Sottomissione innata - capitolo 7 (Finale)

di
genere
dominazione

Mi trovavo all’interno del locale di Ruben, una discoteca anni ’90 ristrutturata con splendidi interni in legno e in pietra, poltrone, divani e tavolini ovunque, una pista da ballo e un banco bar. Ero chiusa in una gabbia metallica, proprio al centro della pista da ballo, impossibilitata a muovermi…di fronte a me nella parte alta della gabbia si balenò un signore con una barba folta: sembrava bello grosso, sui 50 anni e con indosso una canotta bianca.
“Ciao troia! Io sono Bruno e oggi farai una approfondita conoscenza di tanti cazzi!!! Ma prima… dobbiamo controllare la merce”. Così dicendo iniziò a lasciar colare la saliva sul mio volto, sulla bocca, sulla lingua e sugli occhi, al punto che non riuscivo a veder nulla. Sentivo mani ovunque: la lenza legata ai capezzoli veniva tirata, i pizzichi si moltiplicavano su cosce, natiche e fianchi. Altre dita, di mani sempre diverse, penetravano vagina e ano, spingendo in profondità e, contemporaneamente, stirando per allargare i fori. Ero incredibilmente bagnata e tutti quei porci intorno a me se ne rendevano conto e inveivano con insulti di ogni tipo:
“Troia!!…cagna in calore! ...zoccola!!!…”
Bloccata in quella posizione, estremamente eccitata e al centro delle attenzioni di tutti, mi contorcevo contemporaneamente dal piacere e dal dolore, palpeggiata e torturata da lenze e mani. Bruno rappresentava perfettamente il capobranco e lo dimostrava guidando il gruppo di uomini:
“Basta così! Adesso deve lavorare lei…slegatela e aprite la gabbia!”
Non appena fui libera, mi asciugai gli occhi e potei vedere meglio Bruno, un omone sovrappeso e peloso di circa 190cm di altezza; il bastone che aveva tra le gambe doveva essere lungo almeno 25cm e appariva anche più grosso dei dildo che fino a quel giorno avevo utilizzato. Nel frattempo, Ruben e Diego erano seduti in disparte e si gustavano la scena masturbandosi lentamente.
Bruno mi tirò fuori dalla gabbia afferrandomi per i capezzoli e avvicinando la sua bocca al mio viso:
“A quattro zampe troia! Se solo ti azzardi a metterti in piedi senza permesso ti allarghiamo il culo e ci facciamo entrare un portaombrelli! Ora, quello che devi fare è prendere con la bocca un preservativo dalla cesta e consegnarlo al primo cazzo che ti dovrà sfondare…una volta che lo soddisfi passi ad un altro. Se fossi in te partirei da quello più piccolo”.
Mentre prendevo posizione, Bruno colpiva il mio sedere con una manata, forte quasi da far tremare le pareti della sala; tutti si misero a ridere contribuendo alla mia pubblica umiliazione.
Finalmente potevo vedere in modo chiaro quella decina di uomini che mi circondava e che a colpo d’occhio erano veramente dotati.
Presi un profilattico in bocca e mi direzionai verso quello che sembrava l’individuo meno dotato, tuttavia già dopo un primissimo approccio, le dimensioni risultarono ben più importanti rispetto a quello che avevo immaginato.
Iniziai con un pompino ai piedi di un divanetto sul quale si era accomodato. Subito dopo, altri due uomini mi sollevarono da terra prendendomi per le braccia e per le gambe, uno a destra e uno a sinistra, in modo da farmi scopare la bocca senza impedimenti: mi sembrava di essere un ariete che butta giù un portone. Non potendo usare le mani ed essendo alla mercé di quei due energumeni, cercavo di frenare il movimento con le labbra strette intorno al suo pene, però man mano che scorreva il tempo, sentivo che il suo uccello entrava in gola spingendosi sempre più in profondità.
Lacrimavo a non finire quando poco dopo mi riposero a terra, mentre l’uomo di fronte a me metteva il profilattico. Nel giro di pochi secondi lo sentii entrare da dietro con piccole penetrazioni successive come a volermi godere a lungo e lentamente… eh si, “lentamente”! e ce n’erano altri 9 in fila! Un altro prese il suo posto sul divanetto, così mentre uno mi scopava la fica l’altro si faceva spompinare. L’intensità con cui lavoravo con la bocca era fortemente condizionata dal piacere generato da quei cazzi, per cui ogni tanto mi ritrovavo quasi a soffocare con l’uccello completamente in gola. Andammo avanti così per almeno due ore: metà degli uomini avevano già riempito un profilattico, che poi era stato appeso a uno dei fili con cui ero stata legata precedentemente: era diventato una specie di stendino con tanto di mollette…chissà che cosa avevano in mente di fare quei porci con tutto quello sperma.
Non ce la facevo più, a furia di stare in quella posizione le ginocchia mi dolevano non poco!
“Alzati in piedi cagna! Mettiti su quella poltrona a testa in giù!”
Finalmente mi sollevai e quindi sotto la guida di Bruno fui fatta posizionare con la testa sul sedile, la schiena sullo schienale e il sedere rivolto verso il soffitto: i miei buchi erano completamente esposti a tutti i presenti in sala.
“Guardate come lo spacco di questa cagna rimane bello aperto…certo dopo due ore di cazzo!!!”
Ridevano tutti, mentre Bruno infilava un numero crescente di dita nella mia passera.
“Forza! adesso dobbiamo allargargli il buco del culo…Franco, ficca due dita qui e tira!”
Bruno da una parte del divano e il tizio di nome Franco dall’altra parte, avevano infilato ciascuno due dita nel mio sedere e tiravano in direzioni diametralmente opposte stirando e slabbrando il foro. Mi sentivo sempre più aperta, e quando le dita divennero tre e poi quattro cominciai a sentire dolore. Non appena decisero che più di quello non si poteva fare, arrivò Ruben con un pacchettino:
“Metteteci questo dentro!”
Si trattava di un piccolo panetto di burro. Allargarono di nuovo le mie chiappe aprendo bene il mio buchetto e inserirono il burro all’interno.
Sentii immediatamente il freddo del burro, evidentemente appena preso dal frigorifero, poi la sensazione divenne fastidiosa: lo sentivo sciogliersi dentro e provavo una spiacevole e continua voglia di defecare. Era questione di tempo e mi ci sarei abituata. Subito dopo mi tapparono il sedere con un enorme plug che aveva fatto fatica ad entrare, strappandomi diverse urla e qualche lacrima di dolore.
Quindi ripresero le danze, nuovamente a pecorina, con un cazzo in bocca e il sesto uomo che mi scopava.
Il piacere era aumentato a dismisura; il culo pieno di burro e il plug, che con il suo notevole ingombro faceva aumentare la pressione dell’uccello che viaggiava dentro di me, rendevano tutto molto più intenso. E così anche la mia sensibilità era lievitata tanto da farmi venire a ripetizione:
Bruno mi prese per ultimo, cazzo quanto lo sentivo! forse era quello più grosso di tutti…e da un certo momento in poi mi stava facendo venire ad ogni affondo! Si divertiva a penetrarmi completamente e a massaggiarmi prendendo le sue palle e sfregandole sulle mie labbra grondanti di tutto quello che avevo prodotto fino a quel momento. Finalmente anche Bruno arrivò all’orgasmo, mentre io mi ero accasciata a terra nei miei stessi umori, sconquassata dal piacere, stanca e dolorante.
Fortunatamente facemmo una pausa per mangiare qualcosa, si era fatta ora di pranzo e dovevamo rimetterci tutti in forze. Così mentre ci ricomponevamo, con grande eccitazione potevo ammirare appesi nello stendino i dodici profilattici pieni: ai dieci che mi avevano martellato per tutta la mattinata, si erano aggiunti anche quelli di Diego e Ruben masturbatisi fino all’orgasmo.
Pranzai impacciata, con il culo ripieno di burro e tappata con il plug anale che mi teneva costantemente piena e aperta. Breve siesta pomeridiana e poi ripresero nuovamente a sfondarmi, questa volta il culo!
Mi fecero posizionare sul medesimo divanetto, con il sedere rivolto verso l’alto.
La rimozione dell’enorme plug anale fu complicata e parecchio dolorosa: lo sfintere era rimasto aperto per diversi minuti, tanto che Ruben si era avvicinato con una macchina fotografica per scattare qualche foto:
“Queste le mettiamo in rete!”
Tutti e dieci gli uomini avevano già il cazzo in tiro: avremmo sicuramente fatto notte e probabilmente non sarei stata capace di sedermi per una settimana. Quando il primo di loro prese l’iniziativa e si accingeva a penetrarmi, Bruno lo bloccò:
“Calma! con calma… abbiamo tutta la sera e anche la notte per incularci questa cagna. Ho pensato che forse sarebbe stato divertente organizzare un gioco…”
La cosa mi preoccupava non poco, perché dal primo istante che vidi Bruno, scorsi subito una indole sadica. Anche Diego e Ruben apparvero sorpresi della situazione.
“…e il gioco è questo: ognuno di voi avrà venti minuti di tempo per trovare un oggetto, un qualsiasi oggetto, che possa penetrare il culo della nostra troia Claudia!”
Porca puttana!! Pensai: questo non è solo un sadico, è un folle!
Così, nello stupore generale, tutti, compresi Diego e Ruben, andarono alla ricerca di qualcosa e la sala si svuotò; solo Bruno rimase con me:
“Io ho ideato il gioco ed io ho già qualcosa per te…”
Si allontanò di qualche metro, rovistò nella sua borsa e tolse un birillo da bowling: era enorme!
“Ti prego! Con quello mi sfondi veramente…è troppo grande!!!”
“Non preoccuparti, cagna! Magari non capiterà oggi, ma credimi che tra un po’ di tempo riuscirai a prenderlo tutto! Per il momento accontentati di prenderne solo una parte…”
Così dicendo, mi fece posizionare in ginocchio sulla poltrona, di spalle a lui e con le mie mani sulle natiche per aprirle al massimo e favorire la penetrazione.
“Devi rilassarti e lasciarlo entrare: se ti irrigidisci è peggio!”
Ficcò la parte meno grossa del birillo nel mio sedere: il burro facilitava l’ingresso.
“Ahi, ahi…piano ti prego, fai piano!”
Dopo qualche minuto di piccoli movimenti, avanti e indietro, dentro e fuori, lo aveva fatto entrare fino a dove il diametro era sufficientemente largo da stirare il mio sfintere anale al punto da renderne bianco il contorno della pelle. Bruno era un sadico di merda: spingeva il birillo fino a farmi urlare, lo estraeva completamente e poi lo ficcava dentro di colpo levandomi il fiato e strappandomi qualche lacrima.
Andò avanti finché, dopo dieci minuti di birillo nel culo, tutti fecero rientro. Avevano gli oggetti più disparati: una lattina di birra, un grosso cacciavite, una mazza da baseball, una cornetta telefonica, un bicchiere di vetro, una spazzola per capelli, una custodia per occhiali, uno spazzolino elettrico, una bottiglia di vino, una zucchina e una melanzana. Uno dopo l’altro, fecero entrare nel mio ano, completamente o parzialmente, ognuno di quegli oggetti. Certo che il birillo era stato un importante banco di prova, ma anche la mazza da baseball non scherzava: era enorme e mi stava letteralmente spaccando in due!
Dopo la mazza neppure la bottiglia faceva fatica ad entrare.
Tutti si divertirono a lungo, tra meraviglia ed eccitazione, penetrandomi e osservando le mie smorfie di dolore e di godimento.
Venire penetrata da tutti quegli improponibili oggetti mi aveva fatto raggiungere un alto livello di umiliazione: il piacere fisico misto al dolore e l’umiliazione del momento aveva reso la mia passera grondante di piacere.
Mi ribaltarono su un materasso, che era improvvisamente spuntato al centro della sala e, posizionatami supina, iniziarono ad incularmi, uno dopo l’altro! Entravano subito in profondità con spinte decise come fossi una bambola, martellavano forte e senza soste per darsi poi dei cambi regolari. La sessione scopatoria del mattino, nella quale si erano svuotati le palle, aveva reso più resistenti quella decina di maiali. Il burro era finito ovunque a ricoprire tutto il sedere e la passera. Il mio foro anale, a detta dei presenti, era diventato un cratere pronto ad esplodere: ero un fuoco e cominciavo a cedere. Ormai ero diventata ipersensibile, gli orgasmi continuavano a scuotermi ma schizzavo sempre meno, mi avevano prosciugato. Si era fatta sera e i dieci bastardi a cui si erano aggiunti Diego e Ruben continuavano a incularmi.
“Cazzo quanto è largo! Perché non proviamo con due…?”
Bruno rimaneva sempre il più sadico e fantasioso. Cambiammo posizione, così mentre lo cavalcavo, con gli occhi suoi fissi sui miei, un secondo uccello spingeva dentro il mio povero culetto: quello di Ruben! Merda!!! forse si trattava dei membri più grossi presenti in sala.
Nonostante il mio sedere fosse stato profanato abbastanza, quella prima doppia penetrazione anale fu devastante, generando una serie di fitte lancinanti accompagnate a urla di sofferenza. Mi ci volle un po’ prima di abituarmi alla foga di quei due tori, e solo dopo iniziai a godere di quella incredibile e lussuriosa esperienza.
Se ne alternarono diversi, ma Bruno continuava a stare sotto con il suo cazzo che aveva messo le radici nel mio culo.
Dopo una infinita altra mezzora di doppia inculata, arrivò Diego con un collare elisabettiano protettivo per cani: le sorprese non finivano più e non facevano altro che eccitarmi ulteriormente, nonostante fossi veramente agli sgoccioli, sofferente e sfinita da quella indigestione di cazzi!
Finalmente Bruno mi permise di sfilarmi dal suo grosso uccello: provai istantaneamente una sensazione di vuoto, avvertivo di avere il culo notevolmente aperto e sentivo anche il fuoco fin dentro le viscere. Ruben posizionò il collare intorno al mio collo proprio a ridosso del mento; lo strinse parecchio affinché il bordo in silicone a contatto con la pelle fosse perfettamente a tenuta. Diego mi raccolse i capelli in una coda verso l’alto, in modo da lasciare libera tutta la pelle intorno al collo.
Mi sentivo completamente sottomessa. Quel collare mi rendeva più cagna che mai e riuscivo ancora a vergognarmi dopo tutto quello che mi avevano fatto. Eppure ero bagnata, completamente aperta in tutti i buchi e sentirli tutti intorno mi faceva sentire sporca e mi faceva impazzire di piacere!
Una dozzina di uomini intorno e tutti che si segavano per me: il sogno di molte donne! Purtroppo, mi era stato impedito masturbarmi e dovevo tenere le braccia dietro la schiena. Uno dopo l’altro mi sborrarono in faccia: ero ricolma di sperma che colava e si accumulava all’interno del collare. Poi Bruno diede un ordine agli altri:
“Raccogliete tutti i preservativi appesi e svuotateli sul muso di questa cagna: dobbiamo farla affogare nella sborra!”
Che porco! Un autentico pervertito! …ed io sottomessa completamente e ridotta ad uno sborratoio.
Dopo aver svuotato i profilattici, sentivo galleggiare lo sperma accumulato tutto intorno al collo, contenuto dal collare perfettamente a tenuta.
Ma non era finita lì, perché Bruno chiamò in causa Diego per la ciliegina sulla torta:
“Pisciale in faccia Diego, lavala e falle sentire il calore del tuo piscio! Così la dissetiamo con sborra e piscio fraterno…”
Tutti nuovamente a ridere mentre Diego, avvicinatosi a pochi centimetri dal mio mento, si accingeva a orinarmi addosso, era la prima volta che capitava e lo stesso Diego sembrava elettrizzato.
La sensazione fu stranissima, un tepore si diffondeva in tutta la mia faccia e si estendeva verso il collo, mentre il liquido veniva man mano raccolto all’interno del collare. Quando Diego finì, urina e sperma si erano miscelate e il livello del liquido era prossimo alle labbra...
“Abbassa la testa e bevi quanto puoi lurida cagna schifosa!”
Bruno accompagnava la testa verso il basso ed io ingoiavo quanto più liquido potevo. Quando non ci arrivai più, Ruben porse a Bruno un bicchierino da liquore:
“Ora continua con questo: la cagna deve riempirsi le budella con questa prelibatezza…”
Bicchierino dopo bicchierino mi fecero ingoiare tutto! Non ne potevo più, la sequenza era interminabile e i conati di vomito mi avevano fatto ingrossare il collo. Tutti i partecipanti andarono via alla spicciolata, così anche Bruno, che prima di lasciare il locale mi disse, bisbigliando ad un orecchio:
“Spero di rivederti perché mi piacerebbe torturarti, farti scoppiare di orgasmi e farti affogare nella tua stessa sborra!”
Quella notte dormii come un sasso e il giorno dopo rientrammo a casa.
Questo è stato il culmine della perversione della mia vita sessuale che finora ho vissuto, ed eccoci arrivati ai nostri giorni, perché quanto accaduto nel locale di Ruben è successo dieci giorni fa.
Bruno ha già chiesto a Diego di poter disporre di me per un weekend, chissà forse sarà il prossimo e avrò un'altra storia da raccontare.
di
scritto il
2021-10-19
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