Da amico a schiavo

Scritto da , il 2022-11-15, genere dominazione


Nuvole basse, pioggia e vento, 10 gradi, condizioni possibili anche in estate a questa quota. Il sentiero si vede a malapena.

Il mio padrone Paolo è adeguatamente protetto da acqua e freddo, io invece indosso solo scarpe da trekking e calzini, che con la pioggia che scende lungo le gambe si stanno gradualmente inzuppando e tra non molto avrò i piedi ammollo. Quando siamo partiti dal Rifugio avevo un gonnellino a coprire le intimità, poi tolto quando fuori vista, ed appeso allo zaino pronto per essere rimesso se incrociassimo qualcuno, ma non accadrà.

Già, lo zaino: ovviamente lo indosso io a pelle, contenente le (poche) cose mie e le molte del padrone, e con sopra 2 sacchi a pelo. Come schiavo mulo ricevo ovviamente frustate su cosce e culo per farmi mantenere il passo.

Prima di partire sono stato costretto a fare abbondante colazione e bere tanta acqua, e come previsto dal padrone ora il freddo mi ha bloccato la digestione e stimola la vescica, posso solo urinare mentre cammino, il piscio caldo che cola tra le gambe.

Se invece deve scaricarsi lui, mi fa fermare in ginocchio e con la bocca aperta, per scaricare il suo nettare dorato sul mio corpo.

Dimenticavo un'altra cosa che porto: per camminare al meglio prima di partire mi ha inserito un grande plug anale. “lo schiavo deve essere temprato” come dice lui

Io e Paolo ci conosciamo dai tempi di scuola, cresciuti insieme scoprendo le rispettive intimità. Ma come è diventato dipendenza un rapporto di amicizia?



Tempo prima



La camera da sei che assegnarono a noi due stava nell’edificio vecchio, forse un ex stalla, difatti tutte le camere avevano la porta che dava direttamente sull’esterno. Mentre nel Rifugio nuovo, le camere stavano sopra gli spazi comuni. Già c’erano tre zaini all’interno, e dopo aver lasciato i nostri ci spostiamo a pranzo nell’altro edificio.

“Troverete al tavolo i vostri compagni di stanza” ci dice il gestore. In una saletta troviamo un tavolo con un gruppo numeroso evidentemente a fine pasto, ed un altro tavolo con tre ragazze apparentemente trentenni, due sedute sulla panca a lato parete e una opposta a loro. Superato un piccolo momento di imbarazzo ci accomodiamo ai lati della ragazza. Silvia e Jo sono le ragazze in fronte a noi, e Giulia quella tra di noi. La osservo mangiare intanto che aspettiamo le nostre portate. Mentre la conversazione si avvia soprattutto con Silvia e Jo, allungo la mano per prendere l’acqua ma Giulia ci precede versandola a me e Paolo, così come sarà lei a servirci nel piatto il cibo dai vassoi.

Ringraziamo e c’è uno scambio di occhiate tra me e Paolo, ma la perplessità aumenta quando Giulia rompe il suo silenzio per chiedere a Silvia e Jo se può andare in bagno.

Quindi ricevutolo, si alza e noto le sue gambe nude tra le scarpe ed un gonnellino.

Conosco bene Paolo per sapere che non riuscirà a stare zitto e vedo dal suo sguardo che sta elaborando una domanda. Ma per la potenza che ha il linguaggio non verbale, anche le ragazze intuiscono cosa sta per accadere, e dopo essersi guardate tra loro, Jo fa un cenno a Silvia che inizia a parlare.

“Comprendo la vostra perplessità e dato che saremo nella medesima stanza dobbiamo dirvi che tra noi tre c’è un rapporto tale per cui Giulia è sottomessa a noi, soprattutto fisicamente.”

“Interessante, quindi è la vostra schiava, ma a lei sta bene?” chiede Paolo nei suoi modi terra terra.

“Certamente” prosegue Jo “in ognuno c’è uno schiavo o un padrone ed entrambi ne traggono piacere, per essere pratici io sono bagnata sotto solo per il fatto che ve ne sto parlando mentre Giulia lo è per il fatto di sentirsi dominata, e quando torna lo vedrete”

Giulia ritorna incrociando l’altro gruppo che sta lasciando la saletta, e viene fatta fermare in piedi davanti alla panca, così che noi seduti ci troviamo le sue cosce in fianco ad altezza d’occhio.

“Schiava, la tua richiesta di permesso bagno ci ha costretto a fare partecipi i nostri compagni di stanza dei nostri rapporti. Non riuscivi a trattenerti fino a fine pranzo? “

“mi spiace padrona”

“ora divarica le gambe, solleva il gonnellino e – voi due – vi invito a toccare con mano quanto è eccitata questa troietta”

Paolo parte subito a toccare la fighetta per poi ritrarne a conferma due dita bagnate, seguito da me, non senza aver incrociato la vista con lei che mi sembra assuefatta mentre le mie dita trovano il suo clitoride bagnatissimo. Poi si risiede tra noi e le padrone le ordinano di slacciare la zip della felpa che indossa per offrire alla nostra vista e tatto le sue tette.

Jo: “come vedete la schiava non indossa mai intimo e la vestiamo sempre in modo minimale, difatti è l’unica con le gambe nude anche se qui dentro è decisamente freschetto. Inoltre, deve sempre avere qualcosa addosso che le rammenti la sua sottomissione: difatti sta qui a pranzo con un plug anale inserito”

Silvia: “nel pomeriggio andiamo in un luogo appartato nel bosco di nostra conoscenza, se non vi abbiamo sconvolto e se volete unirvi a noi fateci sapere”

Divisi tra me (ma che ci andiamo a fare?) e la voglia di relazioni di Paolo, alla fine di aggreghiamo. L’aria è frizzante nel pomeriggio e se le padrone sono abbigliate di pantalone lungo e felpa, alla schiava è stata evidentemente imposta una canotta leggera da città sopra alla microgonna che già indossava a pranzo. Lei è l’unica a portare uno zaino le cui cinghie davanti evidenziano di più le tette sottostanti.

Anticipando una nostra eventuale domanda, Silvia ci spiega che, come ginecologa di Giulia abbia scoperto nella sua paziente, questo rapporto di dipendenza (già da piccola veniva sculacciata), mentre con Jo (che è estetista) sono da sempre amiche e pertanto cura l’estetica della schiava.

Ci si addentra in un bosco senza sentiero e l’aria è ancora più fredda. Ci si ferma a bere, mentre alla schiava vengono tolti gli indumenti. Jo ci mostra la piastrina a forma di cuore del plug che Giulia ha ancora nel culo. Si riprende il cammino e pensare a Giulia nuda avanti a noi con lo zaino addosso e un plug dentro di sé mi procura un’erezione dentro i pantaloni.

Quello che resta della radura doveva essere un pascolo abbandonato dove la natura si sta riprendendo gli spazi, baite diroccate che dicono di tempi migliori, resiste una vasca abbeveratoio di pietra con acqua corrente, un tavolo e panche di pietra. Giulia evidentemente sa già cosa fare: si toglie lo zaino di dosso, per poi levarsi scarponcini da trek e calzini. Ora è del tutto nuda. Poi si mostra a pecorina mentre con una mano, gemendo, estrae il plug dal culo seguito da altro, va a lavarlo e lavarsi l’ano alla vasca.

Intanto le padrone hanno estratto dei legacci dallo zaino per poi utilizzarli legando caviglie e polsi della schiava a “X” tra due alberi. Poi Jo ci guarda e porge a Paolo un frustino

“non siete qui solo per stare a guardare, comincia tu a frustare un po’ la troietta” e quindi Paolo procede, conto 5 colpi a tette e pancia della schiava, quando poi le ragazze invitano Paolo a passare lo strumento a me. Mi avvicino a Giulia e gli sguardi inevitabilmente si incrociano, ma non riesco a procedere, per cui mi volto dicendo:

“Scusate ma non riesco proprio ad infierire su una donna” e passo il frustino a Silvia

“Allora sarai tu schiavo a ricevere quello che avresti dovuto dare a lei, ricordi a pranzo quando dissi che >? Forza spogliati!”

“Ha ragione” incalza Jo, mentre guardo Paolo che interviene dicendo “scusate ragazze, propongo di offrire la possibilità di accettare il ruolo spogliandosi o andarsene tornando al Rifugio”

Quindi se non accetto la via di fuga, penso al ruolo di schiavo, guardo Giulia e sento montare un’erezione che inizia a muovere le mani per togliere il primo indumento fino a quando resto completamente nudo. Silvia si avvicina a palparmi sesso e testicoli e rovesciando la pelle dello scroto fa notare quanto sia bagnato per l’eccitazione. Fa notare la pancia piatta ed il petto che mi stringe dai lati venendosi così a formare due “tettine” di seconda con la riga in mezzo. Poi mi fanno avvicinare in piedi al tavolo in pietra, divaricare le gambe per poi piegarmi sopra di esso.

Ora è Jo che chiede a Silvia se nota qualcosa di particolare, ma lei risponde “solo un maschio con le gambe larghe e le palle pendenti”. A sorpresa da dietro arriva la voce di Giulia che è ancora legata agli alberi: “quello che vedo io è che ha un culo e due gambe che sono molto più femminili delle mie”

“e brava la nostra schiava che ha visto ciò che ho visto anch’io da estetista – risponde Jo – una volta depilato già me lo vedo femminilizzato con scarpe decolleté, autoreggenti, un grembiulino minimale legato in vita a coprire l’unica parte maschile davanti, culo rigorosamente nudo perché anche a noi donne piace palpare le chiappe, un reggiseno di compressione che evidenzia le tettine, un giacchino da cameriera corto che evidenzi la pancia piatta nuda, trucco e parrucca, tutto ciò nei nostri pomeriggi del thè con le amiche”

Silvia: “però… che visione, ora invece (rivolgendosi e passando il frustino a Paolo) avresti mai detto che il tuo amico sta qui nudo ed eccitato come una troietta? Ora vediamo se ti va di dominarlo cambiando il rapporto tra voi. Anche tu puoi non farlo e andartene”

La risposta arriva con la prima frustata sul culo e poi avanti su schiena, cosce, e più mirate in mezzo alle gambe sulle palle, tra gli applausi delle ragazze, e pertanto tra me e lui nulla sarà più come prima. Poi viene invitato a prendere possesso dello schiavo: Silvia siede sulla mia schiena per bloccarmi ed allargare le chiappe a scoprire l’ano, Jo provvede a lubrificarlo. Il dolore della mia prima sodomizzazione e tale che inizio a piangere copiosamente, Paolo mi sta sfondando e stantuffa fino a quando gemendo di piacere viene dentro, ed il suo orgasmo scatena l’entusiasmo delle ragazze.

Quando subito dopo ne esce, mentre Jo mi ripulisce l’ano dolorante e un po’ sanguinante con l’acqua gelata, mi ritrovo davanti alla bocca il cazzo di Paolo ancora rigido con residue gocce di sperma e color marroncino. “dai schiavo, apri la bocca, lecca e ripulisci per bene, dopotutto è roba tua” ed è la voce di Paolo. Riluttante per l’odore lo prendo lentamente in bocca, quando una frustata sulla schiena mi incentiva a sveltire la pulizia.

Poi l’iniziazione prevede in ginocchio il giuramento di sottomissione e obbedienza al padrone, il quale ricambia con una pioggia dorata addosso ed in bocca. Poi dopo aver confabulato tra loro, mi fanno distendere a terra: le ragazze mi prendono per le caviglie, Paolo mi prende per i polsi, per poi procedere con il “battesimo” dello schiavo, cioè una tripla immersione del corpo nell’acqua gelata della vasca abbeveratoio.



Tempo dopo



Mi sento a mio agio quando in versione femminilizzata mi aggiro con teiera e vassoio per la serata con le amiche, stasera 4 più le ragazze, totale 6 fiche da leccare per soddisfarle fino all’orgasmo. Mani che mi palpano e due che vogliono il thè corretto maschio, da quando Jo si è inventata questa cosa la detesto, ma devo sottostare. In pratica alzo il grembiulino per mettere a vista il cazzo duro, e la donna lo prende in mano aspettando che produca un goccio di urina nella tazza del thè, poi subito dopo me lo immerge brevemente nella tazza fumante per mescolare i due liquidi. E guardo Giulia nuda sul divano che ogni volta sogghigna, con la sua pancia di 5 mesi.

Le ragazze si erano accordate con Paolo perché convivessi con loro nei giorni feriali e con lui nei fine settimana. Sono lo schiavo maschio che avevano sempre desiderato, per servirle, lavarle, vestirle, gestire il ciclo con il cambio dell’assorbente interno, ma soprattutto aprire la schiava al sesso anale ed orale con uomini. Inoltre, è rimasta incinta come comandato dalle padrone.

Ora quasi tutte le sere Silvia la porta in studio alla presenza di due uomini molto paganti da lei selezionati (esenti da malattie) per assistere e partecipare una visita quasi teatrale di una donna incinta. Sulla poltrona ginecologica, Silvia e poi i maschi iniziano dalla palpazione delle tette, per poi assistere alla visita ginecologica da parte di Silvia. Infine, ormai eccitati al massimo, infilano il cazzo in culo e bocca della schiava fino a venire dentro.



Tempo presente



Ci approssimiamo al fondovalle e avvicinandoci alle abitazioni non è più opportuno che proceda nudo. Ci fermiamo dove c’è acqua: tolgo lo zaino e devo togliere il plug dal culo, per poi lavare entrambi. L’acqua è ovviamente freddissima, asciugo il plug e lo ripongo nello zaino. Sadicamente il padrone mi obbliga a lavare le intimità immergendole seduto nella fredda pozza d’acqua. Mi rialzo e ho un cazzo più congelato che eccitato. Poi mi piscia addosso prima di coprirmi con un gonnellino ed un k-way e procedere fino al parcheggio dove le ragazze sono venute a prendermi.

Mi fanno spogliare nudo nel parcheggio e dopo aver indossato una tuta, salgo con loro in auto ed inizia un'altra settimana.

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