Una camera di troppo

Scritto da , il 2011-05-25, genere incesti

Io e mia sorella Luisa abbiamo superato abbondantemente i trenta anni. Io ho tre anni più di lei. Ciascuno di noi ha avuto le sue storie più o meno lunghe, i propri amori e le proprie delusioni. Luisa per avere trentacinque anni è sempre una bella donna anche se ha iniziato a mettere su un po’ di ciccia: da ragazza aveva un fisico davvero notevole, con un culo alto e tondo e due cosce belle sode che avrebbero fatto impazzire chiunque, un seno piccolo ma ritto e ed un visino angelico. Da giovane non nego di averla più volte spiata quando si faceva la doccia: era uno spettacolo da non perdere ed era fonte di ispirazione per tante seghe. Ma erano i classici sogni proibiti di gioventù che col tempo scompaiono.
Adesso il passare degli anni le ha fatto diventare il culo più grosso (ma sempre bello) e le cosce hanno iniziato a presentare un po’ di cellulite, ma nel complesso a vederla in costume è sempre un gran bel pezzo di figliola.
Circa sei mesi fa, alla soglia del matrimonio, Luisa è stata lasciata dal suo fidanzato. Io, invece, mi ero lasciato due mesi prima con la mia ragazza dopo una storia durata parecchi anni. Eravamo entrambi alla ricerca di una casa e così le proposi di cercarne una insieme, grande abbastanza per garantire ad entrambi la propria autonomia ma sicuramente migliore rispetto a quella che avremmo potuto trovare singolarmente. Ed infatti la trovammo, due camere, due bagni, un salone ed uno studio da adibire anch’esso a salottino, una cucina. In pratica, se volevamo, potevamo vederci anche solo in cucina e poi ognuno avrebbe potuto condurre la propria vita senza dare fastidio all’altro.
I primi mesi scorsero senza scossoni poi una sera, durante la settimana, ero in casa mentre Luisa era uscita. Per come si era messa in tiro era evidente che si trattava di un’uscita con un uomo. Alle 23 ero nel salottino a guardare la TV, fuori era un gran freddo ed in casa, nonostante il riscaldamento al massimo, non è che fosse un gran caldo. Così ero sul divano sotto una bella coperta. Sentii che Luisa rientrava e mi meravigliai che fosse rientrata tanto presto. Dopo un po’ la sentii bussare alla porta, le dissi di entrare e vidi che, dall’espressione del volto, era un mix tra l’arrabbiatura e la delusione.
Le chiesi “cosa c’è? Cos’è successo?”.
E lei: “sono uscita con il mio collega, Daniele, pensando che fosse un ragazzo tranquillo e simpatico. Ma dopo dieci minuti che ero in auto mi ha subito messo una mano tra le cosce e prima di andare a cena voleva che gli facessi un pompino! Stronzo! L’ho convinto ad aspettare il dopo cena, siamo andati al ristorante e poi prima di uscire l’ho lasciato lì come un fesso e sono tornata a casa in taxi. Non si merita altro quella testa di cazzo! Però ora sono veramente giù di morale”.
Mi meravigliava sentirla parlare così esplicitamente di sesso, era sempre stata molto pudica e riservata. Ma dopo l’attimo di meraviglia cercai di consolarla, le dissi che di stronzi era pieno il mondo ma che non erano tutti così. E lei “sarà anche come dici te, ma per ora ho trovato tutti uomini che credono che per il solo fatto che non ho più vent’anni possano strapparmi le mutande e trattarmi come una vacca in calore. Basterebbe poco per ottenere quello che vogliono, perché anch’io ho le mie esigenze, ma se mi tratti peggio di una puttana è chiaro che ti mando in bianco”. Devo ammettere che la discussione stava prendendo una piega che un po’ mi eccitava. Fortunatamente ero sotto la coperta e quindi i “sintomi” dell’eccitazione erano ben nascosti, però c’erano.
Andò a cambiarsi, poi tornò con un pigiamone di flanella e mi chiese se poteva stare sul divano con me perché non voleva stare da sola ed aveva freddo. Io mi feci da parte per farla entrare ma lei mi disse che era meglio se stavamo tutti e due distesi. Il problema era che io avrei dovuto stare dietro di lei, tra la spalliera e la sua schiena, e gli strascichi della precedente eccitazione non avevano intenzione di andarsene!
Cercai di sistemarmi come meglio potevo e per i primi minuti tutto andò bene, il problema è che, avevo pur sempre un corpo di donna a non più di dieci centimetri, caldo, profumato e ben fatto. E se anche la testa mi diceva di no, perché era il corpo di mia sorella, il cazzo se ne andava per conto suo. Così, ad un certo punto, a seguito di un movimento improvviso di Luisa non feci in tempo a spostarmi e il suo culo si appoggiò con precisione millimetrica sul mio uccello.
Seguirono momenti interminabili di silenzio, io era combattuto tra l’imbarazzo e l’eccitazione, Luisa invece se ne stava ferma, immobile, con il mio pene puntellato proprio all’altezza del suo buchino posteriore.
Non sapendo come comportarmi ed avendo timore della reazione di mia sorella mi imposi di restare fermo immobile. Avrebbe dovuto decidere lei cosa fare, se spostarsi e fare finta di niente, se alzarsi ed andarsene oppure se proseguire. Nel frattempo il mio uccello pulsava come non faceva da tempo. E’ vero che si trattava delle parti intime di mia sorella ma mesi di astinenza più o meno volontaria e la presenza di un bel corpo davanti a lui lo rendevano incontrollabile.
I secondi passavano e la situazione non si sbloccava, cercavo di controllare la respirazione ma è comprensibile che sarebbe stato difficile resistere ancora per molto. Improvvisamente mia sorella iniziò a muovere, in modo quasi impercettibile, il bacino sfregandosi il mio uccello nel solco tra le natiche.
Era il segnale che attendevo, mia sorella ci stava!
Il movimento da impercettibile che era iniziò a diventare sempre più ampio, poi si sistemò meglio e fece in modo tale che la mia cappella andasse a strusciare tra le sue cosce.
Ancora eravamo vestiti ma io decisi che, almeno per me, era l’ora di togliere gli indumenti che mi separavano dal suo corpo. Così con un movimento fulmineo, rimanendo sempre sul fianco, mi calai calzoni della tuta e mutande.
Il mio pene adesso strusciava liberamente sul pigiama di Luisa, pigiama che costitutiva insieme alle sue mutande l’ultima barriera prima di infrangere il tabù dell’incesto.
Passai una mano intorno alla vita di Luisa e la intrufolai sotto la parte superiore del pigiama andandole ad accarezzare il pancino liscio e le tettine sempre desiderabili. Quando iniziai a giocare con i suoi capezzoli abbattei le sue ultime resistenze, si tolse pantaloni e mutandine lasciandomi campo libero.
Iniziai così a passare il mio uccello, che nel frattempo era diventato un pezzo di marmo, nell’incavo delle sue cosce. La mia cappella strusciava sulle sue labbra già calde e avvertivo la presenza di una folta peluria che le circondava. Non volevo penetrarla subito, preferivo stuzzicarle il clitoride tramite lo sfregamento. Ogni tanto poi risalivo fino al culo e poi riscendevo alla vagina.
La respirazione di entrambi era sempre più affannosa, in preda ad un’eccitazione tanto peccaminosa quanto folle.
Dopo qualche minuto di quella piacevole tortura Luisa pronunciò la fatidica richiesta, “scopami, non ce la faccio più!”. Si mise distesa sul divano a pancia in giù, a cosce leggermente divaricate, e attese il mio ingresso nella sua umida cavità. Io non mi feci attendere, mi inumidii leggermente la cappella per facilitare l’ingresso, appoggiai il pene tra le labbra già gonfie e spinsi dentro. Il cazzo scivolò all’interno di mia sorella con una facilità inaspettata. Gli umori vaginali avevano reso il percorso perfettamente scorrevole.
Prima di iniziare a muovermi mi gustai la scena: il mio uccello era nascosto dal culone di Luisa, ero sopra di lei che mi accoglieva tra due coscione piene leggermente divaricate, le pareti vaginali intanto pulsavano dall’eccitazione come il mio cazzo.
Evidentemente la voglia di Luisa era superiore alla mia perché ad un certo punto, mentre ero ancora in contemplazione, mi disse “ti prego. Inizia a spingere! Sentirti dentro senza essere scopata mi sta facendo impazzire!”. Non me lo feci ripetere, iniziai delicatamente e poi intervallavo momenti più teneri con veri e propri colpi da ariete di sfondamento.
Dio com’era bello! Non ci potevo credere!
Le calde ed umide pareti mi accoglievano perfettamente e spesso, nelle spinte più potenti, riuscivo a sfiorarle il collo dell’utero strappandole gridolini di dolore misto a piacere. Il grosso culo di Luisa vibrava sotto i miei colpi ogni volta che penetravo a fondo, era un panorama arrapante, tirava fuori veramente la parte più animalesca che c’era in me.
Durante uno degli “assalti” più violenti mia sorella raggiunse l’orgasmo. Era bellissima, la faccia posata sul divano, gli occhi chiusi, il volto rosso dall’eccitazione, la bocca semiaperta, il respiro affannoso e poi, all’apice del piacere un gridolino ininterrotto che era un mix tra un lamento ed un pianto di felicità. Un gridolino durato non meno di 30 secondi, uno degli orgasmi più intensi e lunghi che avessi mai visto e provocato ad una donna. Nonostante mia sorella avesse raggiunto l’orgasmo continuai a spingere anche perché stava arrivando il mio turno. In uno dei pochi momenti di lucidità che mi rimanevano decisi di non venirle dentro, non sapevo se usava qualche contraccettivo e non volevo combinare un casino alla prima chiavata.
Dopo poche altre spinte sentii salire l’orgasmo, feci appena in tempo ad uscire dalla sua fica e le sborrai sulla schiena e sul culo come se fossi una fontana.
Dopo la mia sborrata rimanemmo immobili, senza parlare, io sopra di lei, entrambi ansimanti, mano nella mano. Poi lei disse soltanto “vado a farmi una doccia”, si alzò, raccolse i vestiti e andò in bagno. Mentre si allontanava potevo osservare quel culone ricoperto dal mio seme che si allontanava e direi una bugia se dicessi che non ne ero orgoglioso e soddisfatto.
Non sapevo però cosa pensare visto che dal momento che era iniziato il tutto non ci eravamo mai guardati in faccia. E se adesso lei se ne fosse pentita?
Attesi che uscisse dal bagno credendo che sarebbe tornata in salotto ma invece andò subito in camera sua. Mi feci coraggio andai nella sua stanza perché volevo parlarle. Lei era rannicchiata nel letto con la faccia voltata dalla parte opposta alla mia. Mi sedetti sul fianco del letto e le chiesi “Luisa che c’è? Non ti è piaciuto? Te ne sei pentita? Dimmi qualcosa per favore!”. Dopo un po’ disse “Non me ne sono pentita e mi è piaciuto da morire, probabilmente lo desideravo da tanto tempo senza volerlo ammettere a me stessa, ma mi vergogno perché adesso penserai che sono una troia che voleva farsi sbattere dal fratello e poi mi vergogno perché mi hai visto mentre godevo senza ritegno”. A quel punto la costrinsi a girarsi per guardarmi negli occhi e le dissi “te per me sarai sempre la mia sorellina, né una vacca da monta, né una puttana buona solo per scaricare le palle, né un divertimento. E’ una vita che ti desidero pure io. Se vuoi proseguire sarà il nostro segreto. Il nostro bellissimo segreto. E poi quando hai raggiunto l’orgasmo eri bellissima!”.
Lei allora si sciolse in un sorriso, mi abbracciò e mi baciò nel nostro primo vero bacio da amanti. Mi fece entrare nel letto e iniziò a farmi un pompino fantastico poi al massimo dell’eccitazione mi disse “stavolta voglio che tu mi veda bene quando godo, stammi sopra e vienimi pure dentro che prendo le mie precauzioni”.
Prima di rientrare tra le sue cosce la leccai e una volta pronta la penetrai.
Non facemmo sesso, facemmo l’amore, se il primo amplesso era stato quasi animalesco questo secondo fu dolce, prolungato, emozionante. Evidentemente il desiderio reciproco aveva trovato sfogo ed all’attrazione fisica si mischiava anche l’affetto. Fu meraviglioso perché facemmo di tutto per donarci reciprocamente piacere: sembravamo una coppia affiatata che stava insieme da lungo tempo. Stavolta fui io a raggiungere un orgasmo mai provato prima: i baci di mia sorella, le sue mani che mi graffiavano la schiena, le sue gambe avvolte intorno alla vita per trattenermi il più possibile in lei, la possibilità di lasciare il mio seme nel suo corpo….ricordo solo di aver sentito l’uccello gonfiarsi a dismisura, un calore intenso proveniente dal basso ventre espandersi in tutto il corpo e la voce di mia sorella che diceva “siiiiiii…amore…siiii…scaricati tutto dentro la tua sorellina”. Dei successivi 5 minuti non ricordo niente, mi ritrovai disteso sul letto con la testa di Luisa sul petto e la consapevolezza che per noi due adesso tutto sarebbe stato diverso e, sicuramente, più bello.
E’ ovvio che da allora una camera ed un salotto sono di troppo, ma dobbiamo salvare le apparenze e quindi siamo rimasti nella stessa casa alla quale, peraltro, siamo anche affezionati perché è la casa nella quale abbiamo scoperto quant’è bello il sesso incestuoso.

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