La tuta attillata della vicina

Scritto da , il 2009-11-26, genere etero

Non mi ero nemmeno accorto quando si trasferirono i nostri nuovi vicini di casa, e men che meno mi importava chi fossero.

Pian piano feci amicizia con i figli, che erano più piccoli di me di una decina d’anni, ma che ci univa la passione per il pallone, ma ancora non mi interessavo alla madre, che era sì molto bella, ma che non si mostrava mai in atteggiamenti provocantemente eccitanti.

Finché...

Passarono un paio d’anni da quando si trasferirono, ed io continuavo le mie partitelle in strada con i figli dei vicini, quando cominciai a guardare la loro mamma(I.) con occhi più attenti:

Capelli castani, una faccia da troia bocchinara, due tette da infarto (una quarta bella soda), due cosce da percorrere con la lingua avanti e indietro per ore e ore, un culo alto e sodo, il tutto racchiuso in 170 cm di altezza.

Non perdevo occasione per spiarla mentre stendeva o raccoglieva legna nel suo giardino, eccitandomi a guardare come il vento sollevasse, fino a mezza coscia, la gonna leggera che indossava spesso e volentieri.

Ormai le seghe, con relative sborrate, con lei come unica protagonista non si contavano più.

Un giorno d’inverno successe l’inaspettato.

Stavo aspettando che I. uscisse per spiarla come al solito, quando si aprì il portoncino di casa sua e apparve lei con una stretta tutina di colore verde, chiusa da una cerniera che partiva da sotto al collo per fermarsi in direzione della sua figa, tutina che metteva in risalto tutte le sue forme compreso i capezzoli che spingevano impertinenti contro la leggera stoffa verde.

Il mio cazzo si alzò immediatamente sull’attenti ed io, non capendo più niente per via di quello spettacolo incredibile, mi sporsi troppo facendomi scoprire da lei con il cazzo in mano. Cominciai a preoccuparmi della sua possibile reazione negativa, quando rimasi letteralmente a bocca aperta mentre lei, avvicinatasi a me, si inginocchiò prendendosi in bocca il mio uccello incominciando un lento su e giù che partiva dalla cappella fino ad arrivare alle palle sempre più gonfie di sperma che lei, ogni tanto, mordicchiava provocandomi dei grossi brividi di piacere.

Ero talmente eccitato per quel fantastico pompino, che, senza avvisarla, le scaricai in fondo alla gola un mare di sborra calda, che lei, senza fare una piega, ingoiò tutto senza lasciarsene sfuggire una goccia. Si rialzò lentamente, strofinandosi addosso a me, ed il mio cazzo, al suo strusciarmi le tette sulla cappella, si ridestò immediatamente.

Si mise in piedi, mi baciò con passione travolgente, e mi disse che non vedeva l’ora di riassaporare una buona dose di sperma, visto che il marito, da molto tempo, non la soddisfaceva sessualmente.

Io le strinsi le sue chiappe tra le mie mani, e la attirai ancor di più verso di me, facendole sentire tutto il mio cazzo che premeva sulla sua figa. Lei mi sorrise, dicendomi che finalmente aveva trovato un vero stallone al contrario di quella mezza sega del marito cornuto, e mi disse che avremmo proseguito in casa sua, visto che per un paio d’ore sarebbe stata libera.

Facemmo appena in tempo a richiuderci la porta alle spalle che subito mi e si spogliò completamente e, spingendomi spalle alla porta, si inginocchiò nuovamente davanti al mio batacchio, ma questa volta, dopo una veloce leccatina alla mia cappella, mi imprigionò il cazzo tra le sue stupende ed enormi bocce, cominciando una spagnola stupenda, finché non arrivai al limite di una nuova travolgente sborrata, ma lei, accortasi della mia prossima venuta, si staccò dal mio cazzo e, rialzatasi in piedi, si avvinghiò con le sue cosce incrociate dietro la mia schiena, e si impalò sulla mia verga andando su e giù sempre più velocemente.

Dopo dieci minuti di su e giù, venimmo contemporaneamente, e, per via della incredibile sborrata, le gambe mi cedettero, facendoci finire a terra tutti e due, con il mio cazzo ancora dentro la sua figa. Una volta ripresasi dall’orgasmo squassante, ricominciò a stuzzicarmi il cazzo, che rispose quasi subito alla sua lingua che ripuliva i miei e i suoi umori.

Volli ricambiare quel suo giocare con la mia verga, girandomi e leccando le sue grandi labbra, passando poi al loro interno, mordicchiando il clitoride che sporgeva per via dell’eccitazione sempre maggiore. Quel sessantanove ci portò nuovamente ad uno stato di pura libidine, al punto che, lei, mi chiese di sfondarle anche il buco del culo. Io non persi tempo, e, mettendola a novanta gradi, le infilai prima uno, poi due ed infine tre dita nel suo buchino, fino a che non glieli estrassi tra i suoi lamenti di goduria, e le infilai fino alle palle il mio cazzo. Inizialmente provò un dolore atroce ma, in seguito, cominciò a godere, arrivando ad avere anche tre orgasmi, uno di seguito all’altro, mentre io affondavo con colpi sempre più poderosi il mio cazzo nel suo intestino, aggrappandomi contemporaneamente alle sue pere che strizzavo con mio, e suo, gran piacere. Andammo avanti per un quarto d’ora, finché non godemmo ancora una volta insieme. Ci apprestavamo a rivestirci, quando si spalancò la porta ed entrò sua cognata M. che, vedendoci mezzi nudi, si mise ad inveire contro la cognata svergognata, si rigirò per uscire ed aprì la porta.

I. a quel punto si tuffò contro la porta, e, afferrando la cognata per la camicia, la strattonò talmente forte che la stessa si strappò, rivelando come M. fosse senza reggiseno. Alla vista di quella lotta, ma, soprattutto, di quelle due tette di una terza abbondante che ballonzolavano libere, mi avvicinai alle due litiganti e, facendo scostare I., bloccai, con una mia mano, le mani di M. dietro la sua schiena, cominciando a stuzzicare i suoi capezzoli, che non tardarono a mostrare tutta l’eccitazione che stava montando in lei.

Le sollevai la gonna, le strappai le mutandine e le infilai il mio cazzo nella sua figa ormai sbrodolante. I. si eccitò nuovamente, e si chinò sotto di noi passando, con la sua lingua, a stuzzicare ora le mie palle, ora la figa e il culo di M. che stava urlando tutta la sua goduria. Tra il disappunto di M., le estrassi il cazzo dalla figa per poi infilarglielo, piano ma inesorabilmente, nel suo culo che, nonostante la sua verginità, accolse tutta la mia verga. Continuavo ad alternare il mio cazzo, tra la sua figa ed il suo culo, per venti minuti circa, finché non venimmo contemporaneamente, lei per la quarta volta ed io per la prima con lei. Da quel giorno io, I. e M. ci facciamo delle gran scopate appena possiamo, ed M. mi ha promesso che, prima o poi, mi farà assaporare quel gran pezzo di figa della figlia.

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