Orgia anale 4

Scritto da , il 2012-09-11, genere bisex

Passò qualche giorno dall'ultimo incontro e dalla mia trasformazione in puttanella, quando una mattina squillò il cellulare; io ero in ufficio ed imbarazzatissimo risposi. Era la mia amica che mi invitava per il pomeriggio, in quanto avrebbe ricevuto una coppia e gli serviva la mia presenza.
Presi due ore di permesso e mi recai da lei.
La coppia non era ancora arrivata e così la mia amica mi fece preparare; andammo in bagno dove aveva preparato il necessarioper farmi un clistere. Mi disse che voleva pulirmi bene il culo e così lei si mise seduta, mi fece piegare sulle sue ginocchia e mi infilò la cannula nel culo. Aprì il rubinetto e subito sentii il liquido caldo che mi invadeva; era acqua e sapone. Dopo qualche minuto ne aveva introdotto almeno
un buon litro ed io mi sentivo premere forte l'intestino; non ce la facevo proprio più e lei mi fece alzare per andare ad evacuare sulla tazza.
Poi volle farmi un altro lavaggio e così la cosa si ripetè fino a quando non espellevo più escrementi.
Mi lavai e lei mi accompagnò nella solita stanza dove però trovai una specie di cavallina e dove lei mi posizionò.
Prese un cordino, e me lo legò intorno ai coglioni; poi fisso il cordino ad un anello in maniera da immobilizzarmi, impedendomi di scansarmi.
Suonarono alla porta; lei andò ad aprire e fece entrare una coppia nella stanza.
A vederli dovevano essere una vera coppia di cui lui sui 40 anni e lei al massimo 35.
Si spogliarono e si posizionarono dietro di me; la mia amica ci spiegò il gioco di quel giorno.
La donna avrebbe preparato la strada al marito che voleva sodomizzarmi, e così iniziò la preparazione, ma non immaginavo come ciò sarebbe avvenuto.
La mia amica prese da un armadio il fallo che già mi aveva mostrato e che ancora non avevo avuto il piacere di provare; era quello a forma di pene di cavallo.
Lo diete alla donna, mentre lei iniziò a prepararmi il culo, massaggiando con ledita, spalmandomi la vasellina e infilando qualche dito, che viste le mie misure, oramai entrava senza aluna fatica. Poi fu la volta della donna e la mia amica rimase lì vicino e mi accarezzava le spalle, facendomi sentire la sua confortevole e rassicurante presenza, come a sorvegliare ciò chestava accadendo, facendosi da garante.
La donna appoggiò sullo sfintere la grossa cappella e iniziò a muoverla per farsi strada.
Era una cappella di forma strana ma ripensandoci, proprio della forma di un cavallo, quindi grossa e storta. Fece fatica ad introdurla e dovette provare più volte, girandola e cercando di trovare il lato più favorevole. All'improvviso, lo sfintere cedette e dietro la possente spinta sentii che la cappella che entrò come risucchiata dal culo.
Rimase qualche secondo e attese che il mio respiro tornasse regolare dopo quello sforzo non indifferente. Una voltà che capii che mi ero abituato all'intrusione, iniziò a far entrare anche parte del tronco fallico, che non ebbe opposizioni, essendo liscio e ben lubrificato. Si fermò solo una volta arrivata al primo punto dove poi il fallo si allargava con uno scalino; inizò così a farlo scorrere stantuffando ed io già ero in preda al parossismo; la incitavo a continare, a spingere sempre più forte, la pregavo di sfondarmi oltre modo.
Anche lei evidentemente si stava eccitando e prese a infilarlo con movimenti lenti ma decisi; lo faceva uscire fino alla cappella e poi lo riaffondava in un solo colpo.
Erano tutti compiaciuti del fatto e tutti mi incitavano a continuare.
Vidi che la donna con una mano si toccava nella peluria e con l'altra manovrava il fallo.
Arrivò il momento di introdurre il secondo tratto;
l'asciò la sua fica grondante e con entrambe le mani
iniziò ad armeggiare in maniera da far roteare il fallo, che quasi mi scavava in cerca di spazio, in cerca di una strada che non conoscevo. Sentivo che la cappella si era appoggiata in un tratto del mio intestino che nessuno aveva mai esplorato. Spinse e mi fece un dolore insopportabile; era entrata ancorà più sù, oltrepassando un secondo sfintere ( così mi spiegò poi la mia amica ) avvicinandosi allo stomaco.
Sentivo nitidamente la misura della seconda parte del fallo che era notevole e che mi stava spaccando il culo, divaricandomi all'infinito.
La pregai di uscire in quanto mi sentivo veramente farcito, ma lei rimase lì ancora per un poco e solo dopo qualche mia imprecazione, iniziò a ritirarsi; lo sentivo tutto, era enorme ma pian piano usciva e la dilatazione del mio sfintere divenne più accettabile.
Infine uscì dal culo, non senza fatica, sempre a causa della cappella deforme.
Io tirai un sospiro di sollievo e il mio cazzo sborrò appoggiato alla cavallina.
Si compiacerono tutti della mia performance e mi spiegarono che evidentemente ero pronto per un fisting profondo.
La donna inizò a spalmarsi il lubrificante sul braccio, si infilò un guanto che le copriva però solo la mano e così si avvicinò per profanarmi dunuovo.
Il culo, rimasto oscenamente aperto, non fece oposizioni e la mano entrò senza fatica. Una volta dentro, la tizia iniziò un lento movimento rotatorio che mi mandò in estasi.
Ululavo e la pregavo di non smettere in quanto il piacere che mi dava era indescrivibile. Sentivo tutto nitidamente e mi piaceva da morire; mai avrei pensato che il mio primo fisting mi potesse piacere a tal punto.
Poi la donna iniziò a spingere e man mano fece entrare l'avanbraccio; fino a li, più o meno eravamo sulle dimensioni del fallo equino, ma lei non contenta, continuò a spingere e oltrepassò il gomito. Non vi dico come era ridotto il mio sfintere; dilatato al massimo, crollava dietro i colpi della donna che di tanto in tanto, con l'altra mano, aggingeva lubrificante sulo sfintere in maniera da lienire il dolore della dilatazione.
Ma continuava a spingere e oramai stava passando la soglia che aveva oltrepassato prima. La sentivo tutta, e mi sembrava impossibile che un braccio mi potesse penetrare ma tanto era che sentivo quasi un bozzo sulla pancia.
Ero in estasi e non capivo più nulla, quando l'uomo mi venne davanti alla faccia e prese a schiaffeggiarmi con il cazzo mezzo moscio.
Dopo essersi indurito, mi prese il naso in maniera da farmi aprire la bocca e me lo infilò fino in gola.
Era un bel cazzo che io stimavo intorno ai 20 centimetri e mi sbatteva in gola non senza causarmi sensi di vomito.
Ma resistetti e cercai di insalivarlo il più possibile; quando lui uscì, presi a leccargli tutta l'asta e appena si avvicinava con la cappella, gli cincevo intorno con le labbra e succhiavo. La cosa evidentemente gli piaceva molto e anche lui emetteva lamenti e sospiri e sbuffava con un toro. Intanto la moglie da dietro usciva e rientrava, affondava del mio culo come un coltello nel burro ed oramai negli affondì più decisi, era arrivata fino alla spalla.
Improvvisamente dopo un affondo deciso, sentii che apriva la mano, cercando di allargare al massimo le dita. Fu una sensazione incredibile e mi sembrava di avere un polpo infilato nel culo. A mano aperta iniziò ad ritrarre il braccio e così le dita strusciavano contro le pareti di quello spazio angusto. Pian piano ritrasse il braccio; io ero come paralizzato tanto che non succhiavo il cazzo del tizio, che però iniziò a scoparmi in bocca.
Lei ritraeva sempre il braccio che oramai era quasi uscito completamente, sempre con quelle dita che sentivo nitidamente; quando arrivò allo sfintere, richiuse le dita e uscì con il pugno chiuso.
Ero in preda ad un orgasmo devastante, il mio cazzo schizzò di nuovo, il pugno uscì con fragore, dal culo fuoriuscirono liquidi e lubrificante, e lo sfintere rimase aperto con le dimensioni del pugno. Mentre la donna raccolse il mio sperma e me lo passava sull'ano, il marito rantolando mi venne in gola, con una tale veemenza, che fui costretto subito ad ingoiare , senza neanche percepire il sapore di così abbondante sborrata.
Svuotato così sia nella bocca che nel culo, mi accasciai; le gambe mi tremavano, ma non potevo adagiarmi a causa del legaccio che mi teneva i coglioni; sentivo dinuovo la sensazione di vuoto nelle viscere, come se mi avessero asportato una parte di me.
I due signori andarono al bagno a lavarsi, si rivestirono e una volta pagata la mia amica, se ne andarono.
Finalmente venni slegato e potei guardarmi i coglioni che oramai erano diventati viola e doloranti.
Il culo era ancora oscenamente aperto, e dolorante e questa volta rimasi sul bidet a lungo con l'acqua fredda per cercare di richiuderlo.
Accasciatomi su un divano, la ia amica venne a congratularsi, mi accarezzava il viso e mi baciava; sentii una mano che scendeva sul mio cazzo che oramai non dava più cenni di vita e non reagiva a quelle carezze. Allora lei si sdraiò e mi chiese di farla godere; inizia a leccarla e subito mi accorsi del suo stao di eccitazione. Era zuppa, bagnata all'inverosimile; il clitoride era diventato un piccolo cazzo e subito lo presi in bocca e lo succhia. Approfittando della sua lubrificazione, avvicinai una mano chiusa a forma di cono e questa volta, in un sol colpo la infilai io.
Le venne ululando e pregandomi di non fermarmi, mi prese il polso e se lo spingeva sempre più in profontità. A questo punto sentivo il cazzo rinascere e lei se ne accorse; lo prese in mano e iniziò a segarlo con violenza e quasi mi faceva male. Lo scappellava e ci sputava sopra, poi lo lasciava e lo afferrava a mano ferma sulla base, cercando che la pelle ricudesse il glande per poi scappelarlo fino a farmenlo dolere. Glielo dovetti togliere dalle mani per non farmelo spellare e mi avvicinai ai suoi seni, versandogli sopra tre schizzi grandiosi di sperma caldo.
Eravamo tra le stelle per il godimento e ci fermammo ad assaporare queela sensazione fino alla fine. Poi ci baciammo e ci salutammo; mi pagò, ancora una volta con cento euro, dandomi appuntamento alla occasione successiva.









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