Driiinn (opera giovanile)

Scritto da , il 2011-04-27, genere masturbazione

«Pronto?»
«Ciao Fabri, sono io.» ‘Silvia.’ «Sai, stanotte ti ho sognato. Nel sogno io ti telefonavo. Tu eri nudo. Io, senza preavviso, senza salutarti, ti chiedevo di immaginarmi lì con te, mentre tu sei lì al telefono che parli con la tua ragazza...» ‘La mia ragazza? Quale ragazza?’ «...e sei dovuto correre a rispondere con solo l’asciugamano allacciato in cintura. Forse eri sotto la doccia, non lo so, nel sogno non te lo specificavo. Ti dicevo: “Immaginami mentre ti vengo vicino e cerco di sollevarti l’asciugamano. E rido. Tu ti agiti, ti divincoli, ma io riesco finalmente a vederti il pisello e rido ancora di più. Tu balbetti qualcosa a lei e mi fai dei gesti. Vuoi che smetta, sei arrabbiato, cerchi di afferrarmi le braccia, ma non ci riesci. Tiro via l’asciugamano. Tu ti giri imbarazzato, spari nella cornetta frasi senza senso, e poi senti qualcosa che ti tocca il sedere. Ti volti e vedi me, chinata, con la faccia sprofondata tra le tue chiappe. Ti do un bacio... e un colpetto con la lingua. Riattacchi quasi senza salutarla... Lei ci sarà rimasta malissimo, adesso sarà incazzatissima... E mi dai uno schiaffo. Io rido ancora e tu me ne dai un altro”... Cosa pensi che vorrà dire? Un sogno così deve pur avere un significato! Ma aspetta, non è finita... “Mi afferri le spalle” continuavo, “e mi scaraventi per terra. I miei capelli ruotano in aria, mi frustano le guance mentre sbatto il viso contro il pavimento. Smetto di ridere, cerco di rialzarmi, mi inginocchio puntellandomi sui gomiti e tu mi sbatti una mano in mezzo alle gambe. Mi fai male. Vuoi vedermi soffrire; mi tiri giù i jeans, li strattoni, me li strappi”...» ‘Li strappo? I jeans?’ «...“Mi strappi anche le mutande” e poi tacevo per un paio di secondi. “A questo punto vorrei che tu mi infilassi un dito nell’ano...” Dicevo “ano”, non “culo”; è strano, no? ...Cioè, in certi frangenti uno si aspetterebbe di sentirsi dire “culo”. “...E poi due ... tre... e io sto lì ferma, lecco le piastrelle, ti prego di scoparmi... ne avrei una voglia incredibile! E tu invece mi infili una mano sotto la maglietta e mi stringi un seno, sì... così... più forte!... Ti stai masturbando, vero? Beh, continua, dai, fingi che sia la mia mano a massaggiarti... dolcemente. Avanti e indietro. Avanti e indietro... accelerando... veloce, sempre più veloce... Immagina che lo stiamo facendo... senza preservativo, senza niente... che mi stai per mettere incinta tanto io darò la colpa a Ivan. Pensa che mentre lo facciamo, lì, per terra, vicino al telefono, io ti stia raccontando di quando io e Barbie ci siamo toccate, e leccate, a casa sua, coi suoi in cucina a guardare ‘O.K., il prezzo è giusto’. Con il cane che ci veniva a sniffare fra le cosce. Di come ci piacesse baciarci, sentire la lingua dell’altra che si muoveva... Di come l’ho costretta a supplicarmi mentre tastavo i testicoli del suo cagnolino che si lamentava. Barbie mi implorava di smetterla, piangeva, e io li stringevo, sempre più forte. Lui guaiva disperato, ma io non mollavo!... Lo farei anche con te, sai... Te li strizzerei così forte da farti chiedere pietà, per ricattarti, per farti fare tutto quello che voglio... Ti obbligherei a stenderti per terra e per poi siedermi sulla tua faccia... e mi strofinerei costringendoti a tirare fuori la lingua e a darti da fare... Scommetto che saresti bravissimo e così allenterei un po’ la presa e comincerei a toccarti più teneramente, con tutte e due le mani... prendendotelo anche tra le labbra... Lo senti il caldo, l’umido della mia bocca? Lo senti, eh? Stai per venire? Dai, su... lo senti il risucchio?...Coraggio, fammi sentire che sapore ha il tuo sperma... Pensa che dopo leccherò via anche le gocce che ti cadranno sulla pancia... Pensa ai miei capelli che ti solleticano i fianchi mentre la mia testa va su e giù... su e giù... Alle mie cosce contro le tue guance... E su e giù e su e giù... Sì... Vieni dai... vieni, forza... vieni... VIENI!...”» Venne lei, lo salutò e riattaccò.
«Forse facevi meglio a togliere il viva-voce» disse Patrick. «Attacco la Kamchatka.»

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