In treno, senza freno

Scritto da , il 2020-08-23, genere esibizionismo

Provocazioni

Marcia era eccitata. Sì, lo era sempre con L. o quando pensava a L., in pratica spesso. Quel giorno però stava impazzendo dalla voglia.
E L. stava giocando con lei: finalmente in vacanza verso un posto in cui erano perfetti sconosciuti, erano in viaggio in treno durante il quale l’aveva stuzzicata con discrezione (le sue dita arrivavano ovunque) raggiungendo quando non visti per pochi secondi i suoi capezzoli tesi allo spasimo, o infilandosi addirittura fra le cosce, era arrivata ad uno stato di eccitazione prossimo all’orgasmo.
Come suggerito da L., sul treno indossava la minigonna di jeans ed una canottierina aderente nera, attraverso la quale i due capezzoli si stagliavano evidenti, e sandali dal tacco 10. Null’altro.
Il gioco consisteva nel resistere alla tentazione di procurarsi in qualche modo un orgasmo (nella toilette del treno le sarebbe bastato sfiorarsi, oppure avrebbe potuto stringere forte le cosce e ci sarebbe riuscita), pena, in caso di fallimento, un giorno di piena sottomissione.
Forse non aveva considerato le 4h di viaggio, forse aveva sottostimato la crudele abilità di L., fatto sta che aveva miseramente fallito: era venuta già una volta, alla toilette quando, andatavi per necessità, non riuscì a non pensare alle mani e alle parole lascive di L. e non poté letteralmente trattenere la mano dall’infilarsi nella figa grondante e venire con spasmi ripetuti che la lasciarono senza fiato.
L. se ne accorse immediatamente, al suo ritorno sorrise beffardo e le sussurrò: ‘Lo sapevo: tanto perfettina quanto porca!’ e le morse con discrezione l’orecchio. La sua eccitazione ricomparve potentemente.
‘Ora siedi in modo da mostrare più coscia’ disse L. Marcia ubbidì, scivolando un po’ in avanti.
‘Allargale un po’, così non puoi avere un orgasmo dei tuoi, almeno fino a che arriva il controllore’ e dicendo così le strizzò forte un capezzolo. Marcia si inarcò, reprimendo a fatica un urlo di piacere, e scoprendo così ancora di più le cosce, giusto in tempo per offrire lo spettacolo ad una coppia di uomini che entrarono nella carrozza in quel momento ed indugiarono a lungo con lo sguardo sulla pelle bianca delle sue gambe.
‘Hanno apprezzato’ sussurrò L. ‘Ho visto’ rispose Marcia, con uno sguardo misto di rimprovero e di lussuria, ma non coprì le cosce né le serrò. L. continuava a sfiorarle le braccia con discrezione, procurandole brividi di desiderio. ‘Hai voglia di scopare?’ sussurrò L. ‘Da impazzire’ rispose lei.
‘Sei una Troia’ disse L. ‘Ammettilo’
‘Sono una troia, sì ‘ rispose Marcia
‘Ma non puoi venire ora - disse crudelmente L., sfiorando con l’unghia dell’indice l’interno della coscia di M. - a meno che tu non sia disposta a farlo di fronte al controllore’
Marcia respirava già affannosamente, intimamente eccitata dall’idea. ‘No, ti prego - implorò - non questo’
L. disse ‘Sì farà come dico io, o non ti toccherò più ‘ ‘Va bene, come vuoi tu’ si arrese in fretta Marcia.
‘Eccolo lì’ disse L. vedendo da lontano avvicinarsi l’uomo in uniforme. Così dicendo spinse la mano fino a sfiorare il sesso tumido sotto la minigonna, strappandole un mugolio osceno, per fortuna mascherato dal rumore del treno che entrava in galleria. Approfittò del buio per spingere tre dita nella figa umida della sua partner e per sfiorarle il clitoride con il pollice. La galleria finì, tornò la luce e Marcia, gli occhi chiusi nello sforzo estremo di trattenersi, udì il controllore apostrofarla: ‘Biglietti?’
Spalancò gli occhi, incontrando quelli del controllore, un bell’uomo, per di più in divisa, che percorse con lo sguardo il suo corpo fremente, soffermandosi sui capezzoli eretti e sulle cosce pallide, divaricate e in bella evidenza, e sentì l’orgasmo montare inesorabile, come un calore incandescente dal basso ventre. L. intervenne: ‘Cara, se mi dici dove sono li prendo io’ ma Marcia era persa in una nebulosa di piacere, esposta a quel maschio in divisa che la fissava e che aveva una vistosa erezione. Balbettò ansimante un incomprensibile ‘non lo so’ poi chiuse gli occhi e si fece sopraffare da un orgasmo scuotente che la fece tremare davanti agli occhi stupefatti e compiaciuti del controllore. Alla fine L. stese i due biglietti al controllore, che con uno sguardo complice si allontanò.
Marcia respirò affannosamente ancora per qualche minuto, le cosce allagate dai suoi umori.
Quando apriì gli occhi, L. sentenziò: ‘Sei una troia. Un altro orgasmo. Dovrai sottometterti’. ‘Sì - si arrese Marcia - farò ciò che vuoi’.

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