Roma - 2

Scritto da , il 2021-04-24, genere bisex

La ragazza mi ringrazia per averla aiutata con la valigia, posa una borsa a tracolla di pelle marrone sulla poltrona di fronte la mia e si siede in quella accanto.
Sembra molto carina pur avendo la mascherina che le copre metà del viso. I capelli tinti biondi le arrivano a metà del collo, a giudicare dall’irregolarità del taglio direi che se li è tagliati da sola, oppure da un pessimo parrucchiere, un esperimento uscito non molto bene ecco. Gli occhi neri sono contornati da delle ciglia finte. Naso e bocca sono coperti dalla mascherina ma comunque sembra che si sia truccata solo gli occhi. Non è molto alta, poco sopra il metro e settanta. Indossa un paio di Nike Air Max basse bianche, dei pantaloni in denim chiaro piuttosto larghi portati con un ampio rivolto. Quello che mi colpisce è la parte superiore dell’outfit: intravedo, sotto una T-shirt bianca della Levi’s, un maglioncino dolcevita nero e sopra tutto un piumino decisamente oversize azzurro molto anni ’90. Non ha accessori, forse un orologio al polso ma non riesco a vederlo bene. Decisamente indie, mi piace un sacco.
Ricorda me quando vado in montagna, mille strati tra termica, t-shirt tecnica, pile tecnico e giacca a vento. Penso che non vedo l’ora di andare in montagna quest’inverno.
Comunque la ragazza mi fa sesso, sembra avere un bel fisico, gambe magre e lunghe ma che sembrano allenate, vita stretta e un seno piuttosto prosperoso. Si l’ho squadrata da cima a fondo in pochi secondi, si sono un maniaco lo so ma c’è qualcosa in lei che mi attrae, sarà il suo stile casual ma comunque ragionato. In ogni caso noto che anche lei mi ha squadrato, ne sono contento.
Sul tavolino gli auricolari che avevo tolto per aiutarla continuano a riprodurre la musica.
- Ascolti i Killing Joke? – chiede.
- Li hai riconosciuti, li ascolti anche tu?
- No, è mio fratello, sono uno dei suoi gruppi preferiti. A me non fa impazzire il punk, preferisco altro.
- Sì effettivamente sono un po’ pesanti da ascoltare, è difficile che piacciano.
Ha un forte accento romano, molto probabilmente scenderà anche lei a Roma. Almeno qualcuno con cui parlare.
- Comunque piacere, Ludovico. – solito sorriso. Devo decisamente smetterla.
- Carlotta, piacere.
Ci diamo la mano, in barba al Covid. Ha una stretta forte, dita lunghe e dorso con qualche vena in rilievo. Si vede che fa sport, arrampicata azzarderei.
- Dicevi che ascolti altro. Altro tipo?
- Moltissimo indie, Willie Peyote lo conosci? E’ di Torino come te, si sente che sei torinese – ride.
- Si lo conosco, ascoltato qualcosa. – lo conoscevo solo di nome grazie a un’amica che me ne aveva parlato. Per la figa potrei mentire su tutto.
- Sono andata al concerto a Torino un paio di anni fa.
- Ah si? Mi hanno detto che è stato fantastico. – cerco di scavare in tutta la mia inesistente cultura di musica indie – Carl Brave lo ascolti? E’ di Roma come te, si sente che sei romana – rispondo copiando la sua battuta.
- Certo che lo ascolto. Che romana sarei se non lo ascoltassi?
Non ho la minima idea di cosa rispondere. Cambio argomento.
- Stai tornando a casa a Roma? Immagino studi a Milano.
- Esatto studio alla Cattolica e un altro mese in casa con le mie coinquiline mi avrebbe impazzire. Tanto brave eh, però dopo un po’ i pacchi da giù iniziano ad essere troppi. Tu invece?
- Io studio e vivo a Torino ma ho colto questa occasione per stare un po’ da solo a Roma. I miei mi stavano portando all’esaurimento. Abbiamo una casa a Roma e ne approfitto, è da tanto che non ci vado.
- Uhh che bello! Dove precisamente?
- Trastevere
- Trastevere è bella anche senza di me – intonando Regina Coeli di Carl Brave, almeno questa la conosco.
- Ma meno senza di te – figura di merda evitata. La pischella mi ha messo alla prova.
- Bravo! Lo conosci veramente allora.
Continuiamo a parlare di tutto e niente fino a Firenze. Parliamo dei nostri studi, viene fuori che è iscritta a economia, che i suoi genitori sono giornalisti Rai, che è single e che vive nel quartiere Flaminio, bella zona residenziale. Io le racconto qualcosa di me. Voglio farle capire che sono interessato a conoscerla meglio senza passare per un morto di figa.
- Io non ho amici a Roma ed effettivamente un mese completamente da solo potrebbe essere peggio che passarlo con i miei. Ti va di scambiarci Instagram così magari possiamo vederci, magari mi mostri dei luoghi di Roma che non conosco ancora.
- Certo, con molto piacere! Ma ti do il mio numero, Instagram non lo uso molto.
Non chiedevo di meglio, sarà solo estroversa o anche intraprendente?
Passiamo l’ultima ora del viaggio a parlare dei posti dove secondo lei si può andare “solo in due”. Il Giardino degli Aranci, la Terrazza del Pincio, Il Belvedere del Gianicolo, tutti terrazzi panoramici dove ero già stato ma che a pensare di tornarci con una ragazza come lei assumevano una prospettiva completamente diversa. La situazione potrebbe farsi interessante nei prossimi giorni.
Il treno arriva a Termini, scendiamo. Fa molto più caldo che a Torino ed entrambi procediamo lungo il binario con le giacche in mano.
Mi commuovo un po’ e Carlotta se ne accorge
- Ti mancava tanto Roma eh?
- Si, tanto – le rispondo.
Carlotta si ferma, si gira verso di me e con una dolcezza che non avevo mai visto mi abbraccia
- Anche a me mancava casa – sussurra.
Ci stacchiamo entrambi con gli occhi lucidi
- Scusa non dovevo, non mi conosci nemmeno.
- Tranquilla, mi è servito a capire che non sono il solo a esserci così legato – rido
Ci dirigiamo verso l’esterno. Lei aspetta sua madre che sarebbe arrivata a prenderla, io avrei preso l’autobus. Ci salutiamo con un bacio sulla guancia.
Trovata la palina del capolinea dell’H salgo sull’autobus. Ecco se c’è una cosa che non mi mancava di Roma erano i mezzi pubblici. Se non lo prendo adesso il Covid non lo prendo più.
Sono quasi le 21, di fare la spesa non se ne parla, ci penserò domani. Per stasera ordinerò una pizza.
Entro nel piccolo appartamento al secondo piano di un antico palazzo ai piedi del Gianicolo, dopo qualche imprecazione e bestemmia verso la caldaia che non ci pensa nemmeno a partire sono tranquillo e ordino la pizza. Diavola come sempre, l’app dice che arriverà tra mezz’ora. Si ho il tempo per una doccia.
Poso i bagagli, tiro fuori una tuta che mi farà anche da pigiama e mi spoglio. Nudo mi guardo allo specchio, sono particolarmente bello oggi nonostante il viaggio. Un brivido mi corre lungo la schiena, ho una voglia assurda. Carlotta mi fa veramente tanto sesso. Entro nella doccia con il cazzo barzotto. Mentre mi insapono passo le mani su cazzo e palle e comincio a masturbarmi, è lungo, largo e duro, pulsa ma non voglio venire adesso. Mentre mando via il sapone dal corpo suona il citofono.
Merda la pizza! Non può essere passata già mezz’ora, infatti guardando l’orologio noto che il fattorino è in anticipo. Esco dalla doccia e vado a rispondere ancora bagnato
- Glovo, pizza.
- Sali pure, secondo piano.
E adesso dove cazzo lo trovo un asciugamano? Merda, merda, merda ho dimenticato di prenderli dal mobile. Il fattorino suona alla porta, fanculo mi vedrà nudo, aveva solo che da arrivare in orario. Si godrà lo spettacolo.
Ancora con il cazzo in tiro e bagnato d’acqua e sapone vado ad aprire la porta. Il ragazzo è a dir poco sorpreso e strabuzza gli occhi.
- Scusa ma sono arrivato adesso, porta pazienza. Prendo i soldi.
- Tranquillo ho visto di peggio.
Chissà perché ma la cosa non mi sorprende.
Mi porge la pizza, la poso sul tavolo dandogli le spalle e mostrandogli, quindi, il culo che in pochi hanno avuto il privilegio di possedere.
Vado verso lo zaino dove tengo il portafoglio e mentre cerco dieci euro da dargli mi tocco il cazzo con una mano quasi a dirgli “guarda che bel cazzo che c’è qui, non ne vuoi un po’?”.
Gli porgo i soldi e gli dico di tenere il resto. Ringrazio e chiudo la porta. Non avevo voglia di cazzo però avesse accettato non mi sarei tirato indietro.
Mi arriva un messaggio sul telefono, è Carlotta
- Allora ti sono mancati gli autobus di Roma?
- Mi mancava tutto tranne quello. – rispondo.
- Ho avuto una situazione buffa con il fattorino della pizza. – scrivo senza pensare.
- Ah si? Racconta, fammi ridere.
- Dopo, adesso mangio altrimenti si fredda. – non so quanto sia il caso.
- Certo certo, adesso ceno anche io
- Va bene, a dopo.
La situazione con il fattorino e con lei mi ha arrapato ancora di più. Mi stendo sul divano e prendo il cazzo in mano. Con la sinistra mi massaggio le palle che adesso sono veramente piene e con la destra inizio a segarmi. Con la coda dell’occhio vedo che un signore che sta fumando una sigaretta sul balcone dal lato opposto della via sta guardando verso il mio soggiorno. Oggi sono un cinema, dovrei far pagare il biglietto.
Penso a Carlotta, al suo maglione, ai capelli dannatamente sexy nonostante il taglio storto, al suo seno. Immagino le sue mani prendermi il cazzo e masturbarmi. Ho visto troppo poco di lei per immaginare altro.
Le mie mani avvolgono il mio cazzo dalla cappella alla base, raccolgo un po’ di saliva e lubrifico così. Comincio ad ansimare, cristo quanto amo masturbarmi.
Pochi minuti e vengo, alcuni fiotti di sperma finiscono sulla mia pancia, altri sul divano, impreco.
Mi alzo, prendo una sigaretta dal pacchetto che avevo nascosto dai miei nello zaino, la accendo e inizio a fumarla alla finestra. L’uomo sul balcone rientra in casa.
- Vecchio porco. – sussurro con la sigaretta in bocca. Se lui è un vecchio porco io sono un giovane porco, o forse solo giovane.
Vado a finire la doccia, mi metto la tuta e una maglietta e mi avvento sulla pizza che ovviamente ora è fredda. Vabbè è soltanto più buona. Cerco un film su Netflix dal cellulare.
Mi arriva un altro messaggio di Carlotta
- Allora l’hai mangiata questa pizza? – a volte mi chiedo se la gente capisca il significato di “a dopo”. Significa “ti scrivo io” non “scrivimi quando ti pare”.
Decido di non visualizzare, le risponderò dopo. Dopo essere venuto la voglia parlare è pari a zero.

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