Violata in casa

di
genere
dominazione

Mi chiamo Annamaria, ho 26 anni, sono fidanzata e gestisco un negozio che vende prodotti biologici.
Sono una ragazza particolare perché, pur essendo meridionale al 100%, sembro più un'irlandese per via dei mie capelli rossicci, del mio colorito bianco tendente al rosso quando mi scotto al sole o mi scopro timida di fronte a un complimento inaspettato, del mio fisico "elfico" contraddistinto da una forte magrezza, da due piccoli seni e da un fondoschiena perfettamente "a palla", per molti definito bello e normale, per me visto come un culo enorme!
Nella mia vita ho avuto solo due amori, più un'esperienza tra le due storie che ha un po' segnato la mia vita, e che mi ha portato a essere quella che sono. Ovviamente, un'esperienza di tipo sessuale, atipica, impensabile, profonda e, per me, sconvolgente.
All'epoca dei fatti ero fidanzata con Franco, un ragazzo incredibilmente egoista, abbastanza presuntuoso e totalmente dominante nei miei confronti. Ce lo eravamo contese in due, io e una mia amica, per tanti anni, sin da quando eravamo tutti iscritti a una associazione benefica che, tra le tante cose, aiutava i bambini poveri (o semplicemente abbandonati al loro destino scolastico da genitori super impegnati) a studiare.
Alla fine l'avevo spuntata io, aveva scelto me, anche se ho il sospetto che prima di scegliere avesse effettuato con entrambe la "prova d'amore", e non solo una volta!
Con Franco si può dire che convivevo, nel senso che badavo alla piccola casa che aveva acquistato da poco, cucinavo per lui, lavavo e stiravo per lui, e mi facevo scopare ogni volta che voleva, salvo poi essere rimandata a casa ogni sera perché non stava bene vivere sotto lo stesso tetto senza essere sposati.
In quel periodo conoscemmo Roberto, un nuovo associato che, insieme alla moglie, avevano la passione per tutto quello che fosse bio.
Franco e Roberto andarono subito d'accordo, anche se quest'ultimo era più grande di lui di almeno una decina di anni. Io e la moglie un po' meno, non perché non fosse gentile con me, ma perché non c'era quasi mai con noi.
Mi accorsi quasi subito che Roberto era molto gentile con me, e la cosa mi lusingava tantissimo, visto come mi trattava il mio ragazzo. L'unico fatto era che, essendo molto timida, arrossivo sempre quando lui mi rivolgeva la parola, gli sorridevo troppo spesso e, insomma, mi accorgevo di accettare i suoi segnali più che respingerli.
Una sera il mio ragazzo invitò Roberto e la moglie a casa a cena, e quando mi comunicò la cosa mi sentii stranamente contenta, anche se un po' turbata dalla presenza dell'altra donna.
La serata procedette nel migliore dei modi, anche perché, se mi ci metto, sono brava in cucina; e gli ospiti fecero onore ai miei piatti. Finimmo anche due bottiglie di vino portate da Roberto e per me, che bevevo pochissimo, l'effetto provocato dall'alcol favorì il mio rossore e anche la mia euforia.
Fu così che, a fine cena, ci recammo sul balcone a osservare le stelle col cannocchiale di Franco (ne andava fiero, era una sua passione poter mostrare il telescopio a qualcuno) e lì, mentre Franco aiutava la moglie di Roberto a guardare dall'obiettivo, io mi ritrovai Roberto di fianco che, con fare veramente sfacciato, approfittando della distrazione dei due astronomi, mi posizionò una mano sul gluteo destro avvolgendolo completamente.
Io indossavo una tuta da ginnastica e sapevo che questa, insieme alle mutandine, non opponeva molta resistenza all'invasione manuale. Infatti la mano di Roberto, appropriandosi dell'intero gluteo, finì con lo sprofondare nel mio solco interamente e, non limitandosi a stare ferma, esercitò un moto di trazione verso l'esterno col risultato che, in preda a una confusione ed eccitazione totale, mi ritrovai col culo letteralmente divaricato dalla mano.
Rimasi sconvolta ed eccitata al tempo stesso, temendo che Franco o la moglie, girandosi, scoprissero questa sua manovra, ma al contempo non mossi un muscolo per evitare questa piacevolissima manipolazione.
La cosa durò molto, perché i due non sembravano volersi staccare dal telescopio, mentre io rimanevo appoggiata alla ringhiera senza avere il coraggio di guardare Roberto.
Le sue dita mi invasero tutta e il sapermi così, in balia della sua mano che, a qualcuno posto alle mie spalle, avrebbe offerto la vista del mio sedere spalancato, scatenò tutta l'eccitazione che il vino mi aveva donato.
Resistetti finché le dita non arrivarono al mio sesso, e solo a quel punto mi scossi e, scusandomi, dissi che dovevo andare in bagno.
Roberto, per fortuna, non mi seguì, dandomi il tempo di riprendermi seduta alla tazza mentre un fiotto prolungato di urina faceva defluire parte dell'alcol ingurgitato e, con esso, anche l'eccitazione del tocco proibito.
Mi asciugai con a carta igienica, sobbalzando quando toccai le mie grandi labbra che, per la tensione, erano diventate particolarmente sensibili. Poi, resistendo alla voglia di ripassare più volte la mia mano, mi alzai, mi rimisi a posto le mutandine e i pantaloni della tuta e, fattomi coraggio, ritornai in sala.
Di lì a poco la serata finì e la coppia andò via. Al momento dei saluti, Roberto mi strinse un po' troppo guardandomi negli occhi mentre mi baciava su entrambe le guance, e io gli sorrisi rilassata, abbandonandomi per un attimo tra le sue braccia, cosa che l'uomo dovette percepire immediatamente.
Due giorni dopo Roberto passò dal negozio e mi chiese se l'indomani, che era sabato, volessimo andare a casa loro invitati a cena.
Io risposi che saremmo stati lieti di farlo, anche se non potevamo andare subito a perché Franco arrivava tardi da un incontro di lavoro; e io, approfittando di ciò, dovevo passare l'intero pomeriggio a mettergli a posto la casa. Potevamo solo arrivare per le nove di sera, visto che Franco doveva rientrare alle 8 e 30.
Il giorno dopo, mentre ero impegnata con le pulizie della casa di Franco, sentii squillare il cellulare e, rispondendo, sentii all'altro capo Roberto che mi chiedeva se potesse passare per un saluto. Lì per lì non seppi cosa rispondergli e, con stupore, sentii la mia voce rispondergli di sì.
Appena chiusa la telefonata sprofondai nella confusione più totale: cosa gli avrei detto? Cosa mi avrebbe detto? E, soprattutto, cosa avrebbe fatto?
Scappai in bagno e mi guardai allo specchio: un mostro! Mi lavai la faccia e poiché l'eccitazione sortiva sempre il solito effetto su di me, feci pipì e, già che c'ero, mi lavai accuratamente senza provare a pulirmi solamente con la carta igienica.
Ma cosa stavo architettando?
Mentre mi stavo tirando su i soliti pantaloni della tuta, sentii squillare il campanello e, inciampando per la fretta, mi precipitai ad aprirgli il portone.
Roberto salì in fretta le scale e, appena entrato, mi porse una piccola scatola di cioccolatini, cosa che mi fece un piacere immenso e, al tempo stesso, aumentò la mia confusione.
Lo feci accomodare in salotto, sul divano, scusandomi dello stato della casa e, soprattutto, del mio stato, visto che non pensavo di ricevere visite.
Lui mi disse di non preoccuparmi e poi, con noncuranza, mi chiese se Franco fosse andato all'incontro.
La conferma dell'assenza del mio fidanzato parve rallegrarlo e, al contempo, fargli assumere la posa di un grosso gatto alle prese con un piccolo topolino.
Sapevo di avere i minuti contati e l'impazienza dell'attesa della sua azione mi stava snervando. Chiesi se voleva un caffè e, senza aspettare risposta, mi diressi verso la cucina per prepararlo. Ma qui mi sentii afferrare da dietro e stringere fra le braccia, mentre la sua bocca mi diceva che non era per il caffè che era passato.
Poi la situazione precipitò!
Provai a divincolarmi, gli chiesi di smetterla, cercai di sfuggirli ma finii in un angolo e lui mi fu subito addosso. Mi ritrovai portata quasi di peso sul divano, con le mie gambe che scalciavano in aria come fanno i bambini piccoli e distesa su di lui in modo che il mio capo poggiasse sulle sue gambe. Mi teneva entrambi i polsi con la mano sinistra, mentre con la destra immobilizzava il mio corpo recalcitrante che cercava, divincolandosi, di sfuggire alla sua presa. Poi avvicinò il suo viso al mio che, come da copione, aveva gli occhi totalmente chiusi, e mi baciò.
Mi sentii debolmente dire un no poco convinto, che man mano che si ripeteva diventava sempre meno convinto e meno udibile, anche se gemendo continuavo a muovermi a destra e sinistra e a tirare le braccia per liberarmi dalla sua morsa. Le sue labbra schiusero le mie e, mentre mi opponevo, mi sentii invasa da un bacio profondo, totale, assolutamente insperato e, almeno in questo stato, assolutamente non accettato.
Mi baciò furiosamente mordendomi le labbra mentre le sue mani scendevano sui miei seni e, da lì, si spingevano verso i miei pantaloni. Mi sentii il sesso esplorato, come se Roberto avesse voluto prenderne possesso e, gridando, scalcia furiosamente dimenando i fianchi, col risultato che, allargando le gambe, mi sentii totalmente afferrare l'inguine dalla sua mano. Tutto il mio pube era stretto tra le sue dita, mentre continuavo a ricevere un bacio che sembrava non finire mai.
La sua mano strinse ancora più forte fino strapparmi un gemito, poi si infilò sotto l'elastico della tuta e, senza entrare nelle mie mutandine, prese a torturarmi la vagina accarezzandone i lati tra labbra e cosce, con le dita che si intrecciavano ai peli che fuoriuscivano dal bordo delle stesse e che mi strappavano ansiti improvvisi. Questo gioco durò tantissimo, e sempre con la sua bocca incollata alla mia e le lingue intrecciate come due serpenti.
Anche se mi opponevo a quella che reputavo una violenza sessuale, mi accorgevo di essere bagnatissima e sapevo che Roberto se ne era accorto, perché ogni tanto passava la mano sopra le mie mutandine che, a quel punto, erano veramente fradice.
Non ce la facevo più, cercavo di prendere aria e di resistere alle ondate di piacere che scuotevano la mia pancia.... E poi gridai, più per la fine dell'attesa che per la sorpresa, quando le sue dita entrarono dentro le mutandine e, con una sicurezza granitica, dentro di me!
Roberto riprese a baciarmi e a masturbarmi lentamente ma con forza, mentre io non riuscivo a evitare di contorcermi sotto di lui, come una lucertola presa al laccio. Sentivo il mio sesso infuocato e lanciavo gemiti ogni qualvolta le sue dita mi penetravano, sempre più a fondo, sempre più numerose!
Mi stava scopando con la mano, e a nulla valeva che, a intervalli sempre più lunghi, gridassi il mio no.
Poi, mentre sentivo colare le lacrime sulle mie guance, mi sentii sollevare, riscaraventare inginocchiata sul divano e lì inchiodata dalla mano di Roberto stretta intorno alla mia nuca, mentre con l'altra mi abbassava i pantaloni e le mutandine di quel tanto che bastava per denudare il mio culo.
Provai nuovamente a farlo smettere, gridando che mi faceva male e che così non volevo che mi prendesse, ma Roberto era sordo alle mie suppliche, preso com'era dalla frenesia di denudarsi il membro e di metterlo dentro di me.
Tentai per l'ultima volta di liberarmi, ma uno schiaffo di Roberto sulla chiappa destra e la sua stretta ancora più forte al collo mi fecero perdere le ultime energie volte a una resistenza che sapevo persa in partenza.
Con ancora l’eccitazione dello schiaffo, nonostante il bruciore che s’irradiava su quella parte esposta del mio culo, mi sentii disporre al meglio sul divano, allargare le gambe e, col capo che toccava i cuscini, Roberto armeggiò dietro di me allargandomi il sesso col suo uccello e, constatando che comunque ero ben bagnata, mi penetrò con uno slancio così forte che non potei fare a meno di gridare dal dolore.
Percepivo la grossezza del suo pene dalle fitte che la mia vagina mi trasmetteva mentre il suo membro si faceva strada in me, poi non sentii più nulla perché Roberto prese a sbattermi con una velocità e una forza incredibile, mentre con una mano continuava a tenermi inchiodata al divano e l'altra la usava per evitare che i miei fianchi ondeggiassero troppo.
Ero avvilita, umiliata dal suo atteggiamento: mi stava scopando come un violentatore, con pantaloni e mutandine abbassate di quel tanto che bastava per favorire la penetrazione, senza nessun preliminare, nessuna carezza, nessuna attenzione.
Le sue spinte si fecero sempre più violente e gridavo ogni volta che il suo cazzo urtava contro la fine della mia fica entrando, data la mia posizione, mai perfettamente dritto ma saettando a destra e a sinistra, verso l'alto e verso il basso, a volte roteando in modo tale da allargarmi al massimo l'apertura.
Ormai avevo smesso di piangere e di gridare, e ansimavo solamente in preda a una eccitazione crescente che mi faceva ancor più star male, perché mi sentivo come se avessi in qualche modo accettato la sua violenza e, anzi, la volessi io per prima.
Si sentivano solo i suoi ansiti, i miei lamenti e il rumore del suo cazzo che sbatteva dentro la mia fica umida, emettendo un rumore che veniva amplificato dalla posizione che mi aveva fatto assumere.
Poi di colpo uscì dalla mia vagina e, senza darmi il tempo di riprendermi, mi capovolse sul divano e, tenendomi le gambe alzate con i pantaloni e le mutande sempre lì, mi piegò sotto di sé e sprofondò nuovamente in me.
Prese così a martellarmi come un ariete, ruotando le anche mentre mi penetrava e spingendo il suo pene al massimo nella mia vagina.
E io persi totalmente il controllo di me...!
Venni nel giro di pochi secondi, gridando questa volta dal piacere, mentre Roberto mi spronava con parole irripetibili e, con forza sovrumana, mi spingeva così in profondità la sua mazza da farmela sentire immensa al mio interno.
Continuò a martellarmi come un indemoniato, mentre io gemevo forte sotto di lui, torturandomi con le dita il buchetto dell'ano per accrescere il mio piacere (o il mio dolore....).
Anche questa volta smise di colpo, uscendo totalmente da me e inginocchiandosi tra le mie gambe.
Senza darmi il tempo di capire cosa stese facendo, mi ritrovai la fica dentro la sua bocca, mentre la lingua si faceva strada verso il mio clitoride. Gemetti quando lo sentii snidato dalla sua lingua, ma gridai dalle fitte di dolore e piacere quando lo prese tra le sue labbra e cominciò a succhiarmelo come un aspirapolvere impazzito. Mi sollevai come un'epilettica, sbattendogli la fica in faccia, sempre con quelle labbra attaccate alla mia vagina come una ventosa crudele, ma non riuscii a farlo staccare da lì, mentre sentivo il mio corpo arrivare nuovamente al punto di non ritorno.... Un nuovo, potente, profondo orgasmo mi sconquassò, mentre la sua lingua beveva i miei umori e le sue orecchie si riempivano delle mie grida d'estasi.
E tutto questo senza avermi tolto né pantaloni e né mutandine!
Non ebbi nemmeno il tempo di calmarmi che subito mi ritrovai distesa sul divano mentre Roberto, girando dal alto della testa, si mise a cavalcioni della mia faccia, facendo penzolare il suo pene gonfio e la sacca delle palle direttamente sui miei occhi.
Provai a spostare la testa prima a destra e poi a sinistra, ma il pene mi schiaffeggiava il viso, mentre le palle sbattevano sul naso, sugli occhi, sulle guance con rumori sordi. Infine fui costretta a prenderlo in bocca, mentre lui spingeva fino a soffocarmi.
Cominciò a scoparmi in bocca, togliendomi il respiro, mentre la tua testa riaffondava tra le mie cosce che muoveva in un dondolio continuo avanti e indietro, facendo strisciare la lingua per tutto il solco perianale soffermandosi per lunghi istanti a leccarmi prima la, poi tentando la penetrazione dello stretto buchetto dell’ano.
Non ce la facevo veramente più, ero stremata ma, al contempo, super eccitata: il mio ragazzo non mi aveva mai scopato così brutalmente e totalmente, facendomi sentire un giocattolo sessuale volto al suo piacere come stava facendo Roberto con me. Mi sentii svenire al pensiero di Franco che, se mi avesse visto in questo momento, non avrebbe riconosciuto la sua dolce e timida ragazza. E, di conseguenza, pensai a quel che sarebbe stata la serata a casa di Roberto, con che faccia avrei socializzato con la moglie sapendo come il marito mi avesse chiavato quel pomeriggio… E mi sentii morire dalla vergogna!
Ma in fondo non era colpa mia: Roberto mi aveva violentato.... O no? Forse non avevo reagito abbastanza decisa alle sue brame, forse potevo fare di più per impedirgli quel che mi stava facendo.
E mentre la mia mente era occupata in questi pensieri e il mio sesso invaso dalla lingua di Roberto, mi ritrovai a succhiare quel membro turgido con golosità, inebriata dal profumo di uomo che sprigionava e da cosa gli stessi facendo provare.
Questa posizione durò poco e, tosto, mi ritrovai nuovamente inginocchiata sul bordo del divano, con Roberto che mi teneva per entrambi i glutei e, spalancandomi il culetto, mi inseriva il cazzo senza guidarlo in quel che era ormai una vagina molto spalancata e interamente allagata. Anche questa volta la penetrazione mi lasciò senza fiato, presa tra il fastidio quasi doloroso di avere le chiappe aperte al massimo e questo uccello largo che entrava e usciva torturandomi le labbra interne del sesso. E mentre mi scopava, Roberto cominciò a schiaffeggiarmi i glutei, sempre più forte, sempre più velocemente, strappandomi grida di dolore e di piacere insieme.
Quando la gragnuola di manate arrivò al parossismo comincia a gridare senza smettere, con il culo in fiamme arrossato di sicuro all'inverosimile, mentre il suo cazzone mi teneva inchiodata al divano.
Dopo cinque minuti di quella scopata infernale Roberto smise di colpo e si ritrasse da me, lasciandomi tremante distesa sul divano, con la pelle dei glutei che bruciava per la tortura cui era stata sottoposta e il sesso semiaperto in attesa di quel che poteva ancora succedere.
Dopo pochi secondi il mio torturatore venne a sedersi vicino al mio viso e, quasi teneramente, prese a baciarmi con una dolcezza decisa che mi rassicurò in parte. Risposi al suo bacio, dapprima timidamente e poi, accorgendomi ormai che ero passata dalla parte della violentata a quella dell'amante di giochi erotici spinti, con sempre più coinvolgimento.
Fu così che Roberto, dopo avermi coccolata per un po', si distese sul divano e, dopo avermi finalmente tolto i pantaloni e le mutandine, nonché anche la maglietta e il reggiseno, mi fece cenno di salirgli sopra per cavalcarlo, cosa che prontamente eseguii.
Iniziò così l'ultimo atto di quel pomeriggio di sesso infuocato, con Roberto che mi stringeva i seni fino a strizzarmeli dolorosamente nel palmo e il suo pene che mi sondava senza tregua, baciandomi e leccandomi il viso mentre io gemevo perduta tra dolore alle tette e eccitazione nel mio ventre. E questo finché Roberto non pensò bene di aggiungere a tortura altra tortura, prendendo a sondarmi l'ano dilatato dalla posizione con le dita, mentre io cercavo di impedirglielo.
Ma anche questa volta avrei perso la partita!
Scopata dal suo membro, penetrata dalle sue dita, con i seni compressi a turno e i capezzoli strizzati e la lingua avvinta alla sua, mi feci trasportare verso il terzo orgasmo del pomeriggio. E mentre venivo con le mai appoggiate al suo torace, gli occhi sbarrati e la bocca spalancata in un gemito da bestia ferita, Roberto smise di torturarmi e contemplò il mio venire di donna, regalandomi gioia e vergogna in egual misura.
Infine, mentre ancora ero pervasa dagli ultimi effetti dell'orgasmo, lo sentii spingere più in fretta e gemere forte, finché non mi sollevò di peso strappandomi dal suo membro ed eruttando sulle mie chiappe e sulla mia schiena il seme del suo orgasmo.
Rimanemmo abbracciati così, mentre il suo cazzo si ritirava e le mie gambe smettevano di tremare, mentre fuori il sole cedeva il posto alle prime ombre della sera.
Pensai al mio ragazzo, pensai a sua moglie, pensai a lui e a me e, per la prima (e l'ultima) volta in vita mia, fui contenta di essere stata violata.
Quel che sarebbe successo durante la cena sarebbe stata un'altra storia.



scritto il
2021-12-10
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