Mia nipote Francesca 2.

Scritto da , il 2022-07-27, genere etero

La "casta" mia nipote Francesca, aveva raggirato i suoi genitori che credevano lei fosseancora un'ingenua bambina ed io certamente non potevo e non volevo deluderli aprendogli gli occhi che lei era una grande troietta ma io non potevo digerire di avere sempre dato per scontato la sua ingenuità e così architettaidi uscire di nuovo una sera con lei che subito accettò l'invito e quando c'incontrammo, mi chiese se avevo spifferato la sua seconda e poco casta attività di meretrice. La rassicurai che avevo taciuto tutto con i suoi ma sentivo però il bisogno di vendicarmi con lei, costringendola, per pagarsi il mio costoso silenzio e lei subito tirò fuori dalla sua borsetta un fascio di cento euro ma le dissi che rifiutavo soldi preferendo la merce commerciata da lei: il suo corpo! Non battè ciglio ma mi disse di andare alla sua abitazione dove esercitava ma io presi la strada di casa mia e, appena ci entrammo le dissi con tono duro di spogliarsi tutta e lei eseguì rapidamente poi si sdraiò sul mio letto. mentre mi spogliavo notavo che lei osservava tutto e dapertutto, poi notai anche l'espressione stupita nel vedere che sul comodino mio c'era un bollitore per siringa di tanti anni fa ed io lo conservavo come patetico ricordo del gran dolore che causava quell'ago erto come uno stuzzicadenti quando mi facevano le iniezioni per aiutarmi a crescere.Dopo che mi sdraiai accanto a lei, cominciai ad infilarle due dita nella figa pelosissima ed in pochi attimi lei già sbrodolava umori bagnandomi la mano poi gliela leccai fino a farla schizzare ancora più umori e, dopo averla penetrata scopandola vigorosamente col mio cazzone che la fece strillare di dolore e di piacere insieme, gli scaricai una lunga sborrata e subito dopo che il pisellone si era riavvivato e drizzato, le appoggiai il glande all'ano e lo spinsi dentro con forze e lì le sue urla furono tamponate con la mia mano per non turbare i miei condomini. Quando sborrai di nuovo le dissi che doveva essere altrettanto castigata ed allora la sculacciai fino a vedere il suo gran bel culetto passare dal colore bianco a quello rosso e poi anche violaceo, con i segni della mia mano e di un frustino che usavo quando andavo a cavallo. Poi le dissi che volevo ancora farle provare nuove sensazioni, emozioni ed allora presi dalla cassetta degli attrezzi, le fascette per legare i cavi elettrici e con due le legai polsi e caviglie, impedendole così di potersi muovere ma fu costretta a rimanere immobile, pur avendo bisogno di muoversi e dopo che lei capì che le stavo per fare cose poco simpatiche vedendo che andavo in cucina col bollitore della siringa, si mise a piangere intuendo che avrei usato la siringa proprio con lei ed infatti, dopo che l'acqua bollì, tornai in camera e la spostai a pancia sotto, mettendomi a sedere sulle cosce impedendole di muoversi a scatti e poi subendo il peggio per sua volontà perchè se si spostava mentre le avevo già infilato l'ago sulle natiche, lo stesso ago si sarebbe piegato e poi rotto, lasciandole una sua parte dentro il muscolo costringendomi a portarla al Pronto soccorso dove per estrarre il pezzetto di ago rimasto dentro la natica, avrebbe subito del dolore lancinante! Le spiegai quindi di rimanere ben ferma e, dopo averle frizionato con cotone ed alcool il culetto, le infilai l'ago non con colpo deciso per penetrarla velocemente ripsprmiandole dolore malentamente per farle apprezzare lo spessore del minaccioso ago che glielo feci vedere bene causandole una gran paura ed io gongolavo nel vedere il pallore delle sue guanciotte e così: ZAC! E l'ago penetrò la chiappetta. Glielo lasciai dentro un poco e poi lo estraetti dalla natica destra e di seguito, sempre piano, piano, le forai la sinistra. Estratto nuovamente l'ago, le misi il cazzone in bocca e lei si prodigò a ciucciarmelo ben bene. Me ne venii godendo pazzamente e per concludere la "punizione", le dissi che non la slegavo ancora per farle poi un clistere con una pera da due litri ed una cannula grossa e dura in bachelite. Andai a riempire di acqua molto calda la pera in bagno e poi, senza usare gel o simili le piantai nell'ano la grossa cannula e Francesca strillò pregandomi di smettere la pratica in corso ma io fui irreversibile continuando a mandarle spremendo la pera, tutta l'acqua contenuta. Poi, visto che per me era ancora poca, la riempii nuovamente e Francesca protestò ma la azzittai subito sculacciandola sonoramente. Dopo che si scaricò la pancia ci mettemmo insieme nella doccia e, mentre la baciavo in bocca, le sussurravo all'orecchio che in seguito la avrei chiamata per nuovi giochi da goderci e lei capì subito che il mio silenzio coi suoi genitori aveva solo quel prezzo...conveniente.

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