Il culo di Elisa. Parte prima: In tutti i sensi, un’introduzione
di
Nobile Spiantato
genere
comici
Il culo. Elisa era una donna bella, elegante, intelligente, simpatica, dal piglio svelto e sicuro e la conversazione brillante, con una piacevole cadenza emiliana, appena accennata, nella voce argentina. Avrebbe potuto essere una sindaca o una ministra, una giudice o un’avvocata, una fisica nucleare o una filologa, un’oncologa o una biologa marina, una moglie esemplare, una compagna affettuosa, una madre accorta e paziente. E tante, tante altre cose ancora. Avrebbe potuto essere tante cose, Elisa. E invece, per le donne cui piacevano gli uomini e per quelle cui piacevano le donne, ma soprattutto per gli uomini a cui piacevano le donne, Elisa era principalmente, quasi esclusivamente, un culo.
Quel culo prodigioso sembrava fatto per godere e per far godere. Non che la fregna sua fosse da buttare, anzi. Il culo, però, quel culo, era un’altra cosa. Culi così non si limitano a exploit banali come mandare in pezzi un matrimonio. Culi così possono far cadere governi. Non si limitano a provocare erezioni: decidono elezioni. Non si limitano a distruggere vocazioni: suscitano conversioni. Culi così, sono il cataclisma e l’apocalisse, la perdizione e la salvezza.
Elisa se n’era accorta quando, ancora giovanissima, il suo primo ragazzo aveva fatto scivolare come per caso la verga tesa in quella zisa di tenebra, in quel pulo di delizie. Lei non se l’era presa a male, anzi. E da allora aveva principiato a far dono del suo bene più prezioso. E a goderne.
Quel culo prodigioso sembrava fatto per godere e per far godere. Non che la fregna sua fosse da buttare, anzi. Il culo, però, quel culo, era un’altra cosa. Culi così non si limitano a exploit banali come mandare in pezzi un matrimonio. Culi così possono far cadere governi. Non si limitano a provocare erezioni: decidono elezioni. Non si limitano a distruggere vocazioni: suscitano conversioni. Culi così, sono il cataclisma e l’apocalisse, la perdizione e la salvezza.
Elisa se n’era accorta quando, ancora giovanissima, il suo primo ragazzo aveva fatto scivolare come per caso la verga tesa in quella zisa di tenebra, in quel pulo di delizie. Lei non se l’era presa a male, anzi. E da allora aveva principiato a far dono del suo bene più prezioso. E a goderne.
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