La mia storia con Giulia capitolo uno (novità pericolosa)

Scritto da , il 2021-01-01, genere trio

Una novità pericolosa
Io e mia moglie Mara siamo sempre stati una coppia molto aperta, anche se fra i due, il più vivace sono io. Non so cosa succederebbe se fosse lei a proporre un partner maschile, finora non è accaduto. Quest’estate al nostro solito campeggio si è concretizzata una situazione che non mi ha fatto dormire per molte settimane e, per molte altre mi ha portato a sonni agitati.
Con Lucia, una nostra coetanea (trentenne), e sua madre Gianna, vicina di bungalow, condividevamo parecchio del nostro tempo. Erano simpatiche e le discussioni su tematiche di attualità o relative ad interessi generali, venivano affrontate con disinvoltura durante le ore assolate o nelle lunghe serate. Gianna, quasi sempre appena qualsiasi discussione fosse entrata nel vivo, si allontanava lasciandoci soli con le nostre idee.
Sapevamo che Lucia non guardava gli uomini, per questo, poteva impunemente arrivare da noi a qualsiasi ora e, anche se Mara fosse rimasta a fare la pennichella sotto l’ombrellone, potevamo tranquillamente chiacchierare senza fomentare le solite chiacchiere per il cinegiornale quotidiano nel villaggio..
Eravamo ai primi weekend di giugno ed il villaggio era già al completo. A parte due coppie di anziani, gli inquilini mi sembravano quelli degli altri anni. Non era della stessa idea Lucia che continuava a rigirarsi sulla sedia come se avesse un dildo infilato la sotto, da qualche parte. La sai l’ultima? Esordi dopo pochi minuti. Ti ricordi la famiglia con i due figli magrolini che stavano nel bungalow dietro al mio l’altra estate?
Ricordavo la famigliola molto taciturna, sempre tutti assieme, un bimbetto preadolescente con un desolante aspetto segalino, tenuto al guinzaglio da sua madre, ed una ragazzina poco più grande, o forse della stessa età (16/17 anni), molto graziosa, esile come un giunco, sempre agghindata come una Barbie che ruotava come un satellite attorno al babbo carpendone continuamente i favori, dal gelato al pattìno.
Ricordo di averla guardata facendo una predizione su quanto quell’apparente angelo avrebbe potuto essere fatale alla serenità di molti uomini solo di li a qualche anno. Considerazione maturata vedendo quale training le stesse fornendo l’ignaro padre, ubriacato dalle attenzioni di quell’apparentemente innocente femmina implume.
Quando Lucia cominciava a “frigolare” come una padella sul fuoco, c’era solo da darle spazio e capire cosa potesse uscirne. La esortai a continuare dandole ascolto, avvicinando la sedia con aria complice. Come sospettavo la storia ebbe inizio. Aveva gia adocchiato la ragazzina, si chiamava Giulia ed era diventata uno dei fiori più belli che si potessero ammirare nel grande giardino del villaggio e lei le conosceva tutte,
All’inizio ci sembrava incredibile, io e Mara trascorrevamo li gran parte della bella stagione già da quattro anni ma negli ultimi due in varie occasioni potemmo verificare che dai quindici ai diciotto anni, il rapporto che molte ragazze avevano con Lucia, era molto intrigante. Strizzatine d’occhio, fugaci carezze, continue allusioni in molti discorsi, sparizioni seppur brevi dal gruppo……..
La confidenza che Lucia aveva poi sviluppato con me, per riuscire ad avvicinare Mara (molto giovanile per la sua età), mi aveva consentito di toccare con mano una realtà che pur essendo sotto gli occhi di tutti, non veniva percepita per quello che era.
I genitori delle ragazzine erano felici che le fanciulle andassero con Lei perché al riparo dal pericolo di frequentare gli arrappatissimi adolescenti perennemente con bermuda larghissime finalizzate a nascondere le incipienti erezioni stimolate da visioni celestiali. E Lei, riusciva quasi sempre a circuirle con la promessa di far incontrare gli amanti per qualche struscio controllato e qualche bacio rubato.
Questo avveniva sempre mentre la madre Gianna stava in spiaggia per la pennichella sotto l’ombrellone. Quasi sempre, scoprii in seguito, quando il Romeo di turno se ne era andato, lei continuava a raccogliere i frutti che il calore ormonale dell’adolescenza aveva iniziato a far esplodere. Oramai era diventato un classico, quando vedevo uscire la ragazza di turno, spesso con il volto ancora in fiamme, poco dopo arrivava Lucia. Con soddisfazione mi raccontava i dettagli dell’avventura del giorno e, talvolta, pregustava l’epilogo per la serata visto il sonno pesante della madre abituata a prendere sonniferi.
Si era legata a me per cercare di arrivare a Mara. Mai avevamo pensato ad un rapporto di quel tipo nei nostri giochi a tre. Io e mia moglie al massimo giocavamo con qualche sua compagna dell’università sempre quelle, e sempre più raramente. Lo faceva per farmi contento e tentare di lenire la mia malattia. Dovrei farmi curare, ma non ci penso proprio finche ho la fortuna di vivere bene, per me il sesso è vita e sono sempre pronto.
Avevo la fortuna di avere Mara dalla mia, a lei bastava vedermi contento e sapere che avrei fatto tutto solo in sua presenza quindi, bene così. Mara sembrava un’adolescente, aveva il seno che stava dentro il palmo delle mie mani chiuse a coppa, due capezzoli minuti ma molto reattivi, fianchi stretti e due glutei che sembravano modellati da un abilissimo liutaio. La pelle ambrata ed i capelli biondissimi erano gli ultimi tocchi che conquistavano i miei occhi ogni volta che lo sguardo incrociava la sua figura. La patatina sembrava accogliere a fatica il mio arnese, ma ben lavorata, faceva il suo dovere, non le piaceva che fossi violento quando facevamo l’amore; anche nei momenti di grande foga, preferiva sempre che gli affondi fossero pacati. Amava molto vedermi privo di freni con l’amica di turno e mi incitava a darci dentro godendo se la malcapitata tentava in qualche modo di difendersi dalle bordate.
Lucia era quindi alla perenne ricerca di uno spazio per poter entrare nel nostro letto, ma fino a quel momento non era ancora riuscita nell’intento. Adesso, la novità era Giulia, continuava a muoversi parlandone, descriveva la ragazza come una specie di madonna. Dopo una decina di minuti, il ritornello era: “vedessi che gambe tornite, che fianchi modellati, che seno impertinente, che…. altro ancora”. Conoscendola, avevo chiaramente compreso che quell’estate sarebbe stata tutta all’insegna della giovane Giulia.
Ma quanti anni aveva? Mi permisi di interromperla. Lei era solita farsele indipendentemente dall’età e qualche rischio lo aveva corso in passato, ma la smania era talmente incontenibile, e la complicità delle candidate talmente forte, che sembrava sempre un rischio calcolato. È anche giusto dire che spesso erano gli stessi genitori a raccomandarle la figlia perché ritenuta al sicuro con lei.
Di fatto, sorvolando sull’età, continuava a descrivere le sue manovre di avvicinamento ed i primi successi. La sera prima erano uscite dal campeggio per una pizza, e le aveva presentato alcuni ragazzotti della squadra di beach volley. Giulia l’aveva ringraziata promettendole che l’indomani si sarebbero riviste per commentare la serata. Nel corso della mattinata erano state in spiaggia a commentare le varie doti dei ragazzi e aveva carpito i desideri della giovane, promettendole di organizzare qualcosa al più presto per concludere un incontro più operativo.
Giulia dichiarandosi soddisfatta e non sospettando alcun secondo fine, sembrava molto più smaliziata di quello che sembrava. L’apparente innocenza era subito caduta nel momento in cui Lucia, nel sottolineare l’aspetto fisico di Gianni, (uno dei bellocci apprezzato la sera prima), l’aveva vista passarsi spudoratamente una mano per accarezzarsi la patata sopra la finissima stoffa del costumino. Avrei voluto inginocchiarmi davanti a lei e farle un bel lavoretto sbottò Lucia, ma non potevo così in prima battuta, ma mi rifarò. In quel momento, (continua) ho rincarato la dose descrivendo come avessi visto Gianni in azione con una mia amica per una delle serate a casa mia, e…… senza nessun pudore, Giulia mi prego di smettere perche altrimenti si sarebbe masturbata di fronte a me.
Lucia era paonazza dal desiderio e chiaramente disponibile ad andare a fondo della questione. Le suggerii di calmarsi ricordandole che da quando la conoscevo non l’avevo mai vista perdere un colpo, e se le cose stavano cosi, mi sembrava anche questa una facile preda, della quale, ben presto avrebbe avuto modo di condividere con me e Mara tutte le situazioni terribilmente eccitanti come in tante altre passate esperienze.
Lucia sembrò tranquillizzata da quella rassicurazione, deglutì più volte, si accese una sigaretta che fumò dapprima avidamente e poi sempre più tranquillamente, fino a rilassarsi e passare ad altri discorsi. Quel giorno, la discussione fini lì. Nella realtà di eccitante, i racconti di Lucia avevano ben poco, soprattutto per Mara che si annoiava e talvolta mi rimproverava (in privato) di darle corda. Da parte mia, in qualche caso avrei voluto trovarmi al suo posto, soprattutto quando la protagonista incontrava particolarmente il mio interesse. A me piacciono moltissimo le ragazzine ma con le minorenni (e spesso lo erano) non mi sarei mai e poi mai avventurato.
Lavorai tutta la settimana e tornai al mare il venerdì notte per il fine settimana. La mattina dopo, mentre assonnato mi incamminavo verso i servizi, fui costretto a svegliarmi di colpo come chi viene colpito da un potente schiaffo nel sonno. Vidi quella che poteva essere solo Giulia. Uscì dal bungalow indicatomi quel giorno da Lucia. Spettinata, indossava una Tshirt bianca che le copriva a malapena l’inguine. A testa bassa non si capiva come avrebbe potuto essere il seno, ma la curva dei glutei si disegnava inequivocabilmente sotto la maglietta. Mi passò vicino ed ebbi addirittura la sensazione di sentirne il profumo.
Mi fermai di colpo, poi la seguii guardandola mentre entrava nei locali dei servizi fermandosi nello spazio comune. Senza pensarci due volte, mi affrettai ad occupare il lavello vicino al suo. Appoggiai l’astuccio con le mie poche cose accanto alla sua borsetta traboccante di tubetti e bottigliette e la guardai mentre si lavava i denti un po’ china sul lavello. Dell’esile giunco che ricordavo c’era ben poco e trovai inadatti tutti i superlativi usati da Lucia per descriverla. Non si vedeva nulla di preciso, ma pareva esserci molto di più.
Quello che successe dopo è ancora vivissimo nella mente. Alzò la testa con lo spazzolino nascosto dalla schiuma che tracimava dalle labbra, si girò verso di me e non feci in tempo a volgere lo sguardo altrove che mi ritrovai a guardarla dritta negli occhi. Mi fissò e mi sorrise togliendo lo spazzolino. I suoi occhi, come due laghi azzurri mi sorrisero all’unisono con la bocca. Si sciacquò e mi apostrofò con un: ciao, ti ricordi di me? Io si dite, sei quello bravo a beach volley, che corre tutte le mattine presto sulla spiaggia e gioca a softball tutti i pomeriggi in riva al mare fino al tramonto.
Rimasi per qualche secondo a bocca aperta, poi cercai di recuperare con un semplice; accidenti, ma tu, come fai a sapere tutte queste cose, non mi sembra di conoscerti. Da lì partii per la mia avventura proibita, per una strada senza ritorno.
Giulia, mi fa lei, non ricordi? La famiglia del bungalow vicino a quello di Lucia, abbiamo fatto la grigliata a ferragosto e tu mi hai dato la tua porzione di pollo perché a me non piaceva il pesce. Sinceramente non ricordavo quel particolare. Ci scherzai sopra dicendo che forse era stata lei a salvarmi dalla porzione di pollo alla quale preferivo di gran lunga qualsiasi altra cosa e continuo; ma sembra trascorso più di un anno da quanto sei cresciuta, adesso quanti anni hai? E lei, 18! Finimmo le nostre cose e fui lentissimo nel radermi, spiando ogni movimento di quella splendida creatura,
Riuscii a vedere i piccoli turgidi seni mentre si chinava a sciacquarsi il viso, attraverso la azzardata scollatura della maglietta, non portava il reggiseno. Continuavo a guardarla ogni volta che potevo, per fortuna eravamo solo noi, altrimenti avrei sicuramente corso il rischio di essere visto per la mia intraprendenza. Era maggiorenne, questo continuavo a dirmi. Un fiore sbocciato, quante ce ne sono così? Tante, ma Giulia era lì, ed io ero rapito. Finì spruzzandosi un paio di nuvolette di fresco profumo sui capelli appena spazzolati e raccolti a coda di cavallo e mi guardò come una bimba, prese l’astuccio e disse: bene, oggi quando andrai in campo, passerai a prendermi? Vorrei giocare per tenermi in forma come te. Mi sganciò un disarmante sorriso, Farfugliai un si e la guardai allontanarsi.
Tornando al bungalow continuavo a pensare all’incontro, mi sentivo terribilmente attratto da quella ragazzina. Non pensavo ad altro se non a come avrei potuto concludere qualcosa. La soluzione me l’aveva suggerita Giulia, la partitina di beach volley! Mi misi subito all’opera per sistemare le incombenze della mattinata; chiamai alcuni ragazzi per la partita alle 11 e con noncuranza dissi al più giovane e imberbe di andare ad avvisarla che avremmo giocato.
Arrivò puntuale, indossava pantaloncini e top attillati. Un sorriso di intesa con me e una rapida presentazione ai ragazzi/e. Loro sono abituati a vedersi cresciuti di anno in anno, ma tra i maschietti, ho subito notato una serie di sguardi intrecciarsi. Non servivano parole, era sufficiente guardarli, quei due tre galletti, avevano già stabilito la regia dei loro film. Il quadro si completò pochi secondi prima dell’inizio, con l’arrivo di Lucia. Giulia le corse incontro e con un rapido abbraccio le poggiò un fugace bacetto sulla guancia che la donna ricambiò. Le ore del gioco, trascorsero in fretta. Sudati e sporchi di sabbia, a piccoli gruppi, tornammo verso il villaggio dandoci l’appuntamento per dopo cena.
L’appuntamento serale salterà. Qualcuno aveva pensato a qualcosa di diverso e lo aveva anche sapientemente pianificato, in maniera che nessuno venisse a cercarci. E così avvenne, stranamente, non fummo disturbati. Nel tardo pomeriggio, mentre mi avviavo al bar per incontrarmi con il grosso del gruppo assieme a Giulia, incontrata strada facendo, Lucia mi avvicina e mi prende a braccetto. Dopo pochi passi, prende all’altro braccio Giulia che obbediente lascia il gruppetto dei coetanei e la segue in silenzio. Mi sento preso in contropiede, ma non faccio obiezioni, si torna indietro, e ci incamminiamo verso la stradina dei nostri bungalow.
Lucia propone una rapida doccia e poi tutti da Lei per una pizza. Mia moglie aveva la serata con le colleghe (e Lucia come faceva a saperlo…) e sua madre quel fine settimana non c’era. Eravamo soli! Mi sono messo a pensare chissà cosa poi però, sorridendo tra me e me, considerai che mi stavo mettendo in testa idee strane e lasciai perdere, recandomi serenamente all’appuntamento.
Le pizze arrivano mentre sgranocchiamo ancora qualche patatina. Ho portato una bottiglia di prosecco e lo stiamo sorseggiando insieme raccomandandoci la moderazione. Giulia si professa una appassionata dello spritz bello carico, infatti il suo pretestuoso calice di plastica se lo è già riempito due volte. Racconta con vivacità del nuoto che pratica come sport principale e del tennis che frequenta saltuariamente con il padre. Si offre subito di fare coppia per i miei esercizi serali di softball sul bagnasciuga. Continua con un vivace eloquio per tutta la durata della cena a base di pizza e finché non finisce la bottiglia, continua a riempirsi il bicchiere.
Lucia apre una nuova bottiglia con noncuranza e alle 21,30 arriva la mamma di Giulia a raccomandarle di far piano al rientro perché loro andranno a letto presto. Giulia rassicura e Lucia annuisce; mi accorgo di un rapido sguardo di complicità tra le due. Ci spostiamo all’interno per continuare la serata; bisogna evitare le punture delle zanzare particolarmente attive nella zona. Sembra tutto scontato, la serata soli, il rientro per le zanzare, la rassicurazione che i familiari della ragazza non intendono controllare il rientro, le bottiglie di vino. E tutte le serate che chiacchieravamo sul terrazzo da me? Mettevamo lo zampirone e via senza campare scuse per entrare in casa. Mah…….
Pochi minuti dopo scoprii il motivo, avevano organizzato tutto. Lucia avvia un filmato dal suo smart phone. Sono alcuni primi piani di costumi a slip maschili. Ne riconosco alcuni, e ridendo ne dico il nome. Credevo di indovinare il gioco che continuò per una decina di minuti. Non sono molti i maschi che portano il costume a slip e comunque tutti giovani adulti, i ragazzi si nascondono dietro enormi bermuda o comodi pantaloncini corti. Dagli apprezzamenti capisco che Lucia sta assecondando Giulia. Per lei scatta le foto e con lei fa commenti e alla fine, sul piccolo schermo, appaiono da tante angolazioni e con vari costumi, immagini che mi riguardano. Tutte a membro moscio, ma quella con il costume bianco bagnato, mostra il mio affare visibilmente barzotto! Ed è li che la serata si infiamma.
Giulia continuava a guardare lo schermo con i suoi grandi occhi azzurri e senza preoccuparsi di essere guardata, aprì lentamente le gambe. La leggera gonnellina si alzò sulla linea della cintura e la mano destra con una lenta lasciva carezza, scendeva dall’inguine mostrando l’intenzione chiara di massaggiarsi la patatina che si vedeva ben disegnata sotto la sottilissima stoffa dell’inesistente perizoma giallo. Subito Lucia le si avvicinò, sedendosi a terra tra le gambe di Giulia. Continuando a proporle le immagini, con una mano teneva il telefono con la presentazione mentre con l’altra accarezzava le cosce nude della ragazza, Accidenti, non mi aveva detto di essere riuscita a passare ai fatti con Giulia. La scena era sempre più calda.
Lucia, appoggiato il telefono a terra, visibile a Giulia, iniziò poggiando piccoli baci sulle cosce tornite, accarezzandole dolcemente e avvolgendole a piene mani; quasi a volere nuovamente plasmare le colonne che affiancavano e sorreggevano quel cornicione del piacere nascosto dal triangolino di tessuto giallo oramai bagnato. La mano destra di Giulia continuava ad accarezzare il monte di venere, spingendosi oltre solo occasionalmente, con la sinistra adesso stava accarezzando la testa di Lucia i cui baci si stavano facendo sempre più rapidi e a piene labbra, bagnava e mordicchiava spostandosi sempre più verso il crogiolo del piacere.
Giulia a tratti distoglieva lo sguardo dallo schermo che a mio avviso oramai era diventato solo una scusa per innescare il gioco. Socchiudendo gli occhi e tirando la testa all’indietro, mise la testa di Lucia che continuava a baciare e leccare, con la bocca a contatto con il perizoma oramai grondante di umori. Rimanevo li, osservatore di uno spettacolo che conoscevo bene, lo avevo visto fare molte volte, ma mai ero stato cosi coinvolto dal desiderio di essere al posto dell’amica che stava assaporando quel magnifico fiore. Qualche minuto di baci e piccoli morsi alla stoffa, accompagnati dalle carezze sempre sopra il tessuto impiastricciato, poi Lucia si staccò e rivolta alla ragazza disse: perché sognare, ce l’hai qui la patta dei desideri, vediamo se quello che promette quel cazzo barzotto è vero!
Tu ci stai vero? Mi avvicino ed il consenso è chiaro. Giulia osserva il gonfiore sfacciato della patta dei jeans. Lentamente lo libero, dall’inizio di quel gioco, stava premendo per uscire e piangeva gia per la sofferenza di essere trascurato. Abbasso la cerniera e tolgo lentamente i pantaloni. Mi avvicino con il gonfiore che deforma lo slip fino a fare intravedere gran parte del membro turgido imprigionato dagli elastici. Non accade nulla, Lucia torna a leccare la fighetta di Giulia, tenendo da parte il perizoma diventato oramai un semplice cordino ammucchiato. Fighetta? Una deliziosa patatina segnata da una incisione appena percettibile per quanto è piccola ma sotto le carezze e le leccate di Lucia sta producendo una quantità di broda incredibile.
Continuo a rimanere davanti alla ragazza che mugola di piacere e di tanto in tanto osserva il cazzo in quella scomoda posizione. Decido di provare ad avvicinarmi, le prendo la mano con la quale si stava accarezzando la patata, la sento arrendevole. La porto alla bocca e ne succhio gli umori. Il sapore mi inebria e dopo aver leccato e succhiato bene le dita, la faccio scendere lentamente fino ad appoggiarla sopra l’asta. Giulia alza gli occhi oramai lucidi, mi sorride ed inizia lentamente ad accarezzarmi il cazzo in tutta la sua lunghezza. Abbasso lo slip e con movimenti impercettibili e li faccio scendere fino a toglierli.
Lucia è letteralmente un corpo unico tra le cosce grondanti di umori, Giulia ora le spinge la testa verso il sesso, le grandi labbra appena divaricate dalla lingua della donna che sapientemente lecca e bacia. Preme con la bocca sul monte di venere mentre lambisce e mordicchia la clitoride per tornare ancora a percorrere la fessura, tentando ti tanto in tanto di penetrarla con quel piccolo pene che senza tregua, usciva continuamente da quella bocca. Il gioco fra le due continuava come un consolidato automatismo, di tanto in tanto la ragazza guidava l’amica invitandola a leccare/succhiare con maggiore forza, spingendola fino al perineo per poi riportarla verso il monte di venere. Avanti e indietro, avanti e indietro, per poi lasciarle ancora la regia di quel gioco che, oramai ne ero convinto, avevano provato più volte nel giro di pochi giorni.
Giulia passò decisamente all’azione preso l’uccello saldamente con entrambe le mani lo soppesava accarezzandolo dalle grosse palle alla cappella. Sembrava incuriosita dalla goccia che usciva dal largo meato, che sembrava guardarla come un occhio lacrimante. Con le dita, prima spalmava su tutto il glande quella goccia scivolosa, poi con l’indice, la prelevò e si succhiò il dito. La guardavo rapito. Mi sembrava ancora impossibile che fosse accaduto tutto così velocemente. Lucia continuava come se io non esistessi, mentre Giulia sembrava sapere perfettamente cosa fare.
Ogni tanto staccava una mano da me per incitare la compagna nell’operazione intensa e delicata di quel virginale cunnilinguo. Era brava Lucia, io non sarei riuscito leccare così a lungo quel fresco frutto senza provare ad infilarci almeno un dito, pregustando di metterci il mio tarello. Adesso iniziavo a comprendere perché una femmina riusciva a comprendere meglio le esigenze dell’amata rispetto ad un maschio. Continuando quella che mi sembrava l’esplorazione del mio attrezzo, lo avvicinò al viso e annusandone il profumo iniziò prima a coprirlo di baci poi a leccarlo come un gelato. Alla fine, dopo una mezzoretta di questi giochetti, ne prese in bocca tutta la cappella e si esibì in quello che mi sembrò il pompino più strano che avessi mai ricevuto.
Continuò così per una decina di minuti. Poi alzò gli occhi e sempre tenendo saldamente il cazzo in mano mi chiese, con voce flebile, quasi sussurrando, se la guidavo perché fosse piacevole anche per me. Le dissi che poteva fare come voleva, io ero già in paradiso a vederla così. E la replica fu: voglio vederti venire, basta che me lo dica prima perché lo voglio vedere, e voglio sentirti godere, come sto godendo io con Lucia. Lei infatti mugolava languidamente di tanto in tanto, piegando il capo all’indietro. La invitai a prenderlo in bocca e la guidai a succhiarlo con un ritmo a sua scelta,tenendolo saldamente con entrambe le mani per coprirne la lunghezza, secondo il ritmo che le piaceva di più.
Stava chiaramente sperimentando una cosa lungamente meditata. Io mi imponevo di controllarmi, non lasciarmi andare al puro piacere, in quel momento, era fondamentale. Giulia con gli occhi languidamente lucidi e dilatati per eccitazione, mi guardava di tanto in tanto, alternando il succhiare la mia cappella e leccando l’asta che teneva adesso con una mano mentre con l’altra accarezzava e tentava di stringere il sacco scrotale per passare poi a dare a due mani, dei solidi colpi di sega al mio cazzo oramai impaziente e desideroso di qualcosa di veramente deciso.
Sicuramente Giulia era arrivata a questo guidata da Lucia, che la aveva strumentalizzata per i suoi scopi. Io mi rendevo conto che quello avrebbe potuto essere l’inizio di una lunga serie di giochi, Lucia voleva arrivare a giocare con Mara e stava usando tutte le sue armi con me perché intercedessi e la aiutassi ad abbattere le resistenze della mia irriducibile bella moglie. La creatura che si stava dando da fare sul mio arnese, avrebbe potuto essere l’avventura più bella della mia vita se avessi saputo muovermi bene.
Fin da piccolo ero stato educato dalle mie ziette e da qualche zietto, ad eiaculare a comando per riuscire a dare alle mie/miei partner, il massimo del piacere ed ero arrivato a gestire le mie risorse in maniera ottimale. Avere una visione come quella che mi stava offrendo Giulia era però una cosa nuova e la fatica a controllarmi si stava facendo sentire. La ragazza si abbandonava di tanto in tanto al godimento, con piccoli gridolini e mugolii molto pronunciati. L’amica continuava a leccarle la fessura che sembrava collegata ad un rubinetto per la quantità di umori e saliva che usciva senza tregua. Per non parlare poi delle attenzioni seppur goffe ed inesperte nei confronti del membro che aveva tra le mani. Solo per il fatto che fosse uno schianto di ragazzina, avrebbe portato chiunque ad esplodere in una sborrata in pochi minuti.
Io continuavo a godere, ma calcolando cosa ne avrei potuto trarre nei giorni a venire, accarezzai con la destra la testa di Giulia invitandola ad accelerare il ritmo di pompa e con la sinistra la invitai a girarsi verso di me. Lei abbandonò per un momento la figa della sua protetta poggiandone il palmo vibrante della mano e con la voce tirata ad un sussurro, guardando in alto iniziò ad incitare Giulia: dai cara, fallo piangere il tuo cazzone, fai colare calde lacrime di piacere sulle tue tettine, forza cara, mettiti come ti avevo insegnato....
Giulia si tolse velocemente la maglietta e riprese immediatamente posizione, non feci in tempo a muovermi. Tornò a succhiarmi con voracità e iniziai a sentire i denti, cosa che mi faceva letteralmente impazzire. Stavamo andando avanti da quasi due ore e per quella prima volta, decisi di finirla li. Guidai le mani di Giulia accelerando il movimento di sega senza che la cappella paonazza abbandonasse la sua calda bocca e la sottile tortura dei denti e nel giro di pochi minuti sentii che la cappella si stava ingrossando sino ad esplodere e l’asta indurita sino a procurarmi dolore, le dissi sto per venire………
Giulia succhiò ancora qualche secondo avidamente, pensai volesse prenderlo in bocca il succo, invece, continuando a segarmi con le due mani, sbattendomi i pugni violentemente sul pube e tirando il prepuzio a coprire la cappella, orientò esplosione dei getti di sperma sul collo e sul piccolo seno, poi, leccò l’ultima lacrima rimasta attaccata al monocolo del cazzo e si spalmò lo sperma sui seni e sul pancino. Lucia la baciò dolcemente sulle labbra e Giulia si staccò da lei guardandomi sorridente; mi sentii invitato a baciarla. Mi sedetti sul pavimento di legno e la presi in braccio, le nostre bocche si unirono in un lunghissimo bacio appassionato.
Continuavo ad accarezzarle il viso, i seni, i glutei ed il corpo tutto, Ero al settimo cielo, pur senza abbandonare il pensiero che quello doveva essere l’inizio di una serie di giochi che avrei dovuto amministrare. Continuai a baciarla ed accarezzarla per un tempo indefinito. Le luci soffuse della stanza conciliavano intimità e rilassamento, staccando la bocca , azzardai una carezza almeno a toccare il dolce frutto che avevo solo potuto guardare, Giulia mi tolse dolcemente la mano dicendo: per oggi basta, Lucia me l’ha sciolta! E scoppiammo tutti in una fragorosa risata. Poi, fu lei a dire: sono stata bene, grazie per la serata; e rivolta a Lucia: ne riparleremo a breve. A me fece occhiolino e pulitasi con le salviettine che le passava Lucia, si vestì e corse a casa.
Era tutto chiaro. Si trattava dell’inizio di una grande estate. Non c’era molto da aggiungere adesso. Ne avremmo riparlato l’indomani con l’una e con l’altra distintamente o insieme. Dovevo mettere in ordine le idee. Salutai anch’io Lucia che ricambiò con un bacetto sulla guancia ed uno schiaffo sulla patta che tradiva pur nella costrizione, l’evidente erezione. Grazie, dissi, ci vedremo domani. Buona notte. Uscendo, passeggiando tra le viuzze del villaggio, pur nell’ubriacatura controllata di quello che era appena accaduto. Pregustando il prosieguo di quella calda estate, mi resi conto che mai come in quel momento avevo sperimentato una novità pericolosa per la serenità della mia vita.


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