Una nuova vita - Parte 1, Una calda serata di luglio

Scritto da , il 2017-09-07, genere gay

Mi presento: sono Gabriele, ho 20 anni, modestamente parlando sono un bel ragazzo, biondo, carnagione chiara, occhi azzurri, fisico discretamente scolpito. I fatti che sto per raccontarvi sono realmente accaduti poco più di un anno fa.

Era un caldo sabato di luglio, in quel periodo ero abbastanza depresso per via della recente rottura con la mia ragazza, Viola, con cui stavo insieme fin dal terzo anno di liceo. Per quella sera avevo appuntamento con alcuni miei amici (con le rispettive fidanzate) al bar poco distante da casa mia. Verso le 8 di sera, feci una doccia rinfrescante. Quella sera, essendo solo al casa, con i miei genitori in viaggio per lavoro e con mio fratello Lorenzo all'estero all'università, mi concessi un po di libertà: uscendo dalla doccia, non mi preoccupai neanche di asciugarmi, mi misi solo un asciugamano attorno la vita e mi stesi qualche minuto sul divano, e mi addormentai. Al risveglio l'asciugamano si era ormai slacciato ed era caduto a terra, lasciando il mio corpo nudo disteso sul divano, guardai l orario, erano le 22, avrei dovuto essere al bar già da un'ora. In fretta e furia mi vestii e controllai il cellulare, sicuro di trovare qualche chiamata dai miei amici, invece niente. Uscii di casa, indossavo una camicia bianca sbottonata fino a metà che lasciava intravedere i miei bei muscoli, e un paio di pantaloni blu scuro. Entrai al bar, il locale era quasi pieno ma dei miei amici nessuna traccia. Controllai di nuovo il cellulare e vidi un messaggio, era di Giacomo, uno dei miei amici: "Scusaci Gabri ma stasera non ci saremo, io e gli altri andiamo a vedere un film romantico al cinema e a te non farebbe bene, ci sentiamo domani" Evidentemente quella serata per loro si sarebbe conclusa con una notte di sesso sfrenato a casa di uno di loro, magari anche un'orgia, e non volevano single piagnucoloni di mezzo. Rassegnato, andai al bancone e presi una birra, avrei approfittato di quella sera per stare un po da solo a riflettere. Finita la birra, mi alzai e mi diressi all'uscita. In quel momento, un cameriere del bar che conoscevo appena, forse non vedendomi o forse a farlo apposta mi urtò, facendo cadere dei drink tutti addosso a me. "Mi dispiace sono mortificato" disse il ragazzo. Cercai di contenere la rabbia e ma poi gli urlai "Ma stai attento, imbranato!". Tutti mi guardavano, allora evitai di fare altre polemiche e mi diressi verso il bagno del locale. Chiusa la porta, tolsi la camicia fradicia di non so quale bibita e la misi sotto l'asciugatore, che però non funzionava. Spazientito sbattei il pugno contro il muro e gettai la camicia a terra, restando per qualche secondo appoggiato mezzo nudo al lavandino, cercando di capire il motivo per cui in quel periodo non me ne andasse una giusta. Qualche secondo dopo si aprì la porta, era il cameriere sbadato. "Ancora tu?!? Vattene prima che ti prenda a pugni!" gli urlai. "Scusami, mi sento davvero in colpa...era nuova quella camicia?". Cominciavo a perdere la pazienza. Afferrai la camicia da terra che ormai era diventata uno straccio e me la misi frettolosamente, abbottonando solo il bottone in mezzo. Guardai meglio il cameriere, Dario era il suo nome, sui 18/19 anni anche lui, alto, carnagione chiara, capelli rossicci, e fisico simile al mio, proprio un bel ragazzo. "Guarda, lascia stare, non ho voglia di litigare oggi." gli dissi nell'intento di togliermelo dalle scatole. "Non so come farmi perdonare, non voglio che tu pensi che io sia un cafone maleducato, se vuoi ti offro un drink in un altro locale, ho appena finito il turno, ti va?" mi chiese sorridendomi. La sua aria innocente e mortificata mi fece leggermente cambiare umore e gli accennai un sorriso. Lo fissai per qualche attimo e poi disse: "Giuro che stavolta non te lo verso addosso", a quella battuta scoppiai a ridere, era riuscito a farmi cambiare umore. "Con questo straccio addosso non credo di voler andare da qualche parte, meglio un'altra volta". Feci per uscire dal bagno ma mi sentii afferrare il braccio con forza. "No ti prego, voglio farmi perdonare, se vuoi possiamo andare a casa mia, ti faccio conoscere i miei genitori e ti offro qualcosa li, si vede che hai passato una brutta serata e io non ho fatto altro che rovinartela, non voglio andare a dormire stanotte con il pensiero di aver rovinato la vita a qualcuno", la sua loquacità e la sua simpatia mi fecero subito cambiare idea su di lui, così accettai l'invito, avevo bisogno di un po di compagnia in fondo. Mi bottonai la camicia e uscii con lui, Dario abitava poco distante e raggiungemmo l'appartamento a piedi in pochi minuti. Durante il tragitto non fece altro che scusarsi e parlare, ormai lo avevo perdonato, quasi mi sentivo io in colpa ad averlo insultato davanti a tutta quella gente, infondo era un ragazzo molto simpatico. Arrivammo nell'appartamento. Dario mi presentó ai suoi e mi fece accomodare. I suoi genitori erano dei signori veramente simpatici, proprio come il figlio. Dopo un'oretta di chiacchiere e risate, Dario mi invitò ad uscire per fare un giro, "Guarda come sono conciato, dovrei andare a cambiarmi prima" gli dissi, "Metti qualcosa di mio, ho tante camice se vuoi, metti quella che vuoi, infondo anche io devo cambiarmi per uscire" mi fece entrare nella sua stanza e si spoglió, il suo fisico mi stupí, addominali definiti e pettorali niente male, mi tolsi anche io camicia e pantaloni, "Fai palestra?" mi chiese, "Da un po" risposi, "anche tu a quanto vedo..." "No io non ho proprio tempo di andare in palestra, faccio qualche esercizio la sera qui in camera, e mangio adeguatamente" "Ah complimenti". Mi prese una camicia a maniche corte blu a fiori rossi e dei pantaloni rossi abbinati, lui invece mise una canottiera bianca e sopra una camicia gialla aperta, e un paio di jeans strappati. Uscimmo di casa, Dario prese la macchina e andammo in un locale li vicino, mi divertii un sacco quella sera, soprattutto per la quantità di drink che bevvi, forse anche troppi. Anche Dario beveva, e intanto pagava per entrambi. Dopo non so quanti bicchieri, uscimmo semi-ubriachi e andammo in macchina, io mi misi al posto di guida e facemmo un giro per la città, erano quasi le 2, arrivai sotto casa mia, "Vuoi salire? Magari parliamo un po" gli chiesi, Dario accettò volentieri, salimmo a casa, quella notte faceva veramente caldo, forse una delle notti più calde della scorsa estate, tolsi la camicia e la cintura, Dario restò in canottiera. Nel frigo c'erano diverse bottiglie di birra, forse una decina, le bevemmo tutte, a quel punto ero veramente ubriaco e con un grosso mal di testa mi distesi sul divano, dopo di che non ricordo più niente di quella sera. Mi svegliai intorno le 5 di mattina, stordito, in casa c'era buio e non vedevo gran ché, pensavo che ormai Dario se ne fosse andato e questo mi dispiaceva, mi resi conto di avere qualcosa sul mio petto nudo: erano un paio di boxer, li riconobbi, erano quelli di Dario, lo avevo visto con quelle mutande addosso nella sua camera qualche ora prima. A terra vidi anche gli altri indumenti, la camicia, la canottiera, i pantaloni, le scarpe. Mi alzai, e cercai di capire cosa fosse successo, a terra c'erano bottiglie di birra ovunque. Accesi la luce ma non lo vidi, entrai in cucina e lo intravidi dietro l'angolo, accesi la luce ed era li, completamente nudo, sudato, e nel bel mezzo di una sega, "Ti sei svegliato finalmente" mi disse sorridendo, ma stavolta non aveva l'aria simpatica, aveva un tono malizioso, io non dissi una parola, quasi spaventato. Sj avvicinò velocemente a me, mi guardò fisso negli occhi a pochi centimetri di distanza e poi mi bació violentemente, le sue labbra si scontrarono con le mie, la sua lingua si scontrò con la mia, non ero gay, ma non lo respinsi, anzi, lo strinsi con le braccia e continuai a baciarlo, sempre più appassionatamente. Poi si staccò, mi guardò ancora e poi si buttò di nuovo su di me, con tanta violenza che mi fece cadere a terra, lui si buttò sopra di me e mi bació ovunque, mi succhió entrambi i capezzoli, mi leccó tutto il busto, il collo e le orecchie, mentro io gemevo dal piacere, poi scese con la lingua fino agli addominali, li leccava con passione mentre mi infivala due dita in bocca, che io succhiavo con piacere. Poi mi tolse i pantaloni e i boxer e ammiró il mio cazzo in erezione, si gettó subito sulla punta e la leccó, mi eccitava tantissimo, mi fece un pompino, il più bello della mia vita, poi, con la bocca ancora al gusto del mio cazzo riprese a baciarmi, intanto cominciavo a sudare, sentivo la mia pelle bagnata e unta scivolare sulla sua altrettanto umida, era una sensazione bellissima, che non provavo da tempo. Mi girò con forza e lavorò con la lingua sulle spalle e sulla schiena, per poi finire a infilare la lingua dentro il mio ano vergine, subito dopo, senza preavviso, mi ritrovai il suo cazzo dentro di me. Non mi opposi, anzi, era piacevolissimo. Urlavo dal dolore e dal piacere, e lo incitavo a continuare, era sempre più violento, sentivo anche se le sue palle sbattere sul mio culo, poi venne, fu una sensazione strana, strana ma bellissima, sentivo quel liquido caldo infuocarmi il corpo, poi uscì dal mio corpo, mi girai e mi trovai di nuovo la sua bocca sulla mia, questa volta però toccava a lui subire, lo presi con forza e capovolsi la situazione, lui fece per girarsi ma non glielo permisi, voleva che mi guardasse mentre gli sfondavo il culo. Presi il mio cazzo per mano e lo infilai con forza dentro il suo culo, capii subito che non era vergine, aveva avuto sicuramente altre storie con altri uomini al contrario di me. Cominciai a penetrare con tutto la forza che avevo, ero al massimo dell'eccitazione, mentre lui gridava e ansimava io con una mano accarezzavo il mio corpo e con l'altra mi appoggiavo ai suoi meravigliosi addominali sudati, ancora dentro di lui, mi chianai in avanti e ripresi a baciarlo, mentre lui stringeva le sue gambe attorno alla mia schiena. Capii di stare per venire e uscii velocemente dal suo corpo, giusto in tempo per eiaculare su di lui, alcuni schizzi gli andarono in faccia, altri sul petto. Incurante del suo corpo sporco del mio liquido mi stesi su di lui, lo guardai e scoppiammo a ridere. Ormai era quasi mattina, passammo le ore successive distesi a terra, nudi, sporchi e sudati, circondati da bottiglie di birra vuote, continuammo a baciarci, ad abbracciarci, a ridere e a scherzare, sembrava che non riuscissi a staccarmi dal suo corpo, quando parlava, io lo baciavo ovunque e lui acconsentiva, e viceversa. Ormai il sole era già alto, ci alzammo, e ancora nudi sistemammo a terra, sempre baciandoci e leccandoci ogni tanto. Poi facemmo la doccia insieme, e successivamente, rigorosamente nudi, andammo a letto, convinti di passare l'intera domenica in casa, da soli, anche perché l'indomani sarebbero tornati i miei.

Quella notte cambiò per sempre la mia vita.

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