Ariadna - Storie di collant - cap.2

Scritto da , il 2019-07-29, genere feticismo

Alla fine di quella videochat con Stefan ero dovuta correre a masturbarmi.
Stefan aveva pagato profumatamente per avermi in videochat abbigliata come volesse lui. Nella chat che tenevo con i miei videospettatori (che precedeva la videochat di un giorno o due), loro potevano esibire delle richieste che io potevo o meno soddisfare. Quelle di Stefan erano, come molte altre, legate al look che dovevo avere. I miei videospettatori erano quasi tutti feticisti di scarpe, abbigliamento intimo, calze, collant o altre cose particolari. C’era chi mi amava vestita di pelle e chi mi voleva con il collant senza intimo sotto. Stefan era uno di questi, ma voleva anche che avessi dei look particolari. La tariffa saliva quanto più saliva l’acquisto di questi capi che decidevamo insieme. Li acquistavo direttamente online, maggiorando il costo della videochat del costo del capo stesso più un piccolo arrotondamento in eccesso. Così mi restavano sia il capo di abbigliamento che il relativo ricarico. Era un buon affare, insomma.
Per quella videochat Stefan mi aveva chiesto di indossare i miei famosi tacchi neri, un collant veramente sheer lucido color carne, degli short attillati in nylon nero ed una maglia attillata color nude. Avevo acquistato tutto on line, ricevuto il tutto il giorno della videochat e poi mi ero abbigliata per lui. Condizione obbligatoria era che non dovessi indossare alcun indumento intimo sotto al collant ed alla maglia.
Per come era organizzata la videochat, loro potevano vedere la mia stanza, una camera da letto grande con un letto altrettanto grande e morbido, da più webcam posizionate in angoli della stanza. Potevano quindi switchare da una camera ad un'altra, muovendole addirittura e zoomando a loro piacimento. Loro mi vedevano in volto, io invece non avevo questa possibilità. Per accedere alla videochat era obbligatorio registrarsi con tanto di documento di riconoscimento, quindi io sapevo chi ci fosse dall’altra parte, ma nel corso della videochat la loro webcam non era attiva. Sentivo le loro voci dall’impianto audiofonico allestito nella mia stanza ma non li vedevo. Potevamo parlare ed interagire ed io fondamentalmente facevo per trenta minuti tutto ciò che mi chiedevano di fare, oppure mi muovevo nella stanza e sul letto per lo stesso tempo ma a mio piacimento.
Niente sesso. Questa era la condizione base. Questo divieto di fare sesso in videochat li faceva uscire matti. Mi chiedevano di fare le cose più impensabili e certi ammattivano proprio al mio rifiuto. La cosa li eccitava ancora di più. Molti godevano nei primi dieci minuti e chiudevano la videochat. Altri si masturbavano più di una volta ed allo scadere dei trenta minuti mi imploravano di prolungare. Le regole però erano chiare e ferree. 30 minuti, non di più e niente sesso da parte mia. Sgarrare una volta sola avrebbe avuto come conseguenza dover sgarrare sempre.
Ci sono sul web dei forum in cui si parla di me. Io mi tengo aggiornata su ciò che i miei utenti dicono di me per svariati motivi. Mi piace migliorare e cercare di soddisfare le loro richieste. Ma anche tenere sotto controllo le deviazioni dei miei utenti. Ho i dati di tutti loro e quindi ci metterei poco ad aprire una denuncia, ma prevenire è decisamente meglio che curare.
Stefan ha una bella voce. È un bell’uomo da quanto posso vedere dal suo documento di riconoscimento, ma la sua voce riesce a rapirmi. In un paio di casi, proprio come oggi, con lui ho sgarrato di qualche minuto, fingendo di non riuscire a spegnere la webcam. Non deve sapere che sono attratta dalla sua voce. Sarebbe un casino se avvenisse. Oggi mi ha chiesto di accarezzare il mio corpo con le mani ed io l’ho fatto. Sa benissimo che non posso accarezzare il mio sesso ed i miei seni ed infatti non me lo ha chiesto. Però mi ha raccontato cosa avrebbe voluto farmi e lo ha fatto con particolari così precisi e con un racconto così dettagliato che avrei voluto toccarmi le mie zone erogene durante la diretta.
Per questo quando abbiamo terminato sono corsa sul letto. Avevo cominciato a bagnarmi ed il mio collant era già impregnato dei miei umori. È stato un miracolo se Stefan non se ne è accorto. Si stava già cominciando ad inumidire persino lo short che avevo indossato.
Sono certa che si sia accorto dei miei capezzoli inturgiditi. Me lo ha anche detto. Erano così duri che parevano forare il tessuto attillato della maglia che mi aveva fatto acquistare.
Quando mi sono sdraiata sul letto ho cercato di ricreare nelle mie orecchie la sua voce, mi sono stretta le tette fra le mani ricordandomi e cercando di imitare il modo in cui lui mi aveva raccontato che lo avrebbe fatto. Cazzo, quanto era eccitante e quanto ero eccitata! Mi aveva detto che avrebbe preso i miei capezzoli tra le dita, pollice ed indice, strizzandoli leggermente e poi li avrebbe tirati. Io mi sono sollevata la maglia ed ho fatto altrettanto. Ho sentito le tette gonfiarsi ed allo stesso tempo l’eccitazione crescere dentro di me. Era straordinario sentire come anche i miei capezzoli cambiassero di stato.
Dopo alcuni minuti non ho più potuto resistere e la mia mano è scesa fino alla mia fichetta che nel frattempo aveva già bagnato sia il collant che gli short. Ho fatto ciò che lui mi aveva chiesto ed implorato di fare. Mi aveva detto:”Vorrei che tu ti mettessi lì sul fondo del letto, dove c’è quella parte del letto in ottone e sfregassi il tuo sesso su di esso finché non esploderai in un orgasmo gigantesco. Io mi masturberei insieme a te e godremmo insieme, seppur a distanza”.
Lo aveva detto con calma e con la sua voce suadente e quella era stata una di quelle videochat in cui era stato il mio ospite a caricare me più di quanto non avvenisse all’inverso.
E così avevo fatto. Mi ero sfilata gli short e li avevo annusati. Li avevo schiacciato proprio contro al mio naso. Sapevano di me e della mia voglia. Poi mi ero portata sul fondo del letto, avevo poggiato il piede sinistro a terra e mi ero abbassata fino ad appoggiare la mia passerina sul tubo in ottone che era parte del letto stesso. Era freddo, ma non importava. Avevo iniziato così a sfregarci contro il mio sesso e lo avevo sentito aprirsi, desideroso di essere accarezzato da quel tubo metallico. Pian piano la mia fichetta aveva cominciato a sbrodolare ed io avevo incrementato il ritmo mentre, allo stesso tempo, il mio battito cardiaco aveva cominciato ad aumentare.
Era stato un crescendo per alcuni minuti, poi mi ero gettata sul letto nuovamente, avevo divaricato le gambe al massimo ed avevo infilato la mano destra dentro al collant che era totalmente bagnato. Una grossa chiazza copriva la zona pubica e scendeva fino a quel punto in cui le mie cosce, comunque magre, quasi si toccavano. Ho lasciato che prima un dito e poi due si insinuassero dentro di me ed in quel momento ho pensato a Stefan ed a quante volte mi avesse detto come mi avrebbe voluta scopare, in quale posizione, per quanto tempo e come sarebbe andata a finire tra voi.
Stefan mi eccitava e le mie dita si muovevano abili, mentre io pensavo a lui. Ho sentito la scarica giungere da lontano ed allora ho piegato le gambe, puntando i tacchi delle mie scarpe che lui amava così tanto nel materasso. Mi sono inarcata sollevando il culo dal letto e con una mano dentro ed una fuori dal collant, mi sono tenuta stretta la fica quasi come ad impedire a quel piacere così intenso di abbandonare il mio corpo. Il mio corpo ha vibrato così tanto che avrei potuto sembrare in preda ad una crisi epilettica.
È stato incredibile.
Il piacere di toccarsi è incredibile.
Essere oggetto del feticismo altrui ed allo stesso tempo saperlo rigenerare verso sé stessi per qualcuno può sembrare follia, per me è una splendida normalità.

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