La frusta e il corpo (la punizione)

Scritto da , il 2012-05-05, genere dominazione

Me lo stavo meritando. Ero nuda, completamente nuda come era giusto che fosse, bocconi sul letto. Ma non ero legata. Non ce ne era stato bisogno. Si lega qualcuno per forzarlo a subire qualcosa che non vuole subire, ma qui ero stata io a chiedere la giusta punizione.

Neppure il mio analista era riuscito a convincermi che avevo le mie giustificazioni.

Ma l´ultimo tradimento era stato il peggiore, come durata e per la persona con cui era stato perpetrato. Non puoi tradire tuo marito con quello che se non e´ proprio un amico e´ almeno un collega di lavoro, una persona che lui incontra praticamente tutti i giorni, con cui conversa, scherza, parla di lavoro, di sport, di...donne perfino. Le ferite che una storia del genere lascia in tutti i protagonisti sono troppo profonde per essere superate con un chiarimento, delle spiegazioni, delle scuse.

Quando e´ stato chiaro che per l´altro la nostra non era la storia della vita come credevo che fosse per me, ho dovuto accettare la fine dell´illusione, il ritorno alla realta´.

E se lui, mio marito, mi avesse cacciato di casa? Poteva farlo, un adulterio, ammesso, con un collega, sicuramente conosciuto da altre persone del loro posto di lavoro (eravamo stati visti insieme piu´ di una volta, ma allora non mi importava, non pensavo al poi...) e´ troppo duro da sopportare.

E allora conoscendo il mio uomo da una vita, sapendo cosa gli piace, cosa lo eccita, valutando il suo voyeurismo e il suo ben mascherato sado-masochismo, mi sono offerta come vittima sacrificale. So che ben nascosti nel suo PC ci sono filmati di donne legate e frustate e che in passato ha inviato le mie foto nude di 30 anni fa a siti voyeuristici.

"Ok, sono colpevole, mi dispiace del dolore che ti ho creato. So quanto ti costera´perdonarmi, se mai riuscirai a farlo. Ma puoi punirmi come vuoi, anche frustarmi, se serve..."

Rivedo il suo sguardo incredulo, il suo incerto: "Ma sei sicura?".

Ero decisa, "Si, sono sicura. Una sola condizione, cerca di non lasciarmi segni". Infatti so che lo scudiscio comprato in nord Africa anni fa, che tiene gelosamente nel suo ufficio, li lascerebbe di certo.

Ora sono qui, nuda e sdraiata sul letto e sto subendo la punizione. Ha in mano una cintura scelta accuratamente: e` larga almeno 6 centimetri, fa molto male ma lascia solo delle larghe strisce rosse sulla pelle.

E queste strisce dopo 25 cinghiate sono ben visibili, lo so, sulla mia schiena e sulle mie natiche che sono rosso fuoco. Qualche colpo e´arrivato anche sulle cosce. Ma non ho lanciato un solo grido, ho soffocato la sofferenza fisica nel cuscino che ho sotto il viso. L´ altro cuscino, quello sotto il bacino, serve solo a sollevare il mio sedere per renderlo piu´facilmente raggiungibile dalle cinghiate.

Non mi ha detto quante me ne somministrera´, sta semplicemente andando avanti con lunghe e meditate pause fra una frustata e l´altra. Alla trentesima mi sfugge un lamento: capisco subito che e´ cio´ che aspettava di sentire. Infatti il ritmo delle frustate aumenta e pure la forza che ci mette. Ora urlo a ogni colpo, anche perche´ormai sono tutti sul sedere; alzo la testa e muovo il culo come per toglierlo dalla traiettoria del colpo, senza riuscirci e nello stesso tempo espongo il l´ ano e in parte la fica. Questo lo eccita e colpisce sempre piu´forte, contando ogni colpo ad alta voce; arrivato alla quarantacinquesima cinghiata si ferma.

"Sei rossa come un peperone", penso che basti.

"Si" mormoro "penso anche io..."

Sento che sta scattando delle foto ricordo, immortalando il mio posteriore e la mia schiena con i segni della punizione. Poi subito dopo mi monta da dietro, in entrambi i buchi, lasciando il culo per ultimo. Non usa alcuna delicatezza, e´ anche questa una punizione, ma vedo il mio dolore come una catarsi.

E quando, stremato e dopo essermi venuto nel culo mi abbraccia da dietro e mi stringe i seni con forza, il suo "Ti amo!" suona quasi vero. Le fondamenta della nuova costruzione sono state impiantate...

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