Una questione di chimica - parte 2
di
SleepLover
genere
saffico
[Genere: Masturbazione, Safico. Lettura: 10+10 minuti]
(Riassunto parte 1: Anna è entrata in contatto con un potentissimo afrodisiaco, ed ora deve gestire le incontrollabili pulsioni che arrivano dal suo corpo...)
Riuscì solo in parte a soffocare i suoi gemiti di piacere. Ansimando, si rese conto che toccarsi guardando le foto di Francesca non era abbastanza. Avrebbe approfittato dello stato di euforia indotto dalla sostanza che aveva creato. Voleva godere fino in fondo in quel paradiso artificiale. Voleva di più.
Ritrovata brevemente la calma, guardò meglio il profilo della donna, per trovare qualche informazione utile. Gestiva una piccola palestra, in cui faceva l’istruttrice di yoga. “Azzeccato”, pensò Anna, ricordando la figura snella ed asciutta di Francesca ed immaginandola contorcersi in maniera provocante. Cercò velocemente indirizzo ed orari della palestra: era aperta. Salutò frettolosamente la figlia e si precipitò in auto. Velocemente, tornò sul posto di lavoro, con il volto paonazzo: evitando lo sguardo perplesso dei colleghi rientrati dalla pausa pranzo, si fiondò nel laboratorio; i ricercatori erano tornati al lavoro, ma il bicchiere con il liquido trasparente era ancora al suo posto. Lo chiuse alla bell’e meglio con della pellicola e se lo portò via. Rientrò in auto, anche se questo significava abbandonare il posto di lavoro in orario di servizio, e tornò a guidare nervosamente, mentre l’eccitazione continuava a montare nel suo corpo, annebbiando la sua mente. Mentre era ferma ad un semaforo, sentì un nuovo orgasmo crescere robusto dentro di lei: strinse le mani sul volante, ma presto non riuscì più a controllare il piacere, e quando lo sentì traboccare nel suo stomaco si contorse sul sedile, mentre dalle sue labbra serrate uscivano gridolini soffocati. Quando riuscì a riprendere il controllo, notò che un pensionato la stava fissando basito dall’auto in coda accanto alla sua. Il semaforo diventò verde, e ripartì in fretta.
Era davanti alla porta dello studio. Guardò il bicchiere che aveva in mano, e respirò a fondo per pensare più lucidamente. La miscela che aveva creato le poteva fruttare dei bei soldi, era una sciocchezza sprecarla. Inoltre, lei amava suo marito, e non aveva mai pensato di tradirlo. E, infine, ciò che voleva fare era, in ultima analisi, illegale. E tutto ciò perché la sua mente era preda dei fumi di una specie di sconosciuta miscela di droga ed ormoni, e non era in grado di pensare razionalment.
Oppure, forse, era solo finalmente libera dalle sovrastrutture della società, che le imponevano stolida fedeltà al marito ed assiduità nel suo umile lavoro.
Si decise: suonò il campanello.
Dopo pochi secondi, Francesca aprì la porta. Giovane, bellissima. “Buongiorno signora, ha un appuntamento?” Anna si prese un secondo per ammirarla. Di nuovo, le farfalle si agitarono nel suo stomaco. Le gettò addosso il liquido dall’odore pungente.
“Ma che cazzo… Se ne vada!” intimò sbigottita Francesca, chiudendole la porta in faccia. Anna, impaziente, si accasciò di fianco alla porta e, accarezzandosi un capezzolo attraverso la maglietta, tuffò la mano sotto la gonna e cominciò nuovamente, con trepidazione, a coltivare il suo piacere. Un altro orgasmo sconquassò il suo corpo; e stavolta, anche se si trovava sul pianerottolo di un condominio sconosciuto, si lasciò completamente andare, assaporando ogni fremito che la percorreva, mugolando forte.
E, subito dopo, mentre Anna si succhiava l’indice bagnato del suo stesso nettare, la porta si spalancò. Francesca non aveva più la maglietta; togliendosela per cambiarla, aveva respirato ancora più a fondo i potenti vapori afrodisiaci. Anna si alzò per andarle incontro e Francesca, senza parlare, la afferrò, tirandola dentro.
I loro vestiti finirono subito sulla moquette dell’ingresso. Anna era già nuda, mentre Francesca aveva ancora le mutandine, visibilmente bagnate. Le forme di Anna avvolsero la figura snella della ragazza, mente i loro corpi intrecciati rotolavano sul pavimento. Anna baciò Francesca sulla bocca, sul collo, sul petto; esplorando il suo corpo con le mani, si lasciava guidare da quella brama irresistibile.
Si fermò supina, godendo dei freschi baci di Francesca sul collo. Mani sicure giocavano con i suoi grandi seni e con i suoi capezzoli sporgenti. Un delizioso solletico si irradiava dal suo petto, su verso il cervello e giù verso il sesso. Lei accarezzava appagata il piccolo culo di Francesca, apprezzandone le forme sode e agili che guizzavano sopra di lei.
Quando sentì le dita sottili della donna dirigersi verso la sua vagina, le afferrò la testa fra le mani e la baciò intensamente. Il suo clitoride turgido, gonfio, assaporava le calde carezze della ragazza, lanciando vigorose scariche di piacere nel ventre di Anna. La sua vagina, ormai inondata da umori scivolosi, accolse quelle dita vivaci contraendosi leggermente, ormai quasi stremata dagli orgasmi di quella giornata. Pochissimi secondi dopo, il corpo di Anna venne squassato da una nuova scarica di godimento: i suoi muscoli si agitavano in preda a spasmi irrefrenabili, mentre dalle sue labbra, unite a quelle di Francesca, uscirono incontrollati forti gemiti di piacere. Non si era ancora ripresa, quando Francesca interruppe le carezze ed il bacio. “Ancora”, mormorò Anna. Era la prima volta che le rivolgeva la parola. Ma Francesca non voleva smettere. La scia di baci le scese lungo il collo, sul seno florido, sul petto, sul ventre. Fece poi una deviazione sull’interno delle cosce. Anna le spalancò. “Ti prego… ti prego…” Francesca si avvicinò lentamente, e lasciò alcuni baci delicati sul clitoride di Anna, ormai fradicio; cominciò poi a leccare, dapprima piano, poi in maniera sempre più decisa. “Continua, continua… CONTINUAAA!” Anna avrebbe voluto che durasse per sempre, ma solo dopo pochi secondi, l’ennesimo orgasmo l’aveva sopraffatta. Francesca tornò a baciarla sulle labbra, con la bocca bagnata di umori dolci. Anna si gustò quel bacio saporito, e con mani tremanti sfilò le mutandine di Francesca. Le portò al viso e le annusò. Erano di una taglia veramente piccola, quasi da bambina. Francesca sorrideva. Poi rotolarono sulla moquette; Anna, che era sopra, cominciò a sfregare la sua figa contro quella della ragazza, premendo la fronte contro la sua e guardandola intensamente negli occhi. Nelle piccole contrazioni dei muscoli di quel viso, nelle sopracciglia che fremevano e nel respiro irregolare, vedeva lo specchio del piacere che, velocemente, montava fra i suoi stessi lombi. Continuarono a strofinarsi con foga, finché il godimento non fu ancora una volta troppo intenso per poter essere controllato, e proruppe, contemporaneamente in entrambe, in un furioso orgasmo.
Continuarono a fare l’amore per molto tempo. Anna era stremata, ma le energie e l’esuberante lussuria di Francesca le davano la forza per continuare ancora, ancora. Finché non si fermarono, abbracciate, sfinite, sulla calda moquette del pavimento.
“Come ti chiami?” le chiese ansimando, dopo alcuni minuti, Francesca.
“Mi chiamo Anna”, rispose lei, riprendendo fiato.
“Quanto durerà questo paradiso?” “Non lo so, ma io sono perennemente eccitata da ore.”
“Hai ancora voglia?” “Sì, tantissima”
“Ho un’amica”, disse Francesca. “E’ bella come te?”, chiese Anna speranzosa.
“Non lo so, ma ora ce l’ho fissa in mente e voglio fare sesso anche con lei. Accetterà, perché è da molto che mi fa il filo.”
“Dobbiamo andare subito”, concluse Anna, baciando la sua fiamma.
(Riassunto parte 1: Anna è entrata in contatto con un potentissimo afrodisiaco, ed ora deve gestire le incontrollabili pulsioni che arrivano dal suo corpo...)
Riuscì solo in parte a soffocare i suoi gemiti di piacere. Ansimando, si rese conto che toccarsi guardando le foto di Francesca non era abbastanza. Avrebbe approfittato dello stato di euforia indotto dalla sostanza che aveva creato. Voleva godere fino in fondo in quel paradiso artificiale. Voleva di più.
Ritrovata brevemente la calma, guardò meglio il profilo della donna, per trovare qualche informazione utile. Gestiva una piccola palestra, in cui faceva l’istruttrice di yoga. “Azzeccato”, pensò Anna, ricordando la figura snella ed asciutta di Francesca ed immaginandola contorcersi in maniera provocante. Cercò velocemente indirizzo ed orari della palestra: era aperta. Salutò frettolosamente la figlia e si precipitò in auto. Velocemente, tornò sul posto di lavoro, con il volto paonazzo: evitando lo sguardo perplesso dei colleghi rientrati dalla pausa pranzo, si fiondò nel laboratorio; i ricercatori erano tornati al lavoro, ma il bicchiere con il liquido trasparente era ancora al suo posto. Lo chiuse alla bell’e meglio con della pellicola e se lo portò via. Rientrò in auto, anche se questo significava abbandonare il posto di lavoro in orario di servizio, e tornò a guidare nervosamente, mentre l’eccitazione continuava a montare nel suo corpo, annebbiando la sua mente. Mentre era ferma ad un semaforo, sentì un nuovo orgasmo crescere robusto dentro di lei: strinse le mani sul volante, ma presto non riuscì più a controllare il piacere, e quando lo sentì traboccare nel suo stomaco si contorse sul sedile, mentre dalle sue labbra serrate uscivano gridolini soffocati. Quando riuscì a riprendere il controllo, notò che un pensionato la stava fissando basito dall’auto in coda accanto alla sua. Il semaforo diventò verde, e ripartì in fretta.
Era davanti alla porta dello studio. Guardò il bicchiere che aveva in mano, e respirò a fondo per pensare più lucidamente. La miscela che aveva creato le poteva fruttare dei bei soldi, era una sciocchezza sprecarla. Inoltre, lei amava suo marito, e non aveva mai pensato di tradirlo. E, infine, ciò che voleva fare era, in ultima analisi, illegale. E tutto ciò perché la sua mente era preda dei fumi di una specie di sconosciuta miscela di droga ed ormoni, e non era in grado di pensare razionalment.
Oppure, forse, era solo finalmente libera dalle sovrastrutture della società, che le imponevano stolida fedeltà al marito ed assiduità nel suo umile lavoro.
Si decise: suonò il campanello.
Dopo pochi secondi, Francesca aprì la porta. Giovane, bellissima. “Buongiorno signora, ha un appuntamento?” Anna si prese un secondo per ammirarla. Di nuovo, le farfalle si agitarono nel suo stomaco. Le gettò addosso il liquido dall’odore pungente.
“Ma che cazzo… Se ne vada!” intimò sbigottita Francesca, chiudendole la porta in faccia. Anna, impaziente, si accasciò di fianco alla porta e, accarezzandosi un capezzolo attraverso la maglietta, tuffò la mano sotto la gonna e cominciò nuovamente, con trepidazione, a coltivare il suo piacere. Un altro orgasmo sconquassò il suo corpo; e stavolta, anche se si trovava sul pianerottolo di un condominio sconosciuto, si lasciò completamente andare, assaporando ogni fremito che la percorreva, mugolando forte.
E, subito dopo, mentre Anna si succhiava l’indice bagnato del suo stesso nettare, la porta si spalancò. Francesca non aveva più la maglietta; togliendosela per cambiarla, aveva respirato ancora più a fondo i potenti vapori afrodisiaci. Anna si alzò per andarle incontro e Francesca, senza parlare, la afferrò, tirandola dentro.
I loro vestiti finirono subito sulla moquette dell’ingresso. Anna era già nuda, mentre Francesca aveva ancora le mutandine, visibilmente bagnate. Le forme di Anna avvolsero la figura snella della ragazza, mente i loro corpi intrecciati rotolavano sul pavimento. Anna baciò Francesca sulla bocca, sul collo, sul petto; esplorando il suo corpo con le mani, si lasciava guidare da quella brama irresistibile.
Si fermò supina, godendo dei freschi baci di Francesca sul collo. Mani sicure giocavano con i suoi grandi seni e con i suoi capezzoli sporgenti. Un delizioso solletico si irradiava dal suo petto, su verso il cervello e giù verso il sesso. Lei accarezzava appagata il piccolo culo di Francesca, apprezzandone le forme sode e agili che guizzavano sopra di lei.
Quando sentì le dita sottili della donna dirigersi verso la sua vagina, le afferrò la testa fra le mani e la baciò intensamente. Il suo clitoride turgido, gonfio, assaporava le calde carezze della ragazza, lanciando vigorose scariche di piacere nel ventre di Anna. La sua vagina, ormai inondata da umori scivolosi, accolse quelle dita vivaci contraendosi leggermente, ormai quasi stremata dagli orgasmi di quella giornata. Pochissimi secondi dopo, il corpo di Anna venne squassato da una nuova scarica di godimento: i suoi muscoli si agitavano in preda a spasmi irrefrenabili, mentre dalle sue labbra, unite a quelle di Francesca, uscirono incontrollati forti gemiti di piacere. Non si era ancora ripresa, quando Francesca interruppe le carezze ed il bacio. “Ancora”, mormorò Anna. Era la prima volta che le rivolgeva la parola. Ma Francesca non voleva smettere. La scia di baci le scese lungo il collo, sul seno florido, sul petto, sul ventre. Fece poi una deviazione sull’interno delle cosce. Anna le spalancò. “Ti prego… ti prego…” Francesca si avvicinò lentamente, e lasciò alcuni baci delicati sul clitoride di Anna, ormai fradicio; cominciò poi a leccare, dapprima piano, poi in maniera sempre più decisa. “Continua, continua… CONTINUAAA!” Anna avrebbe voluto che durasse per sempre, ma solo dopo pochi secondi, l’ennesimo orgasmo l’aveva sopraffatta. Francesca tornò a baciarla sulle labbra, con la bocca bagnata di umori dolci. Anna si gustò quel bacio saporito, e con mani tremanti sfilò le mutandine di Francesca. Le portò al viso e le annusò. Erano di una taglia veramente piccola, quasi da bambina. Francesca sorrideva. Poi rotolarono sulla moquette; Anna, che era sopra, cominciò a sfregare la sua figa contro quella della ragazza, premendo la fronte contro la sua e guardandola intensamente negli occhi. Nelle piccole contrazioni dei muscoli di quel viso, nelle sopracciglia che fremevano e nel respiro irregolare, vedeva lo specchio del piacere che, velocemente, montava fra i suoi stessi lombi. Continuarono a strofinarsi con foga, finché il godimento non fu ancora una volta troppo intenso per poter essere controllato, e proruppe, contemporaneamente in entrambe, in un furioso orgasmo.
Continuarono a fare l’amore per molto tempo. Anna era stremata, ma le energie e l’esuberante lussuria di Francesca le davano la forza per continuare ancora, ancora. Finché non si fermarono, abbracciate, sfinite, sulla calda moquette del pavimento.
“Come ti chiami?” le chiese ansimando, dopo alcuni minuti, Francesca.
“Mi chiamo Anna”, rispose lei, riprendendo fiato.
“Quanto durerà questo paradiso?” “Non lo so, ma io sono perennemente eccitata da ore.”
“Hai ancora voglia?” “Sì, tantissima”
“Ho un’amica”, disse Francesca. “E’ bella come te?”, chiese Anna speranzosa.
“Non lo so, ma ora ce l’ho fissa in mente e voglio fare sesso anche con lei. Accetterà, perché è da molto che mi fa il filo.”
“Dobbiamo andare subito”, concluse Anna, baciando la sua fiamma.
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