Esplorazioni rettali

di
genere
dominazione

Sono un medico internista e lavoro in ospedale. Ho un segreto inconfessabile che se non fossi protetto dall'ananimato di questa pagina d'inchiostro, difficilmente riuscirei a rivelare: vado pazzo per l'intestino delle donne. Lo so che detta così suona strano, anche io non so spiegarmelo. Cosa credete? Per anni ho cercato su internet le risposte alle mie domande, se la mia parafilia avesse un minimo di senso o fosse stata segnalata in qualche studio su Pubmed, il motore di ricerca utilizzato dai medici per aggiornarsi. Ho parlato anche con un sessuologo dell'Asl del mio distretto mettendola sul vago: sai un mio paziente mi ha raccontato questo. Ne sono seguite risposte magre e inconcludenti, tanto che ho rafforzato in me la convinzione che la psicologia è veramente un campo demmerda! 5 anni fa un po' per caso ho conseguito un master in endoscopia digestiva con particolare riferimento all'ultimo tratto. In parole povere il martedi e il giovedi faccio colonscopie in regime ambulatoriale. Diciamo pure che il mio Amore per il culetto femminile non centra molto con le mie specializzazioni, anche perchè esamino parimenti uomini e donne. Quattro anni fa mi arriva una ragazza di 31 anni, da 6 mesi ha fastidi costanti al ventre, dopo avere escluso tutto, anche le patologie più severe, il suo medico di base decide di tagliare la testa al toro e di prescriverle una colonscopia: è un esame che non si prescrive a cuor leggero, soprattutto ad una ragazza cosi giovane, ma era più per tranquillizzarla che altro. Mettiamo in chiaro che sono un professionista, il mio lavoro lo faccio con coscienza e sono molto scrupoloso. Di solito quando parlo o vedo una bella donna la penso mentre defeca, mentre libera il suo intestino. Non sono un coprofilo, so che le feci sono disgustose, è l'atto in se che mi eccita, non il prodotto. Da bambino, per la verità fino a 12/13 anni non credevo che le donne facessero la cacca. Al massimo la pipì. Anche adesso mentre vi sto scrivendo sono in metropolitana, ci sono diverse donne intorno a me e sto immaginandole stamattina che in bagno defecano. Come è possibile che esseri cosi angelici defechino? Tornando al soggetto della storia, per privacy la chiameró Beatrice Portinari, come la Beatrice di Dante: soave, leggera, leggiadra, delicata che va sentendosi lodare. Capelli lunghi castano scuro, alta, magra, occhiali. Compilo l'anamnesi, le somministro un po' di sedazione. Su mio invito inizia a spogliarsi, si sfila i jeans, le mutandine rosa chiaro mostrando un vulva piccina completamente depilata. Il sederino piccolo lattescente. Sembra fresco, pronto a dare refrigerio. Con me ho sempre una infermiera soprattutto quando ci sono pazienti donna. È una prassi deontologica che condivido pienamente. Il culo di Beatrice Portinari, aveva scatenato tormenti nello core mio. Inizio l'indagine strumentale con la solita attenzione, anche infilare quella sonda in quell'orifizio stretto, elastico e per niente ossidato come di solito sono certi orifizi anali mi genera un gonfiore pubico che nascondo abbottonandomi il camice. Trattengo l'eccitazione e porto a termine l'esplorazione prendendo appunti dopo aver passato ogni ansa. È tutto apposto, confermo su invito di Beatrice che alla luce della sua storia clinica il problema è di natura somatica. Si riveste mentre referto. Sono combattuto, non posso usare alcun dato in mio possesso per contattarla. Sarebbe una violazione della privacy e dell'etica professionale. Ci metto una pietra sopra. Salutandola, le dico le solite frasi di rito: per qualsiasi cosa sono a disposizione.
Era l'ultima della giornata perció ho finito e vado a prendermi un caffè al bar dell'ospedale mentre lei si riveste, scambio qualche chiacchiera con due amici infermieri, la partita, le scommesse sportive, quelle solite puttanate di cui parliamo noi uomini tra di noi. Compare Beatrice intenta a prendere un succo di frutta. Piatto ricco.... vabbè continuate voi. Mi avvicino esordisco: non mi dica che è all'ananas, lei non ha bisogno di bruciare grassi. Se mi sentisse il mio mentore mi strapperebbe la pergamena di Laurea. Iniziamo a parlare, noto che non porta anelli, bene al 99% è libera. Indossa dei leggings neri, Dio come mi attizzano i leggings. Iniziamo a parlare, ci sediamo ad un tavolino, mi racconta che è al terzo anno di infermieristica in quello stesso ospedale e sta in tirocinio ad urologia. Iniziamo a parlare della sua tesi, le faccio i complimenti di rito finchè non trovo il coraggio di invitarla in un'altra sede magari una pizza o un aperitivo. Non mi sembra molto convinta ed ho paura di essere stato troppo precipitoso. In realtà mi spiega che a livello alimentare a causa dei suoi disturbi non è molto di compagnia. Penso che invece io vorrei nutrirmi solo del suo culo, perchè non sono nato sedia che in questo momento ti sorregge? Potrei continuare a descrivere cosa successe nel seguente mese quando riuscii nel mio intento di deflorare quell'aulico pertugio, ma vedo che vi ho annoiati. Le offri di fare delle ore di tirocinio al mio reparto e mettendomi d'accordo con la sua coordinatrice avrebbe sostituito le mie infermiere che erano ben contente di andarsene prima il giovedì pomeriggio. D'altronde avrebbe dovuto al massimo passarmi la boccetta del sedativo dall'armadietto dei medicinali e smaltire le sonde usate come da protocollo. Ci vollero 4 giovedi per arrivare al sodo, nel frattempo facevamo colazione al bar la mattina, ci vedevamo durante le pause e spesso mangiavamo insieme. Credo mi vedesse un po' come un guru, nonostante avevamo solo 5 anni di differenza. Era l'ultimo giovedi del mese e io invece di 4 appuntamenti ne avevo solo 2 quel pomeriggio. Già alle 16 avevamo finito, compresa la sterilizzazione dello strumentario. Se non lo aveste ancora capito avevo una venerazione totale per quel culo. Sotto la divisa bianca da infermiera le sue viscere mi provocavano aritmie. Eravamo rimasti soli. Qualche settimana prima mi aveva chiesto di insegnarle a usare il fonendoscopio, quel collare che portiamo sempre al collo e che a differenza dello stetoscopio che serve per auscultare il torace, il fonendo ausculta le viscere. Pensai che potesse essere il la per qualcosa di più, glielo feci indossare, il mio Littmann da 370 euro blu cobalto con le mie iniziali incise non lo davo a nessuno, era stato un piccolo peccatuccio quando entrai in specializzazione al Policlinico. La feci sdraiare e le auscultai la pancia, cosa che avevo già fatto quando venne a visita, era freddo, lei fece un saltello sul lettino. Parlando con voce che si faceva via via sempre più lenta e pacata le spiegavo cosa sentivo, e intanto la mia mano scendeva sempre più giù verso quella penisola ancora per me inesplorata. Le mie dita si infilano sotto il pantalone elastico e lei non mostrava resistenza tanto che decisi d'essere avanguardia. Scorgevo qualche peletto in più rispetto un mese prima, se la era depilata per la visita, ma per quanto mi riguarda poteva anche non farlo. Sfiorai il clitoride e cominciò a mordicchiarsi le labbra mentre gli occhi si socchiusero e il collo si allungava all'indietro come ad offrirmi ancor più le sue viscere. Con molta calma comincia ad abbassarle dapprima i pantaloni poi le mutandine che stavolta erano bianche da cui esalava l'odore si donna eccitata. Tra le sue gambe ci infilai la testa pronto a bere ogni goccia di quel prelibato nettare preparato con cura solo per me. Con le mani mi spingeva la testa sul suo pube come se avesse paura che di li a poco me ne sarei andato. Avrei voluto dirle: stai tranquilla la mia sete non si placherà presto, ma ero troppo Impegnato a leccare ogni suo umore, a mordere quelle grandi e piccole labbra sottili ma dal sapore cosi intenso e profumato. Gemeva, avrebbe voluto urlare ma si trattenne a forza finché non sopraggiunse la marea e la bocca solleva dal fiero pasto. Adesso era pronta per me, l'avevo portata sulla rampa, era in mio potere e avrei potuto chiederle di tutto. Osai l'inosabile, il culetto. Presa in braccio e cercato di metterla a pecorina con la pancia sul lettino si fece fare tutto ció che avevo sperato. Anche se secondo me all'inizio pensava che avrei usato il primo buchino. Con la mano mi allungai sul carrellino medico e afferrai una manciata di vaselina che utilizzavo per l'inserimento delle sonde anali. Solo in quel momento lei capi le mie reali intenzioni, ma stette al gioco. Presi nota e proseguii. Avevo adesso il suo culo proprio davanti a me pronto per essere penetrato. Nell'estasi del momento le confessai: dalla prima volta che ho visto il tuo culo su questo lettino l'ho desiderato, sembra che te lo abbia disegnato Giotto. Gradì il complimento accennando un sorriso. Forse non ero stato il primo ad averglielo fatto notare. Con la punta in tiro glielo appoggiai all'ingresso pronto a spingerlo dentro, senza alcuna difficoltà entró per tutta la sua lunghezza ed iniziai le ripetizioni tra i suoi ansimi smorzati per l'occasione. Pompavo ritmicamente e da dietro le afferravo le tettine per metà libere dal reggiseno. Che spettacolo. Tra breve le avrei fatto un bel clisterino e riversato il mio caldo sperma nel retto. Le stringevo i fianchi mentre sentivo che la marea stava montando, la vaselina rendeva tutto più piacevole per entrambi senza frizioni. Lei come se fosse sempre stata pronta per questo momento esclamò: dai vienimi dentro il culo fammelo sentire. Alle sue parole segui una frotta di sperma caldo che sembrava averle raggiunto addirittura il duodeno. Mi tolsi lentamente per evitare l'effetto tappo. Tanto era stata l'eccitazione che mi sentivo svuotato, me ne aveva portato via tantissimo di sperma. E la pressione che prima sentivo nel pube lasció spazio ad un senso di vuoto benefico. Che magnifico culo Beatrice mia.
Se qualcuno condivide la mia passione per il culo e l'intestino delle donne mi scriva a: iperbolicodannunzio@gmail.com
scritto il
2023-11-29
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