Solo un saluto

Scritto da , il 2021-05-22, genere etero

Le cose andarono così: lei era in città per lavoro, dopo una giornata trascorsa fra riunioni e formalità decise di andarsi a rilassare in un locale un po' fuori dal centro, consigliatole da un'amica. Non appena ebbe bevuto un sorso di quel drink fresco si sentì rigenerata, chiuse gli occhi per un attimo e vide il volto della persona a cui aveva pensato per tutto il giorno. Tirò fuori il telefono per chiamare suo marito, gli disse che stava bene, che era molto stanca, che avrebbe cenato in hotel e dopo una doccia sarebbe crollata a letto, di non aspettarla per una chiamata perchè si sarebbe addormentata subito. Gli assicurò che si sarebbero sentiti la mattina seguente. Spense il telefono per godersi al meglio il suo aperitivo in compagnia di un buon libro, mentre leggeva la prima riga però l'immagine di lui tornò a tormentarla e chiuse di colpo il libro, sospirando. Accese il telefono e compose il suo numero, lo sapeva a memoria nonostante fosse passato parecchio tempo. Lui rispose al secondo squillo "Sei davvero tu?" chiese sorpreso, e dopo vari convenevoli, misero giù il telefono e si diedero appuntamento in un ristorante non lontano da lì.
Quando lo vide dall'altra parte della strada lei ebbe un sussulto e sentì le mutande bagnarsi un po', si salutarono ed entrarono nel ristorante. Parlarono delle loro vite, totalmente cambiate.
Durante la cena si trattennero dallo sfiorarsi, una mano, la gamba. "Cosa vuoi fare ora?" Lo sguardo di entrambi bastava a predire la serata. Quando furono davanti all'hotel lei lo salutò "Non posso." un lampo di delusione balenò negli occhi di lui "La mia camera è ad uso singola." lei sorrise nel vederlo quasi tirare un sospiro di sollievo, come lei era chiaro che anche lui stesse scalpitando. Senza dire altro, lui entró nell'hotel e si diresse verso la reception. Lei salì in camera, sentiva il bisogno di cambiarsi le mutande, le venne in mente però che non le sarebbero servite. Le arrivò un messaggio, "Camera 303", cinque minuti dopo bussò alla sua porta.
Lui l'attirò a se immediatamente e la baciò con trasporto, assaporando la sua lingua, le sue mani palparono i seni, i fianchi, il sedere. Lei lo spinse via "Adesso puoi solo guardare" disse cominciando a spogliarsi lentamente, lui arretrò di un passo per godersi lo spettacolo, lei si inginocchiò sul letto e guardandolo negli occhi si tolse un capo alla volta. Rimase solo in mutande e fece scivolare dentro la mano destra, buttò indietro la testa gemendo di piacere, lui si portò una mano alla bocca stringendo i pugni mentre sentiva il membro diventargli durissimo.
Lei ansimava, godeva, quando riusciva lo guardava, mordendosi il labbro sussurrando che lo voleva, ansimò anche lui che stava raggiungendo il limite. Si avvicinò a lei, le tolse la mano dalla passera, la leccò un po' e mentre la penetrava lei stava già venendo. Passò solo qualche secondo, poi venne anche lui. Lei si sentì letteralmente inondata dal suo seme caldo e venne di nuovo. Ancora l'uno dentro l'altra, continuarono a muoversi fino a che a lui non tornò duro. Scivolava dentro di lei con facilità, allora la girò a pancia in giù e le sussurrò all'orecchio "questo non l'abbiamo mai fatto" e dopo aver lubrificato il suo ano con il loro piacere, le entrò dentro e lei lo accolse, urlando di piacere mentre lui con una mano le copriva la bocca. I loro corpi tremarono di piacere per il resto della notte.
La mattina dopo, all'alba, lei si rivestì e tornò alla sua vita.
"Perchè mi hai chiamato?" sussurrò lui perso nelle sue labbra, dandole un ultimo bacio
"Volevo solo farti un saluto".

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