Una tremenda umiliazione

di
genere
bondage

Valentina è una bellissima venticinquenne della Milano bene. Quel tipo di ragazza che non passa certo inosservata, si direbbe. Aveva conosciuto Giorgio, il suo Padrone 5 anni fa, quando era ancora giovanissima, che l’ha introdotta nel mondo bdsm, Nel fine settimana lei era sempre a sua disposizione. Questo venerdì doveva presentarsi a casa di Giorgio alle 22 in punto. Non indossava nessun intimo, che le era stato vietato fin dal primo incontro dal Padrone. Trucco leggero, la lunga chioma bionda raccolta in una coda fluente.
Il Padrone, come al solito, le ha mandato anche le indicazioni che doveva rispettare, una volta arrivata a casa sua: “Appena arrivi davanti a casa, lampeggia e si aprirà il cancello. Entra, parcheggia e spogliati completamente. Di fianco all’albero in giardino, troverai polsiere e cavigliere, da indossare e serrare . Ci sarà Piero ad aprire la porta. Una volta entrata, girati di schiena, fissando il portone, metti le mani dietro la schiena e inginocchiati”. Piero era il maggiordomo, che l’aveva vista entrare in casa, fin dalle prime volte. L’aveva vista spaurita, tesa, orgogliosa, felice, tremante… ormai erano 5 anni, ed ogni volta sembrava la prima. Vale entra in casa, Piero chiude il portone a la ragazza esegue gli ordini. Passa molto tempo, la ragazza resta in attesa almeno 20 minuti, ma poi ad un tratto, sente dei passi.
Il Padrone, giunge alle spalle di Valentina e le mette in bocca una ball gag, legata dietro la nuca. Poi le mette in testa una maschera integrale di pelle, che le lascia all’aria solamente gli occhi, il naso e la bocca. Alla ragazza viene stretto il suo solito collare, alto diversi centimetri che la obbliga a tenere la testa sempre dritta. Valentina viene sollevata con forza e spinta dentro a una delle tante stanze della villa. Era una stanza fredda, scura, senza finestre, e la schiava viene spinta contro la parete. Il contatto della schiena col muro la fece gemere. Il Padrone accende la grande lampada puntata nel viso di Vale, impedendole cosi di vederlo in viso. I bracciali e le cavigliere vengono subito attaccati a morsetti appesi alla parete. Valentina si trova così appesa, con le braccia e le gambe divaricate, in punta di piedi, e con i polpacci tesi.
Alle 23, a casa di Giorgio, arriva una seconda auto. E’ Monica, una giovane studentessa universitaria di 22 anni, quella che tutti direbbero una ragazza seria e senza grilli nella testa. Ma soprattutto, sorella minore di Valentina, Altri fari che lampeggiano, il cancello elettrico che si apre, ma questa volta il portone è già aperto. Monica entra, chiude il pesante portone e si dirige verso la prima stanza a destra, come da indicazioni. Sapeva che avrebbe trovato l’abbigliamento da indossare. Si spoglia nuda, indossa un body attillatissimo in pelle, con zip sul davanti, che lascia in vista il seno prosperoso e la fica, depilata. La ragazza si mette in ginocchio, con la testa china, schiena dritta, in attesa. La giovane non sapeva certamente che nella stessa casa c’è sua sorella. Valentina, ancora incatenata, in preda ai crampi, causati dalla lunga attesa al freddo e dalla posizione innaturale, che la faceva tendere al massimo i polpacci. Vale era ormai esausta, provava ad appoggiare i talloni, ma questo aveva l’effetto di tendere le braccia, anch’esse stanche e doloranti.
Dopo un’attesa di mezz’ora, il maggiordomo apre la porta della stanza dove Monica stava aspettando, le dice di portare le braccia dietro la schiena, alzarsi e uscire dalla stanza, a teta bassa e di salire la lunga scalinata che l’avrebbe portata al piano superiore. Monica era curiosa, ma anche tesa, perché era sempre stata nelle stanze a piano terra, piene di oggetti e attrezzi sadomaso.
Monica arriva in cima alla scalinata e ha un sussulto. Nel salone c’è un grande tavolo, rettangolare, con alle estremità ganci per immobilizzare gli arti. Si trova una grande croce di Sant’Andrea, una sedia di legno, anche questa con blocchi per braccia e gambe. Nel salone c’e ogni tipo di oggetto sadomado: fruste, flogger, catene, collari di ogni tipo, maschere, plug, pinze per capezzoli.
“Avvicinati alla croce” ordina il Padrone. Monica viene appesa per gambe e braccia, serrate da catene e divaricate. Lui prende una base rotonda e un’asta, dove era attaccato un vibratore. Alla ragazza viene posizionato il vibratore in fica, viene spogliata del striminzito body di pelle, rimanendo completamente nuda. Giorgio accende il vibratore, il quale inizia a lavorare la fica di Monica. Il Padrone mette delle pinze ai capezzoli della ragazza, con pesi attaccati. Monica si morde la lingua per non urlare, mentre il Padrone inizia a colpirla sul corpo con una frusta. La ragazza è in preda ai primi spasmi, dovuti alla velocità del vibratore. La tortura dura per diversi minuti, la sua fica è ormai un lago, tanto che il pavimento è bagnato dai suoi umori. Il Padrone smette di colpirla con la frusta, spegne il vibratore e permette a Monica di tirare un sospiro di sollievo. Lei si rilassa e china la testa in avanti. Visto questo gesto, il Padrone toglie le clip ai capezzoli, facendole così emettere un urlo, e drizzare la testa in maniera repentina. Il padrone, a questo punto prende una maschera di pelle integrale, la mette in testa a Monica, serrandola con la zip, ed esce dalla stanza.
Valentina è ormai allo stremo delle forze, rimane in piedi solo perché è legata per i polsi. Le gambe avevano ceduto da parecchio tempo. La ragazza è intontita dalla forte luce che le è stata puntata in viso per più di un’ora, quando si apre la porta della stanza. Il Padrone entra, spegne la luce e inizia a staccare i ganci. Prima i polsi, con la ragazza che ai primi movimenti degli arti superiori emette grugniti di dolore. Poi vengono sganciate le cavigliere. Ma questa volta Valentina non riesce a rimanere in piedi e cade a terra a peso morto. Il Padrone esce dalla stanza per alcuni minuti e Valentina può recuperare un minimo di forze. I dolori agli arti sono lancinanti, ma al ritorno del Padrone, viene sollevata con la catena che le è stata attaccata al collare. Valentina si rialza lentamente e muove i primi passi. Lui trascina la ragazza verso la lunga scalinata, ma i gradini per Vale furono un tormento. Fatti i primi due gradini, la ragazza cade ancora a terra e lui le dà uno schiaffo fortissimo sul culo. Lei caccia un forte grido di dolore, ma si rialza. “Mi scusi Signore” dice Valentina, che si rialza e riesce lentamente a salire le scale fino in cima.. Valentina viene fatta inginocchiare e trascinata con forza nel salone. Monica, ancora in croce, ha un sussulto, visto l’ingresso violento dell’altra donna.
Valentina è alzata con la catena attaccata al collare e appesa per le braccia aperte a una sbarra al soffitto e, mediante un pulsante alla parete, il Padrone la solleva, sempre coi talloni in tiro ed in punta di piedi. La donna emette un urlo, strozzato in gola, e i polpacci ritornano a dolorare, in preda ai crampi. Il Padrone prende la frusta più lunga che possiede e comincia a colpirla ovunque, sulla schiena, sul culo, sulle gambe. La ragazza ad ogni colpo inarca il corpo all’indietro, ed emette gemiti fortissimi, attenuati dalla ball gag. A 15 colpi il Padrone si ferma. Valentina prende fiato e spera che il suo supplizio sia finito. La ragazza viene liberata e costretta a dirigersi barcollante verso la sedia. Viene immobilizzata con le fasce legate alla sedia, bloccata per braccia, polsi, cosce, caviglie, con una fascia sul petto. Le è impossibile muovere un arto.
Il Padrone va verso Monica e la libera dalla croce. Le mette delle polsiere, agganciate a dei moschettoni, che vengono attaccati a un’altra asta orizzontale, appesa al soffitto. La ragazza viene alzata almeno due metri da terra. Sotto Monica, sospesa in aria, viene posizionato un attrezzo che non conosceva. Era una base di legno rettangolare, e sopra la base era posizionato un oggetto di forma piramidale appuntito, che più scendeva e più si allargava. “È una culla di Giuda, una tortura medievale usata per far confessare le streghe. Adesso vedremo quanto è larga la tua fica”, dice il Padrone. La ragazza inizia a dimenarsi, resasi conto di quello che le spetta. “Ora però dovete fare amicizia”. Il Padrone si avvicina a Valentina, al momento impassibile, e sgancia la zip, mostrando il viso a Monica, che sgrana gli occhi, la quale abbassa la testa in segno di vergogna, e inizia a singhiozzare. Il Padrone sale alcuni scalini e arriva all’altezza della testa di Monica, iniziando a togliere la maschera integrale. Aperta la zip, la ragazza è a viso scoperto. Valentina inizia a gemere in modo sconsiderato, dimenandosi e cercando di liberarsi, senza riuscirci e guardando il Padrone con occhi pieni di rabbia e di sfida, mentre Monica lancia uno sguardo alla sorella, chiedendo perdono con gli occhi... “Dovete sapere che sono anni che vi incontro, senza che voi vi siate accorte di nulla, a vostra insaputa”. Gli occhi di Monica per un momento si sbarrano e iniziano a piangere in modo copioso. Valentina vorrebbe abbassare la testa per non vedere questo strazio, ma il collare molto alto le impedisce di farlo. Monica viene pian piano abbassata e sollevata, giocando con la sua paura e la tensione. La ragazza sente entrare in fica la punta acuminata, che le sta allargando a dismisura la fica. La ragazza inizia a urlare. Valentina guarda la scena e vede la sorella con la fica larghissima. Non riuscendo a sopportare la scena, gira la testa di lato. Monica viene sollevata ed abbassata per altre volte, le urla strazianti della ragazza rimbombano nella stanza, fino all’ultima volta, quando la ragazza china la testa in segno di resa.
Il padrone libera prima Monica, ormai distrutta fisicamente e mentalmente. Il maggiordomo la viene a prendere per accompagnarla, nella stanza dove sono rimasti i suoi vestiti. La ragazza si riveste a fatica e alle 1.30 di notte esce dalla casa, sale in macchina e si dirige verso casa, devastata.
Valentina invece, viene trattenuta nel salone e obbligata a fare un pompino al Padrone, il quale dopo alcuni minuti viene in bocca a Valentina, con un fiotto potente che le riempie la gola. Vale deglutisce tutto, seppur a fatica. Il padrone, senza dire nulla, le toglie il collare e la prende per un braccio. Scesa la scalinata, la ragazza viene liberata. Sono ormai le 2 di notte, quando la Valentina esce dalla casa nuda, sale in macchina e si riveste, con gli abiti che aveva lasciato dentro l’auto. Poi accende il motore e se ne va, con il fisico stravolto dalla pesante sessione.
A casa, le due ragazze evitano di incontrarsi e non si scambiarono una parola per diverie giorni. La mattina successiva alla sessione, Monica manda un whatsapp al Padrone, ringraziandolo. Lo stesso fa Valentina, con un lungo messaggio di audio.
di
scritto il
2020-09-18
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