Troietta spicca il volo verso la città 2

Scritto da , il 2016-07-25, genere gay

Troietta spicca il volo verso la città 2

Rimasi privo di sensi per circa dieci minuti, durante i quali mi tolsero dal marciapiede e mi trasportarono a braccia in una aiuola dietro una siepe, fuori da sguardi indiscreti. Quando mi ripresi ero sdraiato sull’erba con la testa sulle gambe di Lucio (uno dei due ragazzi) mentre Yvonne (la trans che mi aveva chiesto se ero ubriaco) mi porgeva una bottiglia di acqua fresca chiedendomi “Dai tesoruccio riprenditi e racconta cosa ti è successo”, dopo aver bevuto qualche sorso e essere riuscito a mettere a fuoco la situazione raccontai loro tutto quanto accadutomi sul treno. Alla fine Yvonne ,dopo aver bestemmiato con rabbia in una lingua a me sconosciuta (scoprii poi che era della Costa d’Avorio) disse “Dobbiamo chiamare un autoambulanza e portarlo all’ospedale” – No!- implorai –L’ospedale No, farebbero denuncia, finirei sui giornali e al mio paese i miei genitori avrebbero finito di vivere.- “So io cosa fare” esordì Lucio, “lo portiamo a casa mia, poi chiamo Renzo il mio medico e ci penserà lui a rimetterlo a posto e senza fare troppe domande”. Mi aiutarono ad alzarmi mi misero nell’auto di Lucio ed Yvonne prima che partissimo rivolta a Lucio gli disse “vengo a trovarlo domani a casa tua e mi raccomando se serve qualcosa chiamami” “Stai tranquilla cara, se c’è bisogno ti chiamo, comunque ci vediamo domani a casa mia”. Durante il tragitto Lucio mi chiese da dove venivo, come mai ero capitato in questa città, che cosa pensavo di fare. Gli raccontai tutto di me compresa la mia storia con Diego, lui mi ascoltò senza interrompermi, poi alla fine sussurrò solo tre parole “proprio come me”. Salimmo nel suo appartamento al quarto piano di un palazzo in un Quartiere popolare. L’appartamento ero molto ordinato ed arredato con gusto, era composto di ingresso, salottino, soggiorno con angolo cottura, una stanza matrimoniale e bagno con doccia. Per prima cosa mi fece togliere i miei abiti luridi e che emanavano un olezzo di toilette ferroviaria, mi disse “meglio buttarli via, ti darò qualcosa di mio visto che abbiamo la stessa taglia. Pensi di farcela a farti una doccia da solo o vuoi che ti aiuti?” prima che rispondessi e dandomi un’occhiata piena di tenerezza, aggiunse “lascia perdere, forse è meglio che ti aiuti io”, lo ringraziai, e per la prima volta mi soffermai a guardarlo, era un ragazzo bellissimo, capelli castano scuro, occhi di un verde intenso come le praterie di poseidonia che vedevo durante le mie immersioni subacquee, il viso era un ovale perfetto e dai tratti dolcissimi ed il corpo snello e come il mio efebico. Mi aiutò a farmi la doccia o meglio mi lavò lui con tanta attenzione e delicatezza, poi dopo avermi asciugato per bene mi accompagnò in camera, mi porse una tuta e mentre mi vestivo andò al telefono a chiamare il suo medico, era mezzanotte passata da un bel po’ ed evidentemente il medico non era molto intenzionato ma Lucio non si fece problemi e lo apostrofò dicendo “non me ne frega un cazzo se è tardi! Lui ha bisogno di cure ora … subito, quindi scatta e corri, se non vuoi che tua moglie sappia che oltre all’onorario in contanti ti piace essere pagato anche in natura … Stronzo!” e sbatté giù il telefono. Mi raggiunse in camera e sorridendomi mi tranquillizzò “Tra dieci minuti sarà qui e vedrai ti rimetterà a posto in poco tempo, è un medico veramente in gamba e si occupa in particolare di noi che siamo sulla strada, e soprattutto non fa domande”. Dieci minuti dopo suonò il citofono, era il medico “Sali!” gli disse Lucio, poco dopo aprì la porta e il dottore entrò, era un uomo sulla cinquantina di corporatura mingherlina e con un paio di occhiali le cui lenti sembravano essere costituite da due fondi di bottiglia. In poche parole Lucio lo mise al corrente di quello che mi era accaduto, Renzo, il medico, stese sul letto un telo impermeabile, mi disse di spogliarmi e di sdraiarmi nudo sul fianco sinistro, poi prese lo speculo, lo cosparse di gel lubrificante e me lo inserì delicatamente nel culo. Sentii il rumore del divaricatore ed un certo dolorino mi provocò un irrigidimento. “NO, non fare così o rischio di farti male, rilassati” Lucio mi accarezzò la testa e sorridendomi mi tranquillizzò “Calmati tesoro sono qua io e vedrai che tutto andrà bene”. Era dolcissimo ed io mi rilassai. Terminata la visita il medico disse” Quel porco ti ha fatto proprio un bel servizio, hai due ulcerazioni rettali, ma se fate bene quello che vi dico in meno di una settimana potrai donare di nuovo gioia al tuo culo e a quelli che ci verranno a giocare dentro” “Sei il solito porco e stronzo, non lo conosci nemmeno, cosa ne sai?” scattò Lucio “Se permetti sono in grado di riconoscere un buco di culo che seppure stretto è già stato chiaramente usato come entrata e non solo come uscita, in altre parole il tuo amico Mirko di cazzi ne ha già preso e ne prende da un bel po’ di tempo!” ribatté Renzo “ Va a fan culo stronzo ! Dimmi quanto ti devo e porta via il cazzo da qui e soprattutto taci con chiunque” ribatté Lucio “Lascia perdere i soldi, vorrà dire che quando si sarà ripreso mi pagherà lui direttamente … magari in natura visto il bel culetto che ha!” sorrise e mi fece l’occhiolino mentre Lucio lo spingeva fuori dalla porta per dirigersi in soggiorno mentre io mi rivestivo, il medico diede le disposizioni a Lucio per la mia terapia e gli scrisse la ricetta di un unguento ed una pomata da darmi dopo aver fatto una bella lavanda dopo ogni defecazione. Una lavanda però, avrei dovuto farla subito, quindi Lucio mi informò che sarebbe andato a prendere le medicine alla farmacia notturna e che sarebbe stato via tre quarti d’ora al massimo, di stare quindi tranquillo e di rimanere a letto. Poi uscì insieme a Renzo. Rimasi da solo e cominciai a riflettere su tutto quello che mi era capitato nel giro di ventiquattro ore e giunsi alla conclusione che decisamente era troppo anche per un giovane di ventitre anni con tanta voglia di vivere; se il mondo fuori dalla mia cittadina era questo, sopravvivere sarebbe stato davvero difficile. Mentre ancora stavo rimuginando su tutto l’accaduto, Lucio rientrò in casa con le medicine, mi disse di preparami per il clistere ed io ormai pronto a qualsiasi umiliazione andai in bagno. Fu molto distaccato e oserei dire professionale come un infermiere, nel praticarmi la lavanda, mi lasciò da solo quando evacuai, quindi andai in camera dove mi attendeva per inserirmi dentro l’unguento e spalmarmi poi la crema intorno all’ano. –Perché fai tutto questo?- gli domandai e lui con un sorriso amaro mi rispose “Perché avrei voluto che qualcuno l’avesse fatto per me quando ne avevo bisogno, ma purtroppo non c’era nessuno ed io non voglio che altri come me debbano passare ciò che ho passato io. Ma ora basta, facciamo questa medicazione” mise l’unguento nell’apposita cannula, io allargai con le mani le natiche e lui con delicatezza cominciò ad inserire l’attrezzo nel mio buchetto ruotandolo in modo da ricoprire tutta la superficie interna “Faccio male?” – tutt’ altro – nonostante la situazione mi stavo eccitando, lui se ne accorse e mi disse “Mi pare di procedere nel migliore dei modi vero? Sai che hai proprio il culetto come il mio!”-spogliati anche tu Lucio, sono stufo di essere solo io a mostrare tutto di me!- “hai ragione “ e cosi dicendo si spogliò mostrandomi un corpo snello ma tonico con un cazzo uguale al mio nelle dimensioni(15 cm. di lunghezza per 11 cm. di circonferenza, decisamente non mostruosi) e non proprio a riposo. Terminò l’operazione “unguento” e mi spalmò la crema tutto intorno all’ano, finalmente potevo voltarmi e guardarlo negli occhi. Restammo a guardarci per qualche attimo poi i nostri volti si avvicinarono in un primo tenero bacio sulle labbra, per poi trasformarsi in un bacio carico di passione e desiderio, i nostri corpi si abbracciarono e le nostre lingue iniziarono quella fantastica danza d’amore fatta di intrecci succhiate colpetti reciproci, poi Lucio cominciò a baciarmi sul collo poi sul petto mentre le nostre mani avevano cominciato ad accarezzare reciprocamente i nostri cazzi che ora erano duri come pietre e vogliosi di esplodere. Lucio cominciò a baciarmelo e a leccarmelo- Ti prego, non lasciarmi a bocca asciutta- gemetti, e lui mi accontentò mettendosi a sessantanove. Avevo il suo cazzo davanti agli occhi, lo presi in mano e cominciai a leccargli la cappella rosso acceso poi passai a leccargli le palle gonfie succhiandole, agguantai le sue natiche con entrambe le mani e le tirai verso il mio viso, con la lingua andai a cercare il suo buchetto e cominciai a leccarglielo con passione, il suo ano rispondeva ad ogni mio colpo di lingua con contrazioni di piacere, riuscii ad infilargli la lingua dentro al buco del culo e cominciai a muoverla avanti e indietro come se fosse un piccolo cazzo. I gemiti di Lucio che continuava a spampinarmi mi fecero capire che la cosa gli piaceva moltissimo, continuai così per un po’ poi gli ripresi il cazzo in bocca e mi misi di impegno a spampinarlo con tutta la mia passione. Dopo circa cinque minuti sentii il suo cazzo fremere ed un violento fiotto caldo mi arrivò in gola seguito subito dopo da un fiume in piena di calda e densa sborra, contemporaneamente io riversavo nella sua bocca il succo caldo prodotto dai miei coglioni. Con le bocche ancora piene di sborra ci baciammo mescolando i nostri sapori prima di ingoiare tutto fino alle ultime gocce che reciprocamente raccogliemmo con le lingue, poi la stanchezza ed il sonno ebbero il sopravvento e noi ci addormentammo teneramente abbracciati.
continua

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