La coinquilina - Prima parte

Scritto da , il 2017-06-21, genere prime esperienze

Sono un ragazzo di 25 anni e abito in una nota città universitaria del nord e sono al mio terzo anno di medicina. Fortunatamente sono a passo con gli esami e sono riuscito a trovare un equilibrio tra vita sociale e studio. Ho abitato da solo in questa casa fin da quando ero matricola al primo anno, mi è sempre piaciuta la libertà e avere un’autonomia tutta mia nel gestire la mia vita senza dar conto a nessuno e, soprattutto, invitare a casa chi voglio senza inutili questioni con i coinquilini. Ma, sfortunatamente, da circa 6 mesi non sono più solo, il proprietario di casa ha una figlia di 18 anni che quest’anno ha iniziato l’università e ha avuto la brillante idea di vivere nella casa in cui mi trovo io per avere più libertà da parte dei genitori. Quando mi fu riferito tutto ciò non sapevo se abbandonare o meno la casa, tutta la mia stabilità e quiete so che si sarebbe distrutta con l’arrivo di un coinquilino, e inoltre avevo anche molti pregiudizi di partenza sul fatto che questo coinquilino fosse una ragazza. Non avevo mai visto fino ad allora la figlia del proprietario e un giorno venne a guardare la casa accompagnata dal padre, era bellissima… Era molto alta e fisico atletico con una seconda di seno abbondante, capelli biondissimi con occhi azzurri color ghiaccio. Indossava degli occhiali sottili rossi e da com’era vestita a prima impressione mi diede l’idea di una di quelle ragazze molto studiose, anche se vedendola non si trascurava a fatto per lo studio, anzi! Suo padre mi conosceva da tempo ormai e mi aveva inquadrato con un bravo ragazzo e studioso e per non crearmi dei casini e non darmi limiti di tempo nel cambiare casa, mi propose se sua figlia potesse prendere l’altra stanza vuota che io usavo come palestra. Stesi qualche minuto in silenzio a pensare questa decisione che mi avrebbe migliorato o peggiorato il mio soggiorno in quella casa, pensando a tutti i pro e i contro, alle spese divise in due e ai soldi risparmiati ma pensavo anche a certe mie abitudini che avrei dovuto togliere limitando la mia libertà. Ero veramente indeciso e mentre ero in cucina mi misi a fissare questa ragazza all’apparenza pura e bellissima, non so se la mia decisione fu condizionata dalla sua bellezza ma in quel momento, dopo qualche minuto di indecisione, accettai.
Nel giro di pochi giorni svuotai la stanza che sarebbe destinata a lei, diedi una pulita generale alla casa in modo da renderla più accogliente. Arrivò il fatidico giorno, si presentò aiutata dal padre alla porta con scatoli e valigie, e io interruppi il mio studio per aiutare a portare tutto dentro. Finito il trasloco si chiuse in camera a chiave per sistemare le sue cose. Quando sentii lo scatto della porta che si chiuse a chiave pensai subito ad un errore o ad una prova della serratura, mi sembrava quasi impossibile che per sistemare dei scatoloni si fosse chiusa a chiave per paura che io entrassi, ma invece fu proprio così. Il primo giorno passò senza praticamente vederla uscire dalla stanza. Nei giorni avvenire provai a scambiare due parole con lei e provare a fare amicizia, in fin dei conti dovevamo vivere insieme e avrei preferito stabilire un rapporto con la persona con cui vivevo. La inquadrai come una ragazza molto timida non molto socievole, ma si presentò di ghiaccio e anche un po' acida. Contrastava tutto quello che le dicevo per provare a creare un rapporto e spesso si girava di spalle mettendomi il muso per poi chiudersi in stanza. Io proprio non la capivo, ma questo suo atteggiamento non mi piaceva e se dovevo vivere con lei almeno avrei voluto che due parole riuscisse a dirmele. Feci uscire tutto lo spirito “terrone” che c’era in me provando spesso a coinvolgerla in quello che facevo, provando a farla ridere e a farla integrare facendola entrare nell’ottica di cosa significa essere coinquilini. Ci volle tempo ma pian piano riuscii a farla uscire dalla sua cupola di cristallo impenetrabile, almeno ora non si chiudeva più a chiave in stanza! Conoscendoci meglio iniziammo a parlare delle nostre vite e del nostro passato e quando mi disse che era fidanzata in una relazione a distanza che durava 3 anni, iniziai a capire forse il motivo per cui era così fredda con me, probabilmente c’erano questioni di gelosia da parte del suo lui.
Dopo qualche mese iniziò il terribile caldo che si percepisce qui al nord, neanche un po' di vento e un’afa da farti seccare la gola. Con l’avvento dell’estate iniziarono anche gli abiti estivi, quando abitavo solo nel periodo estivo ero abituato a camminare in mutande o addirittura nudo per casa ma, ora essendoci lei, ero costretto a indossare un pantaloncino e una maglia. Anche lei ovviamente iniziò a svestirsi indossando abiti molto corti e freschi e iniziai apprezzare sempre di più il suo giovane corpo perfetto e, più il desiderio di averla cresceva, più sfoderavo le mie armi per provare a conquistarla. Sono consapevole che era fidanzata e che sarei stato uno stronzo a provarci con lei, ma in quel momento non mi interessava e fra tante ragazze a cui avrei potuto ambire io volevo solamente lei. I miei discorsi alle volte diventavano più spinti per provare a stuzzicarla mentre altre volte capitava che giravo per casa senza maglietta sfoderando il mio fisico scolpito e sportivo di uno che faceva karate da quando era un bambino. Io la osservavo, provavo a studiare i suoi comportamenti e spesso la beccavo a guardarmi con la coda dell’occhio interessata per poi girarsi di colpo per non farsi accorgere.
Ma tutto cambiò il giorno che si ruppe il condizionatore in casa. Era una di quelle giornate calde dove boccheggi pur di cercare un minimo di aria fresca, quel giorno ho perso il conto di quante docce fredde feci pur di rinfrescarmi. Non so se per via del caldo ma quel giorno ero più eccitato del solito e decisi di stuzzicare sempre di più la mia bella e giovane coinquilina. Uscii dalla doccia ancora tutto bagnato indossando solo una piccola tovaglia attorno alla mia vite che copriva la mia intimità, l’acqua creava una sorta di effetto lucente sul mio corpo dando risalto ai miei addominali. Camminavo per casa ancora bagnato e sgocciolavo per tutto il corridoio e vidi lei in cucina, che era anche l’unica stanza dove non batteva il sole e quindi c’era anche un po' più fresco, era seduta sul tavolo da pranzo che sbuffava di continuo mentre tentava di studiare. Era al naturale e vestita in maniera semplice ma era veramente stupenda, indossava un top sportivo nero molto stretto e aderente senza reggiseno che metteva in evidenza il suo piccolo ma perfetto seno, e un pantaloncino sportivo, che a me più che un pantaloncino sembrava una vera e propria mutanda a modello brasiliana di colore verde militare, e poi aveva una coda che teneva alti i suoi capelli biondi e lisci. Era letteralmente disperata, vedevo la sua gamba tremare nervosamente mentre mordeva una matita. Quella scena mi fece impazzire e eccitare, invidiavo quella matita poggiata nelle sue bellissime e carnose labbra.
Decisi di entrare in cucina ancora bagnato e con l’asciugamano, gli passai volontariamente davanti e mi accorsi che mi guardò dal basso verso l’alto senza tralasciare nemmeno un centimetro del mio corpo. Mi girai per guardarla e subito si rimise a guardare il suo libro imbarazzata. Io aprii il frigo e presi una bella birra gelata, la stappai e poi mi avvincinai lentamente a lei per provare a far nascere un dialogo:
-“ Hey, vuoi per caso una birra ghiacciata? Con il condizionatore rotto fidati di me è l’unica soluzione per aver un po' di conforto!” dissi mentre mi avvicinai al tavolo mentre la guardavo dal basso verso l’alto. Lei con tono seccato mi rispose:
-“ Una birra? Ma non vedi che sto studiando! O meglio sto provando! Io chimica proprio non la capisco! Per non parlare poi questo caldo che non aiuta!”
Io sorrisi e mi spostai dietro la sua sedia poggiando il mio ventre bagnato e fresco sulla sua schiena scoperta, vidi in lei come un brivido. Mi abbassai per avvicinarmi al libro per sbirciare quale argomento stesse studiando:
-“ Seriamente ? non capisci il bilanciamento chimico? Ma dai è una cavolata! Io l’ho fatto al primo anno e ho preso 30 in chimica! Se vuoi provo a spiegartelo!” All’improvviso spalancò gli occhi, iniziando quasi a brillare di felicità vedendomi come un salvatore e velocemente tutto in un fiato mi disse:
-“ Sisisisisisisi! Ti prego aiutami sono disperata! Prometto che lavo la cucina per una settimana da sola se riesci a farmeli capire!”
Sorseggiai la mia birra e sempre mentendomi in quella posizione tolsi per scherzo la matita dalle sue labbra per iniziare a scrivere. Lei si scosto un pochino sulla sinistra come per farmi spazio, io iniziai a spiegare ma lei mi guardava con gli occhi persi sui miei addominali annuendo in tanto in tanto a casaccio provando a darmi l’impressione che seguiva. Avevo l’impressione come se stessi parlando a vuoto e me ne diede la conferma:
-“ Ecco! Semplice no? Hai visto?” lei si scosse tutta guardando di botto gli esercizi che avevo scritto sul quaderno balbettando colpevolmente:
-“ Si si, pensavo peggio” disse facendo una risata finta, che interruppe all’istante quando gli chiesi:
-“ Beh ora è il tuo turno! Svolgimi questo esercizio!” Il suo sguardo cambio divenne serio e inizio a sudare freddo, si mise davanti al quaderno spremendo le meningi provando a guardare velocemente ciò che avevo scritto io prima, ma nulla non ci capiva una mazza! Per disperazione prese il quaderno e lo scaraventò con rabbia sulla parete dicendo:
-“ aaaaaaaaaah! Non ci riuscirò mai basta ci rinuncio! Non passerò mai questo esame!!!!” la disperazione sul suo volto era evidente. Io mentre ero dietro poggiai le mie mani grandi e possenti sulle sue spalle facendo un po' di peso con il mio corpo e iniziai a fare pressione con il pollice e l’indice iniziando un intenso massaggio. L’espressione sul suo volto cambio di scatto, era visibilmente imbarazzata e rilassata allo stesso momento con lo sguardo perso. Il mio tono di voce divenne più calmo e intenso, come per creare l’atmosfera e gli dissi:
-“Dai…non ti preoccupare se non riesci…sarà per via del caldo e dello stress… permettimi di aiutarti a rilassare il tuo corpo…” Continuavo il massaggio facendo sempre più pressione, lei non rispose fece solo un verso e un cenno di approvazione con la testa. La sua pelle era di color olivastro, morbida e curata, da quella posizione riuscivo a intravedere il suo seno perfetto e anche l’aureola dei capezzoli. Più la toccavo più mi eccitavo. Di tanto in tanto sgocciolava qualche goccia d’acqua fredda proveniente dai miei capelli facendola sobbalzare, e ogni tal volta che capitava lei sorrideva e annuendo con suoni di approvazione. Senza permesso presi le spalline del suo top e le abbassai sulle sue spalle con la scusa che mi impedivano un movimento completo delle mie mani sulla sua pelle, lei non diceva nulla, era come se in quel momento fosse in balia delle mie mani e si facesse fare tutto da me. Era il momento che aspettavo da mesi. Adesso con le spalline abbassate il suo top iniziava a scivolare lentamente e io riuscivo a intravedere completamente i suoi piccoli capezzoli turgidi, la mia erezione era quasi al limite ma feci un passo indietro per evitare che il mio cazzo sbattesse sulla sua schiena. Dopo un paio di minuti lei era completamente in trans e con la scusa del massaggio lentamente le mie mani scivolavano sul suo petto iniziandolo a massaggiare, con i miei polpastrelli capitava che sfioravo il suo seno da dentro il top, lei non reagiva. Non vedendo nessuna reazione mi giocai il tutto per tutto e lentamente le mie mani entrarono dentro il suo top e afferrai i suoi seni con entrambe le mie mani. Stesi un attimo fermo per provar a capire la sua reazione, lei non diceva nulla…anzi diventò sempre più rossa..avevo gli occhi chiusi e sembrava gradire molto questo mio gesto. Iniziai a muovere le mani in modo circolare mentre iniziavo a palpare quel seno fantastico, con il mio pollice e indice stuzzicavo i suoi capezzoli stringendoli dolcemente. La sentivo contrarsi..stringere le gambe…sudare, si mordeva il labbro come se stesse trattenendo l’eccitazione e i gemiti.. ma era sotto il mio controllo. Il mio cazzo era durissimo e iniziava a pulsare e a farmi male di com’era diventato duro e fece cadere letteralmente l’asciugamano che mi copriva lasciandomi completamente nudo dietro di lei mentre era ignara dell’accaduto. Presi coraggio e poggiai il mio cazzo eretto sulla sua schiena distendendo in tutta la sua lunghezza, ebbe un sussulto e saltò quasi dalla sedia come se l’avessi svegliata da un bellissimo sogno, iniziò a scuotersi tutta mentre calò la testa e vide le sue tette al vento con le mie mani che le massaggiavano, adesso era visibilmente nervosa e preoccupata, in fin dei conti era pur sempre fidanzata.
Inizio a balbettare cose incompressibile dove le uniche parole che capii furono:-“ N-no… non possiamo… non posso…è stu..stu..stupendo ma è sbagliato..e tu sei così..così..bello e bravo! È tutta colpa tua!!” Tolsi a malincuore le mani dai quei fantastici seni, l’afferrai per i fianchi e ruotai la sua sedia in modo che fosse difronte a me e non più di spalle. Girandola si trovo il mio cazzo eretto che puntava sulla sua bocca, non si aspettava di trovarlo così spudoratamente difronte a lei. Si fermo e iniziò a tremare preoccupata. Non sapeva che fare. Si tappo inizialmente gli occhi con una mano per provare a non vederlo, era imbarazzatissima.

Continua
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