contai 5.000 euro, e li allungai a Sofia. Poi le firmai un assegno da altri 5.000 euro e glielo consegnai.
«Non sarà mica scoperto, vero?»
«Tranquilla… Sei stata brava, te li meriti, anche se ad un certo punto ho dubitato di te…»
«Perché? Ti avevo fatto cenno di stare sereno, no?»
«Sì, ma pensavo stessi cercando di sedurla, invece sembravate due vecchie amiche che prendono il tè insieme».
«Beh, ma non serviva…»
«In che senso?»
«Quando eravamo in piscina le ho detto tutto e le ho chiesto se fosse disposta a fare a metà. Ho visto il modello della telecamera che hai nascosto nella siepe: non trasmette audio, quindi non avresti potuto sentirci».
«Cosa? E lei ha acconsentito, pur sapendo cosa le sarebbe successo?»
«Non solo, è stata lei la regista dell’ultima scena, con la mano e il cazzo infilati contemporaneamente nel culo. Mi ha detto che, conoscendoti, non avresti esitato a cacciare anche 10.000 euro».
Ero allibito. «Ma come facevi a sapere che potevi raccontarle tutto? Potevi mandare all’aria l’intero piano!»
«Ti sei fatto tanti scrupoli pensando che fosse una santarellina. Ma guarda che quella è più troia di me. Quando si è chinata per raccogliere l’accappatoio ho capito tutto: ha un buco del culo che sembra una caverna, non le sta chiuso nemmeno a riposo. Mi ha detto che le piace farsi inculare da due o tre cazzi in una volta… stasera le abbiamo fatto poco più che il solletico».
Ero rimasto completamente senza parole. «Sei proprio una gran puttana», riuscii solo a dire, la rabbia che mi montava dentro.
Mentre apriva la porta per uscire, un sorriso beffardo sulle labbra, rispose: «Beh, ma questo lo sapevi già, no? Non ci siamo conosciuti a catechismo, mi pare.»
scritto il
2024-01-21
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