Al Trotto (seguito de La Puledra)

Scritto da , il 2019-04-23, genere dominazione

Hop hop ! Forza, puledre, hop hop! Muovete il culo, voglio vedere quelle natiche e quelle tette ballonzolare!

Era quai un anno che non visitavo Bill, ma ora sono insieme a lui sul calessino, trainato dalle due puledre. Mi sta facendo fare un giretto nel suo il parco, che è decisamente più vasto di quanto pensassi.

Ehi! Muovete il culo, stupide cavalle!

Le frusta entrambe sulle natiche, e nel punto dove il nerbo si è abbattuto, compaiono rapidamente inequivocabili segni rossi. L’andatura aumenta.

A volte devo spronarle con la frusta… ma spesso non ce n’è bisogno… basta farla sibilare nell’aria e loro capiscono. Oggi c’è anche il tuo peso ed allora bisogna “incoraggiarle”…

Ma non sono splendide così bardate, Joe? Guarda quelle bellissime gambe... al trotto… si potrebbe stare a guardarle per ore... ed io lo faccio, spesso.

Guardo anch’io, ma è talmente surreale la scena che dubito possa trattarsi di un sogno.

E quelle natiche, Joe non trovi che siano assolutamente deliziose ed arrapanti? E le tette, quei meloni stretti alla base da quelle cinghie, non ti fanno effetto? Così chinate in avanti non sono due bocconcini invitanti… vuoi dirmi che se ora le staccassi dal calesse non te le faresti?

Sorrido ma non gli rispondo. Certo che me le farei, anche subito, tutte e due.

Nel mezzo del giardino giapponese della villa c’è anche un ponticello di pietra. Le ruote rimbalzano sul selciato ed il calesse sobbalza. La catena, quella che passa tra le gambe delle puledre unendole a questa sorta di sedile su ruote, si allenta e si tende più volte. E’ solo in quel momento che mi accorgo di come quel traino finisca per trasmettere pressione e vibrazioni contro la cinghia, quella che passa tra le gambe delle ragazze, risalendo poi alla bardatura in mezzo alla natiche. Preme sulla zona vulvare e quindi, sul clitoride. Sì, è la stessa cinghia che mantiene in posizione i plug da cui sono penetrate, sia nella vagina e nell’ano.

Vedi Joe, una lunga trottata mattutina per i viottoli del mio parchetto le mantiene in forma, le svuota della loro energia ribelle... ed alla fine del percorso... sono sempre bagnate ed eccitate, pronte all’uso… se mi va.

Non saprei se la causa sia la vista delle due puledre davanti a me, o se siano state le parole di Bill, ma ora ce l’ho così duro che inizia a quasi a farmi male. Provo a distrarre l’attenzione da quelle natiche e da quelle tette.

Ma cos’è quello scampanellio?

Sono quattro campanelle attaccate con altrettanti morsetti ai capezzoli delle due puledre. Dato che le campanelle sono molto leggere, dal morsetto pende anche un piccolo peso da mezza libbra.

Le tieni sempre bardate così?

Vedi Joe, ormai sono delle puledre e si comportano come delle cavalle. Anche se le togli il morso, comunque non parlano più, nemmeno fra di loro. Le tengo nelle scuderie, in due box separati. Da mesi non le consento più di usare le mani, per nulla. Di loro si occupa Conchita, che da loro da mangiare e che le pulisce.

Perchè in box separati? Ma non entrano più in casa? Non le usi più come facevi all’inizio?

Quante domande, Joe! Ha, Ha, Ha !!!

In box separati, perché se le lascio insieme cercano di far sesso tra loro in tutti i modi. Le voglio vogliose ed affamate, quindi devo tenerle divise. E’ chiaro?

Sì, Bill, questo l’ho capito... ma se le tieni nelle scuderie, non ti si sono impregnate di quell’odore particolare… non propriamente gradevole?

Questo è un dettaglio che non gradirei, ma ti posso assicurare che Conchita riesce a portarmele addirittura profumate, quando le voglio usare personalmente. Come faccia non è un mio problema, ma se vuoi, se t’interessa, più tardi glielo domanderai.

Quindi entrano anche in casa, od almeno nella depandance?

Altrochè se entrano e se le “uso”… ma di norma il loro posto sono le scuderie e come regola stanno nei loro box, però ieri sera e stanotte la “puledrina” è stata con me. Ha trascorso sei ore con la sua faccia tra le mie gambe ed il mio cazzo in bocca. Amo addormentarmi mentre la piccola mi fa un pompino, tenere il cazzo al caldo nella sua boccuccia e svegliarmi, come spesso succede a noi di mezz’età, con un’erezione mattutina. L’ho addestrata, e non appena mi viene duro, lei sa di doverselo lavorare con la bocca e con la lingua dando il massimo, fino a farmi venire. Non esiste miglior risveglio, Joe, ed è un godimento nel godimento guardarla mentre inghiotte il mio sperma. Vuoi provare? Resta mio ospite questa notte e se lo desideri potrai sperimentarlo personalmente, scegli quella che preferisci.

Come idea, quella di fare domande per distrarmi e ridurre l’erezione è stata un vero fallimento. Sento di avere il cazzo più grosso, lungo e rigido di prima, anzi, non è affatto una sensazione. I mie testicoli stanno lavorando al massimo, producendo testosterone e sperma in quantità, tanto da impedirmi di pensare ad altro.

Ok Bill, sarò tuo ospite questa notte. Posso scegliere dopo?

Dai Joe... adesso tieni le redini tu, ormai hai visto come si fa.

Reggo le briglie con una mano e nell’altra impugno la frusta. Davanti a me la vista rara e sexy di due giovani e belle ragazze occidentali, istruite, ma legate e bardate, ridotte a cavalle che tirano il calesse dei loro padroni. Vedo i loro muscoli che si tendono, ammiro il loro trotto, con quegli stivaletti dal tacco altissimo che sembrano zoccoli. Ascolto il tintinnio delle campanelle che hanno attaccate ai capezzoli, il suono della frusta che faccio sibilare nell’aria per ricordare alle puledre cosa sono, e per spronarle a continuare, lo schiocco del nerbo sulle carni delle loro natiche, quando le frusto perché hanno “osato” rallentare.

Hop hop ! Forza, puledrine..., hop hop! Muovete bene quei culi da troie, Bill ed io vogliamo vedere ballonzolare quelle natiche e quelle grandi tette!

Il mio amico le ha addestrate davvero bene. Alzano le cosce, trottano con stile, tengono la testa alta. Quei capelli a coda di cavallo che si agitano nel vento e che vanno a destra ed a sinistra con ritmo sono uno spettacolo. Hanno le braccia bloccate dietro la schiena e fissate al corpo, e quei loro culetti sono così invitanti… quelle natiche... tanto belle quanto indifese dai miei colpi di frusta. E’ tutto così perfetto… perfino la mia erezione, quella che continuo ad avere… che è sicuramente la più eclatante di tutta la mia vita. Mai provato niente del genere, nemmeno da adolescente.

Arriviamo nei pressi delle scuderie e passo le briglie a Bill, che sicuramente più esperto di me sa come e dove fermare le due puledre. Siamo davanti al portone di legno, le ante si aprono ed appare Conchita che prende le briglie dalle mani di Bill. Mentre noi scendiamo sgancia le puledre dal calesse e le porta all’interno. La seguiamo e la vediamo agganciare le cavezze di Jenny ed Alice a due catene infisse nel muro, dai lati opposti di quell’ampio corridoio. Sono entrambe ansimanti per la lunga trottata e presumo che di li a poco la “domestica di Bill” le striglierà a dovere. Sembra che la prima sarà Alice, la sorella minore. La puledrina si mostra docile, sia quando le viene rimossa la bardatura che quando la donna la lega con una fune. Prima i polsi, uniti dietro la schiena, poi anche i gomiti, operazione che obbliga la ragazza a protendere in avanti il busto ed i seni, quei due grandi meloni ancora decorati dai morsetti con i campanelli ai capezzoli. Ora è completamente nuda, fatto salva la cavezza che continua ad avvolgerle il capo e quegli stivali particolari.

E’ inevitabile guardare quello spettacolo della natura e fatico non poco a controllare l’impulso di fare due passi per prendere nelle mie mani quei seni e strizzarglieli. Nel frattempo, Conchita le ha rimosso il morso dalla bocca.
Senza alcun preavviso le assesta uno schiaffo al volto, seguito da un manrovescio. Una leggera smorfia di dolore attraversa il viso della puledrina, che però si ricompone subito, mettendosi come sull’attenti.

Comprendo che si tratta di un rituale e che gli schiaffi erano la punizione per non aver assunto subito la posizione richiesta. O forse no, visto che Conchita ora le schiaffeggia i seni, prima da destra a sinistra, a palmo aperto, poi, da sinistra a destra con il dorso. Le guance di Alice si rigano di lacrime ed è in quel momento preciso che Bill si avvicina ad Alice. Dopo aver preso una zolletta di zucchero dalla tasca gliela mette in bocca, senza però interferire oltre in quel che sta accedendo. La puledrina lecca la mano di Bill.

Lui si allontana e le dita della donna, precisamente quelle della sua mano sinistra, s’infilano voluttuosamente tra le gambe della ragazza. Ha raggiunto la vulva e separato le grandi labbra, trovato il clitoride. La mia impressione è che glielo tratti delicatamente, prendendoglielo tra il pollice e l’indice. Conoscendo l’indole sadica di Conchita mi sorprendo non poco per questo suo modo gentile di trattare la puledrina.
Alice emette una sorta di mugolio, oscilla la testa e mostra di gradire quel tocco, poi spalanca la bocca e socchiude gli occhi, lasciandosi andare, come posseduta da quella donna.

Ti piacciono le mie dita, vero puttanella?

La ragazza non risponde, ma si muove, ondeggia, iniziando a masturbarsi sulle dita di Conchita. Lei impugna un frustino e con quello la colpisce con forza sulle natiche, mirando ai segni rossi lasciati dai colpi inferti da Bill e da me durante il giro nel parco. Alice si struscia sempre più velocemente su quelle dita, si morde la lingua e respira affannosamente, poi, improvvisamente oscilla con la testa, proprio come farebbe una cavalla. Dopo aver spalancato per un istante i suoi grandi occhioni li chiude e la vediamo precipitare in un orgasmo incontrollabile.

Conchita non le concede di godere appieno ed afferrata per capelli, più precisamente alla base della coda di cavallo, la costringe ad inginocchiarsi tra le sua gambe.

Tira fuori quella lingua… e datti da fare, trioetta.

La donna si mantiene separate le grandi labbra con le dita, mentre la lingua di Alice le lavora il clitoride con dedizione. Non ho mai visto Conchita così eccitata e sono sicuro che si stia bagnando al punto da colare... e che la puledrina stia assaporando ed inghiottendo il quel piacere.

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