Punita dal mio compagno di banco - Parte 2 (Ultima parte)

Scritto da , il 2018-07-25, genere dominazione

Il resto della lezione è passato normalmente. Durante l'intervallo Andrea non si è più fatto vivo e almeno per questo momento potevo stare in pace. Non mi aveva detto una parola per tutta la giornata ed ero rilassata per questo, ma allo stesso tempo ero in ansia per quello che avrebbe potuto farmi una volta finita la lezione. Quando è suonata l'ultima campanella della giornata, Andrea non mi aveva ancora detto niente e io aspettavo. Il professore se n'era andato, alcuni compagni di classe si preparavano per andarsene, io rimanevo ferma al mio posto ad aspettare il segnale di Andrea. Lui non sembrava dire niente. Poi si girò a guardarmi, sempre con quello sguardo severo, quello sguardo che mi aveva tenuto sulle spine per tutta la lezione scolastica intera. Ancora non aveva parlato... poi, finalmente,senpre con il suo sguardo, apre bocca: "adesso faremo i conti, puttana." sibila duro. "N-non mi fare del male, ti prego..." balbetto io, terrorizzata e col cuore a mille. Mi guardo attorno è noto che ci sono ancora alcuni ragazzi in classe, e che in più stavano assistendo alla scena. "Vieni con me!" mi ordina Andrea prendendomi per un braccio e trascinandomi al centro della classe, davanti alla cattedra. "Non ti muovere!" Mi intima. In classe sono rimasti cinque compagni di classe, tutti maschi, che si sono accomodati sui banchi pronti ad assistere a quello che da lì a poco mi sarebbe capitato. Vedo Andrea che prende la sedia del professore è la porta davanti alla cattedra e ci si siede sopra. "Su, puttana, sdraiati sulle mie ginocchia." dice Andrea battendo una mano sulle sue cosce. Io arrosisco violentemente e vedo gli occhi dei ragazzi "spettatori" osservare la scena divertiti. "Ma... ci sono altri ragazzi, ti prego no, mi vergogno troppo..." loro iniziano a ridacchiare. "Ti ho detto: Sdraiati. Sulle. Mie. Ginocchia. Adesso!!" il tono di Andrea non ammette repliche e alla fine, anche se a fatica, cedo e obbedisco al suo comando. Vergognosamente e con lentezza, mi adagio sulle sue ginocchia appoggiando mani e piedi sul pavimento e con il culetto in grembo ad Andrea, che ora è in suo possesso e potrà fare di esso tutto quello che vorrà. Mi sento vulnerabile in questa posizione. Lentamente mi alza la gonna e sussulto nel sentire la mia pelle nuda ed esposta al suo sguardo. Fa per abbassarmi le mutandine, ma io allungo una mano cercando di impedirgli di toglierle. "Che cazzo fai? Rimetti la mano al suo posto!" "Andrea, ti prego, non farlo..." sento i ragazzi ridere di gusto. A quanto pare per loro è piacevole vedermi vergognosa e supplichevole, e questo, sinceramente, lo ammetto oltre a farmi vergognare un po' mi eccita, anche se mi sento molto a disagio così esposta al loro sguardo malizioso. Andrea mi prende la mano e la blocca sulla mia schiena, a quel punto non posso più ribellarmi. Sogghignando, mi abbassa le mutandine e a quel punto, oltre al culetto, ho pure la fighetta esposta e a sua portata di mano. Mi sento terribilmente vulnerabile ed indifesa senza alcun indumento che mi copre le parti intime. Con mano forte e decisa, Andrea inizia a sculacciarmi velocemente su tutte e due le natiche. I colpi sono molto forti e sono costretta a moderni il labbro e a strizzare gli occhi per non urlare. Non volevo dargli quella soddisfazione, la soddisfazione di provocarmi dolore. Non volevo dargliela vinta. Dopo circa cinque minuti, però, Il mio culetto ha iniziato a bruciare e Andrea mi sculaccia sempre più forte, a quel punto sono sfinita e un gemito di dolore fuoriesce dalla mia bocca. "Ahh..." i ragazzi, sentendo il mio gemito si eccitano e iniziano a toccarsi, ridacchiando, la loto patta dei pantaloni, dai quali è già evidente la loro grande erezione. Anche Andrea sta iniziando ad eccitarsi e sento la sua erezione premere sulla mia pancia. È ormai da almeno un quarto d'ora che Andrea mi sta sculacciando deciso, e non ne posso davvero più. I miei gemiti si sono trasformati in forti lamenti di dolore e alcune lacrime solcano il mio viso. Finché alla fine, dopo aver perso completamente la mia dignità, dico: "Andrea, ti scongiuro... smettila di sculacciarmi, non ce la faccio più a sopportare questo supplizio... ti prego abbi pietà!!" Nel dirlo ho la voce smozzata da alcuni singhiozzi. Andrea si ferma per un istante e mi guarda compiaciuto. "Cosa c'è? Ti sto facendo male eh? Tutto questo è per colpa della tua risposta sgarbata di prima, per esserti opposta al mio gesto. Tu non hai ancora capito che io con te faccio tutto quello che voglio e che tu devi stare muta, ripeto, MUTA!" Io non riesco a dire nulla. Sono sfinita dalle sculacciate di Andrea e non so cosa dire. Lui scende sul mio monte di Venere e mi massaggia dolcemente la fighetta per farmi tranquillizzare. Io ansimo e godo per il suo tocco esperto e i ragazzi lo notano: "Guardala come gode..." "Guarda come si sta bagnando la puttana!" Dopo un minuto, Andrea mi fa finalmente alzare dalle sue ginocchia e mi spinge a novanta sulla cattedra, offrendo una buona vista del mio sederino ai ragazzi spettatori. "Ammirate il culetto tutto rosso di Marta per opera delle mie mani!" Invita Andrea. Mi sento mangiare con gli occhi. Il mio povero culetto deve essere diventato rosso fuoco e bollente. Brucia da morire... con la coda dell'occhio vedo tutti e cinque i ragazzi tirare fuori dai pantaloni il loro cazzo in erezione e iniziano a segarsi lentamente, godendosi la vista del mio culetto tutto rosso martoriato dalle mani rudi di Andrea. Sempre lui, lo sento frugare nel cassetto della cattedra e tira fuori un righello di 50 cm. "Tu... dimmi un numero da 10 a 30" dice Andrea indicando uno dei ragazzi. "23" risponde il ragazzo. "Bene Marta, adesso riceverai 23 sculacciate da questo righello. Da brava, dovrai contarle tutte e 23." Io sono sbiancata. Non volevo ricevere altre sculacciate sul mio povero sederino, un tempo candido, che adesso urla pietà. "Andrea, ti supplico, non farlo" "Oh sì che lo farò, troietta... ora stai zitta e buona" Andrea mi accarezza le natiche con il righello e, dopo un istante, lo stacca e un forte colpo si schianta dritto dritto sul mio povero culetto martoriato. "Uno!" dico con le lacrime agli occhi. Subito arriva un altro colpo, anch'esso duro come il precedente. "Due!" Ancora un altro. "Tre!" ... "Ventitré!" Dico stremata, ormai rossa in viso per il pianto. Ero sicura di avere il culetto viola e a strisce, causate dal righello. Andrea me lo accarezza dolcemente. "Brava troietta. Ma la tua punizione non è ancora finita, tesoro!" Oddio. Ho il culo letteralmente in fiamme, sono scoppiata in un pianto ormai sfinita e ancora mi aspetta un altro supplizio? Non credo di potercela fare. Andrea si posiziona dietro di me e sento la sua cappella puntare sulla mia fighetta. Il cazzo di Andrea entra subito dentro senza fare molta fatica, visto che, non so come, il dolore provato durante tutte quelle sculacciate mi ha provocato una sorta di piacere perverso che mi ha fatto bagnare un sacco. Andrea se ne accorge: "Ma guarda un po' che sorpresa, la nostra troietta si è bagnata sotto le mie sonore sculacciate!" esclama divertito e pure i ragazzi ridono di gusto facendo commenti. Inizia a fottermi con vigore e, dopo un po', non riesco a trattenere il mio piacere e inizio a gemere e ad ansimare come una cagnetta in calore. Non passa molto tempo che sto per raggiungere l'orgasmo, Andrea se ne accorge e allora toglie subito il suo cazzo dalla mia fighetta. Io gemo di disapprovazione. "Ti piacerebbe che ti facessi venire eh? E invece no, col cazzo che ti faccio venire! Dopo una parte della tua dura punizione, per quale motivo dovrei farti godere? Allora a che cazzo ti serve la punizione? Anche questo ne fa parte, e adesso soffri, puttana!" Ormai rassegnata e senza più ribellarmi, sto zitta e accetto la mia straziante punizione. Andrea, senza preavviso, mi pianta il suo cazzo nel culetto. Io urlo dalla sorpresa e lui ridacchia divertito, mentre inizia a fottermi senza alcun riguardo come un toro infuriato. Non essendo abituata a prenderlo nel culo, mi fa abbastanza male e piango ancora più forte, ma non oso dire più nulla, se non le mie scuse. "Scusami Andrea, scusami... Non mi opporrò mai più ai tuoi voleri, te lo giuro... mai più!" forse dissi questa frase non per mio volere, ma per il dolore perverso che provavo, che piano piano si trasformava in piacere. Non ero lucida e poi queste frasi non erano da me. "Prenditelo tutto nel culo, puttana! " dice Andrea. Dopo un tempo che a me sembra infinito, finalmente esce dal mio culetto e si libera su di esso, ancora molto evidentemente arrossato dalle precedenti sculacciate. Il suo sperma schizza bollente sulle mie natiche martoriate, che a causa di esso bruciano ancora di più. Poi Andrea mi prende per i capelli e mi inginocchia davanti a sé, schizzandomi ancora la sua calda sbotta in bocca. "Troietta bevila tutta, non sprecarne neanche una piccola goccia" e io, da brava cagnetta, obbedisco, affrettandomi a deglutirla senza farne cadere nemmeno una goccia. Andrea mi prende nuovamente per i capelli sollevandomi e rimettendomi a novanta sulla cattedra. "Ragazzi, venite tutti qui e pisciate a turno sul culetto rosso a strisce viola della nostra Marta!" dice Andrea ai cinque ragazzi che finora hanno assistito alla mia dura punizione. A turno, si posizionano dietro di me e fanno uscire la loro pioggia dorata dal loro cazzo ancora in erezione. Già mi sono scottata il doppio con la sbotta di Andrea, in più adesso mi tocca subire il liquido bollente dorato dei cinque ragazzi. Dopo essersi liberati tutti, arriva il turno di Andrea, che conclude il mio supplizio con una lunga pisciata sul mio culetto martoriato e, inoltre, piscia un po' anche sulla mia gonna da scolara ancora tirata su e sulla mia camicetta bianca. Adesso mi sento proprio una nullità, dopo essere stata usata così dal mio compagno di banco con altri cinque compagni di classe ad assistere al tutto. Io, una delle ragazze più desiderate dell'intero istituto, che ha sempre respinto i ragazzi che cercavano di conquistarla e mai dato speranza a nessuno di loro, usata dal mio compagno di banco e umiliata in modo vergognoso davanti agli occhi di cinque ragazzi. Andrea e gli altri si riconpongono e se ne vanno dalla classe senza dire nulla, lasciandomi lì, sola, indifesa, punita, umiliata e senza un briciolo di dignità, ormai andata a puttane. Crollo a terra esausta e mi lascio andare a un pianto liberatorio. Dopo un tenpo infinito sdraiata per terra a piangere, a fatica, mi rimetto le mutandine e mi sistemo la gonna. Con il sedere in fiamme e la mente umiliata, me ne vado anch'io da scuola, pensando all'episodio accaduto poco prima che mi porterò dietro per il resto dei miei giorni.

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