Corde

di
genere
bondage

La corda scorre sulla mia pelle, guidata da te, che assapori ogni mio tremito. Ci guardiamo fissi negli occhi, una muta domanda nei tuoi, una silenziosa risposta nei miei e inizi a legarmi. Non so come facciamo ad avere questo costante contatto tra noi, di pelle e di occhi, anche nei momenti in cui sistemi la corda, in cui la fissi nei disegni che vuoi sviluppare sul mio corpo, che vuoi imprimere sulla pelle e che resteranno anche quando la separerai da me.
Sei molto attento alla sicurezza e ogni tuo gesto lo sottolinea: mi tocchi le mani con un fare tecnico ed erotico insieme, così come saggi quanto la corda stringe, tirandola o allentandola. Ti obbedisce, come fosse un tuo arto ed è questo che mi arriva: sono avvolta dalle tue dita infinitamente allungate, che mi premono ovunque, che reagiscono ad ogni mio movimento ad ogni mio respiro e nei tuoi occhi vedo quello che la corda ti restituisce, quasi fosse percorsa da infinite terminazioni nervose collegate al tuo cervello. E così rimabalzano tra noi le emozioni, le sensazioni, e ognuno amplifica quelle dell'altro fino a portarci ad un appagamento che è prima mentale. Arriverà anche l'altro, ma dopo, non abbiamo fretta ora, perchè il tempo rallentato, il piacere trattenuto fa parte del piacere stesso. E ne godiamo entrambi.
Le corde costringono non solo il corpo di uno, ma anche il tempo dell'altro: richiedono calma, assenza di frenesia, gesti misurati. Ognuno dona all'altro l'attesa.
Non so cosa farai una volta terminate le tue spire: mi torturerai con la dolcezza o col dolore? Mi darai modo di muovermi o mi immobilizzerai totalmente?
In ogni caso saremo ancora una volta tu, io, noi.
di
scritto il
2018-02-21
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