La Signora Claudia - Capitolo 11

di
genere
sadomaso

Il Signor Tanaka era seduto sul bordo del letto ed io ero sdraiata sul suo grembo con il culo in alto e tenuto ben aperto dalle sue mani, che non smettevano di giocare con il mio buchino. Era metodico, infilava prima il dito indice, poi il medio e infine il pollice, quindi riprendeva la penetrazione del mio culo a rotazione senza soluzione di continuità. Non appena ritenne che la resistenza alla penetrazione fosse ridotta, proseguì con due dita, spingeva, ruotava, sfilava e penetrava nuovamente. Ogni tanto una manata sulle natiche risvegliava il dolore assopito e coperto dalla goduria di quella masturbazione, che se in un primo momento mi aveva fatto soffrire, in un secondo momento mi aveva travolto dalla voglia di godere. Ad un certo punto prese una cinghia, me la fece passare sotto le ginocchia e la legò sopra la schiena; le mie gambe erano così piegate e schiacciate sopra i seni, mi sentivo legata come un salame ma l’effetto voluto dal Tanaka fu quello di mettere completamente a sua disposizione il mio sedere fosse: l’impressione era quella di sentirlo più aperto. E infatti non mi sbagliavo, perché poco dopo il Signor Tanaka appoggiò la sua grossa cappella nel mio buco e iniziò una lenta quanto sadica penetrazione: provai un po’ di dolore, ma fortunatamente durò poco, la precedente preparazione anale aveva favorito quella sodomizzazione. Non appena la sua cappella superò l’ostacolo dello sfintere anale, si avvicinò al mio orecchio:
“La senti la mia cappella, cagna?”
“Oh siii… piano per favore!”
“Ma certo principessa!”
Prese a fare avanti e indietro con la sua cappella, cercando di slabbrare il mio buchetto, l’azione era snervante, lui era cosciente di ciò e rideva divertito della sofferenza e della frustrazione che mi stava causando: lo volevo dentro! Cazzo se lo volevo! Immaginavo che quel “principessa” sarebbe stato il preludio di una inculata bestiale. Subito dopo affondò fino a fare entrare metà tronco, quindi indietro e poi velocemente un colpo deciso che lo fece scomparire dentro le mie chiappe: era entrato completamente senza darmi il tempo di abituarmi. Il mio grido di dolore riempì la stanza, e continuai a gridare anche dopo, perché aveva iniziato a scoparmi il culo senza alcuna delicatezza. Mi teneva per la cinghia come fossi una puledra da domare, procedeva come fosse una trivella e il mio sedere si abituava man mano ad avere quel cazzo piantato dentro fino alle palle. Ero bloccata sotto di lui che, con i piedi sopra il letto, mi montava quasi infuriato! Istintivamente mi toccai la passera con una mano e la sentii bagnata: la sofferenza era scomparsa e l’eccitazione stava crescendo. Non avrei mai potuto pensare di poter arrivare all’orgasmo attraverso una sodomizzazione il cui inizio era stato doloroso, e invece mi sbagliavo: ebbi un orgasmo, strano, mai sperimentato fino a quel momento. Probabilmente anche Tanaka ne rimase sorpreso e allo stesso tempo esaltato, infatti poco dopo fu travolto da una ondata di piacere che lo portò ad inondare le mie viscere con il suo caldo sperma.
Si levò da me dandomi due forti pacche sul sedere:
“Hai goduto con il culo troia? Lo sai che una lurida schiava come te, deve chiedere sempre il permesso…?”
Oddio no! Non ci avevo minimamente pensato…merda! Non volevo finire nuovamente in quella terribile gabbia.
“Allora cambiamo programma…avevo anche pensato di lasciarti riposare qualche ora questa notte…”
Dannazione, ero veramente stanca! Quella giornata era stata terribile e avrei avuto necessità di riposarmi, anche perché prevedevo che quella settimana sarebbe continuata come un vero inferno. Ma che cosa aveva in mente il padrone? Andò via senza dirmi nulla, lasciandomi in un crescente stato d’ansia.
Dopo forse una mezzora arrivò un inserviente con un ovetto vibrante in mano, mi aprì rudemente le gambe e lo inserì dentro la mia passera ancora abbondantemente bagnata. L’effetto delle vibrazioni fu immediato: oh no!!! Come avrei potuto sopportarle senza venire? Ero distrutta e non avrei avuto la forza di resistere a trattenere altri orgasmi. Pochi minuti dopo arrivarono cinque uomini, sembravano usciti da uno stampo tanto erano simili: statura, corporatura, capelli corti e tutti con la barba. Avevano probabilmente tra i 40 e i 50 anni e tutti con un medesimo tatuaggio tribale che probabilmente indicava un gruppo di appartenenza. Non proferirono una parola e si denudarono in un batter ciglio: anche le dimensioni dell’uccello erano assai comparabili e importanti, ben più enormi di quello del signor Tanaka.
Fu una notte bestiale, mai vissuta ne immaginata prima di quel momento, mi maltrattarono in ogni modo, trattandomi come una bambola di pezza, insultandomi, sputandomi in faccia e schiaffeggiandomi ovunque potesse farmi urlare di dolore. Mi incularono per tutta la notte, non saprei dire quanti orgasmi abbia avuto, e fecero del mio povero culetto una voragine incandescente. Al mattino bruciava da morire, piangevo dal dolore con la faccia gonfia e arrossata dagli schiaffi ricevuti e con le occhiaie causate dal continuo lacrimare, indotto dai continui soffocamenti da cazzo in gola e anche dal fatto di non aver dormito neppure un minuto.
Fortunatamente arrivò Lory ad alleviare le mie sofferenze: aveva quasi tutto il corpo segnato dalle frustate ricevute dalla punizione di cui ero stata la causa.
“Non vorrei che Tanaka ti punisse nuovamente, perché mi stai prestando soccorso?”
“Non preoccuparti, mi ha autorizzato lui a darti queste creme”.
“Grazie Lory! Sei un angelo, questa è la seconda volta che mi aiuti!”
Il resto della settimana fu uno strazio perché Tanaka non mi diede il tempo di riprendermi o di riposare come avrei voluto; feci tutto quello che mi veniva chiesto senza mai oppormi o contestare: la lezione era stata più che chiara e l’unico mio obiettivo divenne quello di trascorrere il resto della settimana senza patire troppe sofferenze.
Quando rientrai a casa, o meglio dal mio padrone Carlo, ero uno straccio: la faccia gonfia, le borse sotto gli occhi, un colorito bianco, quasi due chili di meno e un grosso plug di plastica ben piantato nel sedere.
“Cazzo!!! Ti ha conciata proprio male! Devo ricordami di questa cosa, Sato esagera sempre…e meno male che si è trattata solo di una settimana!”
Dopo quei terribili giorni ebbi la possibilità di lavarmi decentemente e finalmente di riposarmi:
Carlo mi lasciò dormire per tutto il giorno ma non mi consentì di levarmi il plug anale, l’idea che lo avessi dentro a dilatare il mio ano lo eccitava. Il giorno successivo mi svegliai presto perché dovevo riprendere il lavoro in banca, ma prima Carlo volle provare il mio secondo canale già aperto dal Sig. Tanaka e dal fastidioso plug che aveva allargato per bene il mio sfintere anale. Messa sopra il letto nella posizione del missionario, non ci volle molto tempo perché il suo uccello ben oliato si adattasse al mio sedere. Prese a trivellarmi come un folle: si sfilava quasi completamente fino a tenere la cappella dentro e poi si rituffava fino in fondo sbatacchiando le palle sulle mie natiche. Il mio godimento diveniva massimo quando con il pollice penetrava la mia passera e con l’indice solleticava il clitoride facendomi venire. Intanto, il suo cazzone continuava a percorrere kilometri nel mio culo, mi inculò con una veemenza fuori dal comune; sembrava non vedesse l’ora di scoparmi il culo e probabilmente la sua ira era legata al fatto che il Tanaka mi avesse inculato prima di lui! Non appena fu prossimo all’orgasmo tirò fuori il membro e sparò cinque getti di sperma che colpirono nell’ordine: fronte, guancia, seni e pancia.
Carlo non mi diede la possibilità di pulirmi o di sciacquarmi, mi costrinse a raccattare lo sperma depositato sul mio corpo con l’ausilio di un cucchiaino e poi mi impose di ingerirlo. Dopo aver fatto colazione, indossai gli unici indumenti consentiti, ossia scarpe, calze e corpetto, poi uscii dalla villa per percorrere il lungo rettilineo che portava dalla villa al cancello di ingresso per raggiungere la mia auto parcheggiata fuori. All’interno dell’auto avevo una borsa con dei vestiti e una giacca sufficientemente lunga da riuscire a nascondere la mia nudità e poter entrare in banca senza apparire come una prostituta. All’interno del bagno della banca potevo levarmi il plug anale dal sedere e indossare una gonna e una camicia. Per il rientro in villa alla fine della giornata di lavoro avrei dovuto fare l’esatto opposto. Quel giorno, poco dopo il mio arrivo in filiale, mi chiamò il direttore della banca chiedendomi di andare nel suo ufficio.
Il direttore era un bell’uomo di 58 anni, distinto e gentile, sempre vestito in giacca e cravatta, alto circa 1.75cm, brizzolato, di corporatura media e con un fisico atletico.
“Come stai Claudia?”
“Un po’ scombussolata…diciamo che ho passato giorni migliori di questi!”
“Ti conosco da tanti anni e ho difficoltà a credere a quanto accaduto nelle settimane passate…Il Signor S. è un cliente molto importante per questa banca e ha una sfera di influenza che nemmeno ti immagini. Ho dovuto accettare quanto mi ha proposto, e cioè la riduzione del tuo orario di lavoro e il versamento del tuo stipendio su un altro IBAN, perché non potevo fare altrimenti e …purtroppo non è tutto! Quando mi ha detto che la scelta di questa nuova vita era stata tua, ho alzato le mani: sei indifendibile! E non saprei come aiutarti…ma dimmi una cosa: c’è dietro un ricatto?”
“Oddio!!! Sono imbarazzatissima…e comunque no, non c’è un vero e proprio ricatto…ho deciso di aiutare un ragazzo e mi sono accollata il suo debito.”
“Santo cielo! Claudia, Claudia…ma ne valeva la pena?”
“Non so, forse no…io stessa mi sono fatta più volte la stessa domanda, ma non le saprei dare una risposta!”
“Ho saputo che il debito sarà ripagato in un anno, per cui la tua strana condizione tra casa e filiale durerà un anno”
“Il Signor S. mi ha imposto di darti anche un’altra umiliazione e questa volta, credimi che sono io ad essere imbarazzato.”
Chiusi gli occhi in segno di rassegnazione, avrei sperato che almeno in banca avrei trascorso delle ore di normale routine…tuttavia, l’atteggiamento paterno del direttore mi aveva dato un po’ di conforto. Intanto il direttore apriva un cassetto e prelevava una piccola scatola:
“Per tutto l’orario di lavoro dovrai tenere indosso questo…”
Si trattava di un plug anale speciale, dotato di un sistema di vibrazione comandabile a distanza attraverso una applicazione installata su uno smartphone o su un tablet.
“Non dovrai più andare in bagno a cambiarti: lo farai qui di fronte a me mentre ti filmerò. Poi invierò il filmato al Signor S., in modo che possa constatare quotidianamente la presenza di entrambi i plug, e di conseguenza la sostituzione di quello che indossi per venire qui con questo plug vibrante che terrai finché farai rientro a casa. Quindi in sostanza viaggerai e lavorerai portandoti dietro due plug anali, che si alterneranno dentro di te occupando costantemente lo stesso spazio.”
“…e la vibrazione durante l’orario di lavoro da chi sarà comandata…?”
“Da me! …mai avrei pensato di poter vivere esperienze così perverse… Vorrei poterti dire che lascerò la vibrazione spenta, ma il sistema ha una memoria che registra i battiti del cuore e le ore di vibrazione associate, proprio per garantire che l’oggetto rimanga sempre all’interno e sempre in vibrazione! L’unico aspetto positivo è che potrò impostare la vibrazione al minimo.”
Continua… (prossimo capitolo - finale)
di
scritto il
2023-02-21
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