Rocky, secondo capitolo

Scritto da , il 2022-08-28, genere zoofilia

Era ormai un mese che Rocky era entrato a far parte della nostra famiglia:
Lo avevamo preso in un canile quando i miei, dopo anni di continue richieste, avevano ceduto e come regalo per la laurea triennale, mi avevano concesso di avere un cane.
Si erano stupiti e anche un po’ preoccupati, quando, invece di un cagnolino avevo scelto un grosso molosso.
Infatti Rocky era un enorme mastino di una decina d’anni, dal pelo corto, nero come la notte e dagli occhi di brace.
La sua stazza e la sua invidiabile muscolatura facevano ancora più impressione quando eravamo di fianco, io così minuta e longilinea, anche se con delle belle curve e lui alto, massiccio e baldanzoso.
Ma il mio sogno di sempre non era soltanto quello di avere un grosso cane, il mio sogno era di diventare la sua femmina e di farmi montare da lui.
Mi ero presa del tempo per fare in modo che mi si affezionasse e, in effetti, devo dire che ci era voluto pochissimo, oramai stava sempre con me, non mi mollava un attimo seguendomi dappertutto come un’ombra.
E finalmente qualche notte fa, mentre i miei dormivamo nella loro stanza, gli avevo accarezzato il pene e mi ero fatta leccare la passera da lui.
Ero arrivata all’orgasmo in meno di un minuto.
Era stato bellissimo ma adesso non vedevo l’ora che i miei fossero fuori per qualche ora per poter proseguire e arrivare al dunque del mio piano.
Finalmente venne il giorno che aspettavo con tanta impazienza.
I miei dovettero andare a trovare una vecchia zia di papà e sarebbero stati via per tutto il weekend.
Fantastico, non potevo chiedere dì più.
Ma volevo che fosse veramente tutto perfetto.
Così, mentre Rocky sonnecchiava bravo sul tappetino del bagno mi preparai una vasca di acqua calda, con un sacco di bagnoschiuma cremoso e profumato e mi ci infilai per una bella mezz’ora,.
Mi lavai i lunghi capelli e mi misi una bella dose di balsamo in modo che diventassero particolarmente lisci e setosi.
Prima di uscire dall’acqua mi passai le gambe col rasoio in modo da eliminare ogni minima traccia di pelo.
Mi rasai accuratamente anche la passera, anche se sapevo benissimo che a lui sarebbe piaciuta anche pelosa.
Quando uscii dalla vasca la mia pelle era veramente morbida, liscia e vellutata.
Mi asciugai con un morbido accappatoio di spugna mentre mi davo sulle unghie delle mani e dei piedi un costosissimo smalto di Dior rosso carminio, che avevo appositamente comprato per l’occasione.
Spalmai su tutto il corpo con una crema nutriente all’avocado.
Mi guardai allo specchio e sorrisi, soddisfatta per l’immagine che mi veniva restituita.
Piccola ma gnocca!
Mi spostai nella mia cameretta sempre seguita da Rocky.
Aprii il cassetto della biancheria e presi un completo reggiseno e mutandine rosso fiammante di “La Perla” che avevo comprato di nascosto la settimana prima.
Lo indossai, mi stava da dio, il reggiseno tutto di pizzo metteva perfettamente in risalto il mio bel seno, e lo stesso facevano le mutandine col mio culetto, erano degli minuscoli slippini, sempre di pizzo, che da dietro si potevano aprire slacciando una serie di piccoli fiocchetti in raso.
Avevo quasi pensato di comprarmi anche una guêpière, ma mi sembrava esagerato e poi non avrei saputo come giustificarla nel caso che mamma l’avesse trovata.
Il ragazzo avrebbe dovuto accontentarsi.
Ok, ora mi sembrava di essere pronta per la mia prima notte con Rocky.
Lui doveva aver già intuito qualcosa perché si era alzato e mi guardava in modo particolarmente intenso, scodinzolando lentamente con quel moncherino di coda che gli era stato lasciato.
Gli diedi un bacio sulla bocca umida e gli chiedi di aspettare ancora un momento, lui come sempre capì al volo e si mise seduto, uggiolando per la tensione, mentre la punta rossa del suo pisello faceva capolino sotto la pancia.
Controllai che il portoncino di casa fosse accuratamente chiuso, spostai il pouf che stava davanti ai divani e mi sdraiai languidamente sul tappeto.
Rocky arrivò come un fulmine tutto agitato, girandomi attorno e dandomi un sacco di baci e leccate.
Io lo respingevo, spingendolo via con le mani e con i piedi, ridacchiando e facendolo eccitare ancora di più.
Dalla punta del suo pene partivano una serie di schizzi di liquido lubrificante e odoroso che mi colpivano il corpo e la faccia, facendomi eccitare da matti.
Stavamo finalmente arrivando al dunque.
Eravamo entrambi eccitati al massimo così mi tirai su e mi misi a quattro zampe.
Lui mi girò attorno più volte, annusandomi e dandomi dei leggeri colpi col naso, cercando la posizione più giusta e poi finalmente mi saltò su, cercando di montarmi.
Le unghie delle zampe davanti mi graffiarono la schiena e le cosce mentre mi afferrava i fianchi, ma invece che spaventarmi mi eccitarono ancora di più.
I suoi lombi cominciarono ad ondeggiare avanti e indietro mentre sentivo la punta del suo pene che cercava la strada tra le mie natiche per potermi penetrare.
Indossavo ancora le mutandine di pizzo rosso, che ormai erano fradice, sia per i suoi schizzi, sia per la mia eccitazione, così con una mano slacciai ad uno ad uno i fiocchetti in modo da aprirne i lembi e permettere l’accesso alla mia vagina ormai fradicia e pronta ad accoglierlo.
Due o tre tentativi a vuoto e poi lo sentii entrare.
Mi penetrò con una foga pazzesca e cominciò a fottermi come un forsennato.
Io urlavo e godevo allo stesso tempo, ma non riuscì a venire.
Successe tutto troppo in fretta.
Non riuscii quasi a capire cosa stava succedendo che già aveva smesso di scoparmi, ora mi teneva soltanto strettamente con le zampe anteriori, mentre sentivo il suo cazzo gonfiarsi sempre di più e scaricare una serie di getti di sperma bollente dentro il mio ventre.
Doveva essere diventato grossissimo perché lo sentivo premere, aderendo perfettamente contro le pareti della mia vagina.
Sentivo lo sperma caldo fuoriuscire dalla mia patata e colarmi lungo le cosce.
Ci volle un bel po’ prima che riuscissimo a separarci, legati come eravamo dal suo nodo.
Quando finalmente ci separammo lui si mise in un angolo a leccarsi il grosso cazzo, rosso come un peperone e io mi abbandonai sul tappeto esausta.
Dio che roba! Pensai, e non era che il primo round…
(continua)

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