Il tirocinante del turno di notte

Scritto da , il 2021-07-05, genere gay

Il tirocinante del turno di notte
I corsi teorici volgevano al termine e gli studenti avevano già iniziato da settimane le sessioni di tirocinio pratico. Ero in servizio nei reparti chirurgici e prima di coricarmi per cercare di capitalizzare ogni momento buono per recuperare energie, come da mia abitudine, faccio il giro dei reparti anche per comprendere quali potrebbero essere le criticità ed eventualmente prevenire e risolvere qualche epicrisi. Tutto tranquillo nelle cinque sessioni, salvo il fatto che la sezione con il maggior numero di pazienti sottoposti ad interventi chirurgici aveva un unico infermiere ed era un tirocinante dell’ultimo anno che agiva con l’affiancamento di un collega del piano superiore.
Conosco bene il livello del collega che lo supervisiona, ma mi soffermo una mezz’ora per sincerarmi circa la sua competenza. Mi rendo conto di conoscerlo, anche se lui non si ricorda di me. È tornata alla mente l’immagine del ragazzo (mio coetaneo) che spendeva le vacanze estive lavorando presso un negozio di articoli elettrici, mentre io preferivo lavorare nello stesso periodo in uno di abbigliamento uomo/donna. All’epoca portava i capelli lunghi e morbidi, ed aveva un “non so ché” di femmineo, Infatti, chiacchierando del più e del meno, una volta soddisfatte le mie curiosità cliniche sui pazienti e gettato le basi sulla serietà del professionista, mi conferma di aver preso la decisione di continuare gli studi dopo un paio di lustri. Nel frattempo si è misurato tra volontariato nel sociosanitario ed esperienze professionali come autista di autoambulanze, dove ha maturato la decisione di intraprendere la professione.
Anche se non ha memoria di avermi visto, il fatto che mi ricordassi di lui, lo rilassa e parla di se in modo sciolto. Mi racconta del suo matrimonio e del rapporto con l’altro sesso; diventerà papà tra cinque mesi. Sa già trattarsi di una bimba e la cosa lo rende felice. Mi spiega che si sarebbe sentito in difficoltà ad educare un figlio maschio, per la sua condizione a volte ambivalente nei confronti del suo stesso sesso. Mentre parla di se senza veli, continua ad analizzare i dati che appaiono sui monitor collegati con i pazienti in remoto. Attendo le ultime rilevazioni e mi congedo, con la promessa che avrei fatto un giro ogni due ore salvo diverse necessità.
Lucio alza gli occhi e mi regala un sorriso dove ritrovo l’adolescente che trafficava dietro il bancone scegliendo lampadine, spine, prese ed altro materiale, secondo le richieste dei clienti. Ricambio il sorriso e torno al mio studio in centrale. Inutile dirlo, non riesco a dormire neanche un minuto; vengo chiamato continuamente nelle altre sezioni. A volte per problemi reali, altre per rassicurare assieme al personale in servizio, i parenti più che i pazienti. Di fatto, trascorrono velocemente le due ore e quando il memo del telefono suona, mi rendo conto che l’unica sezione che non ha chiamato è proprio quella dove i pazienti operati richiedono un maggior livello di attenzione.
Sono davanti alla sezione dove è in servizio Lucio e avviso in centrale per sincerarmi che non vi siano altre chiamate spiegando che mi starò qui e mi allertino se ve ne fosse la necessità. Uso il mio pass per entrare e mi dirigo immediatamente al capezzale degli operati dove vedo Lucio impegnato nel riassetto del letto per offrire il massimo comfort possibile al malato che lo guarda con gratitudine. Mi fermo un attimo ad osservare il quadretto simbiotico, giusto qualche secondo, la mia presenza viene subito notata e si rompe la magia. Faccio i miei rilievi ed insieme torniamo in guardiola. Lucio termina le registrazioni sulle schede cliniche che io controfirmo e, come due vecchi amici che si sono lasciati da poco, il discorso riprende da dove era stato interrotto.
L’ambivalenza lo cruccia molto e talvolta mi confessa di avere feroci sensi di colpa nei confronti della moglie. Lo ascolto e quando arriva a dirmi che spesso le chiede di fare l’amore proprio perché gli sembra di rubarle opportunità ogni volta sente la pulsione di avere rapporti omosessuali, lo rassicuro mettendolo al corrente della mia bisessualità mai confessata, ma sempre serenamente vissuta e assiduamente praticata con amici affidabili. Così come con amiche disponibili, riempivo gli appetiti etero che una moglie talvolta stanca non sapeva sfamare. Le mie necessità?.......Oramai le definivo coscientemente “malate” per frequenza ed intensità.
Lucio mi regala un altro dei suoi splendidi sorrisi, e continuo a rivedere il dolcissimo adolescente sul quale talvolta avrei desiderato allungare le mani, ma non era facile superare la barriera dello spazio personale con un coetaneo. Glielo dico e ne ridiamo sommessamente, poi, si alza e mi invita a seguirlo in un angusto spazio dietro le porte aperte di alcuni armadi, da dove riesce a vedere i monitor, e mi copre di carezze e di baci. Le mani si intrufolano avide sotto la maglietta ad accarezzarmi il torace, la schiena ed i fianchi mentre la bocca lambisce delicatamente i pettorali roteando con lascivia sui capezzoli.
Gli accarezzo la testa, è perfetta nelle forme ed i corti capelli dorati sono morbidissimi e profumati. È titubante ed indugia con le labbra, bacia il collo e cerca la bocca. Ne avverto il calore e la carnosità nonché l’assoluta assenza di barba. Mi arrendo ad un lunghissimo bacio. Sembra avvolgermi con molte braccia dalla quantità di toccamenti fugaci e carezze perspicaci. Io continuo a concentrarmi sulla testa che sembra proprio quella di una ragazzina per la morbidezza della pelle e la dolcezza dei baci. Lui sbottona la linguetta dei pantaloni ed infila la mano per estrarre il membro che pulsa impaziente imprigionato nello slippino.
Si accovaccia. Quasi sedendosi sull’ultimo scaffale dell’armadio, alza gli occhi e incontrando il mio sguardo, mi chiede se riesco a tenere sotto controllo i monitor e gli allarmi. Mi rendo conto che non staccando le mani dalla testa, gli impedisco di ascoltare attentamente, lo rassicuro sulla mia attenzione ai monitor ed a eventuali richieste di accesso alla sezione da parte di altro personale. Lucio annusa e lecca il membro, verbalizzando affermazioni come: bello, grosso, profumato! E assaporandolo con dei succhiotti prolungati: mmm…… buono! Poi lo guarda e ricomincia a leccare, succhiare e segare per un buon quarto d’ora.
Suona un allarme e scatta in piedi correndo verso il monitor. Vedo che velocemente si sistema il pacco e corre al letto del paziente. Mi sistemo e lo raggiungo immediatamente; si trattava di una infusione che stava terminando. La sostituisce con un nuovo flacone e toccandomi un braccio mi spinge e seguirlo. Torniamo in guardiola, si lava le mani e guadagna la stessa posizione in pochi secondi. Il mio cazzo torna in tiro nel tempo che il calore della sua bocca rianima la cappella subito compiacente alle sue attenzioni.
Succhia e lecca con zelo e l’uccello sembra rispondere assecondando l’interesse che l’uomo gli sta riservando. Lo lascio fare per un po’ poi, incuriosito voglio vedere e sentire quel corpo a distanza di molti anni, ammetto che a suo tempo, sapendo di non correre il rischio di un rifiuto, avrei gradito molto uno scambio con il bellissimo coetaneo. Non è mai troppo tardi recitava un adagio dei miei nonni! Lo attiro in piedi, ci baciamo ed inverto i ruoli. Quasi seduto dentro l’armadio si sta bene e sembra che il mondo possa essere racchiuso attorno a quello che vedo; le gambe magre e muscolose di Lucio, completamente glabre e chiarissime tipiche di un biondo, il pube diligentemente depilato ed il suo uccello.
Non è molto dotato, ma ha un cazzo sui dodici/tredici cm, usato poco, come denota il chiarore della pelle, con una cicatrice da ipospadia. Durissimo, come un dildo in silicone, liscio, privo di vasi evidenti che ne percorrano la superficie ma pulsante; balza orgogliosamente in alto ogni volta che lo tocco o azzardo una leccata. Ci gioco qualche minuto poi inizio a fargli un vero pompino. Lucio mi attira a se e mi bacia, poi, staccandosi mi informa che non riuscirà a sostenere le mie attenzioni senza esplodere. Gli impegni che sta sostenendo, non gli consentono di fare sesso con la frequenza che vorrebbe, e sua moglie non è molto disponibile quando lui è sotto tensione. Lo rassicuro e mi passa delle salviette di carta asciugamano.
Torno in postazione e cerco di sollecitarlo con dolcezza, ma lo sento allo stremo. Il glande è paonazzo da quanto è teso e l’asta pulsa come se dovesse esplodere. Ogni leccata Lucio mi allontana il viso quasi a proteggermi da qualcosa di devastante. Lo rassicuro, ma non demorde dall’abitudine! Di fatto dopo pochi secondi lo sento gemere mentre si tampona con un asciugamano di carta. Soffoca dei mugolii strazianti, non si capisce se di godimento o di sofferenza. Provo a toccarlo, ma si è allontanato per sedersi su uno scatolone con della biancheria da depositare negli armadi.
Lentamente riprende forza e colore. Si scusa giustificandosi che non sborrava da quasi un mese! Tutto tace nella sezione, torniamo a vedere gli operati che riposano tranquilli. Mi siedo sulla scrivania, pensando che la cosa fosse finita col suo feroce orgasmo, ma Lucio non la pensa così. Si siede davanti a me e mi sbottona la patta, si abbocca al cazzo che in pochi secondi gli cresce in bocca fino a costringerlo a cederne ampie porzioni allo scoperto. Cambia posizione e sento il glande superare l’arcata tonsillare per infilarsi nell’esofago. Il gioco continua anche se il viso gronda lacrime e sudore e sempre più evidenti si presentano sforzi di vomito. Ma al mio cazzo (ed al suo padrone) la cosa piace molto.
Alza gli occhi e vede che approvo, sto godendo immensamente nel vedere tanta dedizione e riprendendo le carezze su quella testolina bionda, trattenendola di tanto in tanto, invitandola ad indugiare con l’ingoio completo, quando il conato stringe la cappella costringendone l’espulsione dal caldo canale che la ospita straordinariamente. Lucio lacrima e suda, da qualche colpo di sega e tenta di infilarsi in bocca lo scroto con entrambe le palle. Sei come un toro sentenzia, perché non hai avuto il coraggio di farti avanti quando venivi a bottega, te lo avrei consumato in tutti questi anni, non ho mai visto un cazzo così. Un altro colpo di sega e giù all’ingoio profondo.
Se avesse dovuto uscire in quelle condizioni sarebbe stato chiaro che non si trattava di un professionista che provvedeva all’assistenza infermieristica (ha ha ha), perciò gli proposi di concludere. Mi assestai una segata superveloce e intenzionalmente gli passai il cazzo quasi pronto ad esplodere. Lo spense in bocca, anche se oramai stava esplodendo, lo succhiò sulla punta segando l’asta, ancora a suo piacimento, poi procedendo con un paio di ingoi profondi, percepì che stavo per esplodere e accarezzando le palle con una mano, con l’altra segando l’asta per garantirne il completo svuotamento dell’uretra, ingoiò ogni schizzo di quella sborrata che mi sembrò interminabile. Continuò a succhiare e segare ancora, finché non percepii il mio uccello come un intorpidito orpello indolenzito.
Lucio continua a succhiare il cazzo oramai barzotto, senza toccarlo con le mani, lo tiene in bocca come un enorme succhiotto e si sega con impegno. Trascorrono pochi secondi e vedo il pavimento schizzato dai getti di sperma scaricati dal suo membro, volutamente orientato a pochi centimetri dal pavimento. Continua ancora a succhiarmi. Il ciucciotto si sta già riprendendo, mentre il suo, barzotto subito dopo l’eiaculazione, adesso è tornato moscio. Penso lasci le cose come sono ma non è così. Torna a massaggiarmi le palle e a segarmi continuando a succhiare finché non svetta ancora orgoglioso e come in un blitz lo intrappola in un profilattico comparso dal nulla.
Si toglie il pantalone da una gamba e poggia il piede sulla scrivania, avvicinando lo sfintere allo svettante palo incappucciato del mio cazzo. A questo punto capisco il disegno del biondino, ruoto il bacino in avanti ed esploro con la mano destra lo sfintere, passando con il braccio sotto la gamba sulla scrivania. La boccuccia sembra pronunciare parole di desiderio da come pulsa sotto le sollecitazioni delle mie dita. Non so come e quando lo abbia fatto, ma la calda rosetta pulsante è ben lubrificata e quando la mano di Lucio le punta il cazzo contro, esercitando una leggera pressione per facilitarne l’introduzione, sento che risulta arrendevole già al primo approccio.
Lo guardo dritto negli occhi, ogni fibra sembra esasperata dal desiderio per quel rapporto consumato in condizioni così estreme. Lo voglio tutto mi sussurra e lo vedo intenzionato a cercare la posizione che gli consenta di sentirselo dentro. Cerco di assecondarlo ruotando il bacino e sostenendolo per facilitare la massima introduzione. Si muove piano con leggeri su e giù. Lo aiuto a portare anche l’altra gamba sopra la scrivania e mi corico un po’ allungando le gambe. Si trova proprio impalato sul mio cazzo! Suda ed ansima farfugliando frasi spezzettate che non capisco. Onestamente inizio a trovarmi in leggero imbarazzo, anche se la situazione è tranquilla, siamo sempre in servizio.
Penso comunque che qualsiasi cosa accada, lui salta giù in un secondo e nello stesso tempo tiro su i pantaloni e chiudo il camice, per questo cerco di non farmi coinvolgere, anche se il cazzo che si trova saldamente piantato nel culo arrendevole e caldo di Lucio è il mio. È riuscito a prenderlo tutto fino ai testicoli e spazzolandomi il pube avanti e indietro, mi sta facendo godere parecchio. Non posso perdere di vista però come stia nuovamente segando il suo cazzo, che sembra pronto ancora ad eruttare e dall’attenzione che gli sta dedicando, sembra proprio intenzionato a sborrare per la terza volta ed è quello che succede!
Orienta il getto in basso e schizza sul mio torace, uno sparuto arcipelago di gocce di sperma che subito asciuga con un tovagliolo di carta. Assesta ancora qualche colpo al mio piuolo poi mi chiede se ce la farei a venire in tempi brevi. Vorrei scoparti come meriti asserisco sorridendo, mentre lui scende dal suo trono. Credo che dovremo rinviare la cosa, adesso il dovere mi chiama ad altri impegni, ridacchio ostentando uno zelo poco credibile. Lucio sembra veramente ancora un adolescente imberbe e l’idea di scoparmelo nudo, con tutto il tempo che serve a goderne ogni affondo in quel culetto burroso dalle chiappe tonde e sode, mi attizza parecchio.
Mi passa un paio di salviettine umidificate che sicuramente non sono fornite dall’ospedale ed un asciugamano monouso per pulirmi. Gli accarezzo la testolina bionda e ci scambiamo un rapido bacio. Voglio vederti ancora mi dice mentre si ricompone. Io sono già a posto e gli scrivo il numero del cellulare su un post it. Manda un messaggio quando sei disponibile e ci accorderemo. E lui: ho una casa in campagna a pochi chilometri da qui e potremo incontrarci in sicurezza, lontano da sguardi indiscreti. Lo lascio così, esco nei corridoi silenziosi, la notte sembra trascorrere senza grossi problemi. Ripenso all’incredibile incontro e “Lui” si agita nei pantaloni, imprigionato dallo slip troppo elastico, incazzato per l’ultima sborrata che gli ho negato. Lo accarezzo e gli prometto che si rifarà molto presto.

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