La favola di Claudia

Scritto da , il 2018-04-18, genere dominazione

C'era una volta Claudia, una ragazza dalla chioma dorata e dagli occhi vispi. Questa storia incomincia quando Claudia scoprì la sua vera natura, all'epoca la giovane donna aveva da poco scoperto cosa fosse il sesso con un suo compagno di classe, aveva 18 anni. Il pensiero che la tormentava era "davvero il sesso è così noioso?"
Provò a chiederlo alle sue amiche, ma ebbe risposte vaghe, inconcludenti. Probabilmente era stata l'unica tra loro che aveva già iniziato a sperimentare. Alla noia seguì l'apatia, i giorni a scuola si ripetevano, lei cercava di godersi i piccoli piaceri della masturbazione, ma anche quella spesso non riusciva a godersela, per colpa di un padre despota che la obbligava a rimanere sempre con la porta della camera aperta.
A volte Claudia sentiva scopare i suoi genitori o udiva suo fratello maggiore Riccardo masturbarsi nella camera accanto e questo la faceva eccitare ancor di più. All'apatia seguì la frustrazione. In quella casa sembrava che tutti potessero godere, tranne lei. Tranne la piccola Claudietta, costretta a frequentare il suo compagno di classe per rimediare almeno una scopata a settimana, senza mordente, sul divano di casa sua quando non c'era nessuno.
La scuola finì e Claudia decise di mollare il suo compagno di classe, senza spiegazioni. Lui predicava di amarla, a lei non fotteva un cazzo. Venne l'estate e con la bella stagione i genitori di Claudia erano soliti organizzare delle cene nel grande giardino di casa loro, invitando i loro più cari amici.
In quelle occasioni Claudia si divertiva a vestirsi in modo provocante, con vestitini attillati e scarpe mozzafiato: ogni sera lo sguardo di tutti gli uomini al tavolo erano per lei. "Non mi possono avere perché sono tutti sposati, ma tutti mi desiderano." Con quel pensiero ogni sera andava a dormire e riusciva a godere toccandosi. Alla frustrazione seguì così la consolazione.
L'estate però stava finendo, persino suo fratello aveva trovato una fidanzata, si chiamava Grazia. A lei faceva ridere questa situazione, Riccardo la trattava come una bambola di porcellana. Lei probabilmente avrebbe voluto un altro tipo di trattamento, infatti Claudia aveva notato che Grazia passava in rassegna con lo sguardo qualsiasi uomo passasse, sentì come un feeling verso sua cognata.
A fine agosto il padre di Claudia organizzò una festa per il suo quarantasettesimo compleanno. Claudia pensava che avrebbe visto le solite facce, ma la situazione stavolta era più in grande, c'erano persone che non aveva mai visto o di cui non si ricordava nemmeno il nome, aveva inoltre notato come la quantità di alcool fosse a dismisura superiore alle altre cene. Probabilmente l'anno prima aveva vissuto la stessa situazione ma ne aveva pochi ricordi, forse perché aveva esagerato col bere.
Anche quella sera Claudia aveva puntato su dei vestiti molto sexy. Indossava un vestitino nero che lasciava poco all'immaginazione e dei sandali alla schiava. A metà serata, quando i drink scorrevano ormai nelle vene di tutti, un uomo sulla quarantina alto e moro l'avvicinò.
"Oh, la piccola Claudia, come sei cresciuta... che facoltà hai scelto?" esordì l'uomo.
"In realtà devo iniziare il quinto anno di liceo..." replicò imbarazzata Claudia.
"Oddio davvero? Sembri molto più grande..." aggiunse l'uomo. Claudia si sentiva lusingata, ma proprio non ricordava dove avesse già visto quell'uomo, ne aveva un vago ricordo.
"Ma lei chi è?" chiese a quel punto.
"Sono Paolo, lavoro con tuo padre, non ricordi? In realtà... beh... sono il capo di tuo padre" disse Paolo diventando improvvisamente serio.
Claudia ebbe un flash. Si ricordava di Paolo, l'aveva visto un sacco di volte, anche l'anno prima, ma ricordava ancora di più sua moglie, forse una delle donne più belle che lei avesse visto.
"Si si! Ora ricordo! Come sta Sandra? Non è venuta stasera?" chiese Claudia.
"No... no... abbiamo divorziato. Sei mesi fa" disse Paolo scuro in volto.
"Mi spiace Paolo, non lo sapevo..." replicò prostrata Claudia.
"Non ti preoccupare, è stata una mia scelta" aggiunse Paolo. Ma Claudia ormai si chiedeva cosa avesse Paolo, dopo i sorrisi iniziali, si era fatto improvvisamente serio e cupo.
"Non ricordo mai dov'è il bagno in questa casa, mi ci accompagneresti?" chiese l'uomo a Claudia.
"Si, certo... seguimi" Claudia iniziò a camminare e subito notò che Paolo aveva lo sguardo fisso sul suo culo, le faceva piacere, ma si chiedeva ancora come mai si era incupito così all'improvviso quell'uomo. Cosa pensava in realtà? Raggiunto l'uscio della porta del bagno Claudia guardò Paolo e disse sorridente "ecco qui..." ma non riuscì a finire la frase che si sentì pesantemente strattonata dall'uomo e finì in bagno anche lei, confusa. Paolo chiuse a chiave. "Ohi, aspetta che cazzo fai?!" chiese agitata Claudia "Che cazzo fai tu, ragazzina di merda? Non ti ricordi? Come cazzo fai a non ricordarti? Esattamente un anno fa... eravamo seduti di fronte e mi hai fatto piedino tutta la sera, tutta la sera, con mia moglie accanto, stavo impazzendo..."
A quel punto Claudia ebbe un altro flash. Continuava a non ricordarsi bene di lui, ma si ricordava di averlo stuzzicato per ore alla festa di suo padre, l'anno prima. Mentre si sforzava di ricordare Paolo la faceva inginocchiare forzatamente di fronte a lui. Neanche il tempo di realizzare o di protestare e Claudia si ritrovò un cazzo in direzione del suo volto, una mano che l'afferrava dietro la nuca e la sua bocca che si spalancava automaticamente. Prese così a succhiarglielo di gusto, per la prima volta si sentì diversa, si sentì usata e le stava piacendo, le stava piacendo da matti.
"Ti piace troietta?" chiedeva Paolo mentre ficcava il suo pene fin in fondo alla trachea di Claudia, che non riusciva a rispondere, ma si sforzava di annuire. "Lo sai che tuo padre è una persona totalmente inutile a lavoro? Ma finalmente ho scoperto il suo ruolo. Ha una figlioletta troia che me lo può succhiare quando voglio" mentre pronunciava questa parole Paolo iniziò a venire copiosamente nella bocca di Claudia, che per non soffocare iniziò a ingoiare tutto. Più ingoiava e più i fiotti di sperma caldo la colpivano il fondo della bocca.
A quel punto Paolo si ricompose, tirò fuori un biglietto da visita e glielo porse: "ora sai cosa ti aspetta, ma ti avviso: hai fatto solo un piccolo assaggio. Se vuoi essere la mia troietta domani sera alle 21 ti aspetto a casa. Non tardare" e uscì dal bagno, lasciando Claudia ancora provata, in ginocchio sul pavimento.

Il giorno dopo Claudia lo passò a lottare con sé stessa. A pensare a cosa potesse andare storto, ma si sentiva diversa. Sentiva l'esigenza di sentirsi ancora così, maltrattata e sottomessa da Paolo. Anzi, non solo da Paolo. Durante il giorno immaginò situazioni simili con altri uomini e questi pensieri la fecero morire di eccitazione. Provò a masturbarsi, ma suo padre la interruppe, presentandosi nel pomeriggio in camera sua. Si irritò parecchio e in quel momento prese la sua decisione: sarebbe stata la troietta di Paolo. Non poteva continuare a vivere quelle situazioni a casa sua, dove non si poteva nemmeno toccare, dove ogni santa sera udiva i suoi genitori scopare di gusto.
Alle 21 spaccate Claudia era davanti alla porta di casa di Paolo in canotta, shorts e sneakers. Avrebbe voluto vestirsi più provocante, ma non avendo ancora la patente fu costretta a farsi accompagnare da Riccardo, che aveva sempre da ridire sul suo abbigliamento succinto. Ad aprirle la porta fu Paolo in jeans e maglietta, fu sollevata vedendo anche l'uomo in abbigliamento casual. Claudia entrò sorridente, ma Paolo aveva l'umore del giorno precedente.
"In questa casa non puoi camminare Claudia. Mi dispiace, ma se vuoi passare qui la serata puoi muoverti solo in ginocchio o a quattro zampe." - "O-ok..." accettò imbarazzata la ragazza. Si mise a quattro zampe e faticò a seguire Paolo che si dirigeva verso il soggiorno.
"Che hai fatto oggi di bello?" disse Paolo, che aveva riacquistato il sorriso.
"Ho ripreso qualche libro in mano... ho ripetuto un po' matematica" mentì Claudia.
"Quando ricomincia la scuola?" chiese Paolo, sedendosi sul divano del soggiorno.
"Il 10 settembre" rispose la ragazza, in ginocchio davanti a Paolo.
"Ok, abbiamo qualche giorno quindi..." aggiunse Paolo mentre tirava fuori da sotto il cuscino un paio di manette e una benda. Pose quest'ultima sugli occhi di Claudia e le incatenò i polsi dietro la schiena. Claudia ebbe un brivido di terrore, se inginocchiarsi fino a quel momento le era sembrato ridicolo, mentre veniva immobilizzata e privata della vista sentì la stessa sensazione della sera prima. A quel punto sentì dei passi attorno a lei. "Chi c'è?!" chiese agitata. Ci furono delle risate maschili. Claudia rimase ferma, sola con sé stessa, ma con tutti quegli uomini attorno. Respirò. Pensò "è quello che voglio?"
Paolo capì che quel momento era catartico per la ragazza, si avvicinò al suo orecchio e sussurrò "Claudia, io non sono uno stronzo psicopatico. Ora tocca solo a te decidere. Ma sappi che se acconsenti non ci fermeremo, in nessun caso. Allora dimmi piccola: si o no?"
"...Si."
Claudia si sentì subito tirare i capelli e una cappella premere sulle sue labbra, non era quella di Paolo, perché veniva da un'altra direzione. Spalancò la bocca e accolse quel cazzo tra le sue labbra, non era affatto quello di Paolo, confermò a sé stessa, perché era più piccolo e a differenza di Paolo non glielo ficcava di prepotenza, ma si gustava ogni leccata e movimento di lingua che la ragazza effettuava. A lei piaceva di più così, ma a quel punto quel pene uscì fuori dalla sua bocca e ne entrò un altro. Forse quello di Paolo: era delle stesse dimensioni, ma non ebbe nemmeno il tempo di capirlo e un altro cazzo lo sostituì.
E un altro ancora.
"Siete in quattro?" riuscì a chiedere Claudia tra un pompino e l'altro, sentì uno di loro ridere.
"No, piccola, siamo di più" rispose Paolo.
Un brivido di terrore percorse la schiena Claudia, mentre si sentiva legare qualcosa attorno al collo, in compenso venne liberata dalle manette. Fu strattonata pesantemente e costretta a gattonare, nonostante forti dolori alle sue ginocchia, capì che quello che le era stato legato al collo doveva essere un guinzaglio, come quello usato per i cani. Più la strattonavano più si sentiva mancare l'aria nei polmoni, per evitare di soffocare cercava stare al passo degli uomini gattonando più velocemente. Mentre si muoveva aveva anche ricevuto un paio di calci nei fianchi, non violenti, ma che comunque le avevano fatto perdere l'equilibrio, facendola stramazzare a terra, con tanto di risate di tutti i presenti.
Non si era mai sentita così eccitata e mentre lo pensava capì di essere arrivata ai piedi un letto. Fu presa di peso, buttata sul materasso, spogliata e legata polsi e caviglie agli angoli del letto. L'operazione era stata molto veloce, tanto da farle sospettare una certa praticità di quegli uomini a mettere in atto tali immobilizzazioni.
Seguirono momenti di quiete. Claudia era legata e bagnata fradicia su quel letto. Attorno a lei più di quattro uomini. Ma non succedeva nulla, nessuno fiatava. Poi si sentì leggermente spostare di lato da delle mani. Erano mani gentili, probabilmente non erano quelle Paolo. Mentre Claudia si godeva questa dolce sensazione si sentì premere un cazzo sulle labbra e lo accolse nella sua bocca, mentre una mano le spalmava del lubrificante sul suo culo. Poi li sentì. Entrambi i cazzi che si facevano strada dentro di lei, uno nella figa totalmente fradicia e l'altro nel suo sedere. Voleva gridare di gioia, ma non poteva perché aveva la bocca piena. Un cazzo le si appoggiò sulla mano, un altro cazzo sull'altra. Erano almeno in cinque. Iniziò a segarli, al tatto le sembravano i più piccoli. Il più grosso capì subito di averlo dietro, si sentì subito devastata, non l'aveva mai fatto nel culo, ma lei spesso si masturbava anche nel sedere perché l'idea la stuzzicava parecchio. Le piaceva allargarselo da sola. Il pensiero ritornò a casa sua. Ai suoi genitori che scopavano e lei costretta a sentire, al fratello segaiolo e alla vecchia consapevolezza di non poter essere mai libera.
Invece ci era riuscita, era diventata libera, passando dalla schiavitù. In quel momento iniziò a venire, ma capì subito che non era il solito orgasmo. Mentre quei cazzi pompavano dentro di lei, Claudia continuava a venire per interi minuti, non ansimava per la bocca tappata, ma gli uomini attorno a lei erano consapevoli del suo stato di godimento assoluto. Mentre quell'orgasmo infinito continuava Claudia sentì una sesta presenza toccarle i piedi. Sentì una lingua passarle sul collo delle sue estremità, per poi finire sulla pianta, a quel punto si sentì totalmente apprezzata. Da un lato schiava, dall'altro assoluta protagonista e fonte di godimento per sei uomini. Un orgasmo le esplose in bocca, lei ingoiò in fretta, perché aveva qualcosa da dire.
"Siete sei? Sei?"
"Si, bambina." rispose chi glielo stava infilando in culo. Non era Paolo, era la prima voce che ascoltava chiaramente. Era famigliare, l'aveva già sentita, ma non capiva chi fosse. Uno dei due che si stava godendo la sega portò il suo cazzo nella bocca ormai libera di Claudia, mentre gli altri due continuavano a scoparsela. L'uomo che aveva parlato iniziò a venirle in culo. Claudia si sentì venire di nuovo, non capiva se era lo stesso orgasmo di prima o se ne stava avendo un altro.
L'altro uomo che si gustava la sega glielo mise a quel punto in culo, ancora pieno di sperma. Venne subito anche lui. Venne in bocca anche l'altro uomo. L'uomo che la scopava la figa, che secondo lei doveva essere Paolo, smise di scoparla, glielo mise in bocca e venne anche lui.
Tutti giacevano affianco a lei, totalmente esausti. Claudia aveva raccolto tutto lo sperma in bocca e in parte nel culo. Erano venuti tutti, tranne il sesto. Un uomo misterioso che continuava imperterrito a leccarle i piedi. Claudia ingoiò il seme che aveva ancora custodito nella sua bocca e suggerì "scopami anche tu" giocherellando col l'alluce nella bocca del sesto.
"Non può" suggerì Paolo "vorrebbe da morire, ma non può."
Paolo si avvicinò allora all'orecchio di Claudia e disse "le scelte più importanti sei tu a farle. Tu hai accettato che questo accadesse, adesso tu deciderai se togliere la benda prima o dopo che questi uomini escano da questa casa."
"Questi uomini li conosco?" chiese allora Claudia.
"Potresti conoscerne qualcuno, non ti do una risposta precisa, altrimenti la scelta sarebbe troppo facile. Ora decidi."
Claudia la conosceva benissimo la risposta: "voglio togliermi la benda ora, voglio guardarli in faccia 'sti maiali."
Paolo tolse la benda delicatamente. Gli occhi di Claudia bruciarono per la luce che non vedeva da più di un'ora, il primo viso che vide fu di un uomo sdraiato affianco a lei, era sulla cinquantina, anche lui lavorava nell'azienda di suo padre. Era quello col cazzo enorme, che le aveva sfondato il culo. Si voltò e vide tutti visi conosciuti, erano tutti alla festa ed erano tutti colleghi di suo padre. Il sesto lo intravide ancora ai suoi piedi, non riusciva proprio a smettere di leccarglieli.
"Si ma chi è lui?" disse cercando di indicare col naso l'uomo ai suoi piedi, di cui riusciva a vedere solo i capelli. A quel punto il sesto alzò la testa.
Claudia si ritrovò legata e completamente farcita di sperma, con suo padre che la guardava dai piedi del letto.
"Papà...?"
Intervenne Paolo, prontamente: "tuo padre ci doveva qualche favore... in realtà a me doveva dei soldi... una sera, qualche mese fa, gli proposi di scoparti per pagarmi il debito, ma lo feci scherzando..."
"...e io mi accorsi che non volevo altro... l'alcool fece il resto... eravamo noi sei quella sera e gli promisi... te... promisi che se a te andava bene ti avrebbero potuta prendere loro cinque. Tutti assieme... non pensavo tu potessi accettare... non pensavo... io... non pensavo..." aggiunse il padre di Claudia, quasi in lacrime.
"Si... ma perché sei qui... perché volevi assistere? Poi i miei piedi... perché ti sei dedicato ai miei piedi?" chiese ancora sbigottita Claudia.
"Quelli sono una mia debolezza... sono così simili a quelli di tua madre... non ho resistito, sono bellissimi, io... scusami... sono qui perché volevo vederlo con i miei occhi... se tu avessi accettato io dovevo vederlo. Non pensavo che Paolo ti togliesse la benda... non doveva."
"Farvi umiliare sembrerebbe una cosa di famiglia..." aggiunse Paolo spezzando il momento di tensione e tutti scoppiarono a ridere, anche Claudia.
Mentre parlavano Claudia si accorse che i cazzi di tutti erano andati di nuovo in tiro. Ripensò ai due orgasmi, forse i più belli della sua vita fino a quel momento, ripensò ai calci nei fianchi mentre era a quattro zampe, ripensò ai caldi fiotti di seme che aveva accolto nella sua bocca e nel suo culo, ripensò al sesto uomo che le adorava i piedi in maniera così servile. Quell'uomo era suo padre, lo riguardò e disse "se ti piacciono così tanto, continua."
Lui non se lo fece ripetere e riprese a leccarli, a lei non pareva vero. Si guardò attorno, tutti erano pronti a ricominciare, Paolo le si avvicinò ancora all'orecchio.
"Dimmi bambina, si o no?"
"Si!"

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