Santa, la mia mamma. Capitolo 1°

Scritto da , il 2018-11-04, genere incesti

• Quella che state per leggere non è una storia di fantasia, abbiamo pensato molto se raccontare ciò che è accaduto e alla fine abbiamo deciso di scriverlo per vedere se ci sono altre persone come noi, e cosa pensa la gente di questa cosa.

Mi presento, io mi chiamo Mattia, abito in un piccolo paese della provincia di Varese, con mia sorella, mio padre e mia madre. Ho trentaquattro anni, castano, occhi scuri, un fisico non atletico ma neanche troppo grasso. Sono un normale ragazzo come tanti, un lavoro ben retribuito, una fidanzata e molti amici. Sono anche molto religioso e proprio per questo non avrei mai pensato di ritrovarmi nella situazione in cui sono, nella circostanza di essere innamorato e l’amante di mia madre.
Sì avete capito bene, sono l’amante di mia madre.
Mia madre si chiama Santa, non è un nome di fantasia, si chiama proprio cosi, ma vi posso assicurare che santa lo è solo di nome.
Donna originaria del sud, precisamente di Napoli, una donna che nonostante l’età è ancora molto attraente.
Cinquantacinque anni, castana naturale, ma ultimamente bionda tinta. Occhi azzurri, una terza di seno e un fisico che fa invidia a molte ragazze più giovani di lei.
Non abbiamo mai avuto un ottimo rapporto, sono sempre stato legato di più a mio padre. Lei non è una donna troppo espansiva, è una diciamo casa e chiesa, usciva poco con le amiche e si divertiva ancora meno. Il suo più frequente passatempo era stare ore al telefono con la sorella.
Per come la vedevo io, non avrei mai pensato che si potesse rivelare diversa da come appariva.
Mi sbagliavo.
Ricordo quei giorni come se fossero accaduti ieri, anche se ora mai è passato qualche mese, erano i primi giorni di dell’Agosto passato.
Rientrai a casa dal lavoro come il solito verso le 20:00. Noi a quell’ora ceniamo quindi erano già tutti a tavola che mi aspettavano. Ricordo che non appena mi sedetti mio padre mi disse che doveva parlarmi di una cosa, ma che lo avrebbe fatto dopo cena.
Finimmo di cenare e mio padre iniziò a parlarmi:
- Mattia, io e tua sorella domani partiremo per un viaggio di lavoro di quattro settimane, (lavorano assieme in un ufficio commerciale che si occupa di moda), quindi alla casa e alla tua mamma devi badare tu. Non fare come il solito che poi fai quel che vuoi, e lasci sempre tua madre da sola.
Io a quella frase sbuffai, ma poi risposi:
- Ok va bene ho capito. Farò il bravo e farò anche compagnia alla mamma.
- Speriamo che stavolta tu lo faccia.
Una volta finito di parlare, mi alzai dal tavolo e mi recai in camera mia. Qualche minuto dopo qualcuno bussò alla porta, era mia madre:
- Mattia posso entrare un momento?
- Si mamma, dimmi cosa c’è?
- Non dare troppo retta a tuo padre, se vuoi uscire con la ragazza e gli amici non badare a me, lo sai che sto bene anche da sola, quindi fai pure tranquillamente.
Non mi diede manco il tempo di rispondere che uscì dalla stanza e richiuse la porta dietro di sé.
Era sollevato da quelle parole, sapevo che in casa con lei mi sarei annoiato, ma allo stesso tempo ero dispiaciuto, mamma era spesso in casa da sola.
Decisi che mi sarei posto il problema a tempo dovuto, e dopo aver guardato un po’ di televisione, mi misi a dormire.
Quando mi svegliai per andare al lavoro, vidi mia sorella e mio padre che stavano già uscendo di casa, feci giusto in tempo a salutarli.
Mi lavai e andai al lavoro.
I primi due, tre giorni passarono normalmente, andavo al lavoro, tornavo a casa per cenare, e dopo due chiacchiere con mia madre, uscivo con gli amici e la mia fidanzata.
Una sera rientrando in casa sentii mia madre al telefono con mio padre che gli diceva che io stavo in casa per fargli compagnia.
Non era vero, e iniziai a sentirmi un pochino una merda.
Andai a dormire, anche se devo ammettere che faticai ad addormentarmi.
La mattina mi svegliai come al solito per andare al lavoro.
Mamma era ancora stranamente a letto. Di solito era una che si alzava molto presto.
Mi lavai, vestii, e andai al lavoro.
Durante il tragitto, però, continuai a pensare alla bugia che aveva detto mia madre a mio padre per coprirmi e decisi di chiamare il lavoro per prendermi un paio di giorni di ferie. Volevo stare un po’ con lei e magari, perché no, farci un paio di giorni da qualche parte lontani dalla solita rutine.
Quando arrivai nel vialetto di casa, vidi che le luci erano ancora tutte spente e capii che mamma stava ancora dormendo.
Entrai in casa piano piano, senza fare rumore. Andai in cucina a bere un bicchiere d’acqua, in bagno, poi decisi di ritirarmi in camera mia per vedere un po’ di tv intanto che aspettavo mia madre si svegliasse.
Per andare in camera mia dovevo passare davanti alla stanza da letto dei miei genitori. Avvicinandomi alla loro porta vidi che era leggermente aperta e che la luce del lume era accesa. Mi fermai un secondo e iniziai a sentire dei leggeri mugugni provenire dall’interno della stanza. Non so perché la curiosità si fece enorme e senza rumore aprii leggermente di più la porta.
Fu in quel momento che davanti a me si palesò una situazione che mai e poi mai avrei pensato di vedere.
Mamma era completamente nuda sul letto. Era poggiata con la schiena sulla testiera del letto. Le gambe leggermente divaricate e messe in modo di poter fare toccare le piante dei piedi.
Una mano era poggiata sul seno e con le dita si stringeva il capezzolo, l’altra era in mezzo le gambe, e se pur non benissimo vidi che si stava masturbando.
Non potevo credere ai miei occhi. Non avrei mai pensato che mia madre facesse certe cose, e forse proprio per quello la mia eccitazione fu immediata.
Il cazzo mi esplodeva nei pantaloni. Era diventato subito duro come il marmo, e seppur all’inizio un po’ me ne vergognavo, con il passare dei secondi venivo completamente coinvolto dalla situazione.
Slacciai i bottoni dei pantaloni, li abbassai leggermente e presi in mano il mio cazzo, iniziando a spararmi una sega.
Quella situazione era troppo surreale perché sia vera, mi sembrava di sognare.
A un tratto mi fermai, mi sembrò che mamma si fosse accorta della mia presenza fuori dalla porta e che mi stesse guardando, ma andò avanti a fare ciò che stava facendo, quindi pensai “allarme rientrato”.
Ripresi a masturbarmi anch’io.
Più l’eccitazione aumentava più avevo voglia di entrare in quella stanza.
Non ragionavo più, ma ebbi un barlume di lucidità e mi fermai. Mi ricomposi e raggiunsi la mia camera.
Mi sdraiai sul letto e ripensai a ciò che era appena accaduto.
Mi vergognavo da morire. Che razza di figli ero?. Un degenerato mi risposi.
Cercai di non pensarci, ma era impossibile, ogni volta che cercavo di pensare ad altro avevo sempre negli occhi quella scena e mi eccitai di nuovo.
Tirai nuovamente fuori il cazzo e inizia a spararmi una sega sempre con quella scena negli occhi.
Una volta finito di sborrare, senza manco accorgermene, chiusi gli occhi e mi addormentai.
- Mattia che cazzo ci fai a casa? E poi copriti porco.
Queste furono le parole che mi svegliarono. Mi accorsi di avere ancora il cazzo fuori dai pantaloni, e una macchia di sperma sulla maglietta.
Mi coprii il più velocemente possibile con il lenzuolo:
- Mamma non si bussa?
- Pensavo fossi al lavoro
Rispose ancora urlando.
- Mi sono preso due, tre giorni di ferie per stare un po’ con te.
A quelle parole mamma si calmò.
- Mamma scusa per ciò che hai visto, il mio comportamento è stato imperdonabile.
Gli dissi cosi, anche se nella mia testa avrei voluto aggiungere: “anche se tu stavi facendo lo stesso prima”.
- Va bene Mattia, non è successo nulla. Ora ricomponiti poi vieni di là che ti preparo un caffè.
Uscì dalla stanza ma lasciò la porta aperta.
Non la chiusi manco io.
Mi spogliai completamente per indossare intimo pulito e una tuta.
Mentre facevo ciò, mi accorsi che mamma non si era allontanata molto e ogni tanto, (sperando che non me ne accorgessi), si affacciava per spiarmi.
Quella situazione mi stava intrigando parecchio, e la chiamai:
- Mamma?
Aspettò un attimo prima di rispondere, per fare finta che arrivava dalla cucina.
Si affacciò nella stanza, poi disse:
- Mattia, cazzo, sei completamente nudo.
Poi cercò di tirarmi uno schiaffo. La fermai.
- Mamma, sai, ti ho visto spiarmi mentre mi stavo per cambiare.
- Ma che cavolo dici, non è vero.
- Non fare la santarellina, lo sappiamo entrambi che è vero. Ti piace ciò che vedi?
Mi feci intraprendente.
Mamma abbassò lo sguardo.
- Su mamma, vieni qua.
La afferrai per una mano e la tirai dentro la stanza.
Una volta vicina a me, gli misi entrambe le mani sulle spalle e la feci inginocchiare davanti a me.
Lei non disse nulla, alzò solo lo sguardo e mi guardò intensamente.
- Dai mamma, prendilo.
Continuava a fissarmi senza dire una parola.
- Dai mamma, prendilo.
Dissi nuovamente.
- Mattia, ma che stiamo facendo? Non possiamo, non è naturale una cosa del genere.
- Dai mamma, io lo desidero da morire.
Oramai eravamo entrambi preda dell’eccitazione e del momento.
Mamma abbassò lo sguardo per un istante, poi lo rialzò immediatamente e mi disse:
- Non faremo sesso, promettimi che solo una sega e poi ci fermiamo, ok?
- Mamma, solo una sega no, un pompino e ci fermiamo.
Non rispose, prese il mio pene in mano e iniziò a massaggiarlo. Ci volle pochissimo per farlo indurire. Poi mamma prese a menarmelo più velocemente, per poi finalmente prenderlo in bocca.
Aprì leggermente le labbra e le poggiò sulla cappella, e gli diede qualche dolce bacio. Poi fece dei leggeri movimenti circolari con la punta della lingua. Infine aprì ancora di più le labbra e lo prese interamente in bocca.
Iniziò a muoversi lentamente e dolcemente, poi strinsi forte le labbra e prese a muoversi più velocemente e decisa.
Chinai la testa all’indietro e chiusi gli occhi, Dio mio se era bello, e quanto era brava.
Smise giusto il tempo per dirmi:
- Apri gli occhi e guardami.
Lo feci, aprii gli occhi, abbassai la testa e guardavo il mio cazzo entrare e uscire dalla bocca di mia madre.
Stavo impazzendo di piacere e iniziai ad ansimare sempre più forte fino a quando non resistetti più e inondai la sua bocca col mio sperma.
Lo bevve tutto, per poi con la lingua ripulirmi la cappella.
Si alzò in piedi, con la mano si pulì le labbra, si avvicinò e mi baciò sulla fronte:
- Ora vestiti che ti aspetto di là. Ah mi raccomando non dovrà mai saperlo nessuno e non dovrà riaccadere mai più.
Quelle parole un po’ mi gettarono nello sconforto, non tanto il non dirlo a nessuno, anzi, quanto il non dovrà accadere mai più, io non volevo non succedesse più, tutto l’opposto invece.
Sospirai, mi rivestii e raggiunsi mia madre in cucina.
Mamma aveva già preparato il caffè.
Ci sedemmo a tavola e lo bevemmo assieme. Nemmeno una parola sull’accaduto, parlammo del più e del meno come se niente fosse successo.
- Mattia, stavi dicendo che volevi organizzare due, tre, giorni da qualche parte?
- Si mamma, allontaniamoci dalla solita routine, se sei in casa, non vai mai da nessuna parte, neanche con papà o con tua figlia, approfittiamo della loro assenza per andare in qualche bel posto.
- E che posto avevi in mente?
- Non saprei, perché non decidi tu? Dove ti piacerebbe andare?
- Non ho mai visitato Firenze.
- E allora Firenze sia. Tu sbriga le faccende di casa o riposati mentre io organizzo il tutto.
Mi alzai dalla tavola e mi recai in camera mia. Accesi il computer e iniziai a organizzare il viaggio. Dovevo solo prenotare l’albergo e i ticket dei vari musei online, perché saremmo andati in auto.
Una volta prenotati i ticket andai su un famoso sito per prenotazioni, (booking), e cercai una camera d’albergo abbastanza in centro in modo da facilitare i nostri spostamenti, e con un parcheggio all’interno della struttura.
Ne vidi cinque, sei, che potevano fare al caso nostro e alla fine prenotai all’hotel Brunelleschi, un quattro stelle a duecento metri dal centro storico di Firenze. Prenotai una camera con due letti singoli, anche se la cosa mi dispiaceva perché avrei voluto dormire nello stesso letto con mamma, ma era stata categorica su questa richiesta.
Andai in sala, dove si trovava la mia mamma intenta a guardare la televisione:
- Mamma, io ho fatto, va a preparare il borsone che partiamo tra un’oretta, così guadagniamo qualche ora in più.
- Ok tesoro, vado subito.
Andai anch’io a preparare il mio.
Dopo all’incirca mezz’ora eravamo pronti entrambi.
Mamma aveva indossato un vestitino lungo fino appena sopra al ginocchio di color bianco con tanti piccoli pois di coler marrone chiaro.
Non appena messo i borsoni nel bagagliaio, partimmo.
Durante tutto il viaggio avevo guardato più volte le gambe della mia mamma, e ho cercato di mettergli una mano tra le cosce, venendo sempre respinto.
Arrivammo a Firenze verso le tre del pomeriggio, cercammo l’albergo, lasciammo la macchina al parcheggio e andammo alla reception:
- Salve, avevo una prenotazione a nome .........., una camera con due letti singoli.
- Mi spiace signore ma c’è stato un errore con la sua prenotazione per via di un guasto del sito online, le abbiamo dovuto fare un upgrade della prenotazione, una stanza più bella con l’unico problema che ha un letto matrimoniale, spero non sia un problema per voi.
Guardai mia madre e le chiesi se andava bene comunque:
- Mamma che dice va bene lo stesso?
- Per forza non credo ci sia altra soluzione.
Mamma sembrava un po’ scocciata della cosa, io invece ne ero felicissimo.
- Ecco a voi la chiave, e vi chiediamo ancora scusa del problema.
Salimmo al nostro piano e andammo in camera. Una volta lì posammo i borsoni, e andammo a visitare un po’ la città.
Si fece l’orario di cena. Tornammo in albergo per cambiarci per poi andare a cercare un ristorante. Io entrai per primo nella doccia, feci molto in fretta.
Poi fu il turno di mamma.
Dopo essermi asciugato e vestito mi sedetti sul letto. C’era un sacco di silenzio e riuscivo a sentire perfettamente lo scorrere dell’acqua della doccia.
Chiusi gli occhi per un istante e incominciai a immaginarmi mamma nella doccia, lo strofinare con la spugna insaponato il suo splendido corpo, il passarla sul seno, tra le gambe, sulla figa, e a quel pensiero il mio cazzo s’indurì immediatamente.
Mi alzai e andai nel bagno, la porta era aperta, come pure la tendina della doccia, dio che visione spettacolare.
Mamma non si accorse che ero entrato nella stanza, mi dava le spalle. Io fui pervaso da un’enorme eccitazione e non resistetti. Entrai vestito nella doccia.
Abbracciai mamma da dietro, poi la girai verso di me:
- Mattia cosa stai facendo?
- Schhhhh mamma.
Gli misi una mano davanti alla bocca.
Avvicinai le mie labbra alle sue e la baciai. All’inizio mamma fece resistenza, poi contraccambiò il bacio. Fu lungo e appassionato.
- Meno male che la cosa doveva finire con il pompino di stamattina, vedo che mi dai proprio retta.
- Mamma, sei troppo bella, ti desidero da morire.
- Andremo all’inferno.
Mi baciò nuovamente poi mi aiutò a spogliarmi. Ora eravamo entrambi completamente nudi.
La feci di girare in modo da darmi le spalle nuovamente, la feci piegare leggermente in avanti, e mamma per non scivolare appoggiò le mani al muro, le diedi qualche dolce bacio con le labbra e con la punta della lingua sulla schiena e poi m’inginocchiai dietro di lei.
Le allargai leggermente le natiche e poi incominciai a leccargli il buchetto del culo.
Mamma iniziò a emettere dei leggeri gemiti.
Scesi un pochino di più e iniziai a leccargli la figa. (Che figa stupenda che ha, un sapore buonissimo).
Iniziò ad ansimare più forte, fino a farle diventare delle vere e proprie urla.
I miei movimenti di lingua si fecero più veementi.
- Mmmmm, figlio mio, sì va avanti cosi, madonna mia che bellooooo.
Poi si voltò. Mi fece rimettere in piedi, e stavolta fu il suo turno di mettersi in ginocchio davanti a me.
Prese il mio uccello tra entrambe le mani e dopo avermi guardato per qualche secondo, (come per chiedermi il consenso), iniziò a baciarlo. Alternava dei baci con le labbra, a delle leccate partendo dalle palle per poi salire fino alla cappella. E dopo qualche minuto lo prese interamente in bocca. Stavolta però non partì dolcemente ma subito con decisione. Lo spingeva fino in gola, e ogni tanto dava anche dei piccoli morsi con i denti sulla cappella. Non era per niente doloroso, anzi, tutto il contrario. Ricordi che le dissi:
- Dio mamma, ma dove hai imparato certe giochetti? Ti credevo tutta casa e chiesa.
Mamma sorrise e continuò quel fantastico pompino.
Io non resistevo più, non vedevo l’ora di infilare il mio cazzo dal buco dove ero uscito tanti anni prima.
La feci alzare, la presi per mano e andammo verso il letto. Ci sdraiammo ancora completamente bagnati.
La baciai nuovamente, e nel mentre la baciavo la mia mano andò tra le sue cosce ad accarezzare la sua fantastica figa.
Mamma avvicinò la bocca al mio orecchio e mi disse sussurrando:
- Voglio sentirti dentro di me.
A quelle parole vidi il paradiso.
La feci mettere supina e mi misi tra le sue cosce.
La guardai intensamente negli occhi.
Mamma prese il mio cazzo con una mano e lo sistemò sulla sua figa, mise l’altra mano dietro la mia schiena e m’invitò a entrare.
Lo feci.
- Mmmmm.
Iniziai a muovermi lentamente, entravo e uscivo da lei piano piano.
Con il passare dei secondi e dei minuti, i miei movimenti aumentarono di forza e d’intensità.
Mamma continuava ad ansimare, a urlare il mio nome e a dirmi:
- Siiiii Mattia, scopa la tua mamma, scopala, scopalaaaaa.
Ogni volta che diceva quelle parole l’eccitazione, aumentava sempre di più, (ragazzi/e non è spiegabile quello che si prova in quei momenti e nel sentire quelle parole, credo che per capirlo bisogna solo provarle), e con l’eccitazione aumentavano anche i miei colpi.
Le sue gambe erano legate dietro la mia schiena e seguivano ogni mio movimento, e se cercavo di rallentare, lei mi spingeva per farmi aumentare il ritmo.
Cambiammo posizione. La feci mettere carponi.
Mi posi dietro di lei, presi il cazzo con la mano, lo sistemai e ripresi a penetrarle.
Avevo entrambe le mani sul suo sedere e con esse mi aiutavo nei colpi, per poi ogni tanto darle qualche sculacciata.
La sua figa calda e bagnata era uno spettacolo. Sentivo le sue pareti interne strofinarmi sul cazzo, come mai in vita mia. (Devo ammettere che è stata la più grande scopata della mia vita).
Andammo avanti in quella posizione per alcuni minuti, poi:
- Amore voglio mettermi sopra ti prego.
Sfilai il cazzo dalla sua figa, e mi sdraiai sul letto.
Lei alzò una gamba e si mise cavalcioni su di me. Non ci fu manco bisogno di sistemare bene il mio cazzo perché entro da solo come se ci fosse un magnete.
Mamma iniziò a fare dei movimenti circolari che mi stavano facendo impazzire, poi, dopo avermi dato in bacio, mise le sue mani sul mio petto e iniziò a muoversi su e giù, subito con movimenti decisi.
“Nel mentre a volte pensavo che quello che stavamo facendo un enorme errore, ma l’atto di per sé era troppo bello per poter smettere”.
Ogni tanto mi alzavo leggermente per prendere in bocca il suo seno, e mentre lo avevo in bocca, le mordicchiavo il capezzolo.
Poi mamma disse una cosa che ho impresso nella mente ancora oggi:
- Dio mio, sto godendo come non mai. Scopi, MI scopi cento volte meglio di tuo padre.
A quel punto subentrò ancora di più la competizione, non m’importava più che mi stavo scopando mia madre, non m’importava più che stavamo tradendo mio padre, ora contava solo farla e farmi godere come non mai. Non sapevo se ci sarebbero state altre occasioni, quindi iniziai a scoparla come se non ci fosse un domani.
La scostai, la feci sdraiare e mi rimisi sopra di lei.
I colpi erano talmente forti e veloci che se sentiva lo sbattere del mio corpo sul suo.
Mamma urlava talmente forte che avevo quasi paura che gli altri ospiti dell’albergo accanto alla nostra camera ci potessero sentire. Gli misi una mano sulla bocca. Lei la strinse tra i denti.
Ma oramai era quasi un ora che scopavamo che ero veramente al limite e sentivo che stavo per sborrare.
Lo tirai fuori e avvicinai il cazzo alla sua bocca, a quel punto mamma disse:
- Amore mio se stai per venire rimettilo dentro, voglio il tuo sperma dentro di me.
Lo feci.
In quel momento non m’importava delle conseguenze, non sapevo se prendeva pillola o se poteva ancora rimanere incinta, ma volevo a tutti i costi fare ciò che mi aveva chiesto.
Dopo qualche colpo venni copiosamente dentro di lei.
Mi sdrai al suo fianco allo stremo delle forze, ero veramente stanco.
Dopo avermi baciato mamma, poggiò la testa sul mio petto.
Stavo quasi per addormentarmi quando mamma mi chiese:
- Amore, ma che ora si è fatta?
Guardai l’ora sul cellulare:
- Mamma sono quasi le nove e mezzo.
- Allora su amore mio, rivestiti che io ho una fame da lupi.
Io non volevo alzarmi, perché mi ero veramente stancato, ma non potevo deluderla proprio ora, quindi ci alzammo e ci preparammo.
Mamma indossò una gonna a tinte scozzesi nere e grigie e una maglietta rossa. Era fantastica.
Uscimmo dall’albergo e andammo a cercare una pizzeria lì nei dintorni.
Non dovemmo camminare molto, a circa cinque minuti dall’albergo trovammo una pizzeria molto carina. Entrammo e ci sedemmo.
Mamma prese una pizza capricciosa, mentre io una prosciutto crudo, da bere due birre medie.
Mentre mangiavo, non potevo fare a meno di abbassare lo sguardo e guardare le gambe di mia madre, erano stupende.
Allungai una mano e la mise tra le sue cosce. Pensavo che mamma me l’avrebbe fatta togliere e invece no, prese un tovagliolo e lo mise sulle gambe in modo da nascondere quello che stavo facendo, poi le aprì leggermente in modo da facilitarmi i movimenti.
Sposta la mano fino ad arrivare alla sua figa, con un dito scostai leggermente le mutande, e poi ne infilai un altro dentro di lei, iniziai cosi a masturbarla.
A nessuno dei due importava, dove eravamo, mamma stava solamente attenta che nessuno si accorgesse di quello che stava succedendo, ed io non avevo nessunissima intenzione di smettere.
A un tratto però un cameriere si avvicinò al nostro tavolo ed io di scatto tolsi la mano.
Decidemmo in quel momento di pagare il conto e di andarcene.
Prima di tornare in albergo però ci fermammo a mangiare un gelato e a fare quattro passi per le vie della città di sera.
Nel mentre, parlammo di tutto, anche di cosa era successo e anche seppur inizialmente entrambi all’inizio ci vergognavamo e ci sentivamo in colpa per quello che era accaduto, alla fine capimmo che oramai entrambi eravamo presi dalla situazione e uno dall’altro, per quanto ci saremmo potuti sforzare di non farlo accadere più, sapevamo che era impossibile, ci desideravamo troppo.
Senza accorgercene ci allontanammo troppo dall’albergo, e si erano fatte quasi le tre del mattino.
Decidemmo quindi di chiamare un taxi per farci riportare indietro.
Arrivò in pochi minuti.
Durante il viaggio di rientro, mamma si poggio sulla mia spalla, mi voltai un secondo a osservarla, incrociammo gli sguardi e ci baciammo, incuranti di cosa potesse pensare l’autista del taxi.
Arrivammo in albergo e salimmo alla nostra stanza.
Mamma aprì la porta con la chiave, non mi diede neanche il tempo di entrare nella stanza che tornò a baciarmi e a togliermi la maglietta.
Mentre continuavamo a baciarci, chiusi la porta, e la portai verso il letto.
Mamma a quel punto si fermo e staccò dalle mie labbra.
Non disse nulla, fece un cenno con le dita a indicare un tavolo che c’era in un angolo della camera.
Capii che voleva farlo là sopra.
Ci spogliammo velocemente e completamente.
Presi mamma in braccio e la feci sedere sul tavolo. M’inginocchiai davanti a lei, allargai le sue gambe e incominciai a leccargliela.
Mamma iniziò ad ansimare, ed io volevo farla godere ancora di più, quindi, infilai dapprima un dito, poi un secondo e infine un terzo dentro la sua figa.
A quel punto iniziò a urlare pesantemente.
Sentirla godere così fece salire in me ancora di più l’eccitazione.
Smisi di masturbarla e leccarla, mi alzai in piedi e una volta sistemato il cazzo sulla sua fessura la penetrai pesantemente.
Decisi di pomparla subito con veemenza, di farla godere molto più di prima. Per facilitarmi i movimenti misi le sue gambe sulle mie spalle in modo da non avere impedimenti.
Mamma iniziò a godere di più:
- Dio mio, siiiii, così, ancora, ancora. Mattia ti prego non fermarti. Dio che bello.
Apprezzai tantissimo quelle parole, mi sentivo importante e un Dio a letto.
Mamma spostò le gambe dalle mie spalle, a dietro la schiena e le mise come se fossero legate. In questo modo accompagnava ogni mio colpo, e se cercavo di rallentare un po’, lei mi tirava a sé e mi dava il ritmo di come scoparla.
Stavo impazzendo, veramente non avevo mai provato un’eccitazione cosi forte.
Mi fermai, la feci scendere dal tavolo, girare, piegare leggermente in avanti per poterla prendere da dietro. Mamma per non rischiare di scivolare appoggiò i gomiti sul tavolo.
Presi a ripenetrarla sempre veementemente e godevamo entrambi come matti.
Passò qualche altro minuto e poi feci mettere gattoni mamma sul tavolo e continuavo a prenderla da dietro.
Ero veramente allo stremo e per quanto volessi andare avanti ancora, stavo per venire nuovamente dentro di lei.
Mamma mi precedette di qualche secondo, sentii i suoi umori uscire dalla sua figa, e mi fermai un attimo per potermi piegare e assaporare. Una volta dato qualche leccata ripresi a penetrarla.
Uno, due, dieci colpi e la inondai di sperma.
Eravamo entrambi a pezzi.
Mamma s’inginocchio un attimo davanti a me, giusto il tempo di ripulirmi la cappella dal poco sperma rimasto.
Si rialzò, mi afferrò per mano e andammo a sdraiarci sul letto.
Ci mettemmo sotto le coperte ancora completamente nudi. Mamma come al suo solito poggiò la testa sul mio petto e prima di addormentarsi mi chiese:
- Amore ti è piaciuto veramente?
- Mamma, sei stata fantastica, ti dirò la verità, il miglior sesso della mia vita.
- Così brava? Dai non esagerare, non sono così fantastica, o almeno tuo padre così mi dice.
(Capii tante cose in quel momento, soprattutto sul perché mamma ultimamente a casa era sempre triste).
- Mamma sei meravigliosa, dai retta a me. Anzi ora dimmi tu, ti piaceva così come davi a vedere?
- Dio era paradisiaco. Se non fossi così stanca, sarei pronta per il terzo round.
Sorrisi.
- Dai Mattia, amore, ora mettiamoci a dormire, domani voglio essere riposata per uscire e per poi divertirci ancora.
A quelle parole mi rincuorai, ora sapevo che quelle non sarebbero state le uniche volte.
Feci un segno di consenso con la testa e ci mettemmo a dormire.
Continua……….
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