Medico del lavoro 2ª Parte

Scritto da , il 2012-02-01, genere pulp

Cari amici riprendo a raccontarvi la mia brutta aventura…

“zitta puttanella e godi, lo so che ti piace essere toccata, si vede”..
“ma non con violenza come sta facendo lei, non lo sopporto, la prego smetta”..
“stai scherzando, una fighetta come la tua, me la voglio godere ben bene”.
Continuai ad urlare,come se servisse a qualcosa.
“urla pure, non ti può sentire nessuno e poi mi piace vederti così”.
“la denuncerò, giuro la denuncerò”.
“fallo pure, vedremo cosa dirai e vedremo a chi crederanno”..
Cominciavo ad essere terrorizzata, cosa voleva farmi, non ascoltò nemmeno le mie parole.
"Mmmmmhhh che bella figa pelosa e giovane”.
Rimise dentro il dito continuando l’esplorazione.
“Sei tutta bagnata, lo sapevo che ti sarebbe piaciuto, sei uguale alle altre, solo delle puttanelle,pronte a farsi scopare dal compagno di scuola, sapessi quante ne ho conosciute come te e tutte che urlavano come te, poi alla fine, vedessi che soddisfatte, perciò lasciami in pace, vedrai che bel servizio che ti farò"
Non sentivo nemmeno quello che diceva tanto ero terrorizzata, maledetto, ora la paura si era impadronita del mio essere.
Sussultai quando sentìi il suo dito tentare l'altra apertura, istintintiamente serrai i glutei per impediré la violaziione.
" Bene bene, un bel culo da domare, come piace a me, scommetto che sei vergine? dillo puttana sei vergine?”..
Accompagno le parole con una forte spinta del dito che mi procurò parecchia sofferenza, facendomi urlare, più che per il dolore, dalla rabbia dell’impotenza, dalla voglia di ucciderlo.
“dillo puttana,dillo che hai il culo vergine o ti faró veramente male”.
“si lo sono maledetto”.
Era seduto sullo sgabello, si alzo, venne vicino a me, l’inguine all’altezza del viso, ora potevo vedere quanto erano tesi i pantaloni per l’eccitazione..
" ora mi farai un bel pompino cerca di farlo bene e guai a te se mordi "
Abbassò i pantaloni, introdusse una mano nei boxer facendo uscire il pene, brutalmente me lo puntò all’entrata della bocca.
In quel momento quasi gli fui grata, pensavo gli sarebbe bastato un bel pompino, forse si sarebbe accontentato di questo, cercai di rabbonirlo parlandogli del cazzo..
"Oh! è molto bello e grosso, proprio un bel cazzo !" ..
Non era una bugia, lo aveva abbastanza grosso e parecchio lungo,almeno paragonandolo a quelli che avevo visto, dentro di me ero terrorizzata,
" Brava lo puoi proprio chiamare così se lo merita".
Lo impugnò con una mano,
Il glande rosso violaceo era appiattito, aveva un'ampia apertura dove indugiava una grossa goccia di presperma.
Lo fece scorrere nella mano per un paio di volto, lo avvicino alla mia bocca, la tenevo serrata, mi chiuse il naso.
Fui costretta ad aprirla ed accogliere la cappella tra le labbra.
“dai troia comincia a pompare”.
Inizia a succhiare tra lingua e palato.
"Fammi godere subito non tirarla per le lunghe”.
Cominciai a leccare e succhiare velocemente, mentre lui faceva andare su e giù il ventre per farlo entrare il più possibile.
Con la mano lo masturbavo rapidamente, con l'altra gli tirai fuori i testicoli pesanti e pelosi, massaggiandoli e spremendoli, con la speranza che la cosa finisse presto..
" Sei brava troietta, continua così, si vede che ne hai fatti tanti, altro che verginella, dai, dai, sei la migliore mia bella porca"
Mi sentivo offesa da quelle parole, non le ho mai accettate, non mi piace essere insultata durante l’amplesso, non ho mai capito perché un uomo o una donna devono offendere al culmine del piacere, io non l’ho mai fatto, ma ora non era importante, mi impegnai al massimo, facendo appello a tutta l'esperienza accumulata e agli insegnamenti del prof. lo leccai freneticamente mentre con una mano lo masturbavo e con l'altra continuavo a stimolare i testicoli, sentivo le lacrime scendere dagli occhi, era la prima volta che facevo un pompino contro la mia volontà.. mi odiavo per non essermi rifiutata più energicamente, per aver lasciato che le cose arrivassero a quel punto, volevo farla finita con questa, violenza, non vedevo l’ora di uscire da quell’incubo.
Ancora non sapevo ne immaginavo cosa sarebbe accaduto.
Dopo pochi minuti lo sentìi irrigidirsi, le palle si contrassero, la verga si fece ancor più tesa e istintivamente mi ritrassi leggermente tenendo in bocca solo la punta del glande.
Quando sentii il cazzo farsi ancor più duro, lo tolsi dalla bocca..
Guardavo la cappella con la fessura spalancata da cui con un primo spasmo uscì lentamente una grossa goccia di sperma.
Riuscii ad allontanarlo dal viso, prima della sborrata, una serie infinita di getti di sperma caldo granuloso che si perse sulle tette.
Non aveva emesso un suono, udivo solo il respiro ansimante del maledetto a bocca aperta, prendeva rumorosamente aria dal naso, come un cavallo dopo una lunga corsa.
La verga iniziò a perdere la consistenza iniziale, pensavo che finalmente la cosa avrà fine.
Che pia illusione, che mal riposta fiducia, il maiale comincio a spogliarsi, si tolse i pantaloni e sempre guardandomi negli occhi i boxer, infine il camiciotto-
Era li in piedi, il cazzo quasi moscio, gli occhi spalancati da voglia inappagata.
“credevi fosse finito tutto? povera troietta, ora mi dedicherò alla tua figa, te la leccherò fino a farti morire, vedrai che godrai che tu lo voglia o no, so io come fare”.
“basta dottore la prego basta, ho fatto quello che voleva, la prego mi lasci andare, non dirò nulla a nessuno”..
“zitta troia, deciderò io quando finire, ora saprai cosa vuol dire farti leccare la figa”.
Torno davanti, si inginocchiò tra le cosce spalancate, dopo avermi guardata da vicino.
“bella, molto bella, piena di pelo, come piace a me, chissà perché molte di voi si depilano?”
Non risposi, lanciai un urlo di disperazione, anche se sapevo non serviva a nulla.
“grida pure, fra poco saranno urla di godimento”.
“basta dottore, basta, la prego”.
Era come parlassi al vento.
Accostò la bocca al frutto per lui prelibato, allontanando la mia mano messa lì come ultima illusoria protezione.
Inutile nasconderlo fremetti di piacere quando sentii la lingua del maiale iniziare a lambire le grandi labbra per poi intrufolarsi in direzione di quelle piccole, una mano si unì al gioco e dischiuse la vagina per facilitare l'azione della lingua che riuscì così a raggiungere le piccole labbra ed il clitoride.
Avrei voluto urlare ancora di smetterla, ma il corpo mi stava tradendo.
Sussultai per l'eccitazione quando la lingua iniziò a lambire con piccoli colpi il bottoncino che iniziò immediatamente ad inturgidirsi facendosi, se possibile, ancora più sensibile.
Per quanto odiassi quel contatto, non potevo nascondermi che ci sapeva fare, stava portandomi verso l’estasi, verso il momento in cui non sarei stata più padrona di me stessa maledetta la mia debolezza sessuale, in quel momento avrei voluto essere frigida.
Il maledetto continuò a leccarla , tenendola aperta con una mano mentre infilava, con facilità, un dito della mano libera, in quella fessura fradicia e bollente.
Comincio ad entrare ed uscire ripetutamente dalla vagina finché,tutto si fece più confuso.
Il piacere che ora proveniva da laggiù, era troppo per riuscire a respingerlo, pur sapendo che proveniva da una violenza.
Sentii un intenso calore nascere del ventre ed espandersi come una scarica elettrica in tutto il corpo.
I muscoli si contrassero, la testa si sollevò dal lettino, la schiena s'inarcò, con una specie di rantolo, ricaddi inerte..
Mi lasciò le dita dentro, sollevò il viso dalla figa intrisa di succhi.
“brava Liana, hai visto che ti ho fatto godere, non dire di no, guarda quanti umori stanno uscendo”.
Ricordo che lo guardai con un sorriso flebile, ero stremata dal piacere dovevo ammetterlo.
“va bene è vero ho goduto molto, ma ora la prego mi sleghi, facciamola finita”..
Sfilò le dita dalla figa, fruscio di carne umida.
“stai scherzando? e il cazzo non vuoi accontentarlo? preparati a riceverlo”.
Mi prese nuovamente per i fianchi, tirandomi in avanti per quanto fosse possibile.
Sorresse il cazzo con le mani, appoggio la punta del pene, risorto a nuovo turgore, lo appoggiò all’entrata, a contatto del clitoride.
In quel momento, la paura prese il posto della soddisfazione per l’orgasmo appena provato, cominciai ad urlare, non volevo quella penetrazione che mi stava terrorizzando, non volevo, credevo di avergli dato abbastanza, non gliene fregava nulla delle mie urla.
“grida pure, nessuno può sentirti, anzi mi ecciti ancor di più, piccola troia”.
Cambiò angolazione, spinse in avanti il bacino facendo scivolare la lunga asta sul clitoride, una lunga carezza che si concluse quando le palle pelose toccarono le labbra bollenti della figa.
Lentamente si ritrasse ancora una volta carezzando il bottoncino ipersensibile, ed ancora si spinse in avanti, come un archetto sulle corde di un violino, lasciandomi con un delirio di sensazioni contrastanti, tra il piacere che quell'intenso massaggio mi provocava e il terrore di essere riempita da quella mazza indesiderata.
Il respiro si fece sempre più affrettato e corto, il maledetto capì che in breve sarei venuta nuovamente, ero abituata a quella sensazione di snervante massaggio clitorideo, era così che di solito mi masturbavo, ma il maiale aveva altri progetti.
Andò avanti un po’ con quel massaggio al clitoride, poi guardandomi negli occhi.
" ora basta giochetti, ho le palle nuovamente gonfie dalla voglia, desidero esplorare ben bene la figa, ora te lo metto dentro, preparati puttanella, scommetto che non hai mai provato un bel cazzo così, abituata come sei ai cazzetti dei tuoi amici, questo è un cazzo".
Dicendo così me lo fece rivedere, da come ero messa, sembrava mostruoso, poi con un tono che non ammetteva repliche, ne compassione.
“arrivo troietta”.
Emise un sospiro di soddisfazione, misto ad un che di sadismo e con un ghigno, puntò la cappella all'ingresso della vagina, poi lentamente, millimetro dopo millimetro iniziò ad entrare con un'azione incredibilmente continua.. senza colpi e senza pause, mi aspettavo un colpo secco, invece, si stava comportando in modo “civile”.
Mi sentii letteralmente "aprire" come se qualcuno mi stesse aprendo la pancia in due e poi riempire, riempire, riempire, fino allo stomaco, ed oltre, fino al cuore e sentì come un nodo in gola e deglutì di riflesso, oramai le urla, erano strozzate.
Capii che era entrato del tutto, quando sentii la pressione dello scroto sulla figa.
Solo allora diede una spinta con il bacino penetrandomi ancora di più, scuotendomi tutta, finalmente il suono usci dalla gola, cominciai ad urlare di smetterla.
Non gliene fregava nulla, continuo imperterrito il suo andare e venire, incurante del mio pianto, delle urla, della disperazione, del dolore più morale che fisico.
Solo in quel momento mi ricordai che per dei disturbi avevo smesso di prendere la pillola.
Raccolsi tutto il fiato che avevo e urlai.

Mi devo fermare la terza parte alla prossima puntata.
Il mio solito bacio a voi tutti, dove piú vi piace.

(continua)..

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