Una madre racconta

Scritto da , il 2018-04-08, genere prime esperienze

Sono Stefania e ho un figlio, Simone, di 19 anni. Qualche mese fa, dopo una febbre molto alta, il medico di famiglia gli ha diagnosticato una parotite, quelli che vengono più semplicemente chiamati “orecchioni”.
Dopo aver visitato Simone, il medico mi ha parlato in disparte dicendomi: “Signora, il ragazzo è ormai sviluppato e a questa età la parotite può essere una malattia delicata per i maschi. Come per l’adulto, può avere delle conseguenze all’apparato genitale.”
Io mi sono subito allarmata, anche perché Simone è un ragazzo problematico.
“Non drammatizzi. Intanto, mi consente di controllare il ragazzo? Devo sentire se c’è traccia di infiammazioni ai testicoli.”
“Certo, dottore, faccia pure quello che è necessario” dissi.
Tornato nella stanzetta di Simone, il medico lo ha scoperto e gli ha chiesto di abbassare gli slip per un controllo e con un sorriso ha aggiunto:
“Dobbiamo controllare se a causa della febbre elevata c’è un’infiammazione … qui sotto. A volte la febbre fa strani scherzi a noi maschi”
Io ero in disparte ma vedevo.
Il medico ha spostato delicatamente il pisello dallo scroto e ha iniziato a sentire i testicoli chiedendo varie volte a Simone se sentiva male. Prima ha toccato tutta la sacca poi un testicolo per volta. In seguito ha controllato l’inguine in diversi punti premendo leggermente, chiedendo a Simone se sentisse dolore.
A me sembrava un’eternità, anche se tutto durò pochi minuti.
“Ok. Finita la visita. Ora il giovanotto può riposare”.
A questo punto il medico si fermò alcuni minuti per parlarmi.
“Signora, per ora non ho riscontrato problemi. Però, non è facile dire se questo sia il picco della malattia … Per alcuni giorni dovrò monitorare Simone. Come avrà visto anche lei è sviluppato, come è normale a 18 anni, e questo lo espone a qualche rischio in più rispetto a un bambino. Lei chieda al ragazzo se sente dolori al basso ventre o proprio ai testicoli e mi telefoni subito. Io ogni tanto passerò …”
Questa situazione andò avanti per circa una decina di giorni, poi la febbre calò anche se a Simone rimase solo un certo gonfiore dietro l’orecchio.
Un giorno il medico passò per la consueta visita: constatato che la febbre si era molto abbassata (appena qualche linea) procedette con un ultimo controllo: fece stendere bene Simone sul letto a gambe divaricate e, abbassati gli slip, sentì con molta attenzione i testicoli più volte. Io che ero in disparte ho avuto quasi l’impressione che a Simone stesse venendo un’erezione. Non guardai troppo perché mi sembrava di essere indiscreta.
“Tutto bene. Ricopriti pure e riposa”.
Queste parole del medico mi rassicurarono molto. In effetti il dottore in disparte, prima di andarsene mi disse che non aveva notato nulla di problematico, tuttavia la cosa migliore per avere certezze sarebbe stato uno spermiogramma.
“Il prelievo può avvenire tramite un’iniezione, ma credo che il metodo meno invasivo sia quello … diciamo … naturale”
“Intende dire …?”
“Sì, la masturbazione, signora”
“Ma io non so se Simone lo farà e mi imbarazza molto dovergli dire … di masturbarsi …”
Il medico rimase pensieroso qualche secondo poi disse:
“Provi così allora. Lei o suo marito parlate al ragazzo molto chiaramente dicendo che serve un campione di liquido seminale e senza spiegare tutta la dinamica lo aiutate voi a produrre il campione necessario. E’ importante che disinfettiate un po’ il glande prima di iniziare e che usiate guanti di lattice. Potete acquistare il contenitore in farmacia e appena avrete fatto me lo consegnerete in ambulatorio. Poi procederò io a consegnarlo al laboratorio”
Il medico avrà notato la mia perplessità e mi rassicurò dicendo: “Signora, non sia imbarazzata. Guardi che lei lo fa a scopo terapeutico … Come se a suo figlio facesse un’iniezione, un clistere, gli inserisse una supposta …. Come ha fatto tante volte in questi giorni di malattia.”
Poco dopo mi affrettai ad acquistare il contenitore presso la farmacia all’angolo.
La sera ne parlai con mio marito che non ne volle sapere: “Mi dispiace ma io non tocco il pisello di mio figlio, tanto meno lo … Mi hai capito. Se vuoi fai tu!”
Alcuni giorni dopo presi coraggio e parlai a Simone.
“Senti, il dottore ha detto che vuole controllare che dopo gli orecchioni sia tutto a posto. Vuole essere certo che non ci sia stata nessuna conseguenza nelle tue parti intime, capisci? Oltre alle visite che ti ha fatto, ha bisogno di un po’ di liquido, non la pipì, liquido … maschile, lo sperma. Non so se ne uscirà molto o poco alla tua età, però dobbiamo provare. Se non fai da solo, ti aiuterò io.”
Andammo nella sua stanza: gli dissi di spogliarsi, senza imbarazzo. Lui tolse i pantaloni della tuta e gli slip. Era completamente nudo, aveva tenuto solo la maglietta.
“Ora, Simone, dobbiamo fare in modo che … il pisello … si sollevi … si drizzi per bene” faticavo a trovare le parole giuste, per l’imbarazzo. E' vero che aveva ormai 18 anni, ma era pur sempre mio figlio e parlargli così mi imbarazzava.
“Hai capito ? Fai tu ? Oppure … faccio io ?” chiesi, emozionatissima.
“Fai tu, mamma. Sai tu cosa devi fare, quello che ti ha detto il medico”.
Mi misi un guanto monouso e cominciai a fare uscire la punta del pene due o tre volte, finché fu tutta scoperta: la disinfettai come aveva detto il medico. Poi strinsi fra due dita il pisello e le feci scorrere per qualche secondo su e giù: dopo pochi istanti era già in erezione.
“Ora siamo pronti, Simone – gli dissi guardandolo per rassicuralo - Quando uscirà il liquido dovremo metterlo in questo contenitore. Attento, quando senti che sta per arrivare dimmelo, così evitiamo che vada perso in parte. Dovresti accorgerti quando il liquido sta per arrivare, comunque cercherò di stare attenta anch’io”
Afferrai il pene rigido di mio figlio stando seduta sulla sponda del letto mentre lui mi era a fianco. Vedevo i suoi occhi che ogni tanto si chiudevano mentre scorrevo con la mia mano su e giù. Quindi capii che si stava eccitando. Sentivo il suo respiro farsi più affannoso. Era una stranissima sensazione: stava provando piacere. Ad un certo punto notai che la sua mano, istintivamente, si era appoggiata delicatamente sui testicoli e li toccava. Io intanto continuavo il movimento della mia mano, un po’ accelerando il ritmo e un po’ rallentando …
Alcuni minuti e una piccola goccia trasparente fece capolino dalla punta del glande. Era la conferma che Simone era eccitato. Sapendo che questo accadeva anche a mio marito gli dissi: “Simone, stai attento che tra un po’ secondo me ci siamo”
“Sì, mamma” mi disse con la voce bassa e con il respiro affannato.
Qualche istante ancora: io continuavo a scorrere delicatamente con la mia mano. Poco dopo cominciò a respirare più affannosamente e gemere un po’; io a quel punto accelerai il movimento e avvicinai il contenitore.
Solo pochi secondi ancora ed un gemito accompagnò la fuoriuscita dello sperma. Uno, due, tre fiotti densi.
Lo osservai: aveva chiuso gli occhi per il piacere.
Poi lentamente il suo respiro tornò meno affannoso: lo guardai con un sorriso per metterlo a suo agio e mi allontanai dicendogli:
“Ora vai in bagno a lavarti”.

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