Una notte al campeggio

Scritto da , il 2020-03-20, genere gay

Montai la tenda vicino a un bel camper moderno.
Vidi dietro una delle finestre del camper che il proprietario mi stava fissando.
Lo rividi poi nel campeggio altre volte. Una volta ai bagni. Sembrava che mi stesse studiando e aveva un sorriso appena accennato e uno sguardo furbo.
Era un giovane uomo sui 35 anni, moro, tonico nel fisico, abbronzato.
Un po' mi inquietava e pensai che volesse provarci con me.
Cercai di evitarlo il più possibile.
La sera entrai nella mia tenda e notai che la luce dentro il camper era accesa.
Chiusi la zip della mia tenda.
Siccome faceva caldo dormivo sul sacco a pelo, solo con le mutande.
Ero molto stanco per via del viaggio che stavo facendo in solitaria in quel periodo.
Non mi ci volle molto che mi addormentai, sdraiato a pancia sotto.
Mi svegliai poco dopo, o meglio mi svegliò il mio vicino di campeggio.
Senza farsi sentire aveva aperto la zip della mia tenda e si era intrufolato. Ora stava sdraiato sopra di me e mi tappava la bocca con una mano.
Provai a muovermi ma lui mi disse : shhh.
Sentii la sua mano che mi afferrava il pacco. Io sgranai gli occhi nell’ oscurità della tenda.
La sua voce calda mi sussurrò all’orecchio: divertiamoci un po', stanotte. Fai il bravo e lasciami fare.
Sentii che mi infilava in bocca dei calzini arrotolati. Dall’ odore e dal sapore sembravano che erano stati usati e sudati molto.
Con le mani libere, poiché avevo la bocca riempita dai suoi calzini, mi legò i polsi dietro la schiena con del nastro adesivo.
Cercai di protestare e divincolarmi ma era forte e non potei fare nulla.
Ora che mi aveva immobilizzato le braccia, passò a sfilarmi le mutande.
Ora ero nudo, in suo potere.
Mi passò del nastro adesivo anche sulla bocca.
Poi si sdraiò di fianco a me e si mise a fissarmi, senza toccarmi.
Mi fissava negli occhi. Io arrossii.
Poi allungò un dito verso di me. Mi sfiorò l’ ombelico.
Cercai di allontanarmi ma nello spazio ristretto della tenda non potevo andare molto lontano.
Poi constatai la mia erezione, che mi sorprese molto.
Ero spaventato, ma eccitato allo stesso tempo.
Non ero mai stato con un uomo prima e sembrava che quella sera avrei fatto questa esperienzia, mio malgrado.
Il suo dito giocò un po' con il mio ombelico. Poi la sua mano scese molto lentamente sul mio pene.
Tirò su e giù per un po' la pelle, poi mi sfiorò i testicoli.
“apri un po' le gambe” disse.
Io ubbidii.
Così poteva accarezzarmi meglio le palle.
La mia erezione, così come il mio imbarazzo, cresceva.
Poi si mosse. Mi mise a pancia sotto e lui, in ginocchio sopra di me, mi disse di sporgere in fuori il culo.
Ubbidii e lo sentii accarezzarmi il culo e giocare col mio ano.
Poi mi baciò il culo e sentii la sua lingua che mi leccava l’ano.
Mi fece aprire meglio le gambe e con una mano mi accarezzava molto lentamente i testicoli.
Ero eccitatissimo e mugolavo nell’ oscurità della tenda.
Lui mi disse “fai silenzio, puttanella.”
Mi accarezzò per un tempo che non so quantificare.
Dai miei movimenti del bacino, che assecondavano le sue mani, per aumentare il mio piacere, e il mio respiro dal naso, capiva quando ero prossimo all’ eiaculazione, così si fermava.
Ad un certo punto disse: usciamo.
Io non ero sicuro di aver capito.
Aprì la tenda, mi tirò fuori e mi mise in piedi.
Non avevo le gambe legate quindi potevo camminare.
Non c’era nessuno per il viale del campeggio ma ero terrorizzato all’ idea che qualcuno potesse vedermi, lì, in piedi, nudo e imbavagliato, con un’ erezione, insieme a un altro uomo.
Lui sembrò leggermi nel pensiero e disse ¨tranquillo, non c’è nessuno”.
Mi mise un braccio sulle spalle e disse “ andiamo ai bagni”.
Non potevo fare altro che fare quello che mi diceva.
Camminavo lentamente con lui al mio fianco, con il braccio sulle mie spalle, il mio pene dondolava eretto e pulsava.
Ad un certo punto mi prese fermamente per il collo, e mi fece chinare a novanta gradi. “cammina così”, disse.
Umiliato ed eccitato, cercai di camminare, molto lentamente con lui che mi teneva fermo per il collo. Poi sentii la sua mano libera che mi si poggiava sul culo.
Mi accarezzò e poi diede uno sculaccione il cui suono risuonò nella quiete della notte del campeggio.
Siccome non me lo aspettavo sobbalzai.
Lui disse: zitto o te ne arrivano altri.
Anche se stessi zitto, camminavo così piano, con la testa all’ altezza delle mie ginocchia, il culo all’ aria dove indugiava la sua mano, che prima di arrivare ai bagni me ne diede altri cinque, di sculaccioni.
Arrivammo finalmente ai bagni.
“entra nel cesso in fondo”, mi disse.
Entrai, i bagni erano bui perché la luce era spenta.
Mi fece sedere con le chiappe sulla tavolozza.
Si sbottonò la patta ed estrasse il suo pene, già eretto, che pulsava a pochi centimetri dal mio naso.
Mi tolse delicatamente il nastro adesivo dalla bocca, poi mi fece sputare per terra i calzini.
No avevo mai preso in bocca un pene , né mai pensato di farlo.
Lui rimediò a questa mia lacuna, tenendomi ferma la testa.
Il suo pene era caldo nella mia bocca.
Mi fece muovere la testa lentamente per assecondare il suo piacere.
Credo lo ebbi in bocca per una dozzina di minuti.
Quando stava per venire si fermava, estraeva il suo membro dalla mia bocca, mi fissava negli occhi, poi mi sbatteva il glande sulle guance, me lo ripassava sulle labbra,e poi ricominciava.
Mi disse di non staccare gli occhi da lui.
Era buio ma credo che lui sapesse che ero rosso dall’ imbarazzo.
Credo fosse passata una mezz’ora da quando eravamo entrati, che lui si staccò da me, si rinfilò il pene nelle mutande, raccolse i calzini da terra, me li rinfilò in bocca e poi mi fece alzare.
“andiamo al mio camper”, disse.
Stavolta mi caricò in spalla e andammo più spediti.
Sentii un suo dito cercare di entrare nel mio ano.
Mugolai.
Poi mi fece scendere di fronte alla porta del suo camper. Aprì la porta e mi disse “entra”.
C’erano tre gradini da fare, ma legato com’ ero non era facile mantenere l’equilibrio. Inoltre lui si divertiva a mettermi in ulteriore difficoltà palpandomi il culo. Protestai debolmente.
Quando riuscii a entrare nel suo camper, entrò pure lui richiuse la porta dietro di sé. Mi portò al lettone e mi ci spinse sopra.
Poi si spogliò.
Capivo che era arrivato il momento in cui mi avrebbe posseduto.
Nudo, salì sul letto e mi fece sputare i calzini.
Mi baciò in bocca, un bacio lungo e intenso, mentre mi accarezzava i genitali e io inarcavo la schiena.
Poi mi fece girare, appallottolò le sue mutande, di cui sentii l’odore di urina, e me le mise in bocca.
Poi sentii che mi sputò tra le natiche.
Con le dita stava lubrificando il mio ano.
Poi mi penetrò, in maniera lenta ma ferma.
Sentii il suo membro caldo e grosso entrare dentro di me, lentamente, facendomi un po' male.
Si sdraiò sopra di me, con una mano mi chiuse la bocca, già piena delle sue mutande, con l’ altra mi accarezzava le palle.
Mi scopò così per un po'.
Venni e venne pure lui, dentro di me.
Si sfilò e si sdraiò accanto a me. Si accese una sigaretta.
Io, sudato del mio e del suo sudore, sentivo il mio ano dolorante che pulsava.
Sentii anche il lenzuolo umido del mio sudore e del mio sperma, e il suo sperma che usciva lentamente dal mio ano.
Mentre fumava la sigaretta mi fissava.
“ti è piaciuto, maialina?”
Stessi fermo e in silenzio per qualche secondo.
Poi annuii.

Questo racconto di è stato letto 6 2 5 4 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.