Magica Emy cap1

Scritto da , il 2020-02-25, genere incesti

Ciao a tutti mi chiamo Magica Emy, questo è il soprannome che mi hanno dato da ragazza. Dopo tante storie lette, che mi hanno molto eccitato, ho deciso di raccontarvi le mie avventure.
Spero vi piacciano ;).

Tutto è iniziato con mio cugino Carlo, un anno più grande di me, bel fisico, giocava a rugby, 1,90 per 97kg di muscoli. Mi era sempre piaciuto e ogni tanto fantasticavo su di lui. Io ero una ragazzina carina, bel visino , occhi verdi con un taglio orientale, una bella bocca con labbra carnose a forma di cuore, un nasino a patatina incorniciato da una cascata di capelli mossi castano chiari. Alta 1,67, forme abbondanti, avevo una seconda di seno, dovevo ancora finire di sviluppare, bel culetto ritto e vita stretta. Ma non riuscivo a trovare un fidanzato.
Ero alle superiori avevo due materie che proprio non riuscivo a capire, matematica e fisica, mia madre era disperata.
"Ma possibile che hai preso un altro 4" mi sgridó mia madre "studia di più", "mamma è il professore di matematica che non sa spiegare", "allora come mai gli altri prendono la sufficienza e ottimi voti? Sei te che non studi! Ora to mando a ripetizione", "no a ripetizione no, per favore" supplicai, "da qualcuno devo farti aiutare". Suonarono alla porta, era mia zia con mio cugino "ciao Franca, Emilia" ci salutò mia zia "zia, cuginetta" disse spallato mio cugino. "Oh Rosa, che bello vederti cosa ci fai da queste parti", "nulla eravamo a fare una visita dal dottore sportivo per Carlo e ho deciso di venire a trovarti. Ma come mai sentivo urlare?", "Quella svogliata, ha due materie gravemente insufficienti e rischia di bocciare". "Carlo ma aiutala te, dagli qualche ripetizione!" Esclamò mia zia, "e dai mamma, ho gli allenamenti non posso", "si che puoi e la aiuterai, agli allenamenti vai solo tre volte a settimana.".
"Emy fai vedere a Carlo i tuoi libri" mi disse la zia, "vieni Carlo" dissi avviandomi in camera, ero felice, Carlo mi era sempre piaciuto, lui mi seguì mogio mogio, per niente contento.
"Dai forza fammi vedere cosa non riesci a capire" disse una volta entrati in camera, si guardava in torno, non era mai stato in camera mia. Era piena di poster di gruppi rock, foto mie con le mie amiche e di peluche. Carlo strabuzzò gli occhi "ehi cuginetta che belle mutandine che hai!" Io rimasi impietrita, non capivo ero in piedi e la gonna era a posto, poi seguì il suo sguardo e vidi le mutandine, il perizoma leopardato che mi ero comprata per la festa della donna, buttate per terra, mi dovevano essere cadute dal cassetto quella mattina, andavo di fretta. Divenni rossa, mi allungai per prenderle ma lui mi anticipò "queste per ora le tengo io" mi scherní "forse non sarà male darti ripetizioni", "dai Carlo ridammele, non fare lo scemo". "No, no. Le tengo io e te le ridaró quando avrai la sufficienza, sarà da incentivo ad impegnarti". Si voltò si mise le mutandine in tasca e tornò in sala, cercai di fermarlo ma mi respinse e allungò il passo, "la posso aiutare, ma vorrei magari essere pagato" disse Carlo a mia mamma, "brutto impertinente, non ti azzardare a chiedere soldi a tua zia" disse la zia, "è tua cugina e la aiuterai come favore", "no, Rosa, Carlo ha ragione, sacrifica il suo tempo ed è giusto che venga pagato, 5000 lire/ora vanno bene?", "Si, si, grazie zia" rispose entusiasta Carlo. "Allora cuginetta, due volte a settimana, si inizia dopodomani, ok?" , "Si, Carlo va bene" risposi a occhi bassi.

Dopo un paio di settimane di ripetizione ero migliorata un po', ma ancora Carlo non voleva restituirmi le mutandine.
Il venerdì ero a casa sua, la zia era a fare la spesa, noi stavamo studiando in sala, era bravo a insegnare, stavo capendo quasi tutto, "Scusa Carlo ma questa equazione non mi riesce proprio" si allungò per prendere il quaderno e mi sfiorò il seno con il braccio, ebbi un brivido, ma lui non sembrò accorgersene. "Hai trasformato un meno un un più in questo passaggio, stai più attenta" disse alzandosi " vado in bagno te finisci", mi era venuto caldo, forse a causa del contatto del suo braccio, così mi tolsi la felpa rimanendo con la maglietta aderente. "Ah però cuginetta! Bel seno" mi disse rientrando. "Ma che dici, sono grassa e ho il seno piccolo" risposi imbarazzata ma contenta del complimento. " Secondo me non sei niente male, anzi sei proprio bella", "ma che scemo sei, smettila di prendermi in giro". Carlo avvicinò il suo viso la mio "guarda che sono serio, non avevo mai fatto caso a come sei cambiata" e mi baciò sulle labbra. Rimasi ferma, con la bocca socchiusa, non poteva essere vero. Poi mi allontanai "fermo, ma che fai!", "Perché? Non ti piaccio?" Mi chiese Carlo. "No, cioè si, mi piaci ma siamo cugini", "è solo un bacio, che c'è di male? ". "Non so, è strano e poi non ho mai baciato nessuno, mi vergogno.", " Non ci credo che non hai mai baciato nessuno! Bella come sei sicuramente chissà quanti ragazzi che ti vengono dietro" insinuò. "Non ho mai avuto un fidanzato, in classe mi prendono in giro, mi dicono che sono grassa e che ho il culone.", "Alzati e girati" mi ordinò. Mi alzai e mi voltai. "Alloro sono proprio dei poveri scemi, perché secondo me hai un gran bel culo cuginetta" e mi abbracciò, senti il suo corpo aderire al mio il suo pene premeva sulla mia schiena, mi girò, "senti che effetto mi fai?" Mi sussurrò. Mi baciò nuovamente, insinuando la lingua nella mia bocca, ricambiai il bacio, le nostre lingue si intrecciarono. "Andiamo in camera, che se entra qualcuno ci vede." La sua camera era un caos, vestiti per terra, libri sparsi ovunque. "Che macello Carlo, è passato un uragano?", "Zitta e baciami". Ci avvinghiammo, Carlo inizio a strizzarmi il culo e mi premeva il pene sulla pancia, io ero eccitatissima. "Senti come è diventato duro" sussurrò Carlo con voce rauca "ti piacerebbe vederlo?". Era un sogno che si realizzava, quante volte avevo fantasticato su Carlo, ma non volevo sembrare una troppo facile, "meglio di no Carlo, fermiamoci qui". "Dai, so che hai voglia" disse iniziano a palparmi il seno. Gemetti, "lo senti quanto sei eccitata? Dai tiramelo fuori" gli alzai la felpa, i suoi addominali erano scolpiti, iniziai a sbottonargli i pantaloni. Sentimmo aprire la porta di casa. Carlo si ricompose subito, "ragazzi, dove siete?", "in camera, mamma, stavo cercando il mio vecchio libro di matematica" disse ridendo Carlo. Tornammo in sala, "allora Emy, com'è Carlo?" Mi chiese la zia, "come scusa?" balbettai "si, è bravo come insegnante?", " Si, si zia, bravissimo". "Meno male, quanto avete ancora?" , "Volevo far vedere una cosa alla cuginetta ma sarà per la prossima volta. Non ho avuto il tempo e lei deve andare via." Disse Carlo con un ghigno. "Si zia devo andare. Ci vediamo venerdì allora?". "A venerdì cuginetta".
Il venerdì arrivai in anticipo da Carlo, suonai, non rispondeva, possibile? Mi domandai. Riprovai, "chi è?" Chiese Carlo con voce brusca "sono Emy, mi fai salire?" "A già le ripetizioni, mi ero dimenticato" vi rimasi di sasso, come si era dimenticato? Sali le scale con il cuore sotto le scarpe, mi aspettava sulla porta "che hai? Perché quell'aria da cane bastonato cuginetta?" Mi chiese ironico. "No, niente " entrai dirigendomi in sala. "Dove vai?" Chiesi a Carlo "pensavo fosse chiaro che avevo qualcosa da mostrarti" disse ridendo, "pensavi che me lo fossi dimenticato? É per quello che eri triste?" "Si, brutta carogna! Ma la zia non c'è?". "Non rientra prima di due ore. Hai capito la cuginetta che vogliosa che è!" Rise. Andammo in camera mi tolsi lo zaino e il giacchetto e mi protesi per baciarlo. "Ferma e prendi i libri e il quaderno", "ma.." "fai come ti dico, prima il dovere e poi il piacere". Il bastardo si divertiva a stuzzicarmi. Per mezz'ora mi spiego le equazioni di secondo grado, ma non riuscivo a concentrarmi, "ma che cazzo Emy, non ne fai una giusta!", "Scusa è che sono difficili" replicai. "No, stai facendo errori idioti! Sbagli i segni, cambi i numeri, ma ti vuoi concentrare, ma dove hai la testa?" mi rimproverò. "Scusa hai ragione, ma penso in continuazione a te" e lo baciai. Lui si scostò alzandosi, ero delusa. "Allora mi desideri così tanto?" Mi domandò. "Si", "e la storia di essere cugini?", " Non mi importa, ho voglia di vedere com'è fatto il tuo pene", Carlo rise. "Perché ridi?". " Come lo hai chiamato?", "Pene, perché?". "Se lo vuoi vedere devi chiamarlo cazzo", "ma è volgare", "dillo se lo vuoi vedere!", "cazzo" sussurrai. "Di ad alta voce, voglio vedere il tuo cazzo! Oppure vattene". "VOGLIO VEDERE IL TUO CAZZO" gli urlai. "Brava cuginetta" e si avvicinò a me, avevo il suo pube all'altezza del mio viso, lo guardai negli occhi, " forza è tutto tuo" mi invitò Carlo. Indossava una tuta da ginnastica, la abbassai poco sotto la vita. Indossava dei boxer con l'apertura sul davanti, infilai la mano nell'apertura, toccai il suo cazzo era bollente e duro, lo strinsi nella mano, faticavo a contenerlo. Armeggiai un po' con i boxer fino a quando riuscì a tirarlo fuori. "Ma è enorme!" Esclamai sorpresa, le afferrai con entrambe le mani, e anche così ne rimaneva scoperto un bel pezzetto. "È caldissimo, e si muove" sussurrai. "Ti piace?" Mi chiese Carlo feci cenno di si con la testa, " muovi su e giù la mano, ma usane solo una", piano piano feci scorrere in giù la mano, la pelle in cima si dischiuse mostrandomi la cappella gonfia e violacea, si sprigionò un odere forte e pungente, mi avvicinai a pochi cm. Chiusi gli occhi " se vuoi puoi baciarlo" mi sussurrò Carlo accarezzandomi la testa. "No, non voglio", "Allora continua a segarmi" riaprí gli occhi e ripresi piano piano a fare su e giù con la mano, la cappella scompariva e riappariva. Era bellissima, lucida e pulsante, il suo cazzo mi bolliva nella mano, il suo odore diventava più forte, poi mi vibrò forte in mano, Carlo mugoló e un getto bianco e caldo mi colpì in faccia, e poi un altro su un occhio e prese a colarmi sulla mano. "Ma che fai? Sei proprio stronzo" urlai allontanandomi. Avevo un forte odore strano nel naso, non lo avevo mai sentito prima, "dammi della carta che mi devo pulire da questa roba appiccicosa". "Quella roba appiccicosa è sborra cuginetta, e se ti vuoi pulire la devi leccare" mi ordinò torreggiando su di me. "Te sei matto, che schifo, non lo farò mai", si girò, andó alla mensola e armeggió sui libri, non vedevo cosa faceva. Tornò verso di me con una telecamera. "Vedi cara cuginetta ti ho ripresa per tutto il tempo" ghignò, mi sentì morire. "Ora se non vuoi che tutti i tuoi compagni e i miei amici, vedano quanto sei vogliosa di cazzo ti consiglio di succhiare la sborra sul mio cazzo e poi leccare tutta quella che hai sul viso". "Per favore Carlo non voglio" lo implorai, "sai cosa fare". Rassegnata e eccitata al tempo stesso per come mi stava umiliando mi avvicinai al suo cazzo lo afferrai alla base, aveva un odore misto tra rifresco d'uovo e pesce, mi disgustava. Chiusi gli occhi e tirai fuori la lingua, toccai la cappella con la punta, presi coraggio e detti una lappata, aveva un sapore dolce acidulo, mi formicolava sulla lingua, il cazzo tornò duro "brava Emy, continua" mi incitava "fammi un pompino", "non so come si fa", "fai finta che sia in calippo, l'ho visto come li succhi bene, fai la stessa cosa". Così provai, era molto più grosso di un calippo, faticavo a farlo entrare in bocca, "stai attenta ai denti, mi fai male. Mi sa che dovrò farti fare tanta pratica". Continuai a succhiare, il suo sapore mi invadeva bocca e naso, lo tenevo stretto tra le labbra e facevo su e giù con la testa. "Vai più giù", provai ma riuscivo a ingoiare pochi cm oltre la cappella e poi avevo i conati di vomito. "Non ce la faccio è grosso", " allora continua a succhiare, ma non usare le mani". Lo ripresi in bocca e appoggiai le mani sui suoi fianchi, Carlo mi prese la testa fra le sue e cominciò a fare avanti e in dietro piano piano, io cercavo di adeguarmi al suo ritmo, ogni tanto cercava di spingerlo piú in fondo, allora cercavo di ritrarmi. "Brava sei proprio magica Emy" mugolo e pochi attimi dopo il suo cazzo si contrasse e uno schizzo caldo mi colpi im gola, "bevi Emy, bevi tutto" disse tenendomi la testa premuta verso il cazzo. Cercai di ingoiare ma i suoi schizzi erano troppi, sbavai sborra e bava, che mi coló sul mento, cercai di farne cadere il meno possibile raccogliendola con le mani, non volevo sporcarmi il vestito. Ero un lago fra le gambe, e avevo un lago di sborra in bocca e in mano. Mi lasciò la testa "brava cuginetta, vedo che non ne hai fatto cadere neanche una goccia, bevi tutto poi dopo ti pulisco", senza nemmeno oppormi avvicimai le mani alla bocca e bevvi tutto. Carlo tirò fuori dalla tasca della tuta le mutandine che aveva preso a casa mia, con quelle mi pulí la sborra che avevo sul viso, "tieni asciugati le mani e poi infilatele e dammi quelle che hai ora" mi ordinò, "Ma Carlo" feci per protestare, agitò la videocamera davanti ai miei occhi. "Ora ho anche una bella ripresa del tuo pompino" la sua allusione era chiara. Mi tolsi le mutandine, mo infilai quelle con cui mi ero pulita e detti le mia a Carlo, "ma sono fradice! Ti è piaciuto succhiare!? Da ora in poi sarai Magica Emy la mia schiava." Stavo zitta, era vero mi era piaciuto. "Forza non rispondi?", "Si, mi è piaciuto" sussurrai. "No, devi dire mi è piaciuto padrone" mi ordinò, "si, mi è piaciuto padrone". "Brava, penso che le ripetizioni saranno molto interessanti.

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