Io e Mafalda 5

Scritto da , il 2012-08-05, genere etero

Stavo a casa di Mafalda ormai da tre giorni e, escluso uno in cui siamo rimasti da soli, gli altri li abbiamo passati in compagnia di Claudia. Ero spossato e le mie prestazioni ne risentivano in modo netto. Di comune accordo andai via il martedì con la promessa che sarei ritornato il venerdì sera. I suoi genitori sarebbero tornati da Torino il lunedì successivo. Ci sentivamo ogni sera per telefono e, man mano che i giorni passavano, sentivamo entrambi la voglia di vederci.
Arrivò il venerdì e la sera sul tardi mi avviai a casa sua. Le trovai ad attendermi con una certa impazienza, soprattutto da parte di Mafalda. Pensai dipendesse dal fatto che lei mi amava, invece no. Era tesa, alquanto nervosa e le domandai cosa fosse successo. Mi rispose Claudia raccontandomi che, il giorno prima, la signora che abita difronte, l’ha fermata per strada dicendogli che dalla finestra aveva visto alcune cose che succedevano in casa e che le avrebbe riferite ai suoi al loro ritorno. Mafalda cercò inutilmente di negare tutto ma, quando gli fece anche il mio nome e quello di Claudia, dovette cedere all’evidenza. La pregò di non dire niente e lei le rispose che non l’avrebbe fatto se mi avesse riferito una cosa: “Digli a Francesco che io non dimentico.”
Mafalda era terrorizzata che i suoi genitori venissero a sapere del nostro rapporto e, soprattutto, del fatto che c’era pure Claudia insieme a noi. Mi feci spiegare chi fosse questa donna e, dopo aver capito di chi si trattava, tirai un sospiro di sollievo causando la loro sorpresa. Era Nina! Vollero sapere di più e, dopo esserci seduti sul divano con il solito prosecco in mano, cominciai a raccontargli la storia.
Nina è una donna sui trentotto anni, bella signora vedova e senza figli con la quale, un paio d’anni prima, avevo avuto una relazione finita per la sua possessività esagerata. Alta un metro e settanta, fisico asciutto con seni e culo sodi da fare invidia anche a loro due. Chi non la conosce a fondo ne apprezza le sue qualità fisiche e intellettuali ma, nell’intimità, è molto diversa da quello che appare. Molti la corteggiano ma lei non si concede facilmente, è molto selettiva nelle sue scelte e, a parte me, non ho mai saputo con chi altro è stata.
Quando decisi di terminare il nostro rapporto, lei la prese male al punto che, per alcuni mesi, mi tempestava di telefonate. Pensavo che si fosse messa l’anima in pace ora ma, evidentemente, non era così.
- Francesco, adesso che cosa facciamo? – Chiese Mafalda – Se quella dice qualcosa ai miei, mio padre mi caccia da casa. –
- Per non parlare di me! – Intervenne Claudia. – Già non ho un buon rapporto con mia madre, figurati se viene a sapere cosa abbiamo fatto. –
- Sentite, lei ha un debole per me e, se la conosco bene, il modo di farle chiudere la bocca c’è. L’unico problema è convincerla a venire qua. –
- In casa? – Esclamò Mafalda meravigliata.
- Sì! E non solo, dovrò accontentarla nelle sue voglie e, posso assicurarti, che questa sarà l’ultima volta che vedrà il mio cazzo! –
- Vuoi dire che dovrai scopartela a casa mia? –
- Mafalda, lascia fare a me e vedrai che questa storia, entro stasera, avrà la sua fine. Telefonagli e digli che ci sono anch’io e voglio parlargli. –
Prese coraggio e telefonò a Nina che accettò volentieri l’invito a venire. Lei e Claudia erano molto nervose, chiesi se aveva una videocamera e lei mi disse di sì. Dopo avermela data, trovai un posto adatto dove posizionarla in modo da filmare tutto quello che sarebbe successo. Cominciarono a capire le mie intenzioni e si calmarono un po’. Concordammo che avrebbero dovuto lasciarmi da solo con lei mentre le parlavo e non sarebbero dovute intervenire per nessun motivo.
Suonò il campanello e Mafalda si avviò ad aprire la porta. Entrarono in salotto dove io e Claudia eravamo rimasti.
- Ciao Nina! – La salutai.
- Ciao Francesco! – Mi rispose con fare altezzoso. Si sedette al mio fianco mentre Mafalda e Claudia andarono in cucina lasciandoci soli.
- Nina, credi che questo sia il modo giusto per accaparrarti le mie simpatie? -
- Non lo so, ma ho visto che ti dai parecchio da fare in questi giorni. Adesso due alla volta e per giunta ragazzine! –
- Ci hai visto? –
- Sì! E devo ammettere che mi stupisci sempre per la tua resistenza. Ti sei divertito molto!–
- Tu, invece, che hai fatto mentre osservavi? Non dirmi che sei rimasta solo a guardare, ti conosco troppo bene per non immaginarmi tutte le volte che hai goduto insieme a noi. –
- Di cosa ti meravigli, a essere troia fino in fondo me l’hai insegnato tu! –
- Avresti voluto essere al loro posto, vero? –
- Beh… non nego che un pensierino l’ho fatto. –
La conversazione mi aveva eccitato causandomi l’erezione e lei l’aveva notato. Guardava continuamente in basso, doveva averne una voglia terribile e non faceva nulla per nasconderlo. Le presi la mano e l’appoggiai sulla patta dei miei pantaloni, non la ritirò, anzi, l’afferrò energicamente guardandomi negli occhi.
- Sempre duro, sei proprio un porco! –
- Con una troia come te è il minimo che possa fare. – Sbottonai i pantaloni e, in men che non si dica, lo aveva già in bocca. Mi alzai ponendomi difronte a lei seduta, le afferrai la testa con le mani e la spingevo verso di me; la stavo fottendo in bocca infilandoglielo tutto in gola. Colpi violenti, un po’ perché sapevo quanto fosse avida di cazzo, un po’ per la rabbia che avevo in corpo, visto il suo ricatto verso Mafalda. Soffocava, tossiva, le lacrime che le scendevano lungo il viso ma non si tirava indietro. Continuai imperterrito per alcuni minuti a colpi secchi e a fondo mentre con una mano le sbottonavo la camicetta. Sapeva che cosa le avrei fatto e, senza lasciarlo uscire dalla bocca, si spogliò per intero. La presi e la feci mettere in ginocchio, le allargai le chiappe e, in un sol colpo, la penetrai in culo. Gridò dal dolore stringendo con le mani la spalliera del divano, restò ferma un attimo e poi cominciò a dare colpi d’anca all’indietro per sentirlo tutto.
- Dai… è da parecchio che dovevi sfondarmi… fallo brutto stronzo… fammelo sentire tutto… -
Era la troia che avevo lasciato due anni prima, sempre la stessa avida di cazzo. La tenevo per i fianchi e, più ero violento nel penetrarla, più lei godeva. Durò una decina di minuti e, dopo che lei giunse all’orgasmo, le sborrai all’interno del culo. Si accasciò sfinita, distesa supina sul pavimento. Io ero in piedi sopra di lei intento a far uscire le ultime gocce di sperma rimastemi. Mi guardava soddisfatta per avermi costretto a possederla. Pregustava dentro di se i prossimi incontri, forte di quello che aveva visto. Povera scema non immaginava cosa le avevo preparato. Più la guardavo e più mi convincevo che una scopata non bastava, volevo umiliarla di più. Sempre in piedi, con le gambe larghe sopra di lei, presi il cazzo con una mano e l’indirizzai verso la sua faccia. Un piccolo sforzo e una lunga pisciata in faccia. Non era la prima volta che lo facevo con lei, le gustava parecchio e lo dimostrava anche adesso aprendo la bocca a riceverla, a ingoiarne più che poteva, a spargersela sui seni. Le ultime gocce le assaggiò direttamente alla fonte.
Mi sedetti e, mentre lei si dava una ripulita, le dissi: - Credo che basti! –
- Per adesso si, ma avremo altri momenti da passare insieme se non vuoi che i genitori delle due ragazzine sappiano quello che combinate. –
- Nina, non credo che tu possa permetterti di ricattarci ancora. –
- Cosa te lo fa pensare che non lo faccia? –
- Perché adesso sono io a ricattarti! – Rimase stupita dalla mia risposta. Mi alzai, presi la videocamera nascosta e le feci vedere un pezzetto di filmato. – Ora, se non vuoi che ne faccia un dvd e lo faccia girare per tutto il paese, dimentica ciò che hai visto e scordati di me! –
- Sei uno stronzo! E neanche tanto furbo! Non lo metterai in giro poiché è stata ripresa la stanza e, se io dico quello che so, mi crederanno in quanto la riconosceranno. –
- No Nina, la stanza è stata cambiata! Non ci sono i quadri appesi, il divano è stato foderato e alcuni mobili sono stati spostati. Come vedi sono più furbo di quanto credi. –
- I pavimenti! – Esclamò
- Nina… Nina… sono uguali ai tuoi! – Ammutolì sconsolata, capì che l’avevo fregata. L’accompagnai alla porta facendole capire che l’avrei ritenuta responsabile se si venisse a sapere qualcosa riguardo a Mafalda, Claudia e me. Se ne andò.
Entrarono Mafalda e Claudia curiose di sapere com’era andata, le feci un sommario resoconto, pulimmo sul pavimento per bene e andai in bagno a farmi una doccia.
Indossato un accappatoio, andai in salotto e le ritrovai sedute sul divano. Avevano collegato la videocamera al televisore e stavano gustandosi il filmato appena girato. Mi fecero posto in mezzo a loro e Mafalda esclamò:
- Accidenti, in televisione sembri un attore porno! –
- Vero! – Rispose Claudia. Ero imbarazzato, stavano vedendo la scena di quando la fottevo in bocca.
- Deve proprio piacergli il tuo cazzo! Se le riuscisse, ingoierebbe anche le palle. E dire che mi aveva fatto sentire in colpa sta troia!- Continuò Mafalda.
- Chi l’avrebbe mai detto che Nina, la povera vedova, intransigente nel suo comportamento, quella che giudicava tutti dall’alto della sua intellettualità, fosse una grande succhia cazzi! – Intervenne Claudia.
Mi costrinsero a vedere il filmato per intero ed io, imbarazzatissimo, sopportavo in silenzio i loro risolini di divertimento e qualche battuta ironica sulla mia performance. Non nego che vederle così attente mi eccitò di nuovo e non sfuggì ai loro sguardi il rigonfiamento sotto l’accappatoio.
- Francesco, ti sei eccitato a guardarti? – Disse Mafalda indicando all’amica il mio stato. Risero di gusto.
- E’ inutile che ridiate, voi siete eccitate quanto e più di me. Si vede dai vostri capezzoli, duri come non mai. – Infatti, si scorgevano sotto la maglietta. Si guardarono e presero atto che quelle scene ci avevano eccitato tutti e smisero di ridere. Mafalda, prendendomi la testa tra le mani e imitando Nina, disse: - Siii… prendimi…sono la tua troia… - Claudia non fu da meno: - Siii… sbatti anche me… anch’io sono la tua troia. – Si buttarono addosso cercando, ognuna, di afferrare il mio cazzo. Non lo fece apposta, Mafalda, ma un suo ginocchio batté violentemente sulle mie palle. Mi contorsi dal dolore mentre loro due si spostarono indietro.
- Scusami Francesco, non l’ho fatto apposta! –
- Accidenti! Mi hai quasi castrato! – Imprecai. Mi alzai e mi misi a sbattere i piedi per terra per alleviare il dolore. Mafalda mi guardava consapevole di quello che aveva combinato, si sentiva colpevole e imbarazzata. Claudia rimase seduta, immobile a guardarmi. Passarono alcuni minuti poi, passato il dolore iniziale, mi sedetti di nuovo e, rivolgendomi a Mafalda, le dissi: - Non vorrei che tu abbia annullato tutti i nostri presupposti riguardo alla serata. –
- Dio quanto mi dispiace! Ti fa ancora male? – Così dicendo spostò l’accappatoio e prese le palle nel palmo della sua mano. Il cazzo si era ammosciato e lei lo spostò da un lato accarezzandomi delicatamente. Claudia chiese se era il caso di metterci un po’ di ghiaccio, respinsi la proposta e dissi che tra poco sarebbe passata. Si appoggiarono sui miei fianchi cercando di darmi sollievo accarezzando la parte colpita. Avevano la testa posata sul mio petto, le abbracciai e le strinsi a me. Quando il dolore era quasi sparito del tutto gli chiesi di mettersi nude. Lo fecero e si rimisero nella stessa posizione di prima continuando ad accarezzarmi. Il cazzo stava prendendo vigoria e non persero tempo a invogliarlo, Mafalda l’afferrò e, abbassando la testa, cominciò a baciarlo con tenerezza. Claudia la seguì baciandomi le palle. A tratti le loro bocche si avvicinavano quasi a sfiorarsi, le guardavo dall’alto e mi eccitavo sempre di più. Quando le vidi, una difronte all’altra con in mezzo solo il mio cazzo, lo spostai e le avvicinai facendole unire in un bacio saffico di estrema sensibilità. Non erano volgari, erano dolcemente attratte. Le loro lingue s’intrecciavano soavi, le mani cercavano il mio cazzo e l’avvicinavano alle loro bocche e, a intervalli regolari, si dedicavano un po’ a lui e un po’ a loro stesse. Mi sentii un po’ escluso da quel rapporto, presi Mafalda e la feci distendere sul divano cominciando a succhiargli un capezzolo, Claudia mi imitò andando sull’altro. Scendemmo insieme sfiorandogli la pancia per poi inserire entrambi la lingua nella figa. Mafalda gemeva come un’ossessa, due lingue che la leccavano erano una novità alquanto piacevole. Lasciai che Claudia continuasse e mi abbassai verso il buco del culo di Mafalda cercando, con tutte le mie forze, di sfondarla con la lingua. Non ci riuscivo ma le provocavo lo stesso un piacere immenso. Feci distendere a terra Claudia e dissi a Mafalda di mettersi a cavalcioni sulla faccia dell’amica in modo da farle continuare il suo lavoro mentre io mi dedicai alla figa di Claudia. Nella stanza si sentiva un odore acre di sesso che ci inebriava completamente. Stavo inginocchiato per terra a succhiare tutti gli umori di Claudia quando Mafalda si alzò e si posizionò dietro di me. Sentii che mi apriva le chiappe e mi leccava il culo. Ero estasiato da tanta delicatezza e, ogni tanto, poggiava le labbra e succhiava. Allargai le gambe per favorirla e lei, all’improvviso, infilò un dito dentro. Inarcai il bacino per la sorpresa ma, devo ammetterlo, dopo un attimo di esitazione, la cosa mi piacque; non tanto per il piacere che provavo, quanto per l’iniziativa spontanea che aveva avuto. Lasciai che lo togliesse e lo rimettesse dentro alcune volte fino a quando, preso da una sovraeccitazione, presi Claudia, la misi in ginocchio davanti a me e le sfondai il culo dandogli colpi ritmati, senza forzare, in modo da dare a Mafalda il tempo di seguirmi con il dito. Mi piaceva quell’intrusione, mi eccitava ancora di più e Claudia, non accortasi di quello che stava facendo al mio posteriore Mafalda, godeva all’impazzata poggiando la testa per terra e aprendosi le chiappe con le mani per farmi intendere che lo voleva tutto. Mafalda, senza togliere il dito dal mio culo, si abbassò e mise la testa tra le mie gambe iniziando a leccare la figa di Claudia, I gemiti si fecero più frequenti e l’orgasmo la sopraggiunse proprio quando la stavo riempendo di sborra. Sia accasciò in avanti e vidi Mafalda con la faccia tutta bagnata dagli umori dell’amica, era estasiata pure lei. Tolse il dito invasore e, prendendomi la testa, mi avvicinò a lei e cominciò a baciarmi. Sentivo tutto il sapore di Claudia, la leccai e lei fece lo stesso fino a ripulirci del tutto. Mi sedetti per terra appoggiando la schiena al divano, Claudia ancora distesa per terra e Mafalda che ci guardava. Era l’unica che non aveva goduto. Le feci cenno con la mano di attendere un po’ e che non mi ero dimenticato di lei. Volevo solo riprendere un po’ di forze. Ero stremato; prima Nina ora Claudia e avevo molti dubbi sulla possibilità di accontentare Mafalda. La presi e la strinsi a me, rimase ferma appoggiando la testa sul mio petto e con la mano mi accarezzava. Capiva le mie difficoltà ed era fiduciosa nei miei riguardi. Claudia si sollevò e disse: - Dio mio…. Mi fa male il culo! – Ridemmo Mafalda ed io. Rise anche lei e si pose all’altro mio fianco abbracciandomi.
Rimanemmo in silenzio e immobili per almeno un quarto d’ora, fino a quando sentimmo il culo congelato. Ci sollevammo e, mentre io mi stesi sul divano e Mafalda si mise su di me, Claudia si sedette sulla poltrona.
- Claudia, vieni anche tu qua! – Le disse Mafalda.
- No! E’ giusto che Francesco si dedichi a te ora. Io ho avuto la mia parte. –
Si era rattristata, fissava il pavimento senza vederlo, capimmo che c’era qualcosa e ci avvicinammo a lei.
- Claudia che c’è? – Domandò Mafalda.
- Io sono di troppo! Non posso stare sempre in mezzo, voi vi amate e non è giusto che io pretenda di avere la mia parte, non ne ho nessun diritto. – Aveva gli occhi lucidi, una lacrima le scese lungo la guancia fermandosi al bordo del labbro superiore.
- Tu non sei di troppo, ha deciso Mafalda di farti stare con noi. E’ vero che noi ci amiamo, ma è anche vero che ti vogliamo bene entrambi e la tua presenza ci fa piacere. –
- Claudia, credi che se mi davi fastidio ti avrei fatto rimanere qua? Non sono gelosa di te e non m’importa se Francesco ti dedica le sue attenzioni. –
- Mafalda ti voglio bene ma non posso prendermi quello che tocca a te. Era più giusto che poco fa si fosse dedicato a te. –
- Senti Claudia… - Intervengo io. - … se mi sono dedicato a te e non a Mafalda, è stato solo per la situazione in cui ci siamo trovati. In tre non mi metto a giudicare a chi tocca, sono i momenti che decidono chi e cosa. –
- Ero io a dedicarmi a lui e, quindi, era impossibilitato a girarsi verso di me, Vero Francesco? – Mi sorrise con compiacimento ed io la ricambiai. Claudia ci guardò e disse: - Come…cosa gli stavi facendo? –
- Beh… sai… ho pensato che in culo non dovevamo prenderlo solo noi due e… - Mise in mostra il dito medio. Claudia Scoppiò in una risata e l’atmosfera ritornò tranquilla.
Decidemmo di andare a letto ma Claudia pretese di andare a dormire nel lettino di Mafalda lasciandoci la notte tutta per noi.

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