La chat - Episodio 4

di
genere
dominazione

Tutto il giorno si trascinò lento ed esasperante. Stavo aspettando soltanto di arrivare al giorno successivo per poter leggere la Sua posta, con i Suoi ordini. Ormai ero completamente dipendente da quella sensazione di vergogna, umiliazione ed eccitazione. A metà pomeriggio, prima del ritorno di Luigi, mi misi di nuovo al PC, e presi l'iniziativa di scrivere al Padrone. Non avevo avuto modo di dirgli quanto avevo goduto con la banana, e volevo farglielo sapere. Gli descrissi tutte le mie sensazioni, tutte le mie emozioni ed anche lo squirt finale. Avvampavo in tutti i sensi. Ero rossa, calda – sia in faccia che nel sesso – e vogliosa. Volevo che sapesse esattamente ogni attimo di quella masturbazione con quel frutto giallo ed ingombrante, grande tre volte il cazzetto di mio marito. Una lunga email, che conclusi dicendogli che appena finito di scriverla mi sarei masturbata di nuovo. E questo mi precipitò ancora di più nell'umiliante sensazione di essere una puttana ninfomane. Ma ormai questa sensazione la amavo e la accettai come una punizione di cui essere grati.

Le dita mi portarono di nuovo in paradiso, seduta a cosce oscenamente aperte davanti al pc, mentre mi sgrillettavo e toccavo lievemente il buco del sedere. Mi mancava però qualcosa, e ormai sapevo cosa. Mi fotografai la micia fradicia, e mandai la foto ad Alpha Master. A quel punto esplosi di nuovo in un orgasmo che mi lasciò priva di forze. Il telefono vibrò, era l'app della mail. Era lui, ovviamente. L'unico che conosceva quell'indirizzo di posta elettronica.

“Sei una troia. Per domani devi preparare dei pennarelli colorati, di quelli che usano i bambini. Una intera scatola, non mi fare incazzare preparandone uno o due. Se li devi acquistare vai con la gonna ma senza slip”

Non avevo idea di dove volesse andare a parare, ma feci in tempo a vestirmi ed uscire, ovviamente senza slip. Oramai sapevo che la cosa mi avrebbe eccitata, ma la cartoleria era praticamente di faccia a casa mia, quindi sapevo anche che avrei fatto presto. Fu devastante ma rapido e non intenso come al supermercato, ma al ritorno ero di nuovo stanca come se avessi camminato per chilometri. Ero stata molto attenta stavolta, e non avendo dovuto sedermi ero riuscita a tenere pulita la gonna. Mi concessi l'ultimo ditalino della giornata, più calmo dei precedenti, ma molto piacevole, e feci rapporto via posta al mio Master. La serata fini con una cena tranquilla in cui mi mangiai metà della banana che mi ero infilata fino all'utero, e mio marito senza sapere niente l'altra metà. La banana – che mi ero dimenticata di lavare - la sbucciai io, e sulla buccia ancora potevo percepire l'odore di sesso. Ma Luigi non lo avrebbe mai scoperto. Si può essere cornuti di una banana, se la banana rappresenta qualcuno che te la guida nella vagina con esperienza? Decisi di si. Avevo fatto le corna a Luigi.

Dopo i numerosi orgasmi e la stanchezza della giornata dormii come un sasso, e la mattina arrivò, per mia fortuna, in un lampo.

La mattina successiva colazione per Luigi e per me, mangiata insieme, e poi il momento di aprire la posta elettronica. Dalla app avevo visto che c'era una mail, ma volevo godermela dal PC, e soprattutto dovevo aspettare che Luigi se ne andasse. Mi tolsi i pantaloni della tuta, la maglietta e mi misi delle autoreggenti che consideravo sexy e niente altro. Volevo essere troia e vergognarmene. Aprii il sito della posta, misi le mie credenziali per accedere e poi cliccai sulla mail. Vidi subito che era lunghissima.

“Ciao troia. Ti sei impegnata molto, ma ci sono cose che non vanno e che devi correggere immediatamente.” E da li io ero senza fiato. Ce la avevo messa tutta per farmi lodare...

“Prima di tutto il pelame sulla fica. A me non piace quella sorta di foresta arruffata” nuova crisi di vergogna. Era vero, non avevo curato molto il mio monte di venere. Proseguii. “Devi depilarti, ed intendo integralmente. Ti voglio liscia come una barbie, una bambina. La fica mi piace pulita e depilata. Fallo subito finito di leggere. Scatta delle foto mentre ti depili, ravvicinate e dettagliate.” Oddio... come mi sarei giustificata con Luigi? Beh, in fondo ero io che decidevo come depilarmi, non credo avrebbe obiettato. E poi le foto da vicino, si sarebbe vista la fichetta in primissimo piano. Morivo dentro.

“Dato che non hai avuto cura di te stessa, e dato che mi appartieni, non hai avuto cura di una mia proprietà. Per questo ti voglio punire, e ti farò provare un po' di dolore. Non tanto, ma un po' si.” Mi misi a tremare. Cosa voleva? Avevamo dei patti, fatti il primo giorno: Non mi avrebbe lasciato danni permanenti o segni permanenti, cosa dovevo fare? “Prenderai due mollette per il bucato, cercandole con la molla abbastanza dura, e te le applicherai ai capezzoli. La molletta deve essere attaccata verticalmente, e penzolare dal tuo capezzolo in giù parallela al corpo. Le terrai 20 minuti. Fotografa le mammelle da vacca con le mollette applicate, e mandamele.” Ero terrorizzata. Probabilmente non avrei sopportato il dolore, ed avrei dovuto staccarle prima. Subito dopo la foto, decisi. Non avrebbe mai potuto saperlo. La mail non era finita.

“Inoltre dato che hai gradito così tanto i due esperimenti seminuda in pubblico, Starai completamente spogliata a casa (per ora negli orari in cui tuo marito è assente) e fuori andrai sempre senza slip (nei momenti in cui non sei con lui, ma sono vietate per esempio se esci con una amica). Le mutande sono concesse solo durante il ciclo. Dovrai informarmi esattamente quando lo aspetti e quando arriva confermarne la presenza con una foto che farai infilandoti due dita dentro, tirandole fuori sporche di sangue ed inquadrandole dall'alto in basso, sullo sfondo del tuo corpo nudo.” Mi stava degradando giorno per giorno, ma la cosa che mi faceva più male era che mi piaceva. E lui lo sapeva, sapeva dove spingermi. Nuda a casa, dovevo stare attenta alle finestre. E le dita dentro col ciclo... come avrei fatto? Non era finita, ne avevo ancora da leggere. Presi fiato e lessi ancora. “Terrai a portata di mano un accappatoio, se dovessero suonare alla porta lo metterai, e dirai che stavi entrando nella doccia. Sarà come fuori, con la differenza che chi hai davanti saprà che sotto sei nuda. Occhio che muovendoti non si apra, o ti vedranno il corpo pronto a fare la puttana” Dovetti asciugarmi gli occhi per andare avanti, dato che stavo piangendo di vergogna. E la cosa peggiore era che ero ormai fradicia. Che persona ero davvero? La troia eccitata che ero ora o la donna di prima?

“Veniamo ai pennarelli. Il tuo culo è completamente vergine, quindi dato che la punizione ha avrai già scontata ci andrò piano.” Già avevo intuito dove voleva andare a finire, e voleva finire dentro al mio sfintere. Ero letteralmente senza fiato. Terrorizzata. Oggi sarebbe stata veramente la giornata in cui avrei capito me stessa. O lo mandavo a fanculo e rinunciavo a tutto, sparendo nel nulla ed archiviando la parentesi come alcuni giorni di follia e squilibrio mentale, o proseguivo a fare quello che diceva ed accettavo di essere una porca ninfomane sottomessa e degradata. Le labbra gocciolanti della mia fica mi facevano sospettare che non lo avrei mandato a quel paese... “Mettiti nuda sul letto, schiena sotto. Allarga le gambe e tirale su fino al petto, tenendo le spalle rialzate con un cuscino, e la testa ancora più su, magari contro la parete. Lubrificati il culo con dell'olio, e fai lo stesso con un pennarello, e poi inseriscitelo nell'ano. É sottile e liscio, ed entrerà agevolmente.” Mi stavo già toccando, colando come una fontana “non masturbarti prima di aver finito tutti i compiti”. Cazzo, di nuovo! Tolsi la mano di scatto come una bambina sorpresa dalla mamma. Che tu sia maledetto.. “Il tuo culo pulserà aprendosi e chiudendosi ritmicamente, per fare entrare il pennarello aspetta che si apra, e poi inseriscitelo. Puoi anche spingere come se tu volessi cagare.” Mi sfiorai lo sfintere con un dito, e stava già aprendosi e chiudendosi come aveva detto il mio padrone. “Fallo entrare 5/6 centimetri, tienilo qualche secondo ruotandolo avanti e indietro, e fallo uscire. Ripeti questo qualche decina di volte.” Già pensavo che sarebbe stato terribilmente fastidioso, ma non vedevo l'ora di farlo, e volevo toccarmi. Stavo uscendo di testa dalla voglia. “Fatto questo venti o trenta volte, rimettilo dentro e cambia l'angolo di penetrazione spostando la parte fuori (il tappo) verso l'alto, verso la fica, in modo che la parte dentro punti verso la schiena. A quel punto potrai farlo entrare molto di più, fino a 2 centimetri dal tappo.” Quel tipo era il diavolo in persona, quante ragazze erano passate sotto le sue mani perché sapesse tutte queste cose? “Quando sarà profondamente infilato potrai masturbarti. Infilando le dita nella vagina potrai percepire il pennarello che avrai infisso nel culo, e lo potrai anche far muovere spostandolo da un lato all'altro da dentro la fica. Fallo, e godi come una troia, tanto quella sei. Occhio, il pennarello tende a uscire, specialmente se lubrificato. Evita di farlo cadere.” Ero spaventata da morire, mi vergognavo e volevo sparire, ma soprattutto non vedevo l'ora di godere quelle sensazioni. “Voglio un bel servizio fotografico della mia schiava troia puttana che si fotte il culo e che si masturba. Fai le foto meglio che puoi per soddisfarmi, non ti dico come. Vediamo se ti meriterai delle lodi o delle punizioni. Voglio anche una ultima foto, al pennarello quando lo avrai tirato fuori. In qualunque stato sia messo.” Non avevo ben capito l'ultima foto, ma comunque avrei fatto del mio meglio.

Seguivano dei link di roba da acquistare online. Un kit di tre “plug”, un ovulo vibrante a comando remoto ed un vibratore liscio e levigato, con solo una forma di pene molto stilizzata. Li avrei guardati dopo, ora volevo godere.

Cominciai dal primo compito, ed andai in bagno per depilarmi la vagina. Mi misi nella vasca, ed alternando foto ad azioni mi insaponai bene la micia, e poi con il rasoio me la rasai bene. Alzando una gamba e poi l'altra, divaricandole e facendo tutte le posizioni necessarie, per quanto oscene, per arrivare ad ogni pelo possibile. E fotografando tutto. Piangevo di vergogna, ma soprattutto ero umiliata da quanto mi piacesse farlo e provare quella vergogna. Mi lavai con il telefono della doccia, fotografando anche questa ultima azione, e mi preparai per fare il secondo set di foto. Quelle con le mollette.

Cazzo, erano sul terrazzo! Per quanto l'idea mi facesse piegare le ginocchia dalla voglia di masturbarmi oppure di uscire senza niente addosso (o anche tutte e due le cose) non potevo andarci nuda. Mi sarei messa l'accappatoio, come per aprire a qualcuno. Probabilmente mi avrebbe punito, ma pazienza. Me lo misi, tenendolo chiuso con le mani perché non volevo mettere la cintura, volevo essere più troia di così. Uscii, presi la cesta con le mollette, e rientrando, quando ormai ero di spalle, lasciai aprire completamente l'accappatoio davanti. Dietro ero coperta, ma davanti avevo tette e fica rasata esposti. Indugiai alcuni secondi mentre con una mano tenevo la cesta e con l'altra aprivo la porta lentamente, apposta. Svenivo, ma l'eccitazione saliva, e con quella il sangue alla faccia ed alla testa, che mi sentivo girare. Sentivo le orecchie rombare. Entrai di nuovo in casa, e sempre con l'accapatoio aperto tornai al pc, dove lo tolsi. Era il momento di scoprire se ero sana di mente, mezza folle o del tutto. Misi la prima molletta, e faceva un male cane. Feci la prima foto, e poi misi la seconda. Avrei urlato. Feci la foto, e presi fiato. Ora potevo toglierle e dirgli che le avevo tenute. Potevo farlo. Avevo la mano che non voleva alzarsi, non voleva andare a prendere quei due pezzi di plastica e togliermeli dal torturare i miei seni. Le lasciai, e nuda e con le mollette che mi stringevano i capezzoli mi misi a rassettare la stanza per distrarmi. Non avrei mai pensato, ma dopo alcuni minuti il dolore era calato ad un livello sempre alto ma sopportabile, mentre la fica urlava che voleva la penetrassi, meglio se con una banana, o magari una zucchina. Niente, Lui non voleva, avrebbe aspettato che avessi fatto tutti i compiti per casa. Passati i 20 minuti le tolsi, scoprando (bastardo, non me lo aveva detto) che nel momento in cui le toglievo il dolore tornava al livello iniziale ed addirittra di più. Mi accasciai in terra, massaggiandomi i seni con entrambe le mani. Avevo i capezzoli dritti come mai li avevo avuti, e sensibilissimi.

Era l'ora per andare ad eseguire il mio ultimo compito. Il pennarello, e poi mi sarei potuta finalmente spaccare la vagina con qualcosa.
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scritto il
2020-12-08
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