Antonio

Scritto da , il 2012-04-04, genere gay

All'inizio della mia carriera di scrittore, cioè parecchi anni fa, avevo avuto l'idea di affittare una casetta in un villaggio per i mesi estivi. I mezzi finanziari abbastanza ridotti non mi avevano permesso di offrirmi più di una bicocca fatiscente, ma mi sentivo bene lì ed io intrapresi un nuovo romanzo con entusiasmo. Lontano da amici e conoscenti, senza telefono, assaporavo egoisticamente la mia solitudine di artista creatore.
Naturalmente, dopo alcuni giorni di questo regime austero, cominciai a trovare questa solitudine un po’ meno divertente e moltiplicai le mie visite al villaggio per sbirciare i ragazzi. Parecchi erano abbastanza attraenti ed avevo potuto ammirare i loro fisici atletici alla spiaggia vicina. Naturalmente, più desideravo frequentarli, più mi sembravano inaccessibili.
Non ci misi molto a notare gli andirivieni del giovane fattorino della drogheria. Questo ragazzo di circa o diciotto anni, dalle lunghe gambe vigorose aveva un modo suggestivo di dimenarsi sulla sella della sua bicicletta pedalando. Passai alla drogheria e mi feci consegnare un ordine a domicilio. Avevo un pretesto per entrare in contatto col bel giovane fattorino adesso. Una mezz'ora più tardi, il ragazzo spuntava davanti alla zanzariera della porta posteriore, una cassa di birra in una mano ed una borsa di provviste nell'altro. Lo feci entrare e scambiammo le presentazioni e le banalità d’uso, si chiamava antonio, mentre stimavo quanto avrei dovuto lasciargli di mancia. Siccome volevo che mi giudicasse bene, fui generoso senza esagerare.
Ero stato sedotto immediatamente dalla bellezza quasi infantile del suo viso e la grazia noncurante del suo corpo di adolescente mal nutrito. Lo sguardo un poco triste dei suoi grandi occhi nocciola spariva sotto una spessa zazzera bionda arruffata che pettinava nervosamente con la mano. Era vestito di jeans consunti a mezza coscia ed una T-shirt troppo corta che gli lasciava scoperto l’ombelico cavo. Un rigonfiamento caratteristico lungo il suo interno coscia suggeriva che il ragazzo non si dava la pena di indossare slip sotto i pantaloncini. Nessun dubbio che la natura era stata generosa coi suoi doni.
Questo giovane corpo liberava un'aura di sensualità torbida: la semplice vista del suo ombelico senza peli o del profilo dei suoi glutei quando si chinò per prendere la bicicletta, raddoppiò l’attrazione per il questo ragazzo il cui sorriso sbarazzino ed il candore disarmante non erano il maggior fascino.
Durante le seguenti settimane diventammo abbastanza rapidamente amici e notai presto che antonio faceva in modo di effettuare la sua ultima consegna della giornata da me, ciò che gli permetteva di attardarsi e di chiacchierare un po’. antonio sembrava curioso di sapere come occupavo le mie giornate. Avendo solamente pochi contatti con le persone del vicinato, questo bel ragazzo era praticamente il solo essere umano con cui potevo scambiare qualche parola. Approfittavo volentieri della fortuna nella speranza segreta di vederlo cadere presto nelle mie braccia e, meglio, nel mio letto.
Una sera che faceva particolarmente caldo, invitai antonio a prendere una birra con me. Non si fece pregare per accettare e dopo alcune birre, la conversazione prese un tono più confidenziale. Il ragazzo mi raccontò la sua infanzia solitaria: dalla morte accidentale dei suoi genitori mentre aveva solamente 7 anni, rimaneva una vecchia zia nubile che l'aveva accolto ed allevato bene o male. Aveva abbandonato la scuola ed adesso, senza amici veri, il suo isolamento gli pesava. Mentre la luce del giorno diminuiva, il tono diventò più intimo. Suggerii che un bel ragazzo come lui doveva avere sicuramente una ragazza. Un po' imbarazzato, mi confidò di non essere particolarmente interessato alle ragazze e di non avere fatto ancora l'amore, cosa che misi in dubbio. Un giovanotto così doveva essere divorato da pulsioni sessuali intense e da una salita di ormoni incontrollabili. Potevo immaginare questo bel efebo contorcersi tutto nudo sul suo letto, le reni inarcate, che si aggrappa a due mani al manico di scopa e godere spruzzando deliziosamente fino al mento la sua crema.
Mentre parlava centellinando la sua birra, l'osservavo, affascinato per la bellezza irresistibile dei suoi tratti, la finezza del suo naso, la piccola bocca fresca e sensuale. Non arrivavo neanche a staccare i miei occhi del suo petto piatto dove le punte dei piccoli capezzoli formavano due appetitose escrescenze sotto la camicia sporca. Bruciavo di desiderio, volevo stringere quel ragazzo tra le mie braccia, stringere il suo corpo caldo, divorare la sua bocca, metterlo nudo, leccare le sue tette, accarezzargli la pelle del ventre e delle anche, prendere il suo pene nella mia bocca e succhiarlo fino all'orgasmo. Intanto che c’eravamo perché non allargare i suoi bei piccoli glutei, possedere bene a fondo questo gattino sensuale e farlo rantolare d’estasi anale?
Abbandonato in una poltrona davanti a me, la patta in bella evidenza, il ragazzo aveva steso le lunghe gambe nervose contro le mie. Avevo acquistato adesso quasi la certezza che antonio cercava un'avventura con me, o forse mi illudevo? Aveva veramente per me un'attrazione sensuale? O desiderava semplicemente essere iniziato ai piaceri dell'amore tra uomini? antonio aveva potuto notare il mio stato di celibe, la compiacenza che avevo al suo riguardo, i miei sguardi prolungati sul suo corpo e certe protuberanze della sua anatomia. Dal primo giorno, morivo dalla voglia di contemplarlo nudo, di accarezzarlo su tutto il corpo, di baciare le sue labbra vermiglie e di fargli l'amore a sazietà. Ma il timore di affrettare le cose e di allontanarlo da me mi paralizzava ed io non osavo manifestare troppo apertamente il mio desiderio.
Quella sera decisi di provocare un po’ gli avvenimenti. Gli offrii di rinfrescarsi e di fare una doccia prima di partire. antonio esitò un po’, borbottò qualche cosa, poi accettò la mia proposta alzandosi dalla poltrona. Lo condussi alla doccia installata in un angolo della mia camera da letto. Si tolse la camicia, ma per un riflesso di pudore, aspettò che fossi uscito per togliersi i pantaloni. Richiudendo la porta riuscii ad avere un'idea dei suoi piccoli glutei mentre i pantaloncini scivolavano dalle sue anche. Che bel sedere!
Mentre faceva la doccia immaginavo l'acqua che spruzzava sulla sua schiena nuda, scivolava sulle sue reni, fluiva tra i suoi glutei bombati, grondava sul suo torso glabro, sulle sue cosce sode, accarezzava la sua pelle tenera mentre le sue mani insaponate frizionavano voluttuosamente il suo petto, le sue anche ed il suo sesso. Questa fantasia sensuale aveva provocato velocemente l'allerta nel mio inguine ed avevo cominciato ad accarezzare la mia potente erezione quando l'acqua smise di scendere.
Un istante più tardi la tenda fu tirata e sentii antonio chiedermi la salvietta che, nel mio nervosismo, avevo dimenticato di dargli. Mi precipitai nella camera con la salvietta e restai stupefatto davanti allo spettacolo insperato che si offriva ai miei occhi: antonio era pudicamente sul tappeto davanti alla doccia, il corpo nudo che gocciolava di acqua, le braccia incrociate davanti al petto, ma lasciando le anche ed il sesso circonciso allo scoperto. Quella lunga coda completamente libera poteva solamente essere lo strumento definitivo per tutti i piaceri sensuali. Confuso ed agitato per tanta innocenza e bellezza, feci finta di non avere notato niente e posi la salvietta sulle sue spalle.
Prima che me ne accorgessi mi trovai intento ad asciugare quel corpo splendido di gioventù e perfezione. Gli occhi socchiusi, le braccia alzate sulla testa leggermente inclinata, il tronco ancheggiante graziosamente, l'efebo si lasciava asciugare con un piacere sensuale evidente come ne manifestava la veloce variazione della sua verga. Non potevo staccare lo sguardo del suo magnifico organo che si drizzava fieramente con l'insolenza delle sue proporzioni generose e l'audacia della sua perfezione anatomica. Ah! se il Davide di Michelangelo fosse stato attrezzato così!
Malgrado l'evidenza che le mie carezze di uomo sul suo corpo nudo gli procurava un potente turbamento sessuale, non osai, trattenuto da non so quale stupido pudore, baciare antonio o inginocchiarmi davanti a lui e gustare il suo membro virile di cui bruciavo di desiderio. Tormentato di desideri repressi ma troppo timoroso per esprimerli, ruppi l'incanto ordinandogli bruscamente di rimettersi i vestiti. Probabilmente il ragazzo si è si sentito un po’ ridicolo per essersi spinto a tanto e frustrato di vedere le sue avances respinte, perché si rivestì in fretta ed uscì velocemente con l'aria imbronciata. Mi lasciò senza salutarmi, volli richiamarlo, ma era già fuggito sulla sua bicicletta.
Passarono alcuni giorni senza rivedere antonio. A causa di ciò che era accaduto, o piuttosto di ciò che avrebbe potuto accadere, temevo un po’ di incontrarlo. Circa una settimana più tardi il ragazzo si fermò da me un pomeriggio e le nostre buone relazioni ripresero immediatamente malgrado un certo disagio in principio. Questa volta, ero deciso a prendere l'iniziativa e, poiché il giovane sembrava avere realmente un "debole" per me, perché non spingere l'avventura fino alla sua conclusione logica, ciò che desideravamo ardentemente tutti due.
Malgrado questa convinzione, fui sorpreso piacevolmente e molto commosso quando antonio accettò con entusiasmo la mia proposta di venire ad accamparsi con me il seguente week end in un angolo isolato di un parco della regione. Poteva farsi sostituire il sabato alla drogheria. Avremmo passare due giorni di tête à tête e, lo speravo pazzamente, di corpo a corpo con l'oggetto delle fantasie sensuali che avevano alimentato i miei piaceri solitari in quegli ultimi tempi. Forse infine avrei osato mostrare il mio profondo affetto ed il mio desiderio per lui, e probabilmente avrebbe anche consentito di lasciarsi toccare ed accarezzare. Immaginavo che l'avrei potuto persuadere facilmente a fare il bagno nudo con me. Non avremmo mancato di fare la lotta nell'acqua, ciò che ci avrebbe avvicinato, permesso dei contatti fisici e, soprattutto, mi avrebbe dato infine l'opportunità di nutrirmi della visione di questo giovane corpo di efebo, in tutta l'innocenza della sua nudità.
Il sabato, al termine di una lunga e difficile escursione nei boschi, giungemmo alla meta della nostra gita, le rive deserte di un piccolo lago isolato dalle acque calme e limpide. antonio emise un sospiro di sollievo depositando il suo pesante zaino e vi si sedette sopra per contemplare la bellezza dello spettacolo che si stendeva davanti ai nostri occhi. Senza prendermi la pena di riprendere fiato, mi tolsi la camicia inzuppata che mi si incollava al corpo poi, tentato dalla freschezza delle acque del lago, mi svestii completamente. In piedi davanti ad antonio, il mio sesso all'altezza dei suoi occhi allargati dalla stupefazione, l'invitai ad accompagnarmi.
- Eh, antonio, vieni a bagnarti! L'acqua deve essere molto buona. Svelto, svestiti!
- Fai il bagno tutto nudo!, esclamò con aria falsamente indignata.
- Perché no? Non ci siamo che noi due. È divertente! gli gridai correndo verso il lago dove mi immersi con delizia.
antonio si tolse lentamente i vestiti voltandomi la schiena perché sapeva bene che non lo lasciavo con gli occhi. Finalmente, si ritrovò vestito di pudiche mutande di cotone bianco. Siccome sapevo che non portava abitualmente nessuno indumento intimo, restai sorpreso ed un poco deluso di non ammirare il mio ragazzo in tutto il suo splendore. Si avvicinò con precauzione alla riva mentre osservavo con diletto le forme appetitose del suo corpo. Saltò nell'acqua e si diresse verso di me, ridendo e sguazzando come un giovane cane. Quando fu alla mia portata, l'acchiappai per le mutande e lo sbracai rapidamente malgrado le sue grida e le sue proteste di vergine offesa. Sbarazzato infine del suo ingombrante indumento, il mio compagno sembrò prendersi maggior piacere a trastullarsi nudo nell'onda trasparente. Da parte mia ero affascinato dalla rotondità dei suoi piccoli glutei bianchi che luccicavano sulla superficie dell'acqua ad ogni sua capriola. Sotto l'effetto della freschezza dell'onda, le sue tette contratte spuntavano sul suo petto delicato aumentando la sua seduzione irresistibile. Adesso ero deciso a baciare il giovane prima del tramonto.
Improvvisamente, come sbarazzatosi di ogni falso pudore, antonio si girò flessuosamente sulla schiena e, gambe e braccia aperte, si mise a “fare il morto”. Passai le braccia sotto si lui per sostenerlo, insaziabile della vista di quel corpo magro, tutto grondante di gocce di acqua, steso al sole nel biancore squisito delle sue membra sotto i miei occhi abbagliati, mentre la sua verga si drizzava lentamente sul suo basso ventre. Constatai allora con stupore che il ragazzo non aveva i peli pubici sull’inguine ne sugli organi sessuali. Glielo dissi.
- Ti radi le parti adesso?
- Non sapevo se ti sarebbe piaciuto, ti piace?
- Come no! Sei ancora più sexy così. Non dovrai sorprenderti se ti violerò, ragazzo mio!
- Non potrai violarmi... sono consenziente!
Le carezze dell'acqua sul suo corpo nudo, e probabilmente anche la prossimità di un altro maschio, l'avevano eccitato al punto che la sua erezione spontanea gli copriva il ventre fino all'ombelico. La vista di quello splendido organo, di un formato impressionante per uno così giovane, si rivelava del più stuzzicante effetto e provocò in me un potente turbamento carnale. Sentivo la rigidità pulsante del mio sesso svettare nell'acqua.
Feci scivolare la testa tra le sue gambe aperte e cominciai a leccargli i testicoli nella loro borsa di velluto. Strinse le cosce intorno al mio collo. Accarezzavo i suoi glutei a piene mani. Quando gli toccai l’ano, si inarcò di sorpresa, poi si distese. Liberato della morsa delle sue cosce, presi in braccio il suo corpo ed il ragazzo si ritrovò appiccicato contro di me. Ci siamo baciati per la prima volta. I nostri sessi si strofinavano gioiosamente uno sull'altro ed accarezzavo le estremità dei suoi capezzoli tra le dita mentre le nostre lingue si accapigliavano.
Ritornati sull'argine, antonio si stese su un grande accappatoio. Naturalmente glabro ed il pube rasato, sembrava talmente nudo e desiderabile. Mi inginocchiai davanti a lui, bevvi il suo pene brandito e lo succhiai con diletto. Le torsioni del suo corpo ed i gemiti di piacere che esalava, aumentarono la mia eccitazione. Con le due mani palpavo le sue anche strette, plasmavo ed accarezzavo i suoi piccoli glutei rotondi e lisci, mentre piantava il suo pene nella mia bocca e la mia gola.
Scostai le sue cosce e feci scivolare a poco a poco un dito nella fessura tiepida e vellutata tra i glutei, massaggiandogli dolcemente l’ano. antonio, per il quale tutte queste sensazioni erano nuove, cominciò a contorcersi di piacere, tastandosi con le mani le tette dure, strofinandole, pizzicandole ed affilando le punte con le dita.
- Oh... bello... Fermati! Sto per venire... Aah... Che bello... Mmmm... Oh sì... Ancora! - E rantolava contorcendo il sedere.
- Non venire subito, cerbiatto! Ho dei progetti per te...
Volevo fargli provare nella parte più intima il suo corpo, la voluttà sessuale suprema che solo un altro maschio può dare. Ero deciso ad inculare il suo piccolo didietro carino, piantargli lentamente il mio uccello tra i glutei, penetrare fino in fondo al suo bel piccolo sedere stretto, e poi muoverlo a lungo per fare goderlo come mai aveva goduto. Quel ragazzo vergine doveva conoscere il potere devastante dell'orgasmo anale, il godimento che irradia dal sedere, la voluttà straordinaria di sentire il suo corpo completamente sfondato e posseduto da un altro maschio.
- Oh sì... Sì!... baciami!
- Stai per godere tanto nel sedere, mio gattino, che griderai, ti torcerai di piacere e mi chiederai di rifarlo.
- Vai, Paolo! Lo desidero da così tanto tempo.
E mentre gli parlavo dolcemente con la mia voce più affettuosa, lo baciavo sulla bocca, sugli occhi, sul collo, apprezzando la sua pelle dolce, respirando il profumo della sua capigliatura serica. Tutto teso alla scoperta del piacere di corpi innamorati, antonio si stringeva contro di me, abbandonandosi senza ritegno alle mie strette ed alle mie carezze, la sua grande verga liscia e dura strofinava contro l'interno delle mie cosce.
Preso da capogiro, lo feci inginocchiare sul suolo e leccai la pelle fine e tesa dei suoi glutei nudi. Ubriaco di piacere, antonio si lasciava fare docilmente. Le reni inarcate, puntando il suo eccitante dietro verso di me, appoggiò la sua bella testa bionda sul suolo e si preparò agli assalti del mio montone. Ero pazzamente eccitato dalla visione dorata di questo sedere splendido impudicamente steso davanti a me, consegnando il suo segreto più intimo. Al centro della riga liscia, la rondella del suo ano rosato luccicava dolcemente e si contraeva nell'attesa della penetrazione ormai inevitabile. Più in basso c’era la borsa che conteneva le sue due grosse noci ed il lungo pene un poco rammollito pendeva tra le cosce allargate.
Leccai con delizia la riga profumata e, sempre accarezzandogli gli organi, cominciai a lavorare al rilassamento del suo ano vergine con la mia lingua. Poi introdussi un dito nel retto che si dilatava e contraeva d’impazienza. Quando due dita poterono entrare abbastanza facilmente nell'ano, giudicai che il ragazzo fosse sufficientemente pronto per intraprendere la penetrazione. L'idea di deflorare quel giovane sedere mi eccitava al massimo. Ero incantato di essere il primo maschio a fargli apprezzare il godimento dell'amore anale tra uomini.
Due o tre carezze resero al mio uccello la sua rigidità. Spalmai molto lubrificante perché non volevo che provasse dolore ed incollai la mia ghianda all'ano tenero del ragazzo consegnato al mio miglior piacere. Sentendo la pressione del mio pene che forzava l'entrata del suo corpo, antonio trasalì e si irrigidì. Pure aprendomi dolcemente la strada, l'accarezzavo teneramente per tutto il corpo, con un'attenzione speciale ai capezzoli, attenzione che faceva passare grandi brividi di piacere nel suo sesso e nel suo sedere. Appena si rilassava un poco, penetravo un poco di più, lasciandogli il tempo di adattarsi e di distendersi, finché non avessi piantato completamente la mia verga nel suo retto. Il ragazzo respirava rumorosamente, mugugnando e sibilando, la mascella stretta. Appoggiandosi su una mano, si scuoteva freneticamente con l'altra. Ero coricato su di lui come un micio su una giovane gatta, stringendolo e mordicchiandolo sul collo, morsicando gentilmente il suo piccolo sedere stretto con un'indicibile voluttà, sentendo che il momento del godimento estremo non avrebbe potuto essere trattenuto ancora per molto tempo.
Non potendo più resistere, antonio si raddrizzò improvvisamente. Seguii il suo movimento e mi appoggiai sui tacchi. Sempre solidamente impalato, appoggiò la schiena contro il mio petto, fremente ed ansimante. Girando da una parte la testa, le sue labbra cercarono le mie e le nostre bocche si assaggiarono con ardore mentre l'abbracciavo amorosamente lasciando correre le mie mani sul suo torso, palpando e plasmando le sue tette affinché la sua estasi sensuale fosse profonda e completa come la mia.
Poi, ubriaco di godimento, agguantando la sua verga tesa a due mani, antonio si masturbò con frenesia, proiettando lunghi fiotti di sperma spumoso. Le contrazioni potenti del suo ano intorno al mio uccello portarono la mia eccitazione al colmo e non potendo trattenermi, unii spontaneamente il mio orgasmo al suo, gemendo e rantolando, scosso in tutto il corpo per l'intensità della voluttà sessuale. Eiaculai a lungo nel suo fodero teso, scaricando nel sedere stretto del ragazzo tutte le mie riserve di sperma. Che bello!
Dopo esserci puliti sommariamente delle tracce del nostro svago da innamorati, antonio ed io ci stendemmo sulla salvietta per rimetterci, ma i nostri corpi insaziabili avevano ancora fame di carezze e di piaceri. Non passò molto che, eccitato dalla sua bellezza giovanile, la seduzione del suo corpo nudo e l'attrattiva particolare del suo sesso privo di peli sebbene sicuramente virile, ero steso di nuovo sul ragazzo, baciandolo ingordamente sulla bocca, stringendo il suo corpo ed accarezzandolo con un'emozione ed un piacere sensuale continuamente rinnovati. I nostri membri ingarbugliati si eccitarono reciprocamente finché un nuovo orgasmo ci fece godere ancora e lasciò alla fine i nostri corpi esausti, esausti e desiderosi di affondare nelle dolcezze del riposo degli innamorati.
Dopo un week-end di sogno, ritornammo alla casa molto innamorati uno dell'altro. Fino alla fine dell'estate antonio, il cui temperamento sensuale si rivelava con entusiasmo, venne molto spesso a casa mia per fare l'amore. Ai più caldi dei nostri baci, godeva con una violenza ed un'asprezza sconcertante, come se avesse voluto recuperare il tempo perso. Nell’intervallo tra le nostre sedute erotiche, discutevamo di letteratura. antonio amava leggere molto e gli prestai dei libri. Si mise anche a scrivere, delle poesie affascinanti. Così che cominciai a chiamarlo Pascoli. La nostra complicità innamorata quell'estate fu una leccornia ogni istante e fu anche, è bene confessarlo, un buon argomento di pettegolezzo in tutto il villaggio.
Quando ritornai in città, antonio lasciò il suo villaggio e venne ad abitare da me.

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