La mamma del mio compagno di classe

Scritto da , il 2016-03-24, genere prime esperienze

Avrò avuto circa otto anni, ero a giocare a casa di un mio compagno di classe, un bambino di nome Maurizio. Mia mamma era al lavoro. Io ero un po' raffreddato e la mamma di questo mio compagno, una giovane signora bionda, (allora non ne avevo idea, ma avrà avuto al massimo 35 anni !), mi toccò la fronte con il palmo della mano. Disse subito che mi sentiva caldo e che era meglio misurare subito la febbre, poi andò in cucina, lasciandomi nella camera del mio amichetto, dove stavamo giocando, mi sembra con dei soldatini.
Quando tornò, aveva in mano un termometro e lo stava scuotendo per abbassarlo.
Io, allora, feci il gesto di alzarmi la maglietta perché potesse mettermelo sotto l'ascella, ma lei mi fermò, dicendomi che non mi avrebbe misurato la febbre sotto al braccio, perché potevo muovermi e far cadere il termometro o, comunque, spostarlo, alterando la misurazione.
Mi disse che me lo avrebbe messo "in mezzo alle gambine", come faceva sempre con Maurizio, dove il termometro sarebbe stato trattenuto meglio e avrebbe indicato la temperatura giusta.
Io ricordavo molto vagamente questo modo di provare la temperatura, che mia madre doveva avere usato con me anni prima, quando ero piccolo.
Rimasi un po' spaesato, ma la mamma di Maurizio - se ricordo bene si chiamava Laura - con un fare dolce e sorridente, mi disse di seguirla sul divano del salotto, dicendo a suo figlio di aspettare in camera, perché dopo poco sarei potuto tornare a giocare.
Io la seguii e giunto in salotto, mi disse che potevo accomodarmi come preferivo, seduto o sdraiato sul divano. Io dissi che preferivo sedermi e lei, allora, prima che mi sedessi, mi abbassò i pantaloni della tutina, e gli slip, poi mi fece sedere, dicendomi di aprire un po' le gambine.
Io obbedii e subito dopo lei, che si era seduta al mio fianco, mi appoggiò il termometro nell'inguine, dicendomi di chiudere le gambe e di tenerle ben strette.
Io nuovamente obbedii, aiutato dalla sua mano che, presa la mia coscetta di bambino, la spinse fino a farla combaciare perfettamente con l’altra, ma la sensazione di fresco e di liscio del bulbo del termometro sulla sensibile pelle dell'inguine, oltretutto calda oltre il normale, avendo io effettivamente la febbre, mi diede un senso di vertigine, oltre che di imbarazzo.
Ma provai subito anche uno strano, leggero brivido di piacere.
La signora Laura, per me, allora, semplicemente la mamma di Maurizio, dovette accorgersene, poiché mi sorrise con calore e, mentre con una mano mi teneva la coscia della gambina dove avevo il termometro (era la destra), con l'altro braccio mi cinse le spalle, dicendomi con parole dolci di stare tranquillo, che sarebbero bastati pochi minuti per misurare la febbre.
Iniziò la magia dell’attesa e poco dopo, senza volerlo (ero un bambino !) posai casualmente lo sguardo sulle gambe della mamma di Maurizio. Ricordo che aveva delle calze leggere, trasparenti, che lasciavano vedere il colore della pelle delle bellissime gambe, che spuntavano generosamente da una corta gonna scura.
Non so seguendo quale impulso, posai la mia piccola mano di bambino sulla gamba sinistra della signora, ma la ritrassi quasi subito confuso, chiedendole scusa.
La mamma del mio amichetto, allora, sorrise con più calore di prima e, dandomi un leggero bacetto sulla testa, mi disse con una dolcezza divertita di stare tranquillo, che ero un bombo molto buono e che era contenta che il suo Maurizio avesse un amico come me.
Che santa donna, che persona intelligente e sensibile !
In quel momento realizzai di essere felice. La fantastica signora Laura al mio fianco che mi abbracciava, tenendo intanto una mano sulla mia gamba perché non la aprissi rovinando la misurazione della febbre, il termometro, all’inizio ghiacciato, chiuso all’interno della mia coscia, ora via via meno freddo col passare dei minuti per effetto del calore del mio corpo, ma pur sempre ben avvertito dalla mia pelle come corpo lucido ed estraneo, tutto quanto mi faceva sentire come in paradiso, in un tempo sospeso che avrei voluto non finisse mai !
“allora, preferivi la misura con il termometro sotto l’ascella ? O invece sei più contento che te l’ho messo nella gambina ?” A questa domanda avrei voluto mettermi a gridare di gioia: “sono felice ! Ti prego, signora, posso venire anche domani a giocare con Maurizio ? Se vengo, mi metti di nuovo il termometro tra le gambe ? E poi me le fai chiudere e me le tieni unite come adesso ? E mi sorridi e mi stai vicino ?” Invece, timido, dissi comunque che ero contento che mi avesse messo il termometro lì e che per me era andata benissimo così. Mi parve soddisfatta e mi guardò di nuovo sorridendomi, come a dire “lo sapevo, lo so, non si può sbagliare: tutti i bambini, anche se non vogliono darlo a vedere, sono felici quando una donna come me gli mette il termometro tra le gambine !”.
Poi arrivò il momento di togliere il termometro, disse la signora Laura guardando il suo orologio da polso, perché i dieci minuti erano passati. Dieci minuti ! Mi erano parsi un secolo, ma, nello stesso tempo, purtroppo, erano volati in un attimo !
Mi disse di aprire lentamente le gambe mentre, con una mano, prendeva il termometro tra le dita, sfilandomelo molto delicatamente. Lo guardò contro la luce della finestra e disse: “hai 37 e mezzo. Non è alta, lo sapevo, ma, quando arriva la tua mamma, bisogna dirle che deve darti un’aspirina”.
Un istante dopo si sentì suonare il campanello e io, dopo che la signora Laura mi aveva detto che potevo rivestirmi, mi ero ritirato su i pantaloni della tuta.
Era mia madre, che ringraziò la mamma del mio amico per avermi tenuto in casa e chiese come andava il raffreddore. La signora Laura la informò che, sentendomi la fronte calda, mi aveva misurato la febbre e che avevo 37 e mezzo “all’inguine”. Io sentii allora la parola “inguine” per la prima volta.
Mia madre ringraziò la signora e disse che anche lei, anni prima, mi misurava così la febbre, al che la madre di Maurizio la consigliò di riprendere l’usanza, perché era la temperatura più sicura e affidabile e poi perché le avevo detto che mi piaceva molto che mi mettessero il termometro tra le gambine.
Da allora, fino all’inizio dell’adolescenza, mia madre mi mise regolarmente il termometro nell’inguine ogni volta che doveva provarmi la febbre, ma, pur non avendo alcun problema al riguardo e nonostante mi piacesse molto la mia mamma, che sapeva anche lei come trattare con dolcezza i bambini, mai si ricreò nemmeno lontanamente il magico momento passato quando mi mise il termometro all’inguine la signora Laura ! E’ ancora oggi, che ho quasi trent’anni, un ricordo fantastico .….



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