I miei tre moschettieri

Scritto da , il 2018-02-16, genere gay

I miei tre moschettieri
Abito in villetta in campagna in posizione isolata ma comunque a ridosso di un paesino grazioso, a pochissimi km dal mare e dalle colline al confine tra Lazio e Toscana.
E’ ormai un paio di anni che vivo lì, da quando sono rimasto solo, e lavorando da casa è il posto migliore per viverci.
Non ho amicizie nei dintorni ma qualche semplice conoscenza.
Abitando in una villetta ed essendo solo, inevitabilmente ci sono tanti lavoretti da fare che con non poca fatica riesco a portare a termine per via che devo dedicare del tempo anche al lavoro. Per questo parlando con un ragazzo appena diplomato ed in cerca di qualche lavoretto da fare, gli proposi di darmi una mano. Ci accordammo e si presentò da me il giorno successivo.
Era un bel ragazzo, bel fisico, capelli castano chiari ed uno sguardo profondo ed ipnotizzante dato dai suoi occhi verdi.
Gli mostrai ciò che avrebbe dovuto fare e lo feci iniziare dal taglio dell’erba del giardino.
Ogni tanto andavo a vedere come si districava e ogni volta restavo ad ammirarlo nel suo lavoro.
Lo guardavo sempre più con insistenza ed iniziavano a nascere in me sogni e voglie peccaminose.
Quel suo fisico prestante ed i suoi movimenti mi eccitavano.
Non avevo mai avuto rapporti sessuali con il mio stesso sesso ma era sempre vivo in me il desiderio di farlo.
Mi procuravo il piacere di essere posseduto da un maschio con articoli sessuali come falli realistici, anche di misure rilevanti, ed il mio buchetto era ormai diventato un bel buco enorme, somigliante ad una vagina con le grandi labbra. Infatti durante i miei giochi solitari la chiamavo “la mia fica”. Ma un bel cazzo vero ancora mai. Non avevo ancora mai provato quel piacere forse per mancanza di coraggio e della giusta occasione.
Forse era quella l’occasione buona e forse dovevo avere il coraggio di tentare.
Marco, questo era il nome di quel bel ragazzo, terminò il lavoro, si diede una sciacquata veloce e se ne andò lasciandomi avvolto dall’immaginazione di quel corpo che mi possedeva e di me che gli regalavo piacere sia con la bocca che con il mio fondoschiena.
Speravo che i miei articoli da gioco mi avrebbero calmato il desiderio ed invece non fecero altro che accrescerlo. Non vedevo l’ora che arrivasse il giorno successivo per avere ancora la possibilità, l’occasione giusta e il coraggio per liberare la mia voglia del cazzo di Marco.
Il giorno dopo alle 10, puntuale come speravo, arrivò Marco. Dopo un caffè volle iniziare a lavorare e quindi gli mostrai alcune cose che avrebbe dovuto spostare. Ma il pensiero e i miei sguardi erano rivolti al suo bassoventre. Se ne accorse, mi fece un sorriso ed iniziò il suo lavoro.
Dopo circa mezz’ora entrò in casa chiedendomi un po’ d’acqua. Lo feci accomodare sul divano e mi disse che in un movimento malfatto aveva sentito un piccolo dolore alla schiena. Chiesi se aveva bisogno di un massaggio e Marco accettò. Immediatamente si insinuò in me l’idea che quella era l’occasione che aspettavo; dovevo soltanto trovare il coraggio ed il modo giusto.
Gli feci togliere la maglietta e lo feci distendere a pancia in giù sul divano. Aveva proprio un bel corpo.
Presi una pomata ed iniziai a frizionare e massaggiare la schiena di Marco. Lui gradiva i miei massaggi ed in me cresceva l’eccitazione. Dopo un po’ lo feci girare, presi coraggio ed iniziai a massaggiargli il petto. Marco socchiuse gli occhi ed io continuai quel massaggio, avvolto da un’eccitazione sempre più crescente. Guardai tra le sue gambe e non potei non accorgermi che anche in lui cresceva l’eccitazione visto che si notava vistosamente un rigonfio dei pantaloni. Mi convinsi che era proprio l’occasione giusta ed il momento ideale. Continuando il massaggio e lentamente, con le mani, scendevo sempre più giù. Presi coraggio e infilai piano piano una mano sotto i pantaloni della tuta e poi anche l’altra, iniziando dapprima ad accarezzarlo nella zona inguinale per poi, da sopra gli slip, il nerbo che già sentivo prorompente. Marco non si mosse ed allora continuai ad accarezzarlo ma stavolta incuneando le mani sotto gli slip fino ad avere tra le mani un bel cazzo che già al solo tatto rivelava delle dimensioni di tutto rispetto. Marco ebbe un sussulto ma era di piacere e d’approvazione. Lo liberai dalla tuta e dagli slip e vidi svettare quel cazzo che ora mi appariva ancora più grande di quel che credevo. Lo ripresi tra le mani, lo accarezzai per tutta la sua lunghezza e presi a muovere le mani su e giù per quell’asta. Marco, ora, si mordicchiava il labbro inferiore, segno evidente che stava per essere avvolto dal piacere. Ed io volevo prendergli quel cazzo in bocca, leccarglielo tutto, succhiarglielo per bene ed assaporare il suo profumo ed il sapore di cazzo giovane ma soprattutto vero. Chinai la testa ed iniziai a baciarlo. Baciavo dolcemente la sua cappella turgida, scendevo con le labbra per tutta la dura asta, fino alle palle che sentivo piene, pronte e desiderose di svuotarsi. Le presi in bocca prima una e poi l’altra, giocherellando con la lingua, per poi risalire quella barra di carne continuando a dare dei colpetti con la lingua. Risalii fin sopra la cappella e finalmente me lo infilai in bocca. Lo tenni in bocca qualche istante senza muovermi e fu Marco che inizio a muovere il bacino per potermelo infilare in bocca un po’ di più. A quel punto iniziai il mio primo pompino prendendomi in bocca quanto più cazzo potevo e andando, contemporaneamente, con la mano su e giù per tutto il resto dell’asta.
Mentre lo spompinavo indirizzai, con l’altra mano, la mano di Marco dapprima sulle mie chiappe e poi nel loro mezzo. Mi staccai un attimo da quel corpo per denudarmi e ripresi il pompino ma indirizzando le dita di Marco ad esplorare il mio buco, sul quale avevo messo un po’ di saliva per favorire l’operazione. Marco iniziò a giocherellare con le dita per poi infilare prima uno e poi due dita dentro. Giocava con il mio sfintere infilando e sfilando le dita. Mi stava scopando con le dita, muovendole sempre più velocemente e, muovendosi con il bacino, sentivo crescere il suo voler esplodere e la mia voglia di sentirmi riempire la bocca dal suo sperma.
Ancora qualche sussulto ed il cazzo eruttò un fiume di sborra calda. La prima sensazione non fu piacevole e quasi stavo per sputarla fuori. Ma non lo feci; la tenni tutta in bocca come ci tenni il cazzo. Rimasi qualche istante combattuto tra l’ingoiare oppure no e alla fine mandai giù tutta quella crema e mi piacque molto quel suo sapore, tanto che non ne persi neanche una goccia. Il mio primo pompino coincise con il mio primo ingoio. Ma non mi bastava.
Ripresi in bocca il cazzo e ricominciai ad andare su e giù con la testa. Era così bello spompinarlo ed il suo cazzo era così buono.
In poco tempo divenne durissimo nuovamente e capì che finalmente era giunto il momento di fare entrare dentro di me quel favoloso attrezzo di carne. Mi staccai, malvolentieri, da lui e lo condussi nella mia camera da letto con quel suo cazzo svettante ancora pieno di voglia.
Lo feci distendere sul letto e mi misi accanto a lui ricominciando ad accarezzargli il petto e poi, pian piano, scendendo con una mano, ad agguantare il suo membro iniziando a far scorrere la mano per tutta la lunghezza. Presi a stuzzicare, con la lingua, i suoi capezzoli prendendoli tra le labbra e succhiandoli un po’. Era pervaso da grande eccitazione, muoveva il bacino e iniziava ad emettere sospiri di piacere, iniziando a tormentare il mio buco con le dita. Lo desideravo fortemente dentro di me.
Presi dal cassetto del comodino il tubetto di lubrificante e un preservativo. Glielo misi sull’asta e mi spalmai un po’ di lubrificante intorno e dentro il buco e mettendomi carponi lo invitai ad entrare in me. Si posizionò dietro e puntandomi la sua cappella all’ingresso spingendo un po’, sentii il cazzo entrare tutto. Provavo una stupenda sensazione e Marco iniziò a muovere il cazzo dentro di me. Stavo impazzendo dal piacere mentre mi stantuffava, ora velocemente e ora rallentando quell’andirivieni. Sentivo il cazzo che entrava fino in fondo per poi sentirlo uscire un po’ per poi entrare di nuovo dentro. I suoi movimenti ritmati ma continui mi portavano sempre più al culmine del piacere. Poco prima che esplodesse ancora una volta di piacere si sfilò da me, si tolse il preservativo e piazzandosi davanti a me mi infilò il suo stupendo cazzo in bocca e subito dopo liberò un altro torrente di sborra. Stavolta ingoiai senza esitazione e continuando a spompinarlo volli bere fino all’ultima stilla di nettare. Ci sdraiammo da quella piacevole maratona di sesso, sfiniti ma soddisfatti. Perlomeno io avevo goduto immensamente, felice per aver finalmente potuto avere un cazzo vero da soddisfare e soddisfarmi, sia quel giorno che i giorni a venire. Continuammo i nostri giochi di sesso ma nei giorni seguenti con alcune meravigliose varianti.
Infatti tre-quattro giorni dopo, mentre Marco era da me, si presentò al cancello un altro bel ragazzo. Non feci in tempo a chiedergli chi fosse che Marco me lo presentò come suo amico. Si chiamava Matteo. Entrato, lo feci accomodare e preparato un caffè, lo bevemmo scambiando due chiacchiere insieme a Marco.
Ad un tratto Marco disse a Matteo che ero proprio bravo a fare massaggi e mi invitò a far provare anche a Matteo le mie capacità.
Ovviamente accettai così come Matteo. Si spogliarono tutti e due restando con gli slip. Feci notare a Marco che il massaggio dovevo farlo a Matteo e Marco sorridendo mi disse che ne aveva tanto bisogno anche lui. Ero eccitatissimo. Ed anche loro, visto che i loro slip presentavano dei notevoli rigonfiamenti. Li “massaggiai” per bene entrambi. Con le mani, con la lingua e con il mio bel culo. Mi possedevano a turno tra le chiappe e nella bocca. Godevo come una troia. La loro troia. E loro godevano con me, con la loro troia, riempiendomi la bocca, prima uno poi l’altro, di sborra calda che ingoiavo tutta. E martorizzavano piacevolmente il mio culo, pompandomi furiosamente, con i loro movimenti senza sosta. Esausti, provati da quella scorpacciata di sesso ci lasciammo andare a un riposo che ci permettesse di riacquistare un po’ le forze.
Il giorno successivo portarono anche il loro amico Davide. Bisognoso anche lui di un po’ di “massaggi”. L’accontentai subito. Tutti e tre. Insieme.
Ora avevo tutti per me i miei “tre moschettieri” bisognosi dei miei massaggi. Ed io delle loro sciabole.

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