Carmen, mi fuego - Pt 2 - Lei, Carlo ed io

di
genere
trio

Aver fatto l’amore con Carmen aprì le porte della percezione del mio eros. Non sarei più stata la stessa. Avevo sempre avuto in odio la morale bacchettona che vigeva nell’Italia di allora. Ma il rapporto con quella spagnola libera e libertina mi iniziò a una libertà di espressione totale. Diventai davvero promiscua. Che fosse con donne o uomini, coglievo sempre l’occasione per sperimentare. Fu così che un tardo pomeriggio di giugno, masturbai il bibliotecario su cui fantasticavo da mesi. O dopo una festa a base di alcol e hashish in una villa di campagna, mi rinchiusi nella camera da letto dell’ ospite, una militante femminista di buona famiglia, regalandole un orgasmo da paura, come lei stessa ammise. O ancora l’amico giornalista di mia sorella, che mi possedette di nascosto contro un albero, nel parco vicino alla stazione, il piacere amplificato dal brivido di farci scoprire.
E Carmen sapeva tutto. Voleva che le raccontassi degli sfizi che mi prendevo, come se fosse una sacerdotessa che accoglieva le mie confessioni peccaminose. Mi piaceva pensare che, nella solitudine della doccia o del suo letto, si desse piacere immaginando queste mie avventure.
Era un pomeriggio verso la fine di luglio quando mi convocò nel suo studio inaspettatamente. Avevamo già discusso la tesi, quindi non avevo idea del motivo di quella convocazione.
Chiusi la porta dietro di me e mi accomodai dalla parte opposta della scrivania. La professoressa si alzò per stamparmi un bacio sulle labbra.
- Daniela vorrei farti un invito speciale, ma devi essere totalmente sincera. Non accettare per compiacermi- esordì.
-Di cosa si tratta?- replicai.
-Sabato è il compleanno di Carlo. Compie 45 anni. E vorrei fargli un regalo speciale-
Ero intrigata. Forse sapevo già dove voleva andare a parare. E mi eccitava moltissimo.
-Vedi- proseguì passandosi la lingua sulle labbra –Carlo adora guardarmi mentre faccio l’amore con altri. E poi unirsi alla festa. Visti i nostri trascorsi, mi domandavo se potrebbe farti piacere un’ esperienza del genere-
-Non me lo deve chiedere. E’ un sì senza condizioni- risposi senza ombra di esitazione.
-Perfetto. Vieni da noi alle otto- concluse Carmen.
Mi preparai alla grande serata con cura. Andai dall’estetista. Mi truccai con più attenzione del solito, con tanto di rossetto, mascara e fard, anche se sono sempre stata molto acqua e sapone. Scelsi un top con le spalline sottili verde e una gonna a fiori. Dissi ai miei che sarei andata a una festa studentesca fuori città, e che mi sarei fermata a dormire fuori.
Mi misi a cavallo della mia bici e pedalai fino a quel palazzo color ocra vicino a Prato della Valle che custodiva i miei segreti più piccanti. Suonai il campanello, e senza che si udisse parola dal citofono, il portone si aprì con uno scatto. Appoggiai la bici contro il muro della corte interna.
A mano a mano che salivo le scale, il mio cuore galoppava sempre più veloce nel mio petto. Trovai la porta dell’appartamento socchiusa. Chiesi permesso.
-Avanti- mi invitò Carmen dal salotto –Chiudi pure la porta-
Richiusi l’uscio alle mie spalle, appesi la mia borsa all’attaccapanni e percorsi il corridoio che portava alla stanza che fungeva da sala da pranzo e salotto. Carmen mi venne incontro con un flute colmo di champagne. Indossava una lungo caffettano nero trasparente, senza niente sotto, i capelli corvini raccolti in un morbido chignon.
Accettai il vino e feci trillare i nostri calici. Quindi mi voltai verso Carlo. Mi era capitato di incrociarlo qualche volta in centro, vicino alla sede di giurisprudenza. Ma ora potevo soffermarmi ad ammirarlo. I capelli castani iniziavano a essere spruzzati d’argento sulle tempie. Portava degli occhiali dalla montatura spessa in tartaruga, davanti agli occhi castani vivi, intelligenti. La camicia bianca esaltava la pelle abbronzata dal tennis, di cui era un assiduo giocatore. Visto così da vicino, mi resi pienamente conto del suo fascino, e del perché le mie amiche di giurisprudenza avrebbero voluto essere al posto di Carmen. Da parte mia, sarebbe stato l’uomo più vecchio con cui ero mai stata. E non vedevo l’ora di testare la sua esperienza.
-Dunque questa è Daniela, la delizia di cui Carmen mi ha molto parlato- esordì lui venendomi incontro e levando il bicchiere per un brindisi.
-Piacere. E tanti auguri di buon compleanno- risposi.
Mi sentii cingere i fianchi e trarre verso di lui. Ci baciammo con un bacio timido di chi si incontra per la prima volta, ed ebbi la prova che l’intesa tra noi era forte.
-Brillante la tua tesi. Sono sicuro che farai strada- si congratulò.
-Così spero!-
Restammo a chiacchierare seduti sul divano, mentre il profumo invitante di pesce sfuggiva dalla cucina e arrivava fino a noi. Pur essendo femminista, Carmen non aveva rinnegato il suo amore per la cucina, sia italiana che spagnola. Era una cuoca provetta.
Mi lasciai condurre da Carlo al tavolo apparecchiato in modo elegante, e lasciai che cavallerescamente spostasse la sedia per me. Mi posò un bacio sulla spalla nuda, sussurrandomi all’ orecchio:
-Non vedo l’ora di assaggiarti-
Quindi andò ad accomodarsi alla mia sinistra.
La mia professoressa preferita emerse dalla cucina con delle coppe ricolme di gazpacho freddo, a cui seguirono dei gamberoni flambé, che andavano molto di moda all’epoca, e paella di pesce. Il tutto fu innaffiato da un’abbondanza di vini bianchi francesi che rendevano la conversazione fluida e amabile tra noi. Terminammo con dell’ananas, semplice e pulito.
A fine pasto, un silenzio carico di aspettative calò tra noi. Tutti morivamo dalla voglia di sapere come sarebbe proseguita la serata. Fu Carmen a rompere gli indugi. Si mise in piedi accanto al marito, e gli prese la mano; con il capo mi fece cenno di alzarmi a mia volta, dall’altro lato. Io obbedii, e presi l’altra mano di Carlo, come seguendo un copione che conoscevo già.
Lo conducemmo in camera da letto. Invitammo l’uomo a sedersi sulla sedia da regista nell’angolo in fondo, da cui si godeva di una visuale completa sul letto matrimoniale. Lui si lasciò guidare.
La spagnola si premurò di chiudere i balconi, mentre io accesi le abatjour ai lati dell’alcova. La luce era calda e soffusa, abbastanza potente ma non così tanto da rendere la scena fredda.
Quindi mi ritrovai di fronte alla mia amante. Mi chinai sul suo collo di cigno, e inspirai l’inconfondibile profumo speziato della sua pelle di caramello; avevo voglia di assaporarla di nuovo, e di mostrare a quell’affascinante professore che anch’io sapevo fare godere la sua donna. Carmen alzò le braccia con un sorriso, invitandomi a spogliarla. Il caffettano trasparente scivolò ai suoi piedi con un fruscio. Lei fece lo stesso con me, liberandomi prima dei vestiti e poi dell’intimo.
Mi condusse su quel letto che conoscevo bene, e si avventò su di me con un bacio di fuoco. Sentire lo sguardo di Carlo su di noi non faceva che aumentare la mia eccitazione. Non era ancora lì con noi, mentre le nostre lingue si lambivano come fiamme, ma era come se il mio corpo rispondesse già alla sua presenza attraverso quello sguardo.
Decisi di farlo ingelosire. Mi chinai ad assaporare i seni di Carmen, evidenziati dalla traccia chiara del costume con cui soleva abbronzarsi. I capezzoli bruni risposero immediatamente al mio tocco, inturgidendosi, mentre sospiri di approvazione salivano da lei. Ma non mi bastava. Di scatto mi posizionai in ginocchio dietro di lei, e la obbligai a voltarsi verso suo marito. Con una mano le afferrai un seno, stringendo il capezzolo tra le dita in un’alternanza di carezze e dolore; con l’altra mi insinuai tra le grandi labbra, le separai dalle piccole con gesti lenti pensati per fare salire la voglia, e guardai Carlo dritto negli occhi. Lei ora è mia, sembrava dire il mio sguardo.
Udii la cerniera dei pantaloni abbassarsi. Guardai l’uomo tra le gambe, e vidi il suo fallo già alto e duro. Iniziammo così un gioco di specchi. Lui se lo prese in mano, e iniziò a masturbarsi, gli occhi fissi su di noi per non perdere nemmeno un istante dello spettacolo che gli stavamo offrendo. Io immersi le dita nella fessura già bagnata di Carmen, che si abbandonò contro di me, facendo scivolare mani sui miei glutei, come per stringere il suo corpo ancora di più al mio. A mano a mano che la penetravo, potevo sentire il godimento suo e del suo compagno crescere sempre di più, come se andassero in sincrono. Infatti scoppiarono quasi nello stesso momento, senza staccare gli occhi l’uno dall’altra. Mi sentivo fiera di quel piacevole risultato.
Carlo si precipitò in bagno a lavarsi le mani, e fece ritorno in camera da letto nudo, con l’erezione tutt’altro che sopita.
-Non sono riuscito a trattenermi. Eravate bellissime- disse togliendosi gli occhiali e appoggiandoli sul comodino.
Io e Carmen gli andammo incontro e lo baciammo a fior di labbra.
-E’ il tuo compleanno, l’unica preoccupazione deve essere il tuo piacere- gli sussurrai all’orecchio.
–Ma io godo nel vedervi godere. E ora tu Daniela potrai avere tutte le nostre attenzioni- mi rispose lui accarezzando il ciuffo sul mio pube con il dorso della mano.
In men che non si dica mi ritrovai supina sul letto, circondata da quella bellissima coppia bohemienne. Carlo mi afferrò per i capelli con un gesto brusco, e mi impose un bacio vorace, quasi violento. Voleva mostrarmi chi comandava adesso, con quella sua energia maschile e padrona. Non nascondo che mi piacque vestire i panni della succube in quei momenti. Il professore aveva delle dita eleganti ma vigorose, e le usò per premere sul mio clitoride, iniziando a tracciare cerchi frenetici con i polpastrelli e con il palmo della mano all’ingresso del mio fiore, che prontamente stillò la sua rugiada. Allo stesso tempo avvertivo Carmen disegnare ghirigori con la lingua sui miei seni, lenti ed ipnotici come volute di fumo, prima di cominciare a succhiarmi i capezzoli come lei sapeva fare. Provavo delle sensazioni fortissime, perché ero al centro dell’attenzione non di una, ma ben due persone per cui provavo una grandissima attrazione. Onde di piacere si propagavano dai miei capezzoli, e scosse sempre più intense illuminavano a giorno il buio del mio sesso.
Socchiusi gli occhi, e vidi Carmen limonare con Carlo mentre glielo prendeva in mano, facendolo gonfiare di desiderio ancora di più. E poi, come se fosse lei ora quella che voleva assistere allo show, lo guidò fin dentro di me. Per qualche secondo restò a guardarci con bramosia mentre suo marito mi penetrava con ritmo incalzante.
Ma non voleva certo restare in disparte. Infatti qualche attimo dopo venne a posizionarsi sopra la mia faccia, offrendomi la sua rosa sempre desiderosa dei miei baci. Mentre danzava con il bacino sulla mia lingua, allungava una mano verso il mio clitoride, amplificando il piacere che già sentivo montare dentro di me grazie ai colpi di reni di Carlo. Eravamo un’unione perfetta di corpi e di menti votate al godimento puro.
Io venni per prima con un urlo, la ragione esplosa in mille pezzi così piccoli che io stessa sembravo essere scomparsa con loro. Carlo crollò sopra di me subito dopo, irrorando il mio ventre con il suo seme bollente. Carmen doveva ancora raggiungerci nella beatitudine, e non potevo tollerarlo.
La invitai a raggiungerci sul letto, e scesi tra le sue cosce. Il suo uomo la baciava teneramente, infilandole le dita tra i capelli corvini, mentre la mia lingua insisteva sul suo clitoride e le mie dita si facevano nuovamente strada dentro di lei. Pochi istanti ancora e la sentii inarcarsi in estasi.
Continuammo a cercarci e a possederci per tutta la notte. Carlo assaltava Carmen, che nel frattempo aveva faceva godere me. Eravamo inesauribili. Ci lasciammo vincere dal sonno solo a notte fonda, quando il silenzio sulla città patavina era pressoché totale.

Il presente ritornò all’improvviso, nel suono inaspettato del campanello del mio appartamento a Barcellona. Prima di alzarmi dal divano di pelle rossa per andare a rispondere, mi concessi di vivere appieno il sorriso che quei ricordi lontani mi avevano fatto spuntare. Quella con Carlo e Carmen era stata una delle avventure più belle della mia vita.
di
scritto il
2020-11-01
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