Una lunga sveltina

Scritto da , il 2009-04-02, genere gay

Lo avevo sognato notti fa, sì era lui, il suo corpo, i suoi muscoli tesi, la sua grazia anche nel fare l’amore in modo duro, maschile. L’avevo vivo reale, dietro di me, lo sentivo dietro, dentro di me, pulsare con forza, violare la mia carne, entrare e uscire, scivolare dentro di me. In fine uno schizzo forte, denso, lungo sulle mie spalle, mi ha svegliato dal sogno. Tenerissimo anche nel suo orgasmo.


Oggi l’ho cercato con un sms:
- Ciao che fai oggi? Sei libero? Potrei passare.

- Si vieni, ti aspetto sono libero dalle 17 alle 18.30.

Una sveltina allora.
- Ok, passo, voglio trovarti nudo nel letto.



Puntuale, entro in casa sua, tutto buio, un profumo piacevole, una musica rilassante mi accoglie. Ciao, sono qui, mi dice.
Appena dentro, mi libero di tutto, lascio i vestiti all’ingresso e vado verso il suo letto. Lo trovo nudo rilassato. “Sonnecchiavo, che sorpresa” mi dice, “entra” alzando le coperte.

Le nostre labbra si scambiano baci, le mie mani cominciano a correre sulla sua pelle, le sue sulla mia, i suoi capezzoli subito cercati dalla mia bocca, succhiati, martoriati, diventano duri. Ho voglia del suo seme, subito, su di me, ma è troppo presto.
Lo faccio girare, voglio sentire la sua schiena, il suo collo. Comincio a baciarlo, tutto, senza lasciare nulla di lui. Le sue orecchie sensibili rispondono.
Lo sento ansimare, godere, gli piace, sono felice. Non risparmio nulla, tutto è per la mia lingua, i miei denti, la mia bocca.

Li, fra le natiche, rimango di più, voglio fargli provare la mia lingua anche li. Lo sento contorcersi, gli piace.
Sempre baciandolo, il pensiero è li, fisso, dentro di me, voglio il suo seme su di me, ho voglia di lui. 
Ci rivoltiamo, ci succhiamo a vicenda, stringendoci forte, dappertutto.

Il 69 è tenero, duro, la voglia del suo seme non passa, anzi, cresce. Lo faccio alzare dal letto, lui si inginocchia prendendolo tutto dentro di lui, dentro la sua bocca. Mi pompa con forza, mi succhia. I suoi capezzoli sono stretti tra le mie dita, la sua testa, spinta dalle mie mani, continua a pompare. La sua saliva riempie il mio cazzo, la voglia di schizzargli in faccia è tanta, ma è ancora troppo presto.


Ci ributtiamo nel letto, ci succhiamo ancora per molto, i nostri cazzi cercano la strada più stretta, più intima, ma non vogliamo quello. Forse perché vogliamo i nostri semi sulle nostre carni.
Dura ancora molto, poi lui si mette in ginocchio sul letto, prende il cuscino, io appoggio la testa e comodamente prendo in bocca il suo cazzo, succhiandolo in qualunque maniera.
Lui tiene il mio cazzo fra le mani e mi accarezza. Sento che vuole venire anche lui. Avvicina la mano alla sua durezza, comincia a massaggiarlo mentre io lo tengo fra le mie labbra.
Io pompo e lui si tocca, si tocca, fino a schizzare su di me, forte, denso, pieno di profumo. Io insieme a lui, con la sua mano.


Esausti, rimaniamo lì, distesi ancora un po', chiacchierando delle nostre vite, mentre le dita sfiorano la pelle resa sensibile dai nostri baci.



Come d’accordo, alle 18.30 vado via, dandogli un tenero leggero bacio sulle labbra. 
Ciao, caro amico, sono stato proprio bene con te, ripenso tornando in moto nel traffico della città, fare l’amore con un uomo a volte può essere dolcissimo. Ho ancora voglia di te, del tuo seme, del tuo piacere, del tuo garbato, maschile, modo di fare l’amore e di queste lunghe sveltine con te.
Ciao, caro amico.

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