Cantiere edile: la mia prima gang bang
di
Giovane Massi
genere
gay
Cantiere edile: la mia prima gang bang!
Il mio patrigno opera nel settore edilizio da sempre. A volte mi portava già all'età di 16 anni a visitare dei cantieri in corso d'opera. Mi spiegava, disegnava nell'aria il progetto finale, io facevo finta di ascoltare in realtà guardavo i muratori, i carpentieri le manovalanze e la mia mente immaginava i loro cazzi sudati. Quando andavamo in qualche cantiere ero eccitato come una ninfomane davanti a 10 soldati arrapati in astinenza.
Un pomeriggio di fine luglio decisi di andare da sola in un cantiere che distava una decina di chilometri da casa. Avevo compiuto 17 anni da poco avevo lo scooter e avrei impiegato poco per raggiungere il posto. Sapevo che il mio patrigno era a Varese per discutere di un appalto. Mi preparai a dovere, volevo che TUTTI dagli operai al Capo cantiere mi guardassero. Era luglio, un caldo pazzesco nella provincia di Pisa. Indossai un t-shirt corta appena sopra l'ombelico, degli short chiari, senza mutandine, ai piedini dei sandali alla schiava. Ovviamente smalto rosso nei piedini. Fascia nei capelli. Arrivai al cantiere volutamente intorno alle 17,15, sapevo che gli operai staccavano alle 18. Parcheggiai lo scooter davanti alla casetta mobile del Capo cantiere e mi diressi verso la zona lavoro. Nel tragitto salutai diverse maestranze che mi avevano già visto con il mio patrigno. Poi incrociai il Capo cantiere "salve, è venuto a vedere come procedono i lavori" mi chiese garbato (forse pensando che ero lì su richiesta del mio patrigno). "No, ero annoiata a casa, da sola e sono venuta qua" dissi con aria della puttanella che racconta una balla. "Faccio un giro" dissi. "Mi raccomando, se si avvicina alla parte in costruzione deve indossare il caschetto, sa le norme" aggiunse lui. "Stia tranquillo lo so bene" ammiccai. Sapevo che c'era una zona del cantiere che era allestita con docce "da campo" per permettere agli operai fuori sede, di lavarsi prima di fare rientro utilizzando il treno. Quando suonava la sirena gli operai staccavano e diversi usufruivano delle docce. Mi misi ad attendere postando cazzate su alcuni social ma il mio pensiero era ben altro. Verso le 17,55 suona la sirena. Mi ero nascosta dietro una paratia che divideva lo spogliatoi dalla zona docce. Volevo mi trovassero nuda a farmi la doccia mentre entravano. Non mi fregava un cazzo se ero la figlia del boss anzi. Mi spogliai pochi istanti prima che arrivassero i primi. Aprii l'acqua, bella fredda e mi ci buttai sotto. Sentii voci di gente che entrava nello spogliatoio. Qualcuno parlava italiano ma i più erano stranieri. Volevo giocare l'effetto sorpresa, farmi trovare girata di spalle, capelli biondi lisci sulle spalle, culetto rotondo, senza un pelo, piedini smaltati rosso troia. Ero certa che qualcuno avrebbe gradito. Qualcuno di voi potrà pensare che mi manca qualche rotella, in verità credo che la mia sia proprio una vera patologia, non posso stare senza il cazzo di qualcuno, è più forte di me per cui spesso mi vado a cercare situazioni anche rischiose. Il fatto che il mio patrigno sia conosciuto non mi importa, del resto se avete letto qualche mio precedente racconto sapete che mi faccio scopare anche da lui. Le docce erano disposte in fila, senza divisori, io mi ero messa nella zona centrale così che chi entrava avrebbe trovato subito un rotondo e sodo culetto da ammirare! Per primo entro' un ragazzone mulatto era nudo, evidentemente stanco della giornata, il suo uccellone ciondolava tra due palle belle sode, era depilato e glielo guardai senza pudore. Lui rimase interdetto, non mi aveva mai vista, guardò il mio corpo noto' lo smalto rosso poi mi chiese con un accento tipo Marocco "scusa ma tu lavori in cantiere?" ed io risposi puttana civetta "no sono la figlia del capo, ero in giro avevo caldo e sono venuta a fare una doccia". Non entrò nella doccia ma torno' verso lo spogliatoio. Sentii parlottare poi entrarono lui e altri 3 completamente nudi, 2 di questi sulla 30ina e uno over 50 che però era quello col palo più largo di tutti. Mi salutarono educatamente (il tipo che mi aveva vista per primo doveva avergli detto chi ero). Iniziarono a lavarsi ed io non resistevo più. Mi abbassai col culetto verso il più grande d'età come per lavarmi le caviglie e indietreggiai un poco. Il tizio facendo lo gnorri, era leggermente avanzato ma non guardava; tra le mie chiappe e il suo cazzo c'erano meno di 10 centimetri per cui osai, indietreggiai un altro po' e sentii il contatto. Lui rimase fermo, capivo che non era semplice per lui essendo io la figlia del capo allora continuando a insaponarmi gli chiesi la cosa più stupida e da vacca che mi poteva venire in mente "per favore mi insapona qua dietro" indicando la parte superiore della schiena. Sorrise, aveva capito. Iniziò a insaponarmi con molta dolcezza, sentire le sue mani grezze sulla mia pelle delicata mi rilassava molto, mentre ciò succedeva sentivo il suo cazzo indurirsi e in diversi momenti strusciare apparentemente in modo involontario tra le mie chiappe. Oh Dio che voglia che mi aveva fatto venire, il sapone facilitava il tutto. Muovevo indietro il culetto per cercare quel palo che impertinente si insinuava proprio nello spacco delle mie natiche. Con una mano, sempre stando di spalle iniziai a segarlo e cresceva in lunghezza e larghezza, lo volevo dentro in tutti i modi. Era il suo giorno fortunato, avrebbe sfondato la figlia minorenne del capo! Appoggiai entrambe le mani alla parete della doccia, lo guardai e gli sussurrai "sbattimelo dentro che aspetti?". Se lo prese in mano, con l'altra cinse la mia vita e provo' a penetrarmi, lui era più alto per cui per agevolarlo sporsi il culetto in su e mi misi in punta di piedi. Il sapone aiutava, infatti al secondo tentativo ecco che la sua larga cappella mi deflora il buchetto. "Dio santo che palo duro!" gli dissi e spinsi per farmi entrare anche il resto. Mi teneva per la vita e pompava lento, gli altri osservavano lui e me. "Su non siate timidi vi desidero tutti", il ragazzone mulatto si avvicinò ed io con la mano iniziai a segarlo, gli altri due si smanettavano. Intanto "ooohhhh si spaccami tutta maiale" urlai in preda ad una goduria incredibile. Il muratore affondava fino alle palle il suo largo bastone e quando lo faceva quasi mi sollevava, io volevo gli altri cazzi in bocca, dappertutto. Mi abbassai a 4 zampe, il muratore lo sfilo' schizzando come un bue, la sborra si mischio' all'acqua corrente, sentivo rigagnoli d'acqua e sborra entrarmi nel buco dilatato, presi in bocca il cazzo del mulatto gli leccai prima la cappella poi le palle depilate e poi tutta l'asta, gemeva a occhi chiusi. "Vi prego, sono la vostra cagna sbattemi tutti" implorai. Al che il ragazzone mi prese in braccio e mi porto' nello spogliatoio adagiandomi a pancia in su sopra una panca che usavano per sedersi e cambiarsi. Gli altri si disposero in modo che con le mani potessi segarli e con la bocca spompinarli, mentre il mulatto tenendomi le caviglie con le mani in modo da spalancarmi le cosce procedeva a impalarmi senza nessuna pietà. Il più anziano si stava rivestendo gli altri tre volevano godere dei miei buchi. Il mulatto era un discreto cavallo da monta, mi sbatteva forte e in certi istanti da quanto lo sentivo fino al cuore non riuscivo ne a segare ne a succhiare gli altri cazzi ma urlavo e basta "siiii fottimi bastardo, fammelo uscire dalla bocca!". Alcuni colpi dopo dalla sua cappella cioccolato parte un fiume di latte denso che mi allaga lo stomaco. Prendo per il cazzo uno degli altri "continua tu fammi godere" dico. Non si fa pregare, me lo pianta cattivo e mi sculaccia la chiappa destra. L'altro, quello che avevo succhiato di più, mi prende per il collo, stringe e mi piscia 4 fiotti tutti in bocca e in faccia dicendo qualcosa in rumeno credo. Stavo per sbrodolare anch'io, sotto i colpi potenti di quello che aveva il pieno possesso del mio buchetto quando una voce "ma che cazzo state facendo???". Era il capo cantiere che sentendo da fuori i miei gemiti e le mie urla, era entrato a vedere. Il tipo che mi stava chiavando nello stesso momento stava venendo ed aveva appena schizzato in parte sulla mia pancia in parte su una mia coscia, così col cazzo sbrodolante in mano, si gira e rimane di sasso davanti al capo cantiere! Poi a capo basso, si mette le mutande, raccatta frettolosamente le sue cose ed esce con gli altri. Io ero lì stesa, tutta piena di sborra e col buchetto aperto in bella vista che ancora pulsava e colava latte del mulatto... "Ma che ti passa per la testa?" mi dice nervoso... "se lo sapesse tuo padre!". Non mi sentivo sbagliata, per giunta non ero riuscita a venire interrotta da quel coglione. "Ha ragione, mi faccio una doccia e poi vado" dissi. Mi feci la doccia e mi masturbai poggiata con la schiena alla parete della doccia quasi sperando di vedere entrare il capo cantiere col cazzo in mano, pronto a punirmi, invece no. Non ho mai saputo se il mio patrigno fosse stato messo a conoscenza, non credo. Chissà, se il capo cantiere ripensando a quella scena si è mai fatto una sega immaginando di riempirmi il culo!
Il mio patrigno opera nel settore edilizio da sempre. A volte mi portava già all'età di 16 anni a visitare dei cantieri in corso d'opera. Mi spiegava, disegnava nell'aria il progetto finale, io facevo finta di ascoltare in realtà guardavo i muratori, i carpentieri le manovalanze e la mia mente immaginava i loro cazzi sudati. Quando andavamo in qualche cantiere ero eccitato come una ninfomane davanti a 10 soldati arrapati in astinenza.
Un pomeriggio di fine luglio decisi di andare da sola in un cantiere che distava una decina di chilometri da casa. Avevo compiuto 17 anni da poco avevo lo scooter e avrei impiegato poco per raggiungere il posto. Sapevo che il mio patrigno era a Varese per discutere di un appalto. Mi preparai a dovere, volevo che TUTTI dagli operai al Capo cantiere mi guardassero. Era luglio, un caldo pazzesco nella provincia di Pisa. Indossai un t-shirt corta appena sopra l'ombelico, degli short chiari, senza mutandine, ai piedini dei sandali alla schiava. Ovviamente smalto rosso nei piedini. Fascia nei capelli. Arrivai al cantiere volutamente intorno alle 17,15, sapevo che gli operai staccavano alle 18. Parcheggiai lo scooter davanti alla casetta mobile del Capo cantiere e mi diressi verso la zona lavoro. Nel tragitto salutai diverse maestranze che mi avevano già visto con il mio patrigno. Poi incrociai il Capo cantiere "salve, è venuto a vedere come procedono i lavori" mi chiese garbato (forse pensando che ero lì su richiesta del mio patrigno). "No, ero annoiata a casa, da sola e sono venuta qua" dissi con aria della puttanella che racconta una balla. "Faccio un giro" dissi. "Mi raccomando, se si avvicina alla parte in costruzione deve indossare il caschetto, sa le norme" aggiunse lui. "Stia tranquillo lo so bene" ammiccai. Sapevo che c'era una zona del cantiere che era allestita con docce "da campo" per permettere agli operai fuori sede, di lavarsi prima di fare rientro utilizzando il treno. Quando suonava la sirena gli operai staccavano e diversi usufruivano delle docce. Mi misi ad attendere postando cazzate su alcuni social ma il mio pensiero era ben altro. Verso le 17,55 suona la sirena. Mi ero nascosta dietro una paratia che divideva lo spogliatoi dalla zona docce. Volevo mi trovassero nuda a farmi la doccia mentre entravano. Non mi fregava un cazzo se ero la figlia del boss anzi. Mi spogliai pochi istanti prima che arrivassero i primi. Aprii l'acqua, bella fredda e mi ci buttai sotto. Sentii voci di gente che entrava nello spogliatoio. Qualcuno parlava italiano ma i più erano stranieri. Volevo giocare l'effetto sorpresa, farmi trovare girata di spalle, capelli biondi lisci sulle spalle, culetto rotondo, senza un pelo, piedini smaltati rosso troia. Ero certa che qualcuno avrebbe gradito. Qualcuno di voi potrà pensare che mi manca qualche rotella, in verità credo che la mia sia proprio una vera patologia, non posso stare senza il cazzo di qualcuno, è più forte di me per cui spesso mi vado a cercare situazioni anche rischiose. Il fatto che il mio patrigno sia conosciuto non mi importa, del resto se avete letto qualche mio precedente racconto sapete che mi faccio scopare anche da lui. Le docce erano disposte in fila, senza divisori, io mi ero messa nella zona centrale così che chi entrava avrebbe trovato subito un rotondo e sodo culetto da ammirare! Per primo entro' un ragazzone mulatto era nudo, evidentemente stanco della giornata, il suo uccellone ciondolava tra due palle belle sode, era depilato e glielo guardai senza pudore. Lui rimase interdetto, non mi aveva mai vista, guardò il mio corpo noto' lo smalto rosso poi mi chiese con un accento tipo Marocco "scusa ma tu lavori in cantiere?" ed io risposi puttana civetta "no sono la figlia del capo, ero in giro avevo caldo e sono venuta a fare una doccia". Non entrò nella doccia ma torno' verso lo spogliatoio. Sentii parlottare poi entrarono lui e altri 3 completamente nudi, 2 di questi sulla 30ina e uno over 50 che però era quello col palo più largo di tutti. Mi salutarono educatamente (il tipo che mi aveva vista per primo doveva avergli detto chi ero). Iniziarono a lavarsi ed io non resistevo più. Mi abbassai col culetto verso il più grande d'età come per lavarmi le caviglie e indietreggiai un poco. Il tizio facendo lo gnorri, era leggermente avanzato ma non guardava; tra le mie chiappe e il suo cazzo c'erano meno di 10 centimetri per cui osai, indietreggiai un altro po' e sentii il contatto. Lui rimase fermo, capivo che non era semplice per lui essendo io la figlia del capo allora continuando a insaponarmi gli chiesi la cosa più stupida e da vacca che mi poteva venire in mente "per favore mi insapona qua dietro" indicando la parte superiore della schiena. Sorrise, aveva capito. Iniziò a insaponarmi con molta dolcezza, sentire le sue mani grezze sulla mia pelle delicata mi rilassava molto, mentre ciò succedeva sentivo il suo cazzo indurirsi e in diversi momenti strusciare apparentemente in modo involontario tra le mie chiappe. Oh Dio che voglia che mi aveva fatto venire, il sapone facilitava il tutto. Muovevo indietro il culetto per cercare quel palo che impertinente si insinuava proprio nello spacco delle mie natiche. Con una mano, sempre stando di spalle iniziai a segarlo e cresceva in lunghezza e larghezza, lo volevo dentro in tutti i modi. Era il suo giorno fortunato, avrebbe sfondato la figlia minorenne del capo! Appoggiai entrambe le mani alla parete della doccia, lo guardai e gli sussurrai "sbattimelo dentro che aspetti?". Se lo prese in mano, con l'altra cinse la mia vita e provo' a penetrarmi, lui era più alto per cui per agevolarlo sporsi il culetto in su e mi misi in punta di piedi. Il sapone aiutava, infatti al secondo tentativo ecco che la sua larga cappella mi deflora il buchetto. "Dio santo che palo duro!" gli dissi e spinsi per farmi entrare anche il resto. Mi teneva per la vita e pompava lento, gli altri osservavano lui e me. "Su non siate timidi vi desidero tutti", il ragazzone mulatto si avvicinò ed io con la mano iniziai a segarlo, gli altri due si smanettavano. Intanto "ooohhhh si spaccami tutta maiale" urlai in preda ad una goduria incredibile. Il muratore affondava fino alle palle il suo largo bastone e quando lo faceva quasi mi sollevava, io volevo gli altri cazzi in bocca, dappertutto. Mi abbassai a 4 zampe, il muratore lo sfilo' schizzando come un bue, la sborra si mischio' all'acqua corrente, sentivo rigagnoli d'acqua e sborra entrarmi nel buco dilatato, presi in bocca il cazzo del mulatto gli leccai prima la cappella poi le palle depilate e poi tutta l'asta, gemeva a occhi chiusi. "Vi prego, sono la vostra cagna sbattemi tutti" implorai. Al che il ragazzone mi prese in braccio e mi porto' nello spogliatoio adagiandomi a pancia in su sopra una panca che usavano per sedersi e cambiarsi. Gli altri si disposero in modo che con le mani potessi segarli e con la bocca spompinarli, mentre il mulatto tenendomi le caviglie con le mani in modo da spalancarmi le cosce procedeva a impalarmi senza nessuna pietà. Il più anziano si stava rivestendo gli altri tre volevano godere dei miei buchi. Il mulatto era un discreto cavallo da monta, mi sbatteva forte e in certi istanti da quanto lo sentivo fino al cuore non riuscivo ne a segare ne a succhiare gli altri cazzi ma urlavo e basta "siiii fottimi bastardo, fammelo uscire dalla bocca!". Alcuni colpi dopo dalla sua cappella cioccolato parte un fiume di latte denso che mi allaga lo stomaco. Prendo per il cazzo uno degli altri "continua tu fammi godere" dico. Non si fa pregare, me lo pianta cattivo e mi sculaccia la chiappa destra. L'altro, quello che avevo succhiato di più, mi prende per il collo, stringe e mi piscia 4 fiotti tutti in bocca e in faccia dicendo qualcosa in rumeno credo. Stavo per sbrodolare anch'io, sotto i colpi potenti di quello che aveva il pieno possesso del mio buchetto quando una voce "ma che cazzo state facendo???". Era il capo cantiere che sentendo da fuori i miei gemiti e le mie urla, era entrato a vedere. Il tipo che mi stava chiavando nello stesso momento stava venendo ed aveva appena schizzato in parte sulla mia pancia in parte su una mia coscia, così col cazzo sbrodolante in mano, si gira e rimane di sasso davanti al capo cantiere! Poi a capo basso, si mette le mutande, raccatta frettolosamente le sue cose ed esce con gli altri. Io ero lì stesa, tutta piena di sborra e col buchetto aperto in bella vista che ancora pulsava e colava latte del mulatto... "Ma che ti passa per la testa?" mi dice nervoso... "se lo sapesse tuo padre!". Non mi sentivo sbagliata, per giunta non ero riuscita a venire interrotta da quel coglione. "Ha ragione, mi faccio una doccia e poi vado" dissi. Mi feci la doccia e mi masturbai poggiata con la schiena alla parete della doccia quasi sperando di vedere entrare il capo cantiere col cazzo in mano, pronto a punirmi, invece no. Non ho mai saputo se il mio patrigno fosse stato messo a conoscenza, non credo. Chissà, se il capo cantiere ripensando a quella scena si è mai fatto una sega immaginando di riempirmi il culo!
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