L'estro amoroso - Cap. 4: La bocca di Helga

di
genere
etero

Fu con gioia ed orgoglio che seguii la donna che avevo fatto mia. Mi fece entrare nel bagno femminile insieme a lei e senza cerimonie si accovacciò sul bidè mentre io in piedi mi lavavo nel lavabo. Quella promiscuità mi piacque moltissimo, mi lasciò guardare liberamente mentre con la mano si schiaffeggiava leggermente la vulva facendo salire l'acqua della piccola vasca. Quando si alzò e china si asciugò la parte, mi vide guardare i suoi seni pendere come frutti.
- Ti piacciono?.
Il suo sorriso era diventato dolce, si alzò completamente, ripose l'asciugamano. I seni insolitamente lunghi sembravano sfidarmi.
- Si, sono molto belli, sei tutta bella Helga!
La donna rise e girandosi aprì la porta, la seguii lungo il corridoio semibuio. Eravamo gli unici esseri viventi in tutto il grattacielo, qualunque cosa avremmo fatto, qualunque cosa avremmo detto non avrebbe avuto altri testimoni che noi stessi.
- E' come se fossimo il solo uomo e la sola donna al mondo! Pensai un po scioccamente.
Guardavo la figura che mi precedeva con spirito molto diverso da quando lo avevo percorso neanche tanto tempo prima. La penombra lasciava vedere solo i tratti salienti dell'anatomia della donna, la statura che anche a piedi nudi mi sovrastava di un buon palmo, la figura slanciata, le lunghe gambe, le anche dalle curva voluttuose.

- Siamo soli, forse potrò . . .
Sorrisi dentro di me, non sapevo neanche io quello che desideravo veramente ma la mia fantasia galoppò provocando nel mio pene un'erezione che si completò quando entrata nella luce della sala Helga la attraversò speditamente esibendo la sua figura di vichinga dalla schiena ampia, dalla vita stretta e quei lombi, quella groppa le cui natiche sfregando tra do loro producevano un fruscio particolare.
Varcò la soglia di un salotto arredato da un divano e da due poltrone di cuoio nero dirigendosi verso quello che riconobbi essere un piccolo frigo, lo aprì, prese due bottigliette facendone saltare i tappi, versando poi il contenuto nei bicchieri. Si avvicinò tendendomene uno.
- L’amore mette sete vero?
Solo allora si accorse del pene orgogliosamente teso, la sua risata divertita si levò gorgheggiante.
- Vedo che non hai bisogno di stimoli ragazzo!
- E' che. . . mi piaci talmente. . .
Ero arrossito, la donna portò il bicchiere alle labbra, bevve a piccoli sorsi guardandomi divertita, compiaciuta dell'effetto che produceva su di me. Sorseggiai la mia bibita più per darmi un contegno che per la sete, Helga prese entrambi i bicchieri posandoli su una mensola.
Mi prese nuovamente il timore, non sapevo cosa dire, cosa fare. Fu lei a prendere l'iniziativa appressandosi, sfiorandomi il petto coi capezzoli insolitamente lunghi. Una sorta di panico si impossessò di me al contatto del suo ventre contro la mia verga, il calore che sentivo mi fece temere di cadere nella debolezza che mi umiliava ancora. Gli occhi verdi erano ridiventati ironici.

- Allora ragazzo, vogliamo ancora divertirci?
- Cosa? Avrei voluto piangere tanto ero a disagio.
- Divertirci. . . cominci a piacermi lo sai?
- Ohhh. . . anche tu mi piaci! Risposi di slancio.
- D'avvero? Cosa c'é in me che ti eccita tanto da far indurire così il tuo pezzo?
Avrei voluto dire che erano i suoi occhi ma temevo di rendermi poco credibile, persino ridicolo, presi coraggio e risposi:
- Il tuo corpo. . .
Gli occhi che non si staccavano dai miei sembravano leggere il mio pensiero, no, non sarei riuscito a nascondergli nulla.
- La tua fica. . .
Ero come ipnotizzato da quello sguardo, le mie parole uscivano da sole.
-. . . il tuo culo! La donna sollevò le sopra ciglia.
- Addirittura, null'altro?
Le parole uscivano prima che le pensassi veramente, gli occhi verdi mi stavano svuotando della mia volontà, udii la mia voce dire ancora:
- La dolcezza delle tue cosce contro il mio viso quando ti ho leccata, il calore del tuo ventre quando ti ho scopata. . .
La donna non disse nulla ma i suoi occhi continuavano ad interrogarmi.
- La tua bocca. . .
- La mia bocca? Perché la mia bocca?
- Perché vorrei baciarla. . . neanche tu vuoi darmi la bocca?
All'ultima frase la donna guardandomi sorpresa si staccò ridendo da me.

- Non voglio? Ora ti faccio vedere, vieni, su cammina!
Prendendomi per un braccio mi tirò. Era forte Helga, mi trascinò con facilità come se fossi un bambino recalcitrante. Mi fece entrare insieme a lei nella grande sala, percorrendola fino al punto dove era rimasta in contemplazione.
- Contro la finestra! Ordinò placcandomi contro la vetrata.
Socchiusi gli occhi per il sole, sotto di noi il mare era popolato da surfisti, da pedalò, per un istante temetti di poter essere visto ma mi rassicurai, eravamo al decimo piano e anche se qualcuno avesse sollevato gli occhi avrebbe visto soltanto una macchia chiara. Helga si schiacciò contro me, il vetro ora era caldo e anche il corpo che premeva il mio lo era.
Sentii contro la schiena la durezza dei seni che la donna premeva per aderire tutta, sentii contro il sedere il calore e la morbidezza del suo pube, contro le gambe le sue gambe, le sue cosce.
Un fremito mi percorse dalla testa ai piedi quando la sua bocca si posò sul mio collo, lo percorse con piccoli morsi ma fu quando chiuse i denti sull'orecchio che sospirai contro il vetro come neanche un'ora prima aveva sospirato lei.
- Volevi la mia bocca ragazzo? Eccola! Alitò nel padiglione del mio orecchio.
Fui scosso da una serie di brividi, cercai di divincolarmi senza riuscire a sfuggire alla lingua che la donna dardeggiava, era calda la bocca che suggeva il mio lobo, bruciante la lingua che spingeva salivando, soffiando il suo alito caldo mentre continuava a lambirmi.

- Helga, cosa fai. . .
Erano sconvolgenti e straordinariamente oscene le sensazioni che mi davano quei baci infuocati, si trasmettevano tutte al pene che i movimenti del corpo incollato al mio facevano strusciare contro il vetro procurandomi una libidine che salì ai più alti gradi quando sentii le mani sul mio petto e le dita. . .
- Helga. . . ohhh Helga. . .
Gemetti come una ragazzina appena le dita chiuse sui miei capezzoli li pizzicarono crudelmente. Non era soltanto dolore quello che provavo, era un eccitazione insolita che faceva aumentare le pulsazioni del mio pene.
- Ti piace ragazzo? Dimmi, ti piace?
- Ohhh si. . . si. . .
Anche il bacino muoveva Helga facendo sentire contro le mie natiche la sommità delle cosce aperte e la carezza del suo pube. Continuò a lambirmi selvaggiamente coprendo il mio collo, le mie orecchie di saliva, infine mi sussurrò:
- La vuoi ancora la mia bocca?
- Si Helga. . . si. . . si. . .
- Allora non muoverti! Ordinò.
Si stacco, sentii le sue mani sui miei glutei poi la sua bocca.
- Helga. . . no. . . Gridai disperato.
Ma rimasi immobile soggiogato dalla lussuria che la donna dimostrava, neanche quando le mani aprirono le mie natiche e la bocca, la lingua scesero nel solco percorrendolo tutto mi ribellai, ne sentii il calore quando mi sentii sfiorare l'ano poi le guance accaldate si insinuarono fra le mie cosce. . .
Fremetti nel sentirmi lambire i testicoli, la bocca aprirsi sotto di essi. . . Non pensavo che una donna potesse compiere un'azione tanto sconcia, per fortuna non durò, ora la bocca deponeva piccoli baci sull'alto delle mie cosce vicino allo scroto. . .

- Adesso girati!
Mi girai la schiena contro la vetrata. Helga in ginocchio la testa rovesciata aveva nuovamente aperto la bocca sui miei testicoli e mi guardava in modo provocante, divertito nel vedere il mio sguardo smarrito fisso sul membro che poggiava contro il suo naso, la sua fronte.
Li prese in bocca giocando con le mie palle poi si staccò e sempre con quello sguardo strano protese la lingua facendola risalire lentamente lungo la verga muovendo il viso per seguirne le oscillazioni e quando ebbe raggiunta la cima. . .
- Oh Helga. . . Helga. . .
Nessuna aveva mai preso in bocca il mio pene, chiusi gli occhi al calore che scese lungo di esso, quando li riaprii la donna aveva allontanato il viso, solo il glande teneva in bocca, sospirai sentendo la lingua passare sul punto più sensibile di tutto me stesso. Le sue labbra scivolarono in avanti, arretrarono, avanzarono ancora.
Avrei voluto sottrarmi ma le mani dietro le mie cosce mi mantenevano fermo costringendomi a subire quella carezza che mi deliziava oltremodo. La bocca avanzando ingoiava quasi per intero la mia verga, arretrava facendola apparire luccicante di saliva, sospirai, le guance della donna si incavavano, ora mi succhiava!
- Ohhh Helga. . .
Quanto tempo durò quel suo straordinario fellatio? Troppo poco per il piacere che mi dava quella bocca, quando si staccò avrei voluto che durasse ancora. La donna si alzò, non completamente perchè la sua bocca si schiacciò sul mio petto, le labbra si chiusero su un capezzolo e la sua lingua. . .
Lo lambì, lo succhiò mentre la mano trascinava la pelle del pene in una lenta masturbazione. Neanche nei miei sogni più audaci una donna mi aveva fatto quello che mi faceva quella femmina, mai avrei pensato mi eccitasse tanto sentire una lingua danzare sui miei bottoncini. Quando li lasciò sollevandosi del tutto guardai disperato quel singolare viso. Helga invece pareva divertita.

- L'hai avuta la mia bocca, la vuoi ancora?
- Si . . . oh si . . .
Guardai le labbra umide socchiuse, cinsi il bel corpo attirandolo contro di me, dovetti sollevare il viso per applicare la bocca a quelle labbra, subito accettò la mia lingua, l'accarezzò muovendo la sua, la succhiò facendomi sospirare. Mosse il ventre contro la mia verga, allora feci scendere le mani sul suo sedere strusciandola contro di me, il bacio si fece voluttuoso, lascivo e quando ci staccammo alitavamo bocca contro bocca il nostro desiderio.
- Sul tavolo, stenditi! Ordinò.
Completamente soggiogato mi allungai sul legno illuminato dal sole, era caldo sotto la mia schiena, anche Helga vi salì troneggiando su di me. Il sole illuminava il suo corpo disegnandone le forme, gli anfratti, facendola somigliare ad una statua, ad una dea. Solo una dea poteva esibire la sua nudità in quel modo impudico! Ricordava la statua di Afrodite che avevo visto anni addietro ammirando al vertice del ventre di marmo il monticello che calamitava il mio sguardo e quello degli altri ragazzi.
Solo che ora quel monticello era di carne ed era decorato da un cespuglio dorato nel quale il sole giocava e poi. . . La statua aveva le gambe pudicamente chiuse mentre quella che troneggiava su di me le aveva divaricate portando un piede dall'altra parte del mio busto, nel farlo il monticello si socchiuse mostrando la carne viva bordata da labbra sottili e poco oltre, la curva morbida delle natiche e poi quelle cosce, quei seni nella cui valle il viso della donna sorrideva nel vedersi concupita.
- Allora le vuoi le mie cosce contro le tue guance? La vuoi la mia fica? Chiese con un sorriso compiaciuto.
- Oh si, ti prego. . . dammela! Implorai.
- Si. . . e io voglio ancora il tuo pezzo, ma. . . non trattenerti!
Si girò scavalcandomi lentamente dandomi la schiena. . .

- Oh che culo! Pensai guardando le stupende rotondità venirmi incontro mentre la donna posava le ginocchia ai due lati del mio collo.
Avevo sopra di me il concentrato della femminilità, la rada peluria non riusciva ad offuscare la bellezza della gnocca, delle labbrette pallide che terminavano con l'arco sporgente dove cominciava il clitoride il cui spessore indicava che la donna era avvezza a farselo trastullare, ma questo ancora non potevo saperlo (ero così giovane!), solo che mi pareva singolarmente lungo sullo sfondo del boschetto dorato.
- Amore, sei meravigliosa! La tua fica. . . é bellissima!
Non dissi che non immaginavo fosse così grande, Helga rispose con una risata compiaciuta. Gli occhi fissi sul bel sesso sentii che si chinava sul mio ventre poi la sua mano prese il mio pene, lo sollevò. . . Da come lo stringeva capiì che anche lei era eccitata e quando respinsi le sue ginocchia ai lati del mio viso, lei le divaricò di buon grado non protestando neanche allorquando le mie mani risalirono le sue cosce per soffermarsi sulle pagnotte piene delle sue natiche.
Lasciai vagare lo sguardo sui glutei aperti, levigati anche in prossimità del bottoncino rosa, l'ano era un bocciuolo con delle increspature disposte a raggiera e appena sotto, il sesso più bello che avessi mai immaginato!
- Cosa guardi ragazzo. . . prendila, baciala, non vedi che ho voglia?
Fu la donna a prendere l'iniziativa calando le labbra sul mio pene mentre abbassando il bacino schiacciava la vulva sulla mia bocca dando inizio ad uno sconvolgente sessantanove.
- Mhhh. . . Fece appena sentì la mia lingua.
Si mosse subito ondulando poi passato il primo momento si sollevò lasciandomi libero di esplorare il suo sesso, limitandosi a lievi ondulazioni che consentivano alla mia lingua di muoversi nella calore della sua vulva separando le labbra sottili giù fino alla protuberanza dura, adorabile del clitoride. Helga mostrando di gradire l'omaggio, faceva scorrere voluttuosamente le labbra sul mio membro facendo urtare il glande contro il fondo della sua gola.

Muoveva le labbra adagio, facendomi sentire la loro carezza e il calore della gola sulla cappella, la succhiava premendola al palato, poi ricominciava. Ora si stava veramente eccitando, protendeva il ventre offrendo la vulva che la mia saliva bagnava sempre più, si contorse sospirando finché spostò la bocca per dire:
- Mhhh, mi piace come mi lecchi ma. . . adagio!
Labbra pulsanti bordavano l'ingresso del bel grembo, feci seguire alla lingua la lieve sporgenza che si innalzava bordando la carne rosea fino a formare l’arco del rilievo del clitoride. Appena la lingua sfiorò la dura appendice, la donna ebbe uno scatto.
- Mhh piano ragazzo, piano!
Doveva essere abituata a farsi leccare perché si mosse facendosi titillare la dura sporgenza che flagellavo menando di qua e di là la lingua.
- Ahhh . . . Riprese il pene scorrendo su di esso con una bocca diventata famelica, l'effetto fu tanto sconvolgente che sfogai la mia lussuria mordicchiando il duro grilletto finché lei serrò le cosce.
- Oh non ancora. . . Piano ti prego!
Stavo ansimando, il naso nelle carni matide, il viso stretto nella morsa più deliziosa che avessi mai desiderato.
- Stai imparando ragazzo. . . mhhh adagio come faccio io. . . é insieme che dobbiamo gioire. . . si, nella mia bocca e. . . se anche tu vorrai . . .
Le cosce si dischiusero ancora, le dolci labbra scesero lente, risalirono con un risucchio che mi fece sospirare. Spinsi la lingua fra le labbra sottili, la passai per tutta la lunghezza dal clitoride fino alla vagina che aspettava il mio omaggio, spinsi la lingua nel suo grembo, la mossi come se fosse un fallo.
I sospiri della donna accompagnavano la singolare penetrazione, le mie mani sulla sua schiena percepivano le onde che piano si smorzavano nella lenta oscillazione del bacino mentre strofinava il sesso sulle mie labbra.
Spostai le mani a palpare il bel culo, aprii le natiche per accarezzarne l'interno, sentii l'ano contratto, le cosce si chiusero ancora costringendomi a ritirare la lingua.

- Ragazzo. . . se fai cosi, vengo!
Aveva quasi gridato, esultai costringendo la bella ad aprirsi nuovamente. Ero follemente eccitato, non baciavo il suo sesso, ne assaporavo il frutto aprendo larga la bocca, spingendo la lingua con voluttà, entrando in una vagina pregna di succhi dal sapore particolare.
Helga emise un grido, poi un lamento ininterrotto modulato dai movimenti della mia bocca uscì dalla sua gola. Sollevò il bacino e rimanendo inarcata si lasciò lambire dalla lingua che passavo come una spatola spalmando per tutta la vulva gli umori che coglievo all'apertura del suo grembo aprendo le labbra turgide fino all'arco duro che stuzzicavo con piccoli colpi come se volessi sollevarlo.
- Ahhh ragazzo. . . si, si. . . cosi. . . oh cosiii. . .
Quelle parole erano musica per le mie orecchie. Il mio pene pulsava teso allo spasimo ma la soddisfazione di quella donna contava per me più di ogni altra cosa spostai le mani sul suo sedere schiacciando le natiche, separandole per passare le dita in un'esplorazione indiscreta del solco caldo. Con immensa gioia la sentii riprendere il membro e scorrere con lenti movimenti delle labbra.
Presi con delicatezza a suggere il clitoride, lei cercò nuovamente di chiudersi, ma non la lasciai, non lasciai l’appendice tesa che mordicchiai piano. Allora spalancò le cosce e schiacciandosi sulla mia bocca, si abbandonò completamente.
- Mhhh! ! !
Ora era lentamente che la leccavo scendendo con piccoli colpi fino alla cresta dura. Poi, prendendo uno dei lobi pulsanti lo succhiavo avidamente, poi l'arco sensibile, l'altro lobo facendolo scorrere fra le mie labbra, strisciando il naso nelle carni morbide e bagnate per tuffare ancora la lingua nella vagina, il naso nella morbidezza delle sue natiche. La donna in visibilio ebbe dei piccoli scatti, poco più che delle vibrazioni alzando e abbassando il bacino.

- Ahhh ragazzo. . . si. . . si. . . ha. . . ha. . . ha. . . vuoi proprio farmi godere!. Ha. . . ha. . . ohh cosi. . . cosi. . . ha. . . ha. . . oh si. . . siiii. . .
Esultai, si, sarebbe venuta nella mia bocca, sapevo che mi avrebbe ripagato nella stessa maniera, lo capivo da come mi succhiava. Non lasciò più il membro ma accelerò i movimenti della labbra aiutandosi con le mani per affrettare il mio piacere, non si oppose ai movimenti che feci nello spingerlo nella sua bocca, ritirandolo per spingerlo ancora mentre la baciavo golosamente.
Prese a muoversi languidamente eseguendo una danza lasciva, ondulando con lunghi sospiri, le labbrette vaginali vibravano sotto la mia lingua, sentivo il grilletto sempre più eccitato, il sapore che coglievo tuffando la lingua era per me più gradito di qualsiasi nettare.
Il mio pene stava raggiungendo l'apice del piacere, le mani della donna seguivano il movimento delle labbra trascinando la pelle, si spostavano all'interno delle mie cosce, sui testicoli che palpava spingendo il membro in una bocca che diventava sempre più ingorda. Prese a spompinarmi selvaggiamente aiutandosi con le mani, con la lingua mentre in piena estasi per la prima volta bevevo nelle carni di una donna il miele della sua lussuria cercandone il sapore fin nei più remoti recessi del suo sesso.
- Ahaaa. . . ahaaa. . . La leccavo golosamente stimolato dal piacere che mi dava, le sue carni avevano preso il sapore del suo piacere, tuffai ancora la lingua nell'apertura vaginale dove il sapore era più forte, più pregnante. La donna gemette sul mio membro dandomi il sesso con piccoli scatti quasi a voler lei stessa scorrere sulla mia lingua.

Seguivo i suoi sobbalzi schiacciando le labbra, la bocca, il naso nelle carni odorose, lambendole come un assetato, percorrendo il sesso in calore, malmenando il clitoride, schiaffeggiando i lobi turgidi. Furono momenti esaltanti, vedevo sopra di me la curva deliziosa e provocante delle natiche piene, il cui nascere solleticava il mio naso. Mi bastò spostare il suo bacino sopra di me per dardeggiare la lingua e udire la bella squittire di eccitazione.
- Hiii. . . hiii. . .
Ma subito lo arretrò e con piccoli scatti strusciò sulla mia bocca la vulva tutta e appena serrai le labbra sulla cresta del clitoride, lei si immobilizzò lasciando che fossi io a succhiarlo, a flagellarlo - - -
Helga giunta agli stremi, prese a succhiarmi velocemente, selvaggiamente in un pompino ingordo che fece salire il mio godimento alle più alte vette. Gemette cercando di sottrarsi ma le mani serrate sulla sua groppa la mantenevano immobile premendola sulla bocca che avevo spalancato per gustare il sapore degli umori che colavano copiosi.
Emise un grido al primo getto che colpì la sua gola. L'orgasmo che improvvisamente esplose in lei la spronò a continuare a suggere il pene sobbalzante facendovi andare le labbra, provocando il gorgoglio dello sperma che schizzava nella sua bocca.
Lasciai le natiche che ancora stringevo permettendo alla donna di muoversi, di strusciare il sesso dove istintivamente voleva la mia lingua. Fu bellissimo venire insieme godendo uno nella bocca dell'altra in un'estasi che annullava la nostra volontà. Bevetti fino all'ultima goccia il piacere della donna nella coppa del suo meraviglioso sesso.
Fu straordinaria Helga, continuò a succhiarmi finché non ebbe ricevuto per intero il mio piacere poi la sua bocca si fece dolcissima, le labbra si mossero sotto il glande accarezzando il mio punto di maggior piacere mentre con gridolini di gioiosa meraviglia riceveva in bocca i sobbalzi del pene negli ultimi suoi spasimi.
Continuai a lambire il sesso che la bella non sottrasse gradendo la mia devota attenzione come anch'io gradivo le dolci carezze che le labbra tributarono al mio pene malgrado questo avesse da tempo cominciato a perdere la sua rigidità.

Distesi fianco a fianco ci guardavano senza parlare, gli occhi della donna ora erano singolarmente dolci, eravamo entrambi stupiti. Io con malcelato orgoglio per il piacere che avevo saputo dare a quella femmina stupenda, lei meravigliandosi per essersi lasciata coinvolgere così interamente.
Doveva essere per lei soltanto un gioco, ma la lunga castità alla quale si era volontariamente votata per amore della moglie del suo amante l'aveva tradita. Si era donata illudendosi di rimanere insensibile come una prostituta che riserva le proprie emozioni per il suo uomo invece. . .
- Se é così, tanto vale che continui a godermi il ragazzo! Pensò dentro di se.
Scese dal tavolo, cercò le scarpe, le trovò. . . Scesi anch'io guardando con apprensione la donna infilare una scarpa poi l'altra con gesti misurati, eleganti.
- Ci vestiamo di già? Chiesi con una smorfia buffa.
Helga si alzò sovrastandomi, davanti alla mia aria delusa sorrise.
- Vorresti rimanere ancora? Si è fatto tardi, Solange mi aspetta in spiaggia e poi, sei un ragazzo, non un superuomo. Basta sesso per oggi.
- E domani? Feci io speranzoso.
Si fermò come se dovesse ancora decidere, poi:
- Dammi il numero del tuo ufficio, forse ti telefonerò. Rispose riprendendo a vestirsi,
Mi rivestii esultando in cuor mio per la speranza che la donna mi aveva dato poi aspettai pazientemente che anche lei fosse pronta, scendemmo senza dire una parola, nel parcheggio mi diede formalmente la mano come se nulla fosse successo e si avviò alla sua macchina.
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roca.diponson@gmail.com
Scrivete, sono graditi osservazioni e critiche.
di
scritto il
2019-03-28
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