Tempo

di
genere
sentimentali

Ancora una volta, l’ultima di una milionesima, la penultima della prossima, la guardò.
Si sorprendeva ogni volta, ad essere capace di ricordare i piccoli cambiamenti che i giorni, i mesi, gli anni, avevano apportato su di lei, mutamenti impercettibili a volte, più evidenti nel tempo, sicuramente. Voleva guardarla di sottecchi, non visto, non scorto, voleva osservarla mentre non sapeva di essere osservata. Non era cosa facile, proprio no, perché se c’era una sicurezza tra loro, era quanto lui la desiderasse, ma un segreto in evidenza è ancora un segreto?
Riuscire ancora a sorprendersi, qualcosa che non avrebbero raccontato neppure agli amici più intimi, e non per pudore o riservatezza, semplicemente, difficilmente sarebbero stati creduti.
Agguati, prese improvvise, per gli angoli senza segreti o nascondigli di quel loro piccolo appartamento, così minuscolo eppure così ricolmo di loro, nessun predominio, un continuo scegliersi, un inutile ricerca di conferme di cui sapevano di non aver bisogno, ed allora cos’era?
Tra quelle mure l’unica regola inviolabile era esserci per l’altro, niente era troppo o troppo poco, le definizioni perdevano importanza e funzione, l’unico valore, moneta era il desiderio e il bisogno di appagarlo; un obbligo senza costrizioni, un dovere non sentito, ma percepito e vissuto.
E mentre tutti esternavano la loro felicità, loro semplicemente si occupavano di viverla.
di
scritto il
2019-03-31
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