Il Meccanico - 5^ parte

Scritto da , il 2019-04-15, genere feticismo

Quinta parte (da “Il meccanico 4^ parte”)
Sentire la lingua di Andrea nel mio sedere mi eccitava in modo spropositato e mi faceva gemere. Desideravo la sua lingua sempre più dentro. Premeva così forte che riuscì a fare in modo che la cappella del mio uccello toccasse la mia bocca. Non capii più nulla. Cominciai a leccare la cappella. Andrea se ne accorse e spinse il mio sedere ancora di più, fino a che la cappella mi entrò tutta in bocca. Gemevo di piacere, ero davvero arrivato al culmine di venire, non avevo mai preso in bocca il mio uccello sin’ora. “Ti piace il cazzo eh?”, mi disse Andrea con voce soffocata dalla sua lingua nel culo. “Siiiiiii, mi piace il cazzo, ho voglia di sborra calda, ti pregoooo”, le dissi. Non avrei mai pensato di tirar fuori una parte così perversa di me, ma mi eccitava da morire. Andrea aumentò il ritmo delle sue mani sul mio uccello lentamente. La vista di quella cappella davanti alla mia faccia mi stava mandando in visibilio. Non ci volle molto affinché una serie di fiotti di sperma caldo mi entrassero in bocca e mi bagnassero la faccia. Andrea smise di leccarmi il sedere, scendendo con la faccia sulla mia. Ci demmo un bacio appassionatissimo, scambiandoci lo sperma che mi era rimasto in faccia (quello in bocca l’avevo bevuto). “Mi piaci”, mi sussurrò Andrea in un orecchio. “Anche tu”, le replicai con una voce tremolante. Tutto ad un tratto, udii la voce di Mara provenire dalla cucina: “Ecco, non vi posso lasciare soli guarda un po' cosa mi combinate Ah ah ah ah!”. Anche io ed Andrea scoppiammo in una sonora risata. Le mani magiche di Andrea avevano fatto in modo che dopo qualche minuto, avessi ancora voglia di sesso, voglia di godere. “Dai, togliti i jeans, voglio leccarti!”. Il mio orgoglio era andato a farsi benedire. Avevo solo voglia di godere con lei. Nient’altro. Non feci a tempo a finire la frase che Andrea si tolse i jeans, allargando le gambe sulla mia faccia in modo tale che potessi averla a sua disposizione. Scoprii che non si depilava, ma a me non dispiaceva. Inoltre aveva davvero due labbra così sensuali da arrapare anche il più insensibile degli uomini (e delle donne). Affondai la mia lingua nelle sue labbra, come fa un goloso quando vede un gelato d’estate; dapprima giocandoci delicatamente, leccando l’inguine, poi la parte superiore delle labbra, poi lentamente fino al clitoride, poi tornando indietro. Sentivano ancora di urina, ma tutti e due sapevamo che ci piaceva giocare con la pipì; la sentii gemere, ansimare, la sentii appoggiarsi di peso sulla mia faccia per sentire meglio la mia lingua giocarci dentro. La sentii strusciarmi sulla faccia, bagnarmi dei suoi umori. Era un lago di piacere. Sentii la sua bocca succhiarmi l’uccello, leccarlo, pulire le ultime gocce di sperma rimasto, giocare con le palle, sentii che mi stava penetrando il sedere con un dito. Allargai le gambe ancora di più per facilitare la penetrazione, e le dita divennero due, poi tre. Stavamo facendo un bellissimo 69, solo che io ero a testa in giù sul divano e lei godeva a strusciarsi la figa di peso sulla mia faccia. Le piaceva terribilmente, ed anche a me. Tutto ad un tratto gridò ansimando “Leccami il culo, ti prego!”; non me lo feci chiedere due volte. La mia lingua si spostò in un attimo sul suo sedere. Anche lei non si era pulita, anzi, era proprio sporca, ma sapeva benissimo da Mara che mi piaceva così. Cominciai a leccare tutto lo sfintere, pregustandomi i suoi sapori, e poi la mia lingua finì completamente nel suo ano. Sembrava quasi le piacesse di più, perché ricominciò a gemere come prima, anzi forse di più. Avevo la bocca appoggiata al suo sfintere, la mia lingua che frugava al suo interno. La mia erezione era ripresa come e più di prima. Le sue dita che facevano su e giù nel mio sedere mi distraevano da quel godimento. Non sapevo a quale dare retta di più. Mara nel frattempo era arrivata e si stava masturbando sul divano alla nostra vista. Si alzò sul divano, sedendosi sullo schienale esattamente davanti al mio uccello, divaricando le gambe leggermente per potersi incastrare con me; le porse la fica ad Andrea che distolse la bocca dal mio uccello per appoggiarla sulle grandi labbra di Mara. Non le potevo vedere bene, dato la mia posizione, ma le sentivo entrambe godere. Nel frattempo la mia bocca era diventata tutt’uno con l’ano di Andrea, che sentivo e vedevo spingersi e ritrarsi, più volte. Mi eccitò moltissimo, al punto che presi a fare il sottovuoto con le mie labbra sul suo ano, mentre la lingua le giochicchiava all’interno. “Lo sai che rischi così, vero?” Mi disse Andrea con fare quasi beffardo. “Si, allora?” Le risposi con aria di sfida. Mara intuì cosa stavamo per fare e ci disse “Dai, andiamo nella doccia, che voglio vedere anche io, sai che mi piace!”. Tutti e tre interrompemmo quel gioco che ci stava estasiando. Io mi girai, mi alzai dal divano ed andai verso il bagno tenendo Mara per mano. Entrai nella doccia per primo girandomi a pancia in su, e lasciai che Andrea si sedesse sulla mia faccia. Mara rimase sulla porta della doccia (non era una Jacuzzi, sigh..) non senza farsi leccare da Andrea. Sapevo a cosa stavo andando incontro, di nuovo, ma oramai avevo le farfalle nello stomaco che mi stavano inibendo tutti i miei freni. Avevo di nuovo l’uccello duro come un paletto. Affondai di nuovo la mia lingua nel sedere di Andrea. Questa volta non vidi più lo sfintere ritirarsi, ma solo uscire. Capii che la stava facendo. Prima sentii un rivolo bollente di pipì bagnarmi, poi lentamente la vidi uscire. Andrea si fermò di proposito per farmi penare. “Ti piace leccarmi la cacca, maiale?” “Siii, per favore, la voglio tutta!”. Andrea era riuscita a dominarmi, era riuscita a rendermi suo, le piaceva giocare. La sentii arrivare in bocca, la lasciai fare. Mi sentii così pieno che dovetti permetterle di farmela sulla faccia. Mara nel frattempo cominciò a pisciare in bocca ad Andrea, la quale non si fece indietro anzi, si mise sotto con la faccia per ricevere tutta quella pioggia dorata bollente, che arrivò anche su di me. Ero così eccitato che stavo quasi per venire un’altra volta. Andrea continuava a strusciarsi il sedere sulla mia faccia. Le piaceva anche a lei sentirsi sporca. Io presi un pezzo di cacca e lo spalmai sui suoi seni. La sua camicetta oramai era ridotta d uno straccetto giall e marrone. Le mie mani salirono fino ad arrivare alla sua faccia. Mi prese le dita sporche e cominciò a succhiarle avidamente. Stavo di nuovo esplodendo di piacere, ma cercai di trattenermi. Ci riuscii a malapena. Andrea prese ancora alcuni pezzi e me li spalmò sul mio uccello, poi sulle palle e poi sulla pancia. Era davvero una pervertita, come me. La mia faccia era completamente coperta, ma riuscii lo stesso a leccarle di nuovo il sedere. Andrea aveva in serbo l’ultima cartuccia, che mi entrò senza tante storie in bocca. “Mangiala, maiale!”. Disse Mara. Obbedii; la deglutii senza fare tante storie. Avevo il cuore che pareva uscisse dal mio torace tanto stava battendo forte. Feci in tempo a spostare la faccia per riposare un po', che vidi la lingua di Andrea attaccata al sedere di Mara come una ventosa. Data la posizione scomoda, Andrea si sdraiò accanto a me. Eravamo un po' strettini, ma il gioco ne valeva la candela. Mi baciò appassionatamente, mentre Mara ci stava innaffiando di nuovo del suo nettare dorato. Mara uscì dalla doccia, mentre io ed Andrea ci alzammo in piedi. Facemmo una doccia entrambi senza quasi staccare le nostre bocche e le nostre labbra. Ci piacevamo. Era troppo evidente. Non ricordo quanto, ma credo che la doccia durò almeno mezz’ora o più. Uscimmo profumati del bagnoschiuma, ma vogliosi di sesso. Avevamo promesso a noi stessi la gita domenicale, e quel fuori programma mattiniero stava davvero rischiando di mandare tutto all’aria. Mara, da brava padrona di casa, ci aveva preparato i teli per asciugarci. Noi ne avevamo usato uno, ma solo per avere la scusa di stare attaccati l’uno con l’altra. Finimmo di fare (finalmente) colazione e ci rivestimmo. Andrea aveva portato con sé (furba eh?) altri vestiti. Ci vestimmo e cominciammo il viaggio verso la nostra meta domenicale. La giornata era davvero splendida, e non era nemmeno troppo calda perché il giorno prima aveva piovuto.
…a continuazione…

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