Depravazione (seguito de La Puledra)

Scritto da , il 2019-04-12, genere dominazione

Penultimo capitolo, ed ulteriore “perversione”. Come i precedenti lo inserisco nella sezione dominazione. Questo è un racconto senza una caratteristica principale ed è un peccato che il sito consenta un solo tag quando in realtà sono di più. Non l’ho scritto in precedenza ritenendola un’ovvietà, ma storia, personaggi e situazioni sono di pura fantasia.
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Bangkok, 23 Settembre 2008. Nella villa con parco di Sir William R., ricco nobile inglese residente in Thailandia ormai da molti anni.Le piacciono, Sir? Cosa ne dice Mr Joe?

E’ Conchita che ci ha raggiunto nella taverna, con la puledra e la puledrina tenute per le briglie. Entrambe sono completamente nude, con i polsi ed gomiti legati stretti dietro la schiena. Calzano stivaletti con un tacco così alto da costringerle in punta di piedi, hanno i capelli a coda di cavallo, raccolti sulla nuca da stringhe di cuoio. Le loro teste sono imprigionate in cavezze complete di morso, dove quest’ultimo mi pare sia un cilindro di metallo, tre centimetri di diametro per cinque in lunghezza. Corpi femminili presi in un’imbracatura di cinghie, unite l’una all’altra da anelli metallici e strette per mezzo di fibbie. Mi accorgo che i finimenti includono anche una sorta di cintura di castità, che spinge dei plugs nella vagina e nell’ano delle sorelle. Bill nota dove sto guardando ed interviene per dare una spiegazione, invitando Conchita ad allargare le natiche delle puledre per far sì che io possa verificare visivamente quello che dice.

Vedi Joe? Quello nella vagina è la riproduzione esatta del mio cazzo, mentre il plug che sta violando quei culetti semi-verginali ricorda tre palline da ping pong di misura crescente, fissate una sopra l’altra. Con i loro “accessi” impegnati mantengono le puledre nel giusto “stato d'animo”, sicuri di trovarle poi sempre “pronte all’uso”. Ancora un po’ di più, Conchita...

La donna esegue. Adesso vedo anche la base di quegli oggetti, che sono spinti dentro e trattenuti da una cinghia di cuoio. Agganciata alla bardatura in corrispondenza delle vertebre lobari, scende tesa sul coggige e s’infila in mezzo al solco, tra le natiche. Risale sul ventre premendo il clitoride, sopra al pube, e torna ad essere bloccata sulla bardatura, cinque dita sotto l’ombelico.

Vede Mr. Joe come sta sbrodolando la fighetta di questa puttanella? Mantenere i buchi pieni è il sistema migliore per trovarli lubrificati e ricettivi.

Conchita fa il gesto di cedere a Bill le briglie delle puledre, ma lui prende solo Jenny. Afferrata con la mano destra la robusta cinghia che corre sula schiena della puledra e che fa parte della bardatura, stringe nella sinistra la coda di cavallo all’altezza dei lacci. Vedo Jenny letteralmente sollevata da terra e portata di peso verso l’estremità più corta di un massiccio tavolo di forma rettangolare. Trasportata come se si trattasse di una valigia, Bill prosegue nel realizzare ciò che ha in mente posizionandola in piedi con il ventre contro il pianale. Le fa capire che deve allargare le gambe, infilando la punta del suo stivale tra quelli calzati dalla puledra e spingendo di lato. Pur dimostrando di volerlo assecondare, l’apertura che lei concede spontaneamente è di gran lunga inferiore a quanto vuole il mio amico. Lo vedo chinarsi ed afferrare con una mano quello strano stivale all’altezza della caviglia. Quando lo allinea con il piede del tavolaccio, mi accorgo che è dotato di collari metallici, che poi chiude uno dopo l’altro. La puledra è ora a gambe aperte contro il tavolo, ma ancora non comprendo le intenzioni di Bill. Lo vedo afferrare una catena che penzola dal soffitto ed a cui non avevo fatto caso. Afferra con l’altra mano uno degli avambracci di Jenny e lo solleva, costringendola a piegarsi in avanti con il busto, contro il piano del tavolo. Apre il moschettone all’estremità della catena e lo aggancia alla corda che lega i polsi fra loro, nel mezzo. E’ in quell’istante che sento un ronzio. Cerco di comprendere da dove provenga e di cosa si tratti, così mi volto. Vedo un telecomando da cantiere tra le mani di Conchita ed è stata lei a premere il pulsante che ha messo un verricello. La catena sale lentamente, sollevando ancora di più i polsi di Jenny. Quando sono così alti che andare oltre causerebbe la lussazione delle spalle, Bill le ordina di fermarlo.

Vedi Joe? E’ a gambe aperte, non può muoversi e le sue grandi mammelle sono schiacciate contro il tavolo. Ormai conosco la sua natura di puttana e scommetterei che si è bagnata... e che ha capezzoli turgidi… Potresti controllare per me?

Mi avvicino alla puledra. Ho sempre avuto un gran olfatto, tanto da accorgermi all’istante se una donna ha il ciclo. Il mio naso non sbaglia, so già che la ragazza è un lago tra le gambe. Allungare la mano e toccarla, però, è diverso. Sono un po’ titubante nell’assecondare la richiesta di Bill.

Allora Joe? Come li ha i capezzoli? E’ bagnata?

Mi decido ad allungare la mano, ma non appena la infilo sotto quei seni prorompenti, ora schiacciati contro il tavolo, mi diventa duro come il marmo.

Sono turgidi, Bill. Ce li ha durissimi.

Lo vedi Joe? La puledra gode se viene trattata così. E tra le gambe? Com’è tra le gambe?

Mi sposto, faccio un passo indietro. Non so come trovo la forza di resistere alla tentazione di palpeggiarle le natiche, che comunque tocco mentre infilo la mia mano inmezzo al solco. Sì, è proprio come dice Bill, la cinghia è intrisa degli umori di una grande eccitazione.

E’ più che bagnata… Bill.

Ho caldo, inizio a sudare. La taverna è relativamente fresca, ma l’umidità del clima tropicale è come sempre micidiale. Se ti agiti inizi a grondare e non smetti più. A parte gli stivaloni, Conchita è nuda, mentre Bill indossa solo un paio di calzoni in pelle sottile. Io sono l’unico ancora vestito di tutto punto. Al diavolo l’etichetta.

Bill… ti offendi se mi metto in libertà?

Joe… non vorrai denudarti come un selvaggio... o peggio, restare solo con quei calzoni dozzinali che hai comprato da Target... o li hai presi da Walmart, quello sempre aperto vicino l’aeroporto, a Forth Worth?

Sento le gocce di sudore che mi scorrono sulla fronte. Vanno a finire negli occhi producendo un bruciore intenso, ma non è quello il mio problema. Non posso evitare di chiuderli, e soprattutto, quando li riapro ci vedo male. Inizio ad innervosirmi, assalito dalla prospettiva che, distratto dal disagio climatico e reso quasi cieco dal sudore negli occhi, non potrò partecipare, né godermi l’evento. In altre circostanze avrei fatto buon viso a cattiva sorte, ma non in quella.

Che cazzo, Bill! ...sei proprio un gran figlio di… non potevi almeno climatizzare questo buco che chiami dungeon?

Bill e Conchita si guardano, e ridono. Sto per mandarli al diavolo davvero, quando il mio amico mi blocca.

Dai Joe… tranquillo, sto scherzando… mi ero scordato che un texano ha difficoltà a comprendere… il mix della mia innata bastardaggine... unito all’english humor. Conchita, accompagna Mr Joe a prendere un paio di calzoni uguali ai miei.

La seguo. E’ davanti a me mentre saliamo le scale che dalla taverna portano all’appartamento. Le guardo il culo e mi diventa ancora più duro di quanto non sia già. Ad un tratto si volta, come per assicurarsi che la stia ancora seguendo. Compaiono davanti a me anche i suoi splendidi seni. Lei mi parla, la sento ma non faccio caso a quel che dice. Concentrato su quelle labbra così ben disegnate ed avrei una gran voglia di farla tacere, mettendole qualcosa in bocca, se non il cazzo almeno la lingua. Forse sono su di giri, forse ho troppo sangue nel cazzo e non abbastanza nel cervello per ragionare.

Mr Joe… tutto a posto?

Sì Conchita, tutto a posto.

Mi sarei complimentato con lei per il suo aspetto, ma il ricordo di cosa aveva scritto nella lettera mi dissuade, dovesse mai fraintendermi... Meglio lasciar perdere. Del resto, lei per prima sa bene di essere sexy, bella ed attraente. Carinerie superflue, da “cazzoni” ed io non penso proprio di esserlo. Entriamo nella camera di Bill, mi indica la cabina armadio dove troverò quel che cerco.

Scelga quelli che preferisce, Mr Joe, se li provi… quando è pronto segua il corridoio, in fondo troverà le scale che scendono in taverna.

Impiego un po’ di tempo. Il clima è gradevole per via del sistema di condizionamento dell’aria, così ne approfitto per rinfrescarmi. Esco, percorro il corridoio, inizio a scendere le scale, saranno trascorsi una ventina di minuti. Quando entro vedo qualcosa che non mi aspettavo. Oltre a Bill, Conchita ed alle due puledre, c’è un uomo incappucciato e legato ad una sedia. Dev’essere anche imbavagliato, dal momento che ne sento il mugolio. E’ nudo, con le caviglie immobilizzate ai traversi laterali, posizione che porta l’interno delle sue cosce a battere contro la seduta, impedendogli di chiuderle. Ha le braccia dietro la spalliera ed i polsi legati al traverso posteriore, una costrizione che lo obbliga anche ad inarcare leggermente la schiena all’indietro.

Jenny è ancora nella posizione in cui era quando sono uscito, col busto contro il tavolaccio, le gambe divaricate ed i polsi legati, trattenuti dalla catena che scende dal verricello, un paio di spanne più alti delle sue natiche. I segni che ha sui glutei suppongo siano il risultato dei colpi inflitti da Conchita, che ora le sta vicino senza far nulla, ma che in mano regge ancora la bacchetta di legno. Bill sta portando Alice verso l’uomo legato alla sedia e la tiene per un braccio. Noto che la puledrina non ha più il morso in bocca e vedo che sposta ripetutamente lo sguardo tra la sorella e l’uomo incappucciato, resto addirittura basito quando la sensto parlare, anzi fare domande a Bill, chiedergli chi sia quell’uomo incappucciato.

E’ un uomo fortunato, che ho deciso riceva un regalo... anche se oggi non è il suo compleanno.

Perché è legato ed incappucciato? Cosa volete fargli?

Fargli? Gli regaliamo una scopata con una splendida puledrina… tu. Dovrebbe considerasi fortunato, no?.

Alice ammutolisce. Bill fa un cenno a Conchita che riprende ad infliggere bacchettate a Jenny. La colpisce sulle cosce, appena sotto i glutei. La puledra tenta di sfuggire ai colpi, ma non ha alcuna possibilità di riuscirci. Grida, benché il morso che ha in bocca attutisca le urla.

E' meglio che tu obbedisca, troietta. Continueremo a frustare la tua sorellina dove fa molto male, finché non sarai stata capace di farlo sborrare. Lo senti come soffre la poverina… non vedi i segni che ha sulle natiche? Non ami abbastanza tua sorella? Ti serve un ulteriore incentivo?

Bill non è un assassino, mai farebbe ciò che lo sento dire, ma ci va giù molto duro. Quando eravamo nei servizi speciali e dovevamo far parlare qualcuno, minacce anche peggiori erano all’ordine del giorno.

Datti da fare puttanella… ti do l’incentivo... Facciamo così, se non riesci a farlo venire entro cinque minuti, lo ammazzo e ti faccio anche scavare la buca in cui lo seppelliremo. Avanti, smettila di perdere tempo. Il conto alla rovescia inizia da adesso.

Alice s’inginocchia tra le gambe aperte dell’uomo legato alla sedia ed inizia a fargli un pompino. Bill la incalza ancora.

Bene, brava. Il pompino è sempre un buon inizio. Ma datti da fare a farglielo diventare duro ed a montargli sopra, o cinque minuti non ti basteranno.

Vedo che la puledrina si da da fare, lecca e succhia con l’abilità di una professionista. E’ proprio vero che le ragazze di oggi sono precoci e “porche” quanto una pornostar. Con tutto quello che gira in rete e quel cellulare con internet, che la “mela” sta vendendo da due anni a questa parte, spunti e maestre ne hanno quante ne vogliono.

Ti piace succhiare il cazzo di uno sconosciuto? ...ridotta a succhiacazzi per salvargli la vita? A giudicare da come ti sei bagnata, direi che avere il cazzo di uno sconosciuto in bocca ti piace… così come sentirlo ingrossarsi ed indurirsi. Mancano quattro minuti, puttanella. Impegnati di più, o non farai in tempo.

Bill le rimuove quella specie di cintura di castità, estraendo dalla vagina la riproduzione in silicone del suo cazzo, e dall’ano, quel plug che sembra una pila di palline da ping pong.

Ecco fatto, ora hai anche gli altri due buchi a disposizione. Datti da fare, non vedi come sta soffrendo la tua sorellina?

Se potevo avere dubbi sulla malizia della puledrina, me li toglie interrompendo per un attimo il pompino e sollevandosi per andare a leccare e mordicchiare i capezzoli dell’uomo nudo legato alla sedia. La stimolazione sortisce l’effetto voluto, provocando al tizio un’erezione rapida e potente. Il cazzo è dritto, ma Bill insiste ad incalzarla.

Muoviti, puttana..... ficcati quel cazzo nel culo ed inizia ad andare su e giù. Devi darci dentro e
fare in fretta. Non ti è rimasto molto tempo. Pensa alla tua sorellina… ...pensa alla buca che dovrai scavare… devi farlo venire… fallo per te, per lui e per tua sorella.

Dopo un’altra leccata al cazzo, la puledrina sale tra le gambe di quell’uomo. Scende e si sposta con il bacino fino a che il glande si appoggia sul suo ano, a lungo dilatato dal plug e parzialmente già schiuso. Benché abbia i polsi legati, Alice riesce a guidare l’arnese dentro di sé mentre ci si siede sopra. Non appena comincia ad andare su e giù, eccitandosi palesemente anche lei, ecco che Bill riprende ad incalzarla.

Avanti, puttana, di a questo idiota chi sono io e chi sei tu.

Lui è il mio Padrone ed io sono la sua puledra da monta, la sua schiava sessuale.

La puledrina scopa come un’indemoniata, è chiaro che le piace il sesso. Forse è una ninfomane ed ha sempre desiderato essere trattata come una puttana, di trovarsi in una situazione che le provasse la sua natura, senza possibilità d’equivoco. Cose “sporche di sesso”, che certe troiette immaginano, ma che poi non mettono in pratica, solo perchè bloccate dal senso di colpa. Magari Bill le sta facendo un piacere… realizzare un sogno... e lui le ha tolto ogni responsabilità.

Sentito, gran figlio di puttana? Questa troia è mia… queste grandi tette... anche tutto il resto. E’ tutta mia e posso farne quel che voglio...... posso farla soffrire... umiliarla, farmi servire da lei… usarla come WC… scoparmela in tutti i modi che mi vengono in mente, per anni ed anni.

Per un istante sono solo stupito del fatto che il mio amico parli a quel tizio, poi faccio caso alle parole ed inizio a sospettare… Bill non è soddisfatto, afferra la puledrina per i capelli e la solleva, fino al punto da sfilarle dal culo il cazzo che si stava scopando.

Ora ti metti nella figa il cazzo di questo idiota… poi ti pieghi in avanti.

Mentre Alice se lo prende nella figa, Bill si abbassa la zip. E’ pronto e non ha alcuna difficoltà a sodomizzarla. Adesso, la puledrina ha due cazzi dentro e se li scopa entrambi...

Vieni Joe, la mia schiavetta ha ancora un buco libero…

A proposito di buchi, anch’io ne ho uno… intendo nella memoria. Non ricordo com’è successo, ma il mio cazzo è già nella bocca di Alice e me lo sta succhiando e leccando come un’indemoniata, mentre si scopa il tizio legato alla sedia e Bill le fa il culo, direi con grande soddisfazione.

Ecco… così va bene... ti piacerebbe farti riempire di sperma bocca, figa e culo... contemporaneamente? Provaci... a far venire il Padrone, il suo amico Joe ed anche l'idiota figlio di puttana.

Vedo il mio amico allungare la mano fino al cappuccio che l’uomo ha sulla testa. Glielo sfila e lo guardo, ma non ricordo di averlo mai visto. Eppure, qualcosa mi dice che sia l’imbecille che Bill ha spennato a poker, il padre della puledra e della puledrina. Non ho tempo di supporlo che mi arriva la conferma. Alice sbarra gli occhi ed anche il tizio.

Vedi Joe, questa è la prima parte della mia vendetta!

So che non ripagherai mai il tuo debito, idiota, ma guarda tua figlia... guardala con il mio cazzo nel culo e con quello del mio amico in bocca. Me l'hai data tu invece del denaro che mi dovevi… adesso, grazie a te, lei sarà la mia schiava sessuale... diciamo per i prossimi 15 anni. Non preoccuparti, ci prenderemo cura di lei… e le daremo in abbondanza tutto ciò di cui si nutre una troietta affamata di cazzi come lei.

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