Il padre di Clara (prima parte)

Scritto da , il 2021-05-19, genere voyeur

Io ed Erika ci conoscemmo tanti anni fa, la sua casa al mare era a poche centinaia di metri da casa mia e nonostante la nostra fosse un’amicizia stagionale basata principalmente sui mesi estivi, ci sentivamo spesso al telefono durante il resto dell’anno. Avevamo 14 anni, io magrissimo e altissimo e lei bassina, cicciottella e biondissima, sono passati dieci anni e siamo rimasti quelli di quegli anni, con una laurea in più. Erika mi aveva avvisato del suo arrivo, aveva finito tutti i corsi e voleva trasferirsi al mare per rilassarsi dopo le fatiche del dottorato. La mattina mi chiama e mi invita per andare a pranzo da lei, nel frattempo stava pulendo casa, chiusa da almeno 8 mesi ma ho un impegno, devo portare la moto in assistenza quindi le comunico che non posso raggiungerla per pranzo ma sicuramente sarei passato in serata. Erika aveva invitato anche Clara, una nostra amica, anche lei viveva da quelle parti, molto carina con cui io ogni tanto facevo del buon sesso.
In officina, per fortuna, risolvono il problema della moto abbastanza velocemente, quindi torno a casa, faccio una doccia, esco e mi dirigo a casa di Erika. Era maggio e nel complesso residenziale dove villeggiava Erika era quasi deserto, superato il primo cancello, posteggio la moto e salgo al primo piano dove un lunghissimo corridoio all’aperto mi avrebbe portato a bussare alla porta di Erika. Accanto al portone di casa, c’era una piccola finestrella con le persiane di uno sgabuzzino proprio accanto all’ingresso, che la famiglia di Erika aveva adibito a lavanderia, di solito era sempre chiusa quella piccola finestra ma quando la trovavo aperta, facevo sempre degli scherzi stupidi ad Erika. La finestra è molto alta, ci posso arrivare a guardare perché sono altissimo e tra le fessure delle persiane semiaperte vedo una scena incredibile. Erika era sul divano, nuda, a pecorina e si stava facendo scopare da un uomo, purtroppo la porta dell’ampia cucina non era completamente aperta e potevo solo vedere Erika, completamente illuminata dalla luce del sole che entrava dalla porta finestra del balcone. Sono in silenzio, mi giro per guardarmi attorno, per vedere se nel parcheggio o nelle case di fronte ci fosse qualcuno che poteva vedermi, nessuno, tutto chiuso, continuo a guardare la scena e mi accorgo che Erika, si era piuttosto in carne ma era molto sexy, ebbi un’erezione, stavo guardando la mia migliore amica, la mia confidente, scopare e stavo avendo un’erezione. Mi sentivo a disagio ma non riuscivo a smettere di guardare quella scena, vedevo le tettone di Erika in perenne movimento, sotto i colpi dell’uomo e ogni tanto riuscivo anche a sentire la voce di Erika, stava godendo, finché i colpi si fecero più intensi, i gemiti di Erika sempre più forti finché in un urlo liberatorio raggiunse l’orgasmo e si lasciò cadere sul divano. Subito capì che era meglio muoversi e anche in fretta, tornai velocemente sui miei passi ripercorrendo il lungo corridoio, arrivai alla moto e partì immediatamente. Feci un lungo in giro in moto e avevo in testa sempre quella scena, continuavo a sentirmi a disagio e forse mi sentivo in colpa di aver spiato la mia migliore amica ma non riuscivo a smettere di pensarci. Tornai a casa, mi preparai la cena e poi andai in balcone con una birra ghiacciata e le sigarette e proprio mentre stavo fumando mi arriva un messaggio di Erika. “Che fai? Il meccanico ha risolto il problema della moto? Alla fine anche Clara non è potuta venire a casa mia, è andata in città. Vieni a casa mia?” Rispondo al messaggio e dico a Erika che tra un’ora l’avrei raggiunta. Torno a casa di Erika, ripercorro il corridoio pensando alle sensazioni del pomeriggio, arrivo al portone, la finestrella è ancora aperta, busso.
Dopo pochi secondi Erika mi apre la porta, ci abbracciamo, non ci vediamo dall’estate scorsa mi invita ad andare in balcone dove aveva già predisposto il necessario per una divertente serata alcolica. Chiacchieravamo come sempre, in allegria e come sempre bevevamo tante birre. Mi sentivo in colpa, volevo confessare quello che avevo visto, Erika si era sempre comportata come una vera amica con me, decido di dirgli tutto. Gli dico che nel pomeriggio sono andato a casa sua, che avevo trovato la finestrella aperta e che volevo fargli uno dei soliti scherzi ma che l’avevo vista sul divano, nuda, mentre faceva del sesso. Erika smette di sorridere e si fa seria e mi chiede cosa ho visto. “Ti ho vista nuda, sul divano che facevi sesso, non ho visto con chi facevi sesso perché la porta della cucina non era completamente aperta”. Erika incalza “E cosa hai fatto?”. “Sono rimasto un attimo fermo ma sono andato via immediatamente” Non serviva dirle che ero rimasto lì a guardarla per diversi minuti e non serviva decisamente comunicarle la mia erezione. Erika beve la sua birra, fuma e rimane in silenzio qualche minuto. “Erika, ti chiedo scusa, volevo solo farti una sorpresa, ti prometto che non lo farò più e che ti avviserò ogni volta che passerò da casa tua, scusa!” “Non ti preoccupare, lo so che volevi farmi una sorpresa ma mi sa che la sorpresa l’ho fatta io a te” E per fortuna Erika scoppia a ridere e tutto torna come cinque minuti prima. “E’ successo tutto così, all’improvviso, è stata una cosa fortissima, mi sono sentita come non mai” e con un filo di imbarazzo Erika “Ho goduto come mai nella mia vita!” Io con tono scherzoso “Addirittura e chi era sto fenomeno, questo dio del sesso?” Erika ride come una matta e con un filo di voce mi dice “Te lo dico ma devi promettere che rimane tra me e te”, “Certo Erika”, Erika rassicurata “Il padre di Clara”. Quella rivelazione mi aveva lasciato letteralmente senza parole, io il padre di Clara, purtroppo lo conoscevo, era una grandissimo stronzo, un gran maleducato, praticamente in paese non conoscevo nessuno che lo stimasse, tutti a dire che era un bravissimo falegname ma una persona di merda e qualche mese fa mi incontrò in un bar e mi fece una battuta sul fatto che io girassi intorno a sua figlia e che a lui questa cosa non andava bene, perché Clara, doveva frequentare persone migliori di me e proprio in quel secondo gli avrei voluto dire che io non giravo esattamente intorno a sua figlia ma che “entravo” e avevo sua figlia intorno ma naturalmente preferì non fare incazzare il padre di Clara e vivere e avere una vita da normodotato e feci finta di non capire il messaggio. Erika “Non ti dissi che sono venuta qui in treno, la mia macchina serviva a mia sorella e io dovevo andare al supermercato così chiesi a Clara di accompagnarmi ma proprio mentre la chiamai, Clara con la madre, stavano andando al supermercato, così gli dissi cosa mi serviva e che una volta finita la spesa me l’avrebbero portata a casa”. Dopo una brevissima pausa “Clara, dopo circa un’ora mi chiama e mi dice che per un documento importante doveva andare immediatamente in città e che la spesa me l’avrebbe portata il padre prima di andare al lavoro, lui era già venuto a casa mia, ha costruito gli infissi delle finestre, le porte delle camere, quindi conosceva il posto”. Qui la pausa si fa più lunga ed Erika era visibilmente in imbarazzo “Dai Erika, se non ti va, lascia perdere, non devi raccontarmi tutto” ma Erika aveva ricominciato il racconto “Poco prima delle 15.00 mi bussa al portone, con le borse della spesa, lo faccio accomodare in cucina, lo ringrazio e gli dico se gradisce un caffè, lui dice subito di si e io mi metto ai fornelli” Pausa. “Dopo qualche minuto, mi chiese se avessi bisogno di una mano, gli dico di no, che riuscivo a fare due cose contemporaneamente, oltre al caffè stavo preparando il mio beverone dietetico ma lui insiste e me lo richiede ma questa volta mentre mi guarda, con la mano mima cosa avrebbe voluto fare” Interrompo Erika “Cosa? Che cosa ha mimato?” “Io avevo una maglietta lunga fino alle ginocchia, non ho pensato di “vestirmi” per il padre di Clara, lui avrà notato che ero senza reggiseno perché muovendomi in cucina è facile da capire, in pratica la sua mano serviva non per aiutarmi in cucina ma per tenermi le tette” Interrompo di nuovo Erika “Ma così, all’improvviso? Cioè senza nessun segnale da parte tua?” “Credimi, io non gli ho dato nessun segnale e quando ho capito a cosa stava alludendo gli ho detto no grazie ma lui si alza, si mette dietro di me e mi prende le tette, tutte e due, piano non forte e mi dice, ora puoi lavorare meglio senza tutto questo movimento”, io “E che hai fatto?” Erika continua “Sono rimasta bloccata, non sapevo cosa fare ma due secondi dopo, lui toglie le mani e torna al suo posto, ero imbarazzatissima, gli verso il caffè e invece di sperare che se andasse in fretta, comincio a parlargli, a fare conversazione, quella cosa mi aveva eccitata, mi aveva fatto venire i brividi e appena lui finisce di bere il caffè, mi guarda e mi dice che aveva notato le mie tettone l’anno scorso, quando venne a sistemare gli infissi, che pure quella volta giravo senza reggiseno e sempre seduto mi guarda e mi chiede di fargliele vedere, io rimango imbambolata, non dico niente, avrò avuto la faccia di una stupida ma lui me lo chiede di nuovo, alzo un po' la maglietta per fargliele vedere ma non contento mi chiede di togliere la maglietta così le vede bene, lo accontento, ero eccitatissima, io non sono abituata a queste cose, di solito i ragazzi con cui sono uscita sono timidi, impacciati mentre lui sapeva cosa fare, cosa dire e non so come ma sapeva benissimo che ero eccitata da morire” Io “Ma veramente? Ti sei tolta la maglietta? E lui che ha fatto?” Erika “Sono rimasta con la mutandina e lui seduto mi dice di avvicinarmi, me le tocca e mi pizzica i capezzoli e mi fa letteralmente impazzire, continua a toccarmele fino a che mi fa vedere che ha un’erezione e mi dice che non posso mandarlo al lavoro con il cazzo duro, mi dice di fare qualcosa ma io sono sempre la solita imbranata e comincio a toccarlo piano, sul jeans finché lui si spazientisce, mi afferra la mano e la pressa sul cazzo dicendomi di toccarlo per bene e non toccarlo come se si rompesse” Io “E sei andata avanti?” Erika “In realtà sono rimasta un po' bloccata o forse mi piaceva assecondarlo, mi piaceva che mi desse degli ordini, così quando mi ha ordinato di inginocchiarmi, l’ho fatto in un secondo, mentre mi piegavo, lui l’ha tirato fuori, era duro e teso e senza dire niente mi invita a leccarlo, ubbidisco e mentre comincio a fargli un pompino, mi dice che sembro una ragazzina delicata ma in realtà ero una troietta, mi afferra per i capelli e mi manda su e giù che a stento trattengo il vomito, continua così per un paio di minuti, mi dice di leccargli le palle, di leccare tutto, dal basso verso l’alto, mi dice che ancora devo crescere e assaggiare parecchi cazzi prima di diventare una pompinara, mi insulta, mi dice di tutto, troia, buttana e mi tiene sempre per i capelli e io sono sempre più eccitata, mi toglie la testa, mi guarda e mi dice se fossi vergine, gli dico di no e lui molto risoluto mi dice di alzarmi, togliermi la mutandina e mettermi sul divano, lui nel frattempo si spoglia completamente e continua a insultarmi, mi dice di mettermi a pecorina e me lo mette dentro subito, si ferma e mi dice…” Io “Che ti dice?” Erika “Sei curioso? Ti piace? Ti stai eccitando?” Io “Lo confesso, si, mi sono eccitato pure nel pomeriggio quando ti ho vista, scusami ma è stato più forte di me, ti ho guardata per più di un attimo come ti ho detto prima, ti ho vista godere fino alla fine e poi sono andato via in fretta, dai cosa ti dice?” Erika con voce ancora più sexy “L’avevo capito che ti stavi eccitando e comunque mi dice che sono una porca, che nonostante la faccia d’angelo, sono una gran porca, che ero tutta bagnata e che non vedevo l’ora di farmi sbattere da lui e comincia a spingere, prima piano poi ha capito che mi stava piacendo ha aumentato le spinte, mi ha dato degli schiaffi sul culo, mi diceva che ho un culone bello liscio, ci mette un dito dentro finché mi prende per i fianchi e il resto lo hai visto tu” Io “E poi? Io sono andato via” Erika “Appena stava per godere, l’ha tirato fuori ed è venuto sul culo e sulla schiena, si è alzato, ha preso dei fazzoletti di carta dal mobile, mi ha pulito e mi ha detto che quando volevo potevo chiamarlo e lui sarebbe venuto subito a prendermi il culo” Io “Assurdo, il padre di Clara, non lo avrei mai immaginato” Erika “Se sapesse cosa fai tu con Clara ti ammazzerebbe, piuttosto, con Clara come va? “ Io “Ci vediamo ogni tanto, non è un vero rapporto, poi lo sai, Clara è tutta presa dallo studio e dalla danza, ogni tanto, quando le va, mi chiama e facciamo sesso” Erika “Si lo so me lo ha detto, dice pure che si diverte e che tu non la stressi con i soliti discorsi, quindi ti chiama quando le va?” Io “Si, ogni tanto mi manda un messaggio, con su scritto, ci vediamo? E così…” Interrompe Erika “E così fate sesso senza impegno, ottimo, io invece ho trovato un buon compagno di giochi, lo so ti può sembrare forte, brutale, sopra le righe ma io mi sono sempre annoiata con i ragazzi con cui sono uscita, forse ho bisogno di questo, almeno per ora”. Io “Ma pensi di chiamarlo o rimarrà un caldo pomeriggio hot?” Erika “No no, lo chiamerò ma questa volta sarò preparata”. Erika scoppia a ridere e continua a bere la sua birra. Era maggio, l’estate non era ancora iniziata ma già si faceva tutto così interessante, il suo racconto era stato eccitante e io non facevo altro che pensarci, ci pensavo anche nei giorni successivi, finché una mattina, mentre facevamo colazione, trovo il coraggio di parlarne con lei “Non ti mettere a ridere ma da quel giorno ti penso, lo so che non dovrei ma è più forte di me”. Erika ride, mi guarda…

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