Che bello il sesso lesbo

Scritto da , il 2020-07-06, genere saffico

La serata si era protratta oltre il previsto e, alla fine, decidemmo di fermarci a dormire a Villa Mary.
L’ indomani mattina mi svegliai nuda tra le braccia di Giorgio ed Ester, anch'essi nudi come me... Avevano un aspetto rilassato e soddisfatto.
Mi alzai senza far rumore e mi infilai sotto la doccia... Ripensavo alla serata e la nottata: tutto avrei immaginato, ma non di essere la regina di una incredibile notte di sesso... I pensieri e l'acqua calda mi eccitarono di nuovo e la mia mano scese sul mio sesso per godere di un piacere solitario; l'ennesimo, ma meritavo di godere anche da sola ripensando ad ogni secondo di quella notte. La mia testa iniziò a fantasticare: giunta a quel punto, mi mancava ancora una fantasia da realizzare.
Mi asciugai e, dopo essermi vestita, scesi a far colazione con l'idea di "beccare" la mia complice della serata... "Maria".
Stavo entrando nella saletta del camino, quando mi scontrai con la mia nuova amica; un sonoro bacio ed uno smagliante sorriso, ci diedero il "buongiorno".
Mi accompagnò ad un tavolo e si sedette con me per farmi compagnia; chiamò Federico, che, dopo avermi salutato calorosamente, disse di stare comode, perché egli avrebbe provveduto per la nostra colazione.
Dopo aver ricordato qualche episodio della nottata appena trascorsa, tra un commento e una risata, decisi di illustrare a Maria un'altra delle mie fantasie... Una bella gang con me e lei, protagoniste della serata, ma volevo almeno 10 uomini da dividerci durante la serata.
A Maria brillarono gli occhi di lussuria; probabilmente la stessa cosa succedevano ai miei nel descriverle la mia fantasia.... Entrai nello specifico... 10 uomini dai i 35 ai 50 anni, belli e di classe, qualcuno di loro anche bisex.
Ovviamente, Maria chiese:
"... E i nostri due uomini?"
"Essi saranno della compagnia, ma stavolta saremo io e te a selezionare i partecipanti e, soprattutto, non dovranno sapere nulla fino a pochi giorni dalla festa. Organizziamo bene il tutto e senza fretta.” ribadii.
A Maria piaceva l'idea e, avvicinandosi ad un orecchio, mi disse:
"Sono eccitata" e, prendendomi per mano, mi portò nel ripostiglio, mi infilò la lingua in bocca e la mano tra le cosce, per accertarsi se anch'io fossi eccitata...
Altroché se ero eccitata... ero ridotta ad un lago, così ricambiai la sditalinata alla mia complice e, poco dopo, uscimmo soddisfatte dal ripostiglio.
Ci scambiammo i nostri numeri di cellulare per comunicare più velocemente e tornammo a sederci.
Rientrarono alla spicciolata anche gli altri ospiti e, cordialmente.
come vecchi amici, facemmo colazione tutti assieme.
Feci passare un paio di giorni poi chiamai Mary, innanzitutto per ringraziarla della bellissima accoglienza, della splendida organizzazione e approfittai per chiedere se c’erano novità sul prossimo evento.
“Tesoro ho messo un annuncio su una rivista specializzata e aspetto di essere contattata.” rispose
“Fammi sapere che ti raggiungo e li selezioniamo assieme – dissi – e magari…..”
“Lo sai che mi inviti a nozze – rispose Maria – ma indipendentemente dalla selezione, potreste venire per questo fine settimana tu e Giorgio, sareste ospiti nostri, facci un pensierino e fammelo sapere in tempo che faccio preparare la camera.”
“Sarebbe splendido: un weekend soli noi quattro, nella più completa libertà. Lo dico a Giorgio e ti informo.”
“Allora aspetto notizie, nel frattempo un bacio con la lingua, prima in bocca e poi, scendendo giù giù, fino a dove piace a noi due. “
“Ciao Maria ricambio con tutta la mia troiaggine” fu la mia risposta.
Confermai il giovedì pomeriggio che accettavamo l’invito.
“Elena sono felicissima di rivederti e Federico, appena glie lo dirò, sarà entusiasta. Dai... domani ti aggiorno, pure, sui candidati per la nostra serata.” rispose raggiante Maria
“Sei fantastica, Mary a domani. Va bene per pranzo?” chiesi.
“Ti aspettiamo” rispose.
E il giorno dopo, poco prima del tocco, varcai di nuovo il cancello di “Villa Mary”.
Mi ricevette Federico, sempre elegantissimo, giacca blu e pantalone grigio, camicia azzurrina e cravatta blu a tinta unita.
Anche io mi ero acconciata molto bene e indossavo un tailleur pantalone bianco e sandali con tacco alto, dello stesso colore, che mi slanciavano parecchio. Anche l’intimo era di colore molto chiaro e veramente ridottissimo.
Aprì la portiera della mia “Smart” aiutandomi a scendere, e mi salutò con un garbatissimo baciamano. Questo suo modo di fare, sicuramente molto gradito, mi fece sorridere, ma, pensando a ciò che era successo quella notte, mi mise un tantino in soggezione. Dovette capirlo perché mi strinse in un abbraccio e ci baciammo sulle guance, come si conviene a due “vecchi amici”.
“E Giorgio?” chiese.
“Ci raggiunge in serata, un impegno improvviso con dei clienti l’ha trattenuto in ufficio” risposi.
Dal patio comparve Maria che mi corse incontro e lei, invece, mi abbracciò con vigore e mi stampò un bacio sulle labbra.
“Maria, Giorgio ci raggiunge stasera” annunciò Federico per cui fece segno al cameriere, che recuperò dalla Smart il trolley e lo portò su in camera.
Maria mi monopolizzò letteralmente e, incurante del marito, mi trascinò nello studio per parlarmi.
“Lasciati guardare, sei uno schianto!” disse, mi si avvicinò e mi ristrinse a sé.
Fui io, allora, a prendere l’iniziativa e la baciai forzando le sue labbra e facendo saettare la mia lingua in cerca della sua.
Un bacio carico di passione e sensualità; la sua lingua intrecciata alla mia che riuscii a risucchiare nella mia bocca. Il suo sapore, il suo profumo, la sua saliva che si unì al mio sapore, al mio profumo, alla mia saliva.
Fu il bacio che solo una donna sa dare ad un’altra donna.
Un toc toc alla porta ci riportò sulla terra.
“Chi è - chiese Maria, era il marito – aspetta veniamo subito".
Ci staccammo, ma sia io che lei, tra le gambe, avevamo un certo liquido languore.
“Dopo ti faccio vedere le foto dei candidati che finora mi sono arrivate” disse Maria, facendomi strada verso la sala da pranzo.
E che pranzo!
Lo chef, quel giorno, aveva dato il meglio di sé, un pranzo tutto napoletano a base di pesce.
Dei ”paccheri allo scoglio”, dove non mancava proprio nulla: cozze, calamari, gamberetti, vongole, qualche cicala di mare e polipetti, resi appena appena rosati da pochi pomodorini pachino.
Serviti in piatti ovali, erano una vera delizia sia per gli occhi che per il palato.
Anche il vino era del napoletano; un "Catalanesca" del Vesuvio, servito freddo e in flute di cristallo per esaltarne il profumo: un vino che offre una buona freschezza, una piacevole morbidezza ed ottimo per ripulire il palato.
Bastò il solo primo per soddisfarci e finimmo il pranzo con una tazzina di caffè.
"Grazie siete eccezionali, perfetti in tutto. Veramente tutto ottimo, immagino che l'artefice di tutta questa raffinatezza porta, Federico, il tuo nome. Sei un uomo da sposare e non solo" dissi veramente convinta.
"Dai... smettila, mi fai arrossire. E poi dipende dall'ospite e da quello che mi ispira - e con una espressione che voleva mostrare sensualità, continuò - un pranzo afrodisiaco come quello consumato, non può essere che il preludio a ben altre cose."
Sorridendo, concordai, poi aggiunsi:
"Aspettiamo Giorgio, ovviamente"
"Ovviamente" rispose
Quel pomeriggio Federico aveva preso un impegno a Lucca con un fornitore e invitò me e Maria ad accompagnarlo.
"Vi va di accompagnarmi; magari mentre sono impegnato, potreste fare un giretto per il Fillungo" suggerì Federico.
Maria lo guardò di sottecchi e, senza mezze parole, disse:
"Tesoro il giretto per via Fillungo, fallo tu per noi; io ed Elena preferiamo restare qua, abbiamo parecchie cose da fare e da raccontarci; anzi, meglio che ti avvii, così non farai tardi all'appuntamento.”
Notai uno sguardo interdetto dell'uomo che, senza proferire parola, ci salutò e si avviò all'auto.
"Dai, vieni di là - indicando l'ufficio - saremo più tranquille"
Eravamo rimaste sole nella villa; il personale era stato messo in libertà da Federico prima di andare via.
Come entrammo nell'ufficio, Mary mi si mise di fronte e aspettò che fossi io a prendere l'iniziativa.
La strinsi a me in un abbraccio voluttuoso: quella femmina mi faceva impazzire. La sentivo sempre partecipe e pronta a fare la "zoccola", proprio come piace a me.
Le sbottonai la lampo e le feci scivolare il vestitino leggero, giù per i fianchi.
Sotto non indossava nulla, né reggiseno né mutandine.
Le sue tette si reggevano dritte, nonostante il loro volume e l'età.
Mi abbassai a baciarle e presi a succhiare i capezzoli che erano diventati turgidi e dritti.
In un attimo, mi sfilai prima il giacchino e poi il pantalone, rimanendo in perizoma e reggiseno.
Fu lei, allungando le mani, che me li strappò di dosso. Nude entrambe, lei fece un passo all'indietro per ammirarmi tutta, e poi mi fece girare su me stessa e mi diede una lieve carezza al culo.
Ci stringemmo ventre contro ventre e, con una mossa a sorpresa, mise la sua gamba fra le mie cosce, cominciando a strusciarmela sulla vagina.
Ero in estasi, incantata da quel suo fare deciso, perentorio, con cui stava conducendo il gioco.
Mi sentivo senza volontà, pronta a farmi fare qualunque cosa, pronta a provare il piacere che lei era capace di donarmi.
Il ginocchio di Maria si stava insinuando tra le grandi labbra e, bagnate dal mio piacere, cominciò a scivolare su e giù.
Venni urlando, quando raggiunse il clitoride.
Mi accasciai sulla scrivania, che era dietro di me, e la mia amica tuffò la testa tra le mie gambe.
Leccò, baciò, mordicchiò, facendomi venire di nuovo, per poi dissetarsi dei miei succhi direttamente dalla "fonte": solo quando mi sentì sfinita si fermò.
Ero frastornata, svuotata dal punto di vista mentale, respiravo con affanno, ma mi sentivo in visibilio.
Restammo così ferme forse qualche minuto, poi Maria volle la sua parte, ma, appena feci per alzarmi e scambiare di posto, lei mi fermò:
"Aspetta, devo andare a far la pipì! - disse - mi accompagni?"
Senza aspettare risposta mi prese per mano e ci dirigemmo verso il bagno.
Abbassò l'asse copri water e, senza sedersi, cominciò a mingere.
Vedere il getto dell'urina che usciva dalla sua vagina, mi diede un'altra scarica di erotismo: un brivido mi percorse la schiena per intero.
"Ancora un attimo - disse - Con te voglio provare a godere con questo nel sedere" E mi mostrò un dildo anale, con un brillantino rosso all'estremità.
Poi prese del gel e mi diede il compito di eseguire l'operazione.
La feci piegare in avanti e lei, tenendosi le natiche aperte, si lasciò lubrificare il buchino e aspettò, buona buona, che l'aggeggio entrasse nel suo culo.
Aiutò l'introduzione facendo un bel respiro e quando il plug si sistemò per bene nell'ano, lentamente si alzò e, dandomi la mano, ritornammo nello studio. Era strabiliante come riusciva a camminare in maniera normale.
"Non ti dà fastidio?" chiesi
"Affatto! Le dimensioni sono tali che la parte larga si ferma nell'ampolla del retto e non stimola l'intestino; però ora, dai... vieni... ora tocca a te, farmi godere" impose.
Si adagiò sulla scrivania con il culo fuori di essa ed io le spalancai le gambe e mi inginocchiai davanti alla sua figa.
Aveva il buon profumo di femmina in calore ed ancor più buono il sapore.
La mia lingua partì dal perineo e, salendo, lambì la mucosa delle labbra aperte e disponibili.
Ebbe un sussulto, mi prese la testa e spinse il mio viso tra le sue meravigliose cosce aperte; cominciò a muovere il bacino, per cui non fu solo la mia lingua ad agire, ma anche la mia bocca che cominciò a baciare e il mio naso che, in un suo movimento, raggiunse il clitoride, le strappò un grido.
"Dai... non fermarti... fammi godere, voglio venire nella tua bocca, succhiami il bottoncino, ti prego" diceva ansimando.
E continuai, mentre lei si muoveva sobbalzando sulla mia faccia.
Il ritmo cominciò a divenire sempre più violento ed irregolare, tanto da far uscire quasi per metà il plug che aveva nel culo.
Fu, allora, che lo tirai completamente fuori, strappandole gemiti dovuti sia ad un po' di dolore e sia per la contrazione dello sfintere.
Ormai era partita verso l'intenso piacere dell'orgasmo e, sempre guidandomi la testa con la sua mano sinistra, spinse la destra verso la vagina e prese a martoriarsi il clitoride.
All'improvviso, con un urlo soffocato, dalla sua vagina fuoruscì uno spruzzo di liquido chiaro e denso, che imbrattò il mio viso e le mie labbra: aveva squirtato.
Non mi staccai da lei e, buona parte del suo piacere, mi raggiunse la faccia, imbrattando pure i capelli; quei suoi umori erano davvero deliziosi e con un profumo afrodisiaco.
Dopo di che, crollò rovinosamente all'indietro, sulla scrivania, rischiando di farsi male, pericolo che evitai sorreggendole in tempo la testa.
Aveva gli occhi semichiusi, con le pupille rivolte all'insù, in gesto da estasi.
Un lieve sorriso faceva da cornice alla sua bellissima bocca.
Mi stesi su di lei, tra le sue cosce ancora aperte e riuscii a raggiungere le sue labbra, per donarle ancora un profondo bacio.
Rimanemmo così per più di un quarto d'ora e, seppure ero più desta di lei, non volli in nessun modo interrompere il suo momento di puro incanto.
Quando ritornammo completamente nel mondo dei vivi, scivolammo da quella scomoda scrivania e, nude ed imbrattate dei nostri umori, ci sedemmo, abbracciate, sul Chesterfield dell'ufficio.
"Mi fai impazzire" mi disse
"Idem, e mi piaci in tutto - le risposi - Che dici ci vestiamo?"
"Ti va, prima, un tuffo in piscina - propose - così nude, tanto non c'è nessuno"
E alzandosi mi guidò fino al gazebo esterno e, con un guizzo repentino, si tuffò nell'acqua fresca della vasca.
"Dai... vieni... è bellissimo nuotare nuda"
Non me lo feci ripetere una seconda volta e mi tuffai anch'io.
Davvero stupenda la sensazione dell'acqua tra le gambe e tra i seni scoperti. Quasi un sollievo per quelle nobili parti cui poco prima avevano donato piaceri immensi a tutto il resto del corpo.
Ci asciugammo e di corsa ritornammo nell'ufficio, dove avevamo lasciato i nostri vestiti.
Maria si infilò velocemente nel suo e volle che facessi altrettanto io, senza indossare intimo.
L'accontentai e, con un tono molto professionale e serio, disse:
"Vogliamo metterci al lavoro?"
Aveva ricevuto una quarantina di richieste di maschi, che sarebbero stati pronti a partecipare alla gang, ma già più di venti erano stati scartati da Mary, perché non rispondenti alle nostre condizioni.
Ne rimanevano ancora una ventina, cui era stata chiesta una ulteriore presentazione in video, simulando uno strip completo.
Comunque, le foto dei candidati a viso scoperto, vestiti e in costume da bagno, già ci stavano offrendo un quadro abbastanza eloquente di chi avrebbe potuto partecipare all'orgia.
Sembravano tutti uomini di classe, vestiti elegantemente e così si sarebbero dovuti presentare, tra i trentacinque ed i cinquanta/cinquantacinque e, tra i rimanenti venti, sei si presentavano come bisex versatili.
"Credo che bisogna attendere l'invio dell'altro materiale richiesto e, alla fine, magari, li convochiamo per l'esame finale" dissi convinta.
A dire il vero ciò stava prendendo la piega di un vero e proprio lavoro, e ammiravo la professionalità di Maria, degna moglie del mio caro Federico.
"Posso chiederti una cosa?" dissi.
"Certo, tutto quello che vuoi" mi rispose Mary.
"Niccolò, lo scopi pure da sola, cioè quando non c'è Federico?" chiesi.
"E' capitato, ma Federico l'ha sempre saputo, come anch'io ho sempre saputo quando lui scopa senza di me - disse - Figurati che l'agosto scorso si è goduto un'intera settimana con una donna conosciuta ad una sagra paesana. Lei era di queste parti, ma viveva con il marito e i figli a Milano. Il poverino ritornò all'ovile, distrutto, prosciugato. Ti risparmio i particolari che ho voluto sapere dettagliatamente. Del resto, anch'io riesco a fare il resoconto di quello che faccio senza di lui".
"Quindi racconterai anche quello che è successo oggi, tra me e te?" chiesi.
"Ti dispiacerebbe?" domandò a sua volta.
"No, affatto" risposi.
"Comunque questo è nei patti tra me e lui, perciò se non me lo chiede..... Tu invece?"
"Non l'ho mai fatto da sola con un altro uomo, come pure, mi è difficile baciare in bocca un altro, e non ho mai dato nemmeno il culo, se non a mio marito. Credimi, la prima volta che ho preso due cazzi, uno davanti l'altro dietro, è stato qui, alla festa del mio compleanno. Lo so, ti sembrerà strano, ma senza di lui, mi sento inibita" confessai.
"Dai.... stasera, chissà...." e senza finire la frase si alzò e si avvicinò alla caffettiera a cialde, per preparare un buon caffè.
Passammo il resto del pomeriggio come due donne, amiche da sempre.
Mi portò su in camera e mi mostrò il suo guardaroba, quello ufficiale, dove erano appesi abiti eleganti e vestitini più semplici, e quello, diciamo, segreto dove erano in bella mostra abiti sexy, babydoll, body, calze, guanti, costumi da bagno, mutandine aperte, perizomi e anche qualche abitino da sera da utilizzare per il prive'.
Me li mostrò uno ad uno con evidente soddisfazione per la mia attenzione.
"Ne vuoi provare qualcuno? - mi chiese - I vestitini, generalmente, li sanifico tutti con il vapore prima di riporli; l'intimo è tutto lavato a sessanta gradi in lavatrice."
Uno in particolare mi piacque subito: un tailleur nero senza spacco, elasticizzato, e volli provarlo.
Tolsi il mio abito e nuda, come mamma mi aveva fatto, lo indossai.
"Ti sta benissimo" mi disse Maria, aggiustandomelo addosso, con le sue delicatissime manine.
In effetti era vero: guardandomi nello specchio a tutt'altezza della camera da letto, vidi riflessa una gran bella gnocca, troia al punto giusto, fasciata in quell'abito, dove due stupende tette venivano leggermente schiacciate, ma, in compenso, mettevano in evidenza i capezzoli duri.
Il pancino, appena accennato, non nascondeva, più sotto il triangolino del pube.
"Girati" mi disse Mary.
E con un rapido movimento, mi girai e vidi riflesso un magnifico culetto tondo e prominente, che sembrava proprio, come disse Maria, la cassa armonica di un mandolino.
Poi, la mia amica propose:
"Scegliamone uno pure per me, da zoccola navigata, e stasera faremo un'asta di beneficenza, ovviamente a favore nostro: ci venderemo ai nostri mariti come due meravigliose puttane....ti va?."
"Ok, mi piace questo blu scuro con lo spacco che, appena accavalli le gambe, si vede la tua magnifica vagina".
Lo indossò e, mentre ancora stavamo a rimirarci allo specchio, il suono del videocitofono ci ricordò che aspettavamo sia Giorgio che Fede.
"Allora, addio inibizioni, d'accordo?"
Ci pensai solo un attimo e convenni: "D'accordo".

Da annunci69

Questo racconto di è stato letto 8 2 6 5 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.