Tess e Giuliana - capitolo 2 - collana femminilizzazione forzata vol. 2

Scritto da , il 2018-11-10, genere trans

Mr. Albert Duke era un uomo ricco, molto ricco, possedeva diverse aziende ed era azionista in molte altre. Nessuna di queste era gestita da lui. Mr Duke si poteva definire un finanziere, comprava e vendeva aziende per milioni di dollari, ma metteva piede in queste aziende solo nei consigli di amministrazione. Aveva cinquant’anni, era alto, robusto ed ancora molto giovanile, la mascella squadrata, la fronte alta, occhi blu, di ghiaccio. Viveva in un grande attico a Manhattan con due cameriere stupende completamente al suo servizio. Come al suo servizio erano le due segretarie, belle come modelle, che lavoravano per lui in uno studio a due isolati da casa sua. Da quello studio, per telefono o con qualche viaggio, controllava il suo impero ed ogni giorno faceva una barca di soldi. Pagava bene le donne che lavoravano per lui e pretendeva tutto. In quel momento, Evelyn, La bionda, era in ginocchio davanti a lui e lo stava spompinando mentre lui rifletteva su un grosso affare che gli stava sfumando tra le mani. Mr Duke pensava ad alta voce. – Tutto per colpa di quel giovane finocchio, mezzo italiano, che aveva convinto il presidente della sua banca a non accettare il piano che ho proposto. – Il giovane finocchio, un bel biondo ventiduenne era l’assistente del presidente della Investment Bank, una banca con cui Mr Duke aveva fatto in passato buoni affari, al limite del codice penale, ma con reciproca soddisfazione. Albert sapeva per certo che Giuliano era finocchio, lo aveva fatto controllare ed il detective gliel’aveva detto: - E’ uno a cui piace prenderlo in culo. – In altri casi avrebbe usato quell’informazione per ricattare il giovanotto, ma questa volta non avrebbe funzionato. Il giovanotto non faceva mistero delle sue tendenze sessuali, non le ostentava, ma neanche le nascondeva. Niente. Il bastardo non è ricattabile, pensava Albert poggiando le mani sulla testa di Evelyn e spingendo il cazzo tra le labbra della bionda fino in fondo alla gola sfogando così la sua rabbia. Mr Duke era rigorosamente eterosessuale, ma in quel momento gli sarebbe piaciuto avere tra le gambe quello stronzo di biondino e sborragli in bocca. Venne ed Evelyn, da brava, ingoiò tutto e poi con la lingua docilmente lo ripulì a dovere. Mr Duke si allontanò, tirò su la cerniera della patta e la licenziò. Niente, quell’affare ormai era andato, ma per il futuro doveva mettere a posto il biondino altrimenti chi sa quanti altri guai gli avrebbe procurato. Con quel pensiero in testa uscì dall’ufficio diretto all’aeroporto. Destinazione finale Las Vegas, il giorno dopo avrebbe partecipato al consiglio d’amministrazione di un casinò in cui aveva una partecipazione rilevante.

Albert cenava da solo nel lussuoso ristorante del casinò con annesso hotel. Non si sentiva dell’umore giusto per incontrare persone, ma due tavoli più in là una stupenda bionda, anch’essa sola, lo guardava con interesse. Non era giovane, poteva essere vicina ai quaranta, ma era una bella e matura bionda, elegante e curata in ogni dettaglio. Le donne con cui Albert aveva a che fare di solito pur di andare a letto con lui facevano carte false e si dimostravano sempre remissive e disponibili, questa sembrava fare eccezione, sembrava essere affascinata dall’uomo, ma aveva lo sguardo ironico e condiscendente. Albert era sicuro di sé, si avvicinò e le offrì da bere. Lei accettò e fecero conoscenza. Si chiamava Pamela aveva gli occhi grigi, molto sofisticata, abbronzata e sicura anche lei.
Andarono nella sua camera. Lei si spogliò, un corpo stupendo, cosce lunghe e snelle, un bel seno, non molto grosso, ma sodo e svettante, tenne le mutande. Lui le fu addosso e la baciò con impeto. Lei lo trattenne e lo spogliò. Si sdraiarono e lei gli mormorò all’orecchio. – Posso soddisfarti in tanti modi, ma non mi puoi scopare davanti. Ho le mestruazioni. – Gli disse queste cose mentre gli massaggiava il cazzo e lo baciava sul lobo. Non gli diede modo di riflettere, si chinò su di lui e glielo prese in bocca. Fu un pompino superlativo. Per non farlo venire gli strinse i testicoli e poi lo massaggiò di nuovo facendolo ritornare duro. – Deve essere una puttana – pensò Albert, - ci sa fare come poche. –
Lei gli montò sopra e accompagnò la verga nel culo. Albert la penetrò senza difficolta.
– Proprio una gran zoccola – si disse Albert sprofondandole dentro, - ma che culo delizioso che ha. –
Lei lo fece venire innumerevoli volte godendo a sua volta come una matta. – Se gode così prendendolo in culo figuriamoci che succede quando lo prende davanti – pensò Albert continuando a stantuffare. Poi, due ore dopo, Albert esausto si addormentò ed anche lei guardandolo sorrise e si voltò dall’altro lato addormentandosi a sua volta.

Verso l’alba Albert ebbe una nuova erezione. Assonnato allungò una mano verso Pamela e la tastò in mezzo alle gambe. Non capì bene, ma qualcosa guizzò tra le dita della mano che la tastava, lui continuò ad accarezzarla e sentì che qualcosa s’inturgidiva. Ora Albert era sveglio e confuso, un po’ di luce filtrava dalla persiana e Albert si dovette rassegnare all’evidenza. Pamela o come diavolo si chiamava lì davanti aveva un rispettabile cazzo, grosso e rispettabile. Sconcertato girò il suo sguardo verso il viso di lei. Pamela ora era sveglia, anche lei insonnolita aveva seguito le manovre di lui, ma da qualche istante era completamente desta e lo guardava beffarda. – Dimmi Albert – disse all’uomo ancora stranito, - pensi di volerlo prendere in culo. –
Lui le saltò addosso, ma lei fu abile alzò una gamba ed Abert sbatté con la pancia contro il suo ginocchio rimanendo mezzo tramortito e dandole il tempo di uscire dal letto e mettersi in piedi. Mentre lui cercava di riprendersi lei gli parlò. – Sei tu che sei venuto a cercarmi e ti sei divertito come un maiale. Se non mi vuoi più possiamo finire qui, ma non osare picchiarmi o chiamo la polizia e ti faccio mettere in galera. – Pamela aveva un candelabro in mano, per Albert sarebbe stato duro avere il sopravvento e poi le cose stavano proprio come diceva lei. – Bastarda – ringhiò - mi hai ingannato. -
- Si può anche dire così – rispose lei, - ma con reciproca soddisfazione. A me sei piaciuto. Ora vado in bagno mi faccio una doccia e quando torno non voglio più vederti. -
Nessuna gli aveva mai parlato a quel modo. Albert la vide nuda, di spalle, dirigersi verso il bagno e gli venne duro, non c’era niente da fare quella che si stava allontanando era una femmina bellissima, con davanti un rispettabile attrezzo.
- Aspetta – gridò. Lei si voltò, lui sollevò le mani in segno di resa. – Vieni qui. Non voglio farti del male. – Pamela si avvicinò cautamente, lui l’abbracciò e la baciò sul collo, quindi ritornarono a letto. Lui se la scopò accarezzandola per tutto il corpo e tenendo le mani lontano da quel pene che rimaneva floscio, ma lei se lo accarezzò a lungo moltiplicando il piacere che le veniva dalla penetrazione. Mentre sborrava nel culo di Pamela le ritornò in mente il biondino finocchio. – Forse anche il culo di Giuliano era così accogliente – pensò. Erano a Las Vegas entrambi per affari. Albert le chiese se si sarebbero rivisti in serata. Lei acconsentì e lui rinviò la partenza all’indomani. Ancora non sapeva che si sarebbe trattenuto a Las Vegas per più di una settimana.

Quella sera approfondirono la conoscenza o per meglio dire lui conobbe di più Pamela perché Mr. Duke rilevò molto poco di sé stesso. Pamela raccontò tutto di lei. Era una puttana molto ricercata e di gran successo, fotteva con gli uomini e se li fotteva, fotteva anche con le donne e con i transessuali come lei e guadagnava molto. La sua clientela era particolarmente selezionata, gente ricca. Si era sempre sentita donna, ma le piaceva anche usare il cazzo e molti lo apprezzavano, molte sue simili erano generalmente passive, lei invece godeva in tutti i modi. La sua ambizione era quella di mettere in piedi un bordello di lusso con belle donne che davanti avevano un cazzo invece che la fica. Tutte ragazze selezionate e raffinate. C’era una gran clientela, lei conosceva decine di possibili clienti, tutti molto ricchi, e lo stesso le sue ragazze. Aveva già trovato il luogo, aveva in mente le ragazze, ma non aveva i soldi per fare partire tutto. Si trovava a Las Vegas in cerca di finanziamenti.
– Quanto ti serve? –
- Due milioni di dollari. -
Lui strabuzzò gli occhi, non per la cifra, aveva trattato cifre anche cento volte superiori, ma perché? Si domandava a cosa servissero. Avevano finito di cenare. Lei si alzò dal tavolo e gli disse: - Vieni con me. -

Pamela guidava la sua macchina sportiva come un pilota di formula uno, in pochi minuti erano fuori città ed in meno di mezzora arrivarono in pieno deserto. Il ranch era molto esteso, c’era una valletta con un bel boschetto, una grande ed imponente villa e molti annessi. – Questo è il mio bordello – disse Pamela, - vogliono cinquecentomila dollari all’anno solo d’affitto. - Entrarono nella villa. – Ce ne vorranno altrettanti solo per arredarlo lussuosamente. Al piano terreno c’erano grandi saloni completamente spogli. Al piano superiore venti stanze molto grandi. – Queste sono le camere dei clienti. I miei clienti non verranno qui per una bottarella, come minimo si fermeranno per una settimana. Ogni tanto andranno ai casinò, più spesso passeranno la giornata qui. Il posto offrirà tutto: piscina, bar, ristoranti, palestra, sauna… e potranno fare con le ragazze quello che vorranno – precisò Pamela, - ci sono altrettante stanze al secondo piano. - Albert non fece fatica a pensare che le stime di Pamela non erano per niente esagerate.
- E le ragazze dove vivranno? -
- Le ragazze vivranno come delle schiave, incatenate giù nel seminterrato. Usciranno da lì solo per lavorare e servire i clienti. -
- Scherzi? –
- Ti sembro una che ha voglia di scherzare. Questo è un posto che offre una privacy invidiabile. I miei clienti pagheranno un sacco di soldi e pretenderanno molto. Devono sentire che quelle ragazze sono loro proprietà per il periodo in cui rimarranno qui. Naturalmente oltre certi limiti non potranno andare, ma per il resto dovranno avere tutti i confort. Ed io devo essere sicura che le ragazze faranno quello che i clienti vogliono, che non potranno ribellarsi. Saranno sorvegliate. -
- Quanto pagheranno i clienti? –
- Anche ventimila dollari a settimana. -
- E chi sorveglierà le ragazze? -
- Ci saranno delle guardie, delle belle e fidate transessuali che saranno pagate per questo lavoro. -
- E come convincerai le ragazze a lavorare a questo modo? E se arriva la polizia? Se qualcuna ti denuncia? -
- Sembri molto interessato – rispose Pamela, - vuoi finanziarmi? -
Albert la guardò freddamente senza rispondere. Forse è interessato pensò Pamela e rispose.
- Le convincerò con le buone e con le cattive. Siamo al confine della legge, ma so come domare queste puttane. In verità quelle che ho in mente non sono neanche tutte puttane e quelle che ora lo fanno per mestiere sono puttane di classe. Le altre sono più modelle che puttane anche se qualche cliente lo hanno. Non fanno la vita perché si sono date un’aria rispettabile e vogliono mantenerla, ma qui non correranno pericoli. –
- Ed allora come le convincerai – ripeté spazientito Albert.
- Darò loro centomila dollari all’anno. Cinquantamila subito e cinquantamila a fine anno e solo se si saranno comportate bene. Ne guadagneranno facilmente altri cinquantamila solo di mance. Sono tanti soldi. Firmeranno un contratto capestro. Se non faranno le brave potrò rivalermi su di loro anche per dieci volte la somma offerta. Per il resto le convincerò con le buone e con le cattive. Ovviamente se vado fuori legge tutte queste clausole decadono, ma tra i miei clienti ho magistrati e poliziotti che fanno quello che voglio e ci sono alcune cantine a prova di perquisizione in cui rinchiuderò le ribelli se sarà necessario fino a quando non faranno le brave. -
- Fammi vedere – ordinò Albert.
Scesero giù. C’erano una ventina di stanze molto confortevoli con delle finestre chiuse da inferriate da cui poteva entrare luce ed aria. Alcune di queste stanze saranno usate come stanze di punizione altre come dispensa, le rimanenti verranno occupate dalle ragazze, generalmente due per camera. Avrò una ventina di ragazze, cinque o sei guardie, cinque o sei cameriere. -
- E le stanze segrete? -
Pamela prese un telecomando dalla borsetta, spinse il bottone e lentamente si aprì una parete in fondo al corridoio. Scesero. Quel piano era completamente interrato ed insonorizzato, c’erano solo quattro camere molto grandi.
- Sei mesi fa ho trovato questo posto. Ho versato una caparra di cinquantamila dollari e ne ho spesi altrettanti per adattarlo. Questo è un lavoro che ho fatto fare io e sono l’unica che lo conosce, anche il padrone di casa ne è all’oscuro. -
- E tu hai fatto tutti questi lavori senza avere i soldi per proseguire? -
Pamela era sconfortata. – Il mio finanziatore è morto in un incidente stradale ed ora se non ne trovo un altro, sono nella merda. -
Lei sperava che lui la confortasse, ma Albert era un gran bastardo e stava già pensando a come sfruttare la situazione. Si tirò giù la patta e lo tirò fuori.
– Succhiamelo troia. – Lei ebbe un attimo di esitazione, poi lo guardò negli occhi grigi e freddi e vide lussuria, ma anche determinazione. Non era sicura, ma era disperata e quindi s’inginocchiò e glielo prese in bocca. Mentre Pamela ciucciava Albert tra un grugnito e l’altro le parlò. – Dovremo fare i conti per bene e mi dovrai dimostrare che con questo bordello ci guadagno. – Pamela succhiò voracemente.
– Nessuno dovrà sapere che dietro ci sono io, anzi, il mio nome non lo dovrai conoscere neanche tu. So come sistemare le cose senza correre rischi. Ti chiamerò io quando vorrò sapere qualcosa. Il padrone del bordello sarò io. – Pamela ebbe un singulto che aumentò il piacere di Albert, - ma io con le mie dipendenti – continuò lui, - sono generoso. Ti darò uno stipendio, centocinquantamila dollari, quanti ne guadagneranno le tue troie, ed in più il 30% dei profitti. – Pamela s’impegnò e lui venne. Mentre glielo ripuliva lui le disse: - una di quelle stanze segrete mi serve. Ti manderò un bel ragazzo da trasformare come una delle tue belle troie. -
Pamela ebbe paura delle possibili conseguenze, ma era disperata, se non trovava un finanziatore era rovinata, non disse niente e lui le dovette chiedere - d’accordo? -
- Va bene – rispose Pamela con un filo di voce.
- E’ meglio se dici: va bene padrone. -
Lei si piegò. – Va bene padrone. –

Mr. Duke rimandò un sacco d’impegni e si trattenne a Las Vegas fino a quando tutto non fu perfettamente pianificato, poi rientrò a Manhattan. Ritornò a Las Vegas due mesi dopo e tutto era pronto per essere inaugurato, Pamela aveva lavorato duramente. Tra l’altro aveva risolto anche la faccenda di quel giovane finocchio che in quel momento si trovava in uno scantinato dall’altra parte del continente, ma presto avrebbe fatto parte della sua scuderia.


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